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I conti Miroglio, con la loro bambina, erano da poco giunti
al palazzo del marchese De Fiore, dopo tre estenuanti ore passate in carrozza.
-Mio carissimo Giuseppe!- esclamò il marchese –sono davvero
felice di rivedervi, dopo tutto questo tempo!- -Il piacere e tutto nostro ferdinando! Vi siamo grati per averci accolto, con così
poco preavviso! Vi ricordate di mia moglie Clelia?- disse,
mettendo una mano sulla schiena della donna. –Certo, chi mai si dimenticherebbe
di una così bella donna?- disse l’altro, prendendo una mano della contessa e
baciandola – Marchese de Fiore… non siete cambiato di
una virgola da che ci siamo visti l’ultima volta.- disse lei – Ma, ditemi
vostra moglie dov’è?-
Il volto dell’uomo diventò scuro –Purtroppo la mia Marianna
ci ha lasciati in autunno… a causa di una brutta
polmonite.- la contessa ed il conte restarono scioccati dalla notizia, non
avevano idea che la marchesa fosse venuta a mancare. –Vi porgo le mie più
sincere condoglianze marchese… non aveva idea che vostra moglie…- - Non vi preoccupate Clelia…- disse l’uomo, abbozzando un mezzo
sorriso -… siamo stati molto discreti nel comunicare la notizia, soprattutto
per il piccolo Giacomo… ormai ha capito che sua madre non c’è più, ma non
volevamo che altri gli dessero la notizia prima che gliela avessimo spiegata.-
-Oh.. povera creatura…- sussurrò la contessa.
Il conte si avvicinò al marchese –ferdinando,
se c’è qualcosa che posso fare per voi…- - Vi ringrazio
Giuseppe, ma non credo che possiate fare nulla… avervi vicino è già un grande sostegno.-
-Mamma… che cosa succede?-
chiese la piccola, strattonando la gonna della madre. Il
marchese volse lo sguardo da dove proveniva la voce –Non ditemi
Giuseppe che questa è vostra figlia! La piccola Isabella!- disse, avvicinandosi
ala bambina. Il conte la guardò e disse –Proprio così.- con tono di
soddisfazione. –Accidenti, se non fosse stata per l’incredibile somiglianza con
la madre non l’avrei riconosciuta! Anche
se ormai non è più tanto piccola. È una signorina!-
La piccola gonfiò il petto orgogliosa
–Sì, ormai sono grande!- Il marchese la guardava rapito, stava crescendo a
vista d’occhio quella bambina e forse stava iniziando a capire il perché del
motivo della visita del vecchio amico. –Clelia, perché non portate
la bambina a giocare con Giacomo. Credo sarà felice di avere qualcuno
che gli faccia compagnia.- disse l’uomo alla contessa.
– Mi sembra una splendida idea, che ne dici Isabella?-
-Sì!Sì!- e così le due si incamminarono all’interno del palazzo, mentre i due
uomini restarono all’aperto.
-Vedo dalla tua espressione ferdinando
che hai già compreso il motivo per cui sono venuto.-
disse il padrone. L’altro lo guardò –Credo proprio di si
amico mio!- rispose, iniziando a camminare seguito da Giuseppe. Giunti nei
pressi di un gazebo vi si sederono al di sotto, dove si trovavano un paio di
sedie ed un tavolino. –Ebbene, che ne dici?- riattaccò
il conte.
Il marchese non era del tutto convinto –Credi che un
matrimonio tra Giacomo ed Isabella dia una buona idea?-
- senza alcun dubbio! Riflettici bene: hanno su per giù la stessa età, i nostri
territori sono confinanti, tuo figlio non sarà estraneo alle problematiche
della nostra zona. Sarà vantaggioso per entrambi!- Il ragionamento di Giuseppe era logico: il potere di Giacomo si sarebbe ingrandito,
inoltre lui e ferdinando erano amici fin dalla più
tenera. Si fidava ciecamente di lui. Infatti a nessuno
dei sue andava a genio di dare in sposi i loro figli a dei perfetti
sconosciuti. –Hai ragione amico mio.- disse il marchese, alzandosi in piedi, seguito dall’altro – Abbiamo un accordo!- detto
ciò si strinsero la mano.
***
Nel palazzo del marchese, intanto, i due bambini giocavano
insieme, ma non sembravano andare un granché d’accordo…
-Lascia immediatamente il mio
pupazzo!- urlò Giacomo. Il bambino era
molt6o geloso delle sue proprietà, non era mai stato abituato a giocare
con gli altri, ne, tanto meno, a condividerne i giocattoli. –Sei davvero
egoista, lo sai!?- gridò, di rimando, Isabella. Anche lei era da ponderare viziata e prepotente, tutto ciò
che voleva alla fine lo otteneva, non le era mai stato negato nulla.
-Santa pazienza…- sospirò la contessa, che sedeva con la
balia del marchesino. Da quando la marchesa era venuta a mancare lo aveva accudito come e più
di una madre, e lo considerava come uno dei suoi figli. –altezza, vi sentite
bene? siete pallida come un cencio…- disse la donna,
preoccupata per Clelia. –Si si,
sto bene, solo un po’ di stanchezza per il lungo viaggio… e sentire i bambini
litigare non è certo una buona cura…- rispose, cercando di soffocare una risata
e scatenando quella della donna. –Vi domando perdono maestà, non mi sono
presentata come si deve.- disse, alzandosi per fare un inchino – Sono Agnese Ricardi, la balia del marchesino.- -Piacere di conoscervi
signora Ricardi…- ma fu interrotta dall’anziana –Vi prego, chiamatemi
Agnese. Non sono più una giovincella, ma non mi sento ancora così decrepita da
essere chiamata signora!- disse ridendo. –Allora
insisto perché voi chiamiate me Clelia. Maestà è troppo formale.-
-Metti giù i miei giocattoli!!!- le
due donne trasalirono non appena sentirono le urla provenire dalla stanza in
cui giocavano i bambini. La contessa si massaggiò le tempie –non credo sia
stata una buona idea quella di farli giocare assieme…-
disse sfinita. La vecchia signora sospirò –l signorino
ha davvero un pessimo carattere…- - Anche quello di mia figlia non è
decisamente docile… -
In quell’istante fecero il loro ingresso Giuseppe e ferdinando. –Salve signore. Che delizia
per gli occhi vedere due così belle donne insieme nella propria casa.- disse il
marchese. Anche se da poco aveva perso la moglie
aveva ancora la voglia di scherzare. Era stato così fin da ragazzo, le donne
gli restavano ammaliate dal suo senso dell’umorismo.
Così era stato anche per Marianna, anche se da subito no
lo aveva dato a vedere.
- ferdinando…- disse Agnese,
soffocando una risata e dando un leggero colpo al
marchese -…siete terribile!- - Avete ragione Agnese, ma è più forte di me. Se
vedo delle belle donne devo fare lo sciocco. Giuseppe ve lo può confermare.-
disse, volgendo lo sguardo all’amico – Assolutamente sì. Fin dalla più tenera
età ha avuto questa mania.- rispose, sorridendo. –Che sbadato, sono davvero sciocco…- si disse ferdinando -… Giuseppe, questa è la balia di mio figlio,
Agnese.- e li presentò. La donna si alzò e fece un profondo inchino verso
l’uomo –Piacere di fare la vostra conoscenza.- - Il piacere è tutto mio signora.-
Il marchese notò che i piccoli erano nella stanza accanto,
per il momento non aveva udito urla, per cui, pensò,
stesse andando tutto bene. –I piccoli sembrano andare d’amore e d’accordo.- esclamò. –Purtroppo sembrano solamente…-
commentò Clelia – Non hanno fatto altro che litigare…- continuò Agnese.
I due uomini si guardarono preoccupati. Se i bambini
non andavano d’accordo nemmeno per giocare, come avrebbero potuto governare
insieme un regno? Cercarono di scacciare quei pensieri. –Forse…- iniziò Giuseppe
-…devono solo abituarsi alla presenza l’uno dell’altra… in fondo è solo la
prima volta che giocano insieme da solo, senza la nostra sorveglianza…- disse, più a se stesso e all’amico al suo fianco, che alle
donne. –Forse avete ragione voi caro… -
-Smetti di tirarmi le cose!!!!!-
urlò Isabella. La contessa e Agnese stavano alzandosi, ma furono fermate dai
due uomini –Lasciate che i bambini risolvano da soli
questa situazione… è solo l’inizio.- disse il marchese. Clelia posò prima lo
sguardo su di lui, poi sul marito, era confusa dal significato di quelle parole
–Cosa intendete dire ferdinando?-
aveva il sospetto di saperlo, ma non voleva credere che in marito avesse preso
una così importante decisione senza prima avvertirla. –Clelia, cara, il
marchese ed io abbiamo or ora deciso che, un giorno,
quando i bambini saranno grandi, si sposeranno… spero che la cosa ti renda
felice… - Non era sicuro della reazione che avrebbe avuto la moglie. Sapeva di
non essere stato leale nei suoi confronti, ma era anche convinto che lei non
avrebbe approvato; non voleva per la figlia un matrimonio combinato, voleva che
lei si sposasse per amore.
Nella mente di Clelia vi erano pensieri contrastanti: una parte di lei sapeva che non avrebbe mai potuto desiderare
nulla di meglio per la sua unica figlia, i De Fiore erano una famiglia molto
potente ed imparentarsi con loro avrebbe solamente giovato al buon nome del
loro regno… ma l’altra sua parte, quella di madre, avrebbe voluto urlare,
opporsi a questa decisione. Era un abominio decidere del futuro di due bambini
ancora così piccoli! Imporre loro la persona con la quale
avrebbero dovuto passare il resto della vita ed avere dei figli… non era giusto.
Solitamente quest’ultima avrebbe prevalso, ma, stranamente,
prevalse la parte razionale della sua anima. –Sono davvero lieta di
questa notizia.- disse, sorridendo – Marchese, sembra che un giorno diventeremo
parenti!- poi si rivolse al marito –Siete stato davvero molto saggio nella
scelta del futuro padrone marito mio, ma la prossima volta gradirei mi fosse
annunciato prima.- L’uomo le sorrise –Avete ragione
mia cara, chiedo il vostro perdono.-
N.d.A.:
Eco il quarto capitolo di questa storia! Chiedo scusa per l’immane ritardo, ma
è stato un parto lungo e doloroso! ^^’ Spero, però, che il capitolo vi sia piaciuto e colgo l’occasione per ringraziare chi ha
inserito questa storia tra le seguite, le preferite e le ricordate! E chi ha
recensito e i lettori silenziosi!^^
Grazie mille a tutti/e!!^^
Un bacione e spero a
presto!!
SoGi