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Autore: Evil_Regal    11/08/2014    3 recensioni
Ho deciso di fare una serie di oneshot SwanQueen,tutte indipendenti l'una dall'altra.
Saranno per la maggior parte fluff.
Genere: Demenziale, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Regina era il tipo di adolescente che se ne stava sempre per conto suo e che non aveva molti amici.
Non per sua scelta.
Non andava a scuola,sua madre odiava l’idea di mandare sua figlia ad un squallida,stupida scuola pubblica. Regina aveva dei professori privati che le facevano lezioni a casa sua.
E tutto ciò perché Cora era il sindaco della città e voleva il meglio per sua figlia e secondo lei la scuola di Storybrooke non era il meglio.

Per quanto riguarda le amicizie,Regina non aveva amici.Sua madre la presentava costantemente a persone a lei coetanee ma non per farle fare amicizia,ma per far si che conoscesse qualcuno che poi sarebbe potuto diventare il suo potenziale fidanzato.

Praticamente,Regina non era proprietaria della sua vita. Era obbligata a fare ciò che la madre voleva che facesse. Doveva comportarsi come la madre diceva che si comportasse. Doveva eseguire gli ordini della madre. Mentre suo padre si mimetizzava con la carta da parati del muro.

Regina aveva i suoi modi per scappare da quella realtà che odiava e che riusciva a vivere solo Dio sa come.

Scriveva. Trascorreva giorni interi a scrivere su diari e quaderni. Scriveva storie,scriveva poesie,scriveva qualsiasi cosa.
Scriveva se stessa.

E c’erano giorni in cui fuggiva letteralmente di casa e correva nei boschi. Si appoggiava con la schiena ad un tronco e passava interi pomeriggi a far danzare il suo polso su quel pezzo di carta che raccontava la magia,la genialità dell’animo di Regina.

Ciò che non sapeva era che non era sola.
Non era l’unica persona a vivere una condizione del genere.

Emma Swan la capiva. Perfettamente.

Aveva i genitori più apprensivi e più rompi scatole dell’intero pianeta. Non a livello di quelli di Regina,ma quasi. La lasciavano andare alla scuola pubblica e Emma aveva degli amici,anche se non molto,ma per sua scelta. Ma comunque controllavano ogni sua mossa,Emma non poteva fare nulla se i suoi genitori non avevano passato almeno un’ora a discutere se potesse o non potesse farla.

Così lei si affidava alle sue mani e si sfogava con i carboncini,con le matite,con il disegno.
Nessuno sapeva che disegnava. Nessuno aveva mai visto un suo disegno. E lei era intenta a lasciare le cose così come erano. E in fondo,anche Regina non aveva mai fatto leggere nulla a nessuno.

Un giorno Emma stava passeggiando per prendere un po’ d’aria e improvvisamente lee venne voglia di disegnare. Portava sempre uno zainetto con tutto l’occorrente dentro,perché sapeva che queste ispirazioni improvvise,le capitavano spesso. Così entrò nel parco e si sedette sotto una quercia. Alzò lo sguardo in cerca di qualcosa da disegnare e il suo sguardo si posò su una ragazza.

Era seduta anche lei sotto una quercia,il busto composto e appoggiato al tronco. La gamba destra stesa e la sinistra piegata. Sulla destra aveva un quaderno. Nella mano destra aveva una penna e una margerita che rotolava tra le dita.

Era molto magra e snella,aveva la pelle chiara. Indossava dei pantaloni neri e una camicetta bianca smanicata. Aveva lunghi boccoli neri. Le sue labbra erano rosse e gli occhi,Emma notò,tristi.

Vide che era assorta nei pensieri,pensieri che non dovevano essere troppo felici. Aveva l’espressione  turbata,tormentata. E Emma si sentì curiosa tutto ad un tratto. Voleva sapere cosa passava nella mente di quella ragazza che fissava la margherita nella sua mano delicata ed elegante.

Emma la guardò e piegò la testa nel lato. La guardò. Ogni singolo tratto del suo viso,ogni curva,ogni lineamento. Osservò tutto. E senza che se ne accorgesse,la sua mano cominciò a riportare la sua intera figura su quell’album da disegno,dove Emma Swan ci disegnava la sua vita.

Si concentrò così tanto sui suoi occhi. Erano così tristi,così profondi,così pieni di una storia mai raccontata,che Emma si sentì in dovere di dar loro la giusta attenzione,ad ogni minimo particolare,per riportare la sua espressione in ogni singolo segno.

Si fermò all’istante quando la bruna portò la margherita alla bocca e chiuse gli occhi. Emma  volle non aver notato la lacrima che le bagnò la guancia. E poi i suoi occhi tristi e pensierosi,si concentrarono sul quaderno che aveva sulla coscia.E cominciò a scrivere. Fiumi di parole presero vita dalla punta di quella penna e Emma improvvisamente si sentì ancora più curiosa. Che scriveva?

Si rese conto che il ritratto era finito. Quando lo guardò notò che non le aveva fatto una figura intera. Aveva disegnato il suo viso,parte del suo busto e il ginocchio che sbucava dal bordo,sopra al quale lei teneva delicatamente appoggiata la mano che stringeva quella margherita.

Emma lo guardò e pensò che era un bel ritratto,ma che non si avvicinava per niente alla bellezza di quella ragazza. Era irripetibile. Nemmeno il più grande degli artisti avrebbe potuto renderla bella esattamente come era in disegno.

La bionda aggrottò la fronte guardando il disegno. Il fatto che aveva disegnato una perfetta sconosciuta che piangeva in un parco,la rendeva una specie di maniaca?Emma decise che la rendeva solo una ragazza che sapeva scegliere bene i soggetti per i suoi disegni.

La sconosciuta bruna era bellissima.

Sotto l’altra quercia Regina stava cercando di contenersi. Ne aveva davvero abbastanza di tutta la sua vita. Aveva avuto una grande discussione con sua madre riguardo al fatto che Regina non voleva seguire i piani che Cora aveva pianificato per lei. Non voleva diventare sindaco,né tanto meno un qualsiasi altro tipo di politico. Non voleva sposare chi decideva lei e le aveva detto che non ce la faceva più a sopportare tutta quella situazione opprimente. Così Cora le aveva urlato che era un’ingrata ragazzina viziata e scostumata provocando in Regina l’esplosione di una rabbia accumulatasi per anni. E così aveva messo il suo zainetto in spalla,quello nero con le piccole margherite,e corse fuori.

E ora si era messa a scrivere,perché scrivere era l’unica cosa che la faceva sentire meglio,che la sollevava e le permetteva di essere se stessa.

E  intanto,non si era accorta che una certa bionda l’aveva ritratta pensando che fosse bellissima.

Emma decise che,per non sentirsi in colpa,per averla ritratta senza il suo permesso,sarebbe andata da lei e le avrebbe regalato il disegno. Così la bruna,il cui nome non era ancora tra le conoscenze di Emma,non avrebbe avuto modo di pensare che Emma fosse una maniaca che si conservava i disegni fatti a sconosciuti senza il loro permesso.

Raccolse le sue cose e le infilò velocemente nel suo zaino mentre si incamminò. Tranne il disegno. Quello lo tenne in mano. Prese un respiro profondo.

“Ciao scusami” si avvicinò a lei. Regina immediatamente chiuse il suo quaderno per non far leggere nulla. Emma riconobbe fin troppo bene quel gesto e così capì che quelli della sconosciuta non erano compiti.

“Ehm,ciao” disse Regina con un tono di voce basso e timido.

“Volevo solo darti questo” girò il foglio tendendolo verso Regina. La bruna lo guardò stupefatta. Aveva gli occhi spalancati e non sapeva cosa dire.

“Oh” la sua bocca emise un suono  e Emma pensò che stava facendo la figura della psicopatica.

“Non è che io sia una pazza o che. Mi piace disegnare ed ero vicino ad un albero e ti ho vista e senza che me ne accorgessi le mie mani hanno cominciato a disegnarti e”  non prese fiato nemmeno un attimo “e questo è il risultato. Ti prego non pensare che io sia pazza non-“

“Sei bravissima” Regina le sorrise e allungò una mano per prendere il disegnò. Lo guardò meglio “E’,wow. Non ho parole” disse Regina.

“Credi?Bhe,nessuno ha mai visto qualche mio disegno quindi non so fino a che punto siano belli o verosimili. “

“Ti capisco alla perfezione” Regina annuì. Emma la guardò indecisa sul da farsi. Alla fine si convinse che doveva cogliere l’occasione. Nel migliore dei casi si sarebbe fatta un’amica. Nel peggiore avrebbe avuto un’opinione sui suoi disegni.

Così decise di sedersi “Giò. L’ho capito subito che mi avresti capita alla perfezione” disse Emma incrociando le gambe. Regina fu un po’ sorpresa.

“Davvero?Come?”

Emma spostava il suo sguardo dal viso della bruna al quaderno stretto al suo grembo.

“Oh,questo…bhe si. Scrivo” disse Regina “ma,nessuno ha mai letto nulla” Emma annuì capendo.

“Comunque io sono Emma” disse la bionda tendendo la mano. Regina posò il disegno e la strinse “Regina” disse.

“Non ti ho mai visto a scuola,in realtà non ti ho mai visto in giro. Sei nuova?”

“Ho degli insegnanti privati che mi fanno lezioni a casa e…non esco molto” disse Regina tristemente.

“Ti capisco. I miei genitori sono una sorta di guardie svizzere. Sempre a controllare tutto e bla bla bla”

“Mia madre è praticamente un segugio. Lei decide tutto della mia vita. E io mi ritrovo a dover fare tutto quello che mi dice. Non vado alla scuola pubblica perché secondo lei non è abbastanza”

“Oh” disse Emma tristemente ed era sicura che Regina non aveva  detto tutto. Ovviamente. Si erano appena conosciute. 

“E’ quello che ti succede quando tua madre è il sindaco e vuole che segui le sue orme”

“Oh,tu sei..OH. Sei Regina!Quella Regina…Regina Mills” esclamò Emma. Regina annuì con un sorriso del tipo ‘ci risiamo’.

“No,scusa. Non volevo. E’ uscita peggio di come intendevo. E’ che non avevo capito. E…”

“Lo capisco. Non preoccuparti. Non è la prima volta che mi capita”

“Mi dispiace” Emma disse pensando che fosse una stupida. Complimenti Emma Swan,hai appena detto ad una ragazza che odia essere figlia del sindaco,che sai chi è lei solo perché è la figlia del sindaco e che se non ti avesse detto che il sindaco era sua madre,non avresti avuto la più pallida idea di chi fosse. Complimenti sentiti.

“Senti,io ora devo andare. Mia madre  si starà chiedendo dove sono” disse Regina raccogliendo le sue cose “E’ stato un piacere incontrarti” prese il disegno “E sei davvero brava. Complimenti” glielo porse.

“Tienilo tu,te lo regalo” sorrise Emma alzandosi insieme a lei.

“Sei-sei sicura?” chiese incerta ma felice la bruna. Emma annuì.

“Grazie” disse Regina timidamente “Allora,ci si vede” rispose Emma.

“Ci si vede” e così la bruna dagli occhi tristi e dalla margherita stretta nella sua mano delicata,scomparve dalla vista di Emma.

La bionda si girò attorno e notò il fiorellino che prima Regina aveva in mano. Lo guardò e sorrise. Si chinò e lo raccolse. Poi ne annusò il profumo.

lo strinse delicatamente nella mano e si incamminò verso casa.

Arrivò a casa e i suoi genitori le riempirono la testa di domande. Cosa aveva fatto. Con chi era stata. Se si era divertita. E altre cose del genere. Emma non aveva voglia di parlare,aveva detto che era stanca ed era salita direttamente nella sua stanza.Dove conservò la margherita in uno dei suoi album da disegno.

Pensò tutto il tempo a Regina. Regina Mills e al fatto che aveva fatto una figura terribile con lei.
E poi avevano scoperto che avevano molto in comune ed era per questo che le sarebbe piaciuto conoscerla un po’ meglio.

Dall’altro lato della città,in un’enorme e lussuosa casa bianca, Regina Mills si stava preparando per uno dei tanti eventi ai quali la madre l’obbligava a partecipare. Si fece una lunga doccia calda. Si asciugò i capelli e li arricciò e poi mise il vestito che aveva comprato proprio per quest’occasione. Agganciò al collo la collanina con l’albero che portava sempre,e si infilò le scarpe.

Scese di sotto e notò che i suoi genitori la stavano aspettando.

“Regina,guardati!Sei bellissima” l’osservò dalla testa,con i boccoli lunghi e scuri,ai peidi,con le scarpe eleganti col tacco.

Regina sorrise e mise sulle spalle la stola che le passò la madre.

“Sei splendida tesoro” disse Henry e le diede un bacio. Regina li ringraziò e poi lasciarono la casa.

Per tutta la serata Regina aveva dovuto sopportare palloni gonfiati che cercavano di corteggiarla e ne aveva dovuti conoscere di nuovi. Aveva dovuto seguire sua madre ovunque andasse e fingersi interessata a tutte le conversazioni di sua madre con chiunque le rivolgesse la parola.

Ma Regina Mills non poteva fare a meno di pensare ad Emma Swan. Era la cosa più vicina ad un amico che Regina avesse mai avuto. E sentiva che con lei si sarebbe potuto instaurare un buon rapporto,perché avevano parlato così poco eppure avevano scoperto che avevano così tanto in comune. E di sicuro c’era molto altro.

Per tutto il tempo Regina non fece che pensare a lei e al disegno che aveva ben custodito tra i suo diari.Dove nessuno metteva mai le mani.

Entrambe quella sera andarono a dormire pensando all’altra.

Il giorno dopo Emma tornò al parco con la sua migliore amica,ma non trovò Regina.
Fece lo stesso il giorno dopo ancora,e ancora quello dopo e così per una settimana.
Regina semplicemente non c’era.

Ci rimase male perché forse significava che non ci teneva quanto lei a incontrarla di nuovo.
Ed ecco altri mille pensieri per la testa.

Poi Emma ebbe una sorta di illuminazione. Ringraziò Dio che Regina fosse la figlia del sindaco perché tutti sapevano dove abitava il sindaco.

Si sarebbe davvero presentata lì dicendo al sindaco della città ‘Salve,sono una sconosciuta che non riesce a levarsi dalla testa vostra figlia.Lei è in casa?”

Cominciò a farsi tutti i tipi di domande del mondo. Che dovette frenare non appena si accorse che aveva bussato alla porta.

“HO FATTO UN CASINO” pensò. “Ti prego Regina,apri tu,ti prego apri tu” si ritrovò a pregare disperatamente.

“EMMA!” Regina sentì il suo nome esclamato con grande sorpresa.

Emma spalancò gli occhi “Oh grazie a Dio,Regina!” esclamò

Regina rise “Che ci fai qui?”

“Sono venuta al parco,per tutta la settimana ma tu non c’eri così sono venuta direttamente da te. Stai bene?” chiese un po’ preoccupata. Regina quasi arrossì. Non le era mai capitata una cosa del genere.

“Si,si sto bene,grazie. E’ solo che…ehm…non ho avuto la possibilità di uscire questa settimana,ho dovuto fare delle cose con mia madre” disse guardandosi attorno. “Tu stai bene?” riposò lo sguardo su Emma.

“Si alla grande”

“Oh scusa,che maleducata. Vuoi entrare?” Regina chiese aprendo la porta per far entrare Emma.

“No,non preoccuparti. Volevo chiederti se ti andava un gelato,o un frullato o non lo so”

“Ehm…” Regina guardò l’interno della casa che sembrava abitati dai fantasmi ma che era bellissima. Ed Emma aveva visto solo un quarto dell’ingresso.

“Dai andiamo,ti prego ti prego ti preegooo” pregò Emma con gli occhi da cucciolo. Regina rise.

“Okay,ma devo tornare a casa prima delle 19:30” sorrise e chiuse la porta dietro di sé.

“Non preoccuparti,nessuno si accorgerà che sei sgattaiolata fuori” Emma la rassicurò e insieme si avviarono la Granny.
 
  
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