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Autore: Nana_Hale    11/08/2014    1 recensioni
Attenzione: Questa fan fiction è ispirata al film "Al di là dei sogni"
Quattro anni dopo la morte improvvisa di Sam, anche Dean trova la sua fine dopo un'imboscata e si ritrova in un bizzarro aldilà, popolato da immagini e luoghi della sua vita perduta o del suo desiderato futuro. Ma il ricordo di Castiel rimasto solo è troppo forte per permettergli di godersi quel luogo fino a quando qualcosa di tremendo accade...
Genere: Drammatico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Slash | Personaggi: Bobby, Castiel, Crowley, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Nel futuro, Contesto generale/vago
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CAPITOLO 11

 
La porta d'ingresso si apre da sola con un cigolio fastidioso e inquietante non appena le dita di Dean la sfiorano delicatamente. 
Il posto all'interno è squallido, orrendo, pieno di ragnatele ad ogni angolo e una sottile nebbia di polvere e fumo in ogni stanza. I tavoli e le sedie sono tutti distrutti e la legna da essi ricavata è accatastata in vari mucchi sparsi per il rifugio. Lame di luce entrano da ciò che rimane delle finestre rendendo l'atmosfera spettrale, trasformando quel posto in un cimitero di ricordi.
"C'è qualcuno?" 
Chiede Dean con voce decisa, ma non ottiene nessuno risposta.
Si addentra nel salone guardandosi intorno con molta attenzione; riconosce oggetti e cianfrusaglie che si trovavano anche nel loro vero rifugio ma non si sofferma molto su di esse.
Svolta un angolo e improvvisamente lo vede.
Con il volto abbassato verso il pavimento e le mani intrecciate appoggiate sulle gambe, la figura è seduta contro quelli che sembrano i resti di un letto, ammassati tutti in un angolo. Il materasso è squarciato e i resti di metallo sembrano uno scheletro deforme intono a lui. 
Dean istintivamente fa un passo avanti, pestando un pezzo di vetro che si frantuma rumorosamente; Castiel solleva la testa di scatto, permettendo al cacciatore di vederlo in viso.
Sembra impassibile, privo di sorpresa o di qualsiasi espressione. Sembra il volto freddo e distaccato che aveva la prima volta che si erano incontrati, tanti anni fa, quando il loro legame non erano altro che parole vuote, ordinate da qualcuno al di sopra di loro.
Ma questo non scalfisce minimamente Dean, che l'unica cosa che sente nascere dentro di sè è il desiderio incontenibile di sorridere e andare verso di lui ma, non appena le sue labbra stanno per pronunciare il nome dell'ex angelo, questi lo interrome.
"Chi sei tu?"
E questa volta il rumore di vetro infranto che Dean sente non proviene dal pavimento del rifugio, ma da dentro il suo petto. Un dolore che per un attimo gli fa mancare la terra sotto i piedi.
Le sue labbra continuano a muoversi senza che però nessun suono venga fuori. Ci impiega quasi un minuto per costringersi a riprendere il controllo e a non perdersi d'animo.
E solo in quel momendo si accorge di non sapere cosa fare, come comportarsi; l'unica cosa che capisce subitoè che non può rivelare se stesso per quello che è o distruggerà ogni possibilità di comunicare con Cas.
"Sono... sono il nuovo vicino. Ho affittato l'altro rifugio due mesi fa. Mi sono appena trasferito."
"Non sapevo ci fosse un altro rifugio."
Risponde immediatamente Cas con tono sospettoso, dimostrando subito al cacciatore di non poter esagerare con le bugie.
"Tu sei... Castiel, giusto? Ho sentito parlare di te..."
Dean cerca di cambiare subito argomento e finalmente prova ad avvicinarse lentamente di un passo senza smettere di guardare l'ex angelo e di parlargli.
"Che ti hanno detto di me?"
"Che sei un cacciatore. Ma una volta eri un angelo."
Nemmeno quell'affermazione tocca Castiel minimamente ma il biondo continua provando ad azzardare qualcosa di più.
"Che avevi trovato una famiglia ma... l'hai perduta."
Ma niente, nemmeno questo sembra tangere in alcun modo l'ex angelo, che distoglie lo sguardo da lui e va ad osservare un punto distante, sperduto.
"Il rifugio accanto... non è grande come questo..."
Cas riporta la discussione indietro, in una zona salva e sicura da pericoli, da emozioni e Dean è disorientato, non sa cosa dire o cosa fare per poter riaccendere la sua memoria o, quantomeno, per ottenere una qualsiasi reazione.
"E' un bene che noi abbiamo scelto questo allora."
Tenta, inserendosi da solo nel suo mondo, rendendo anche suo quel luogo tetro. Ma non ci riesce.
"Ma questo non è più come una volta."
E Cas continua imperturbabile.
"Adesso l'impianto elettrico, quello idraulico e il gas non vanno più e molte cose sono sparite. I libri, i vestiti, tutte le nostre cose..."
Le nostre cose?
Nostre.
Lui ricorda, non li ha dimenticati.
Dean sussulta e fa un passo avanti, con riacceso entusiasmo. 
Ma in quel momento, un ragno enorme cade sulla spalla di Cas e lo punge facendogli sanguinare il collo; Dean sobbalza e allunga una mano per aiutarlo ma l'ex angelo si limita ad alzarsi in piedi e voltarsi di profilo senza fare una piega. 
Finalmente, in quel momento, Dean lo riesce vede per intero. 
I capelli neri completamente in disordine, spettinati, il trench, chiaro quando era ancora vivo, ora è nero, sporco di sangue rappreso e terra come tutto il resto del suo corpo e, sul retro dell'impermeabile, due lunghi tagli verticali coperti di sangue in corrispondeza dei punti in cui, una volta, stavano le sue ali.
"Cosa... cosa sono?" 
Domanda Dean con voce preoccupata; ma Cas sembra non capire a cosa si riferisca, come se non vedessero le stesse cose, come se non vedesse il suo stesso corpo.
Prende il ragno per una zampa con due dita e lo getta al suolo per poi pestarlo con violenza con la scarpa.
"Ce ne sono ovunque, ogni giorno."
Risponde convinto che la domanda del cacciatore riguardasse la bestia che aveva appena ucciso.
Senza aggiungere altro torna a sedersi a terra, leggermente più lontano, e allora Dean decide di fare lo stesso; Si accovaccia al suolo standogli a debita distanza per non agitarlo ma non riesce in nessun modo a levargli gli occhi di dosso.
Non c'è tormento o dolore sul suo volto, tutta la devastazione e la sofferenza sembrano essere visibili al di fuori del suo corpo: nel suo aspetto trasandato e in quel rifugio abbandonato e in rovina.
C'è un lungo momento di silenzio nel quale il cacciatore tenta con ogni mezzo di sporgersi per vedere gli occhi dell'ex angelo, sperando di trovare almeno in quelli una briciola di quello che Cas era un tempo. 
Quando non ci riesce decide di provare a continuare come aveva iniziato.
"Hai detto che le tue cose sono scomparse..."
"Si, anche i suoi vestiti..."
TUH-TUM
Suoi.
TUH-TUM
"I vestiti... di chi?"
Con timore e un batticuore incontrollabile il biondo si azzarda subito a domandare senza essere minimanente pronto per la risposta. 
"Di Dean."
Sussulta stringendo le labbra per non emettere alcun suono sentendo un brivido freddo alla base del collo, mentre un lieve e triste sorriso gli si disegna sul viso quando Cas continua a parlare.
"Di Dean e Sam. Per questo non esco mai."
Ma preso quel breve momento di gioia svanisce quando il cacciatore realizza il perchè l'ex angelo gli stia raccontando quelle cose su di loro. 
"Perchè... potrebbero tornare?"
Cas fa piccolo cenno d'assenso con la testa senza voltarsi, tenendo lo sguardo fisso nel vuoto.
"Non capirebbero cos'è successo se tornassero e io non ci fossi..."
Dovrebbe essere una cosa magnifica, la speranza; ma quando rimane aggrappata con insistenza al cuore di un uomo il cui unico desiderio è punirsi per il resto  dell'eternità, la speranza diventa una gabbia dalla quale non c'è via di fuga.
La mente non gli permette di abbandondare il dolore, di essere felice, ma il cuore continua a provare e a provare, alimentando quella che alla fine sembra solo un'orribile e amar illusione.
Dean sente un nodo formarsi nella sua gola, un nodo spesso e duro.
"Spero tanto che tornino... con tutto il cuore..."
Quel tipo di nodo che ti fa bruciare gli occhi fino a quando non riesci più a trattenere il dolore.
"Ma non è così. Quando muori scompari."
Per la prima volta la voce dell'ex angelo vibra di un'emozione repressa, penosa e triste; Dean scuote leggermente la testa per l'affermazione di Castil e si costringe a non mostrare nessun segno della sua sofferenza per potersi concentrare solo su di lui. Per portare finalmente quella speranza alla luce.
Respira profondamente e si sposta di un poco verso l'ex angelo per potergli quasi sussurrare nell'orecchio.
"L'uomo che io a..." 
Ma appena inizia a parlare, la voce gli si blocca; non può dirlo, non riesce a dirlo, non ancora.
" lui... si è suicidato... dopo che mio fratello morì e che anche io..."
Ma va avanti, deve andare avanti.
"Era... era un uomo straordinario."
Purtroppo Cas sembra non ascoltare, sembra tornato a perdersi in quel mondo, in quella realtà di dolore che si è creato attorno e dalla quale non vuole essere portato via.
"Non devi andare via?"
Dice all'improvviso senza nemmeno voltarsi.
"No... non devo..."
Risponde Dean un po' sorpreso ma senza farsi distogliere dalle sue intenzioni.
"Devi andare via."
Il tono di Cas si fa più deciso ma Dean non vuole per nessuna ragione mollare la presa.
"L'ultima volta che ho visto quell'uomo era il Nostro Giorno..."
"Voglio che tu te ne vada."
"No! Voglio restare."
Nemmeno l'improvvisa aggressività del cacciatore sortisce alcun effetto sull'ex angelo che rimane immobile.
"Per favore, Cas..."
C'è un lungo istante di silenzio, come se entrambi stessero trattenedo il respiro, poi Dean, prima che l'ex angelo possa replicare in alcun modo, continua il suo discorso lasciandosi invadere dai ricordi e sperando che anche Cas non abbia dimenticato.
"Il Nostro Giorno non era una specie di anniversario, noi non eravamo... insomma... era un giorno speciale. Ma nessuno lo sa..."
.
.
.
Quella giornata era stata molto fredda e la notte sembrava intenzionata perfino a peggiorare in quanto a temperatura. Il rifugio fortunatamente riusciva a mantenere una temperatura vivibile anche con quel tempo, ma quella sera il gelo non stava solo all'esterno.
Dean entrò con decisione dirigendosi a passo svelto verso la camera da letto; si fermò proprio sulla porta spalancata e si affacciò all'interno.
Cas è seduto a terra accanto al letto con la testa poggiata al lato lungo del materasso.
"Devo parlarti. Non sei obbligato a rispondere." 
Disse Dean in torno sicuro, serio.
Cas stava picchiettano le dita di una mano sul pavimento mentre l'altra era accasciata, quasi senza peso sulla coscia. 
Dean si sedette accanto a lui, molto vicino, tanto da far toccare le loro gambe; sollevò una mano portandola vicino all'ex angelo e la aprì mostrando una chiave, vecchia e un po' arrugginita.
"Questa è la chiave del rifugio, per te."
La osservò quasi con disprezzo, senza smettere di parlare.
"Il mio restare qui non ti aiuta in nessun modo. Ti sta uccidendo quindi... ora è il momento di decidere."
Le parole gli uscivano dalle labbra controvoglia, con dispiacere e riluttanza perchè in fondo, dentro di sè, desiderava con tutto se stesso di non dover fare quello che stava facendo.
"Pensavi fosse meglio che le nostre strade si separassero."
"Sì, lo pensavo."
Furono le prime parole che Cas disse; senza nemmeno girare il viso, senza nemmeno guardarlo negli occhi.
Fu come morire bruciati vivi per il cacciatore, come se in un secondo tutto il suo mondo si fosse sgretolato e gli fosse crollato addosso.
E allora capì di non avere più nulla da perdere.
"So che pensi che se fossi andato con Sam quella notte invece di rimanere con me, avresti potuto aiutarlo, salvarlo."
Che poteva finalmente confidarsi, tanto ogni cosa era andata inesorabilmente a puttane.
 "Ma sono che io cel'ho mandato, che gli ho detto di uscire."
Per colpa sua.
"E non riesco ad ammetterlo con me stesso, non riesco a smettere di dirmi che quella è la verità perchè se lo facessi, credo che non sarei in grado di sopportarne le 
conseguenze."
Sentì la sua voce iniziare a tremare ma le parole non smettevano di uscire, come l'acqua che oramai ha distrutto gli argini del fiume che la contiene.
"So solo fare la morale a chi ha il coraggio di mostrare il suo dolore ma io... non potrei mai sopportarne il peso."
La rabbia verso se stesso, la frustrazione, il rimorso, il dolore uscirono come lava che erutta da un vulcano invadendo e sommergendo con prepotenza la maschera di 
forza e fermezza indistruttibile che Dean si era costruito per evitare di soffrire come mai aveva sofferto prima.
"Perchè sono solo un vigliacco bastardo che non è nemmeno in grado di prendersi la responsabilità... la colpa..."
Non si accorse nemmeno della lacrime che rigarono il suo viso, calde e pesanti, piene di tutto quel dolore che sembrava così insopportabile anche al solo pensiero.
"...della morte di suo fratello."
Un dolore troppo grande, troppo violento e tremendo da poterlo affrontare da solo.
"Io non sono più forte di te, Cas. Sono solo più bravo a nascondermi e ho capito che questo è parte del problema. Non per quello che ho fatto..."
Perchè nonostante tutto il suo coraggio, la sua aria da duro e indipendente, ogni fibra del suo essere sapeva che non avrebbe mai potuto resistere un solo giorno in 
quello schifo di vita...
"... ma perchè non sono riuscito a starti vicino... e ti ho lasciato solo."
...senza Castiel.
Ma questo suo bisogno egoistico aveva distrutto proprio lui, la persona più importante che gli era rimasta al mondo, e non poteva permettere a se stesso di continuare 
a fargli del male.
Voleva proteggerlo, voleva tenerlo al sicuro, voleva che fosse salvo a qualsiasi costo, anche se questo significava doversene andare e rinunciare a lui.
Le lacrime non diedero cenno di volersi fermare e Dean si costrinse a trattenere i soffocati singhiozzi che gli impedivano di continuare a parlare.
Si chinò verso l'ex angelo facendo molta attenzione a non incontrare mai i suoi occhi per paura di non riuscire ad abbandonarli, gli afferrò la mano posata sul pavimento vi mise dentro la chiave del rifugio, richiudendogli sopra le dita.
"Non arrenderti, ti prego."
Gli sussurrò come ultima cosa vicino al viso per poi scostarsi e sollevarsi da terra.
Prima che potesse alzarsi, una mano gli afferrò il polso stringendolo con disperata violenza, e lo fece bloccare.
Dean girò subito il viso di scatto: ciò che i suoi occhi si trovarono ad affrontare non sarebbero mai stato in grado di dimenticarlo.
L'ex angelo scuoteva la testa con dei continui e lenti cenni d'assenso mentre la sua bocca tramava senza controllo bagnata dalle lacrime che scivolavano dai suoi occhi blu, stanchi e arrossati. Il suo volto era pieno di paura. Non più paura di soffrire, paura di una colpa troppo pesante da sostenere ma solo, la paura di 
perdere la persona che gli stava davanti. La persona senza la quale non poteva, non voleva vivere.
"Ho capito... ho capito..."
Sussurrarono le labbra di Cas mentre lui gettava per terra la chiave del rifugio con forza e si sollevava verso il cacciatore rimasto immobile con gli occhi sbarrati 
che avevano ripreso a piangere.
Si gettarono l'uno contro l'altro, abbracciadosi tanto forte da perdere il respiro e in quella notte tanto gelida, sentirono rinascere dentro di loro il calore che 
per tanto tempo si era nascosto sotto al dolore.
.
.
.

 
"Così vi siete ritrovati." 
Cas non si muove, nemmeno accenna a rivolgere a Dean uno sguardo o un cenno.
"E' molto bello. Ma poi lui si è suicidato. Si è arreso alla fine."
C'è disprezzo e vergogna nella voce dell'ex angelo e il cacciatore sente il peso di quelle affermazioni su di sè. 
Sono convinzioni che lui possedeva e con le quali Cas si sta punendo.
"Non è un crimine arrendersi."
"Dean non la pensava così."
"Perchè è un codardo."
Il suono di un pezzo di vetro che si distrugge contro il pavimento interrompe i pensieri di Dean per un secondo.
"Essere forti, non arrendersi mai. Parole dietro le quali si nascondeva. Respingeva il dolore e la paura di soffrire con tanta furia da non permettergli nemmeno di 
vedere quanto importante fosse per lui l'uomo che aveva accanto."

Dean scruta Cas soppesando ogni sua parola e verificando se qualcosa, anche una minima reazione, si scatena dentro all'ex angelo.
"Forse doveva arrendersi."
Ma niente. 
Gli serve tutta la sua ostinazione per riuscire a recuperare il coraggio per continuare a parlare e tentare il tutto per tutto gettando l'esca.
"Quando ho rivisto Sam..."
"Avevi detto che il fratello era morto."
Preso.
"I morti si possono vedere, basta che sia tu a volerlo."
In quel momento, Cas volta la testa per la prima volta accogliendo gli occhi speranzosi del cacciatore dentro ai suoi.
E finalmente Dean ottiene la reazione tanto desiderata; ma il suo spirito e il suo cuore non sono pronti a sopportare ciò che questo comporta.
"Voglio vedere Dean."
Lo sguardo dell'ex angelo si riempie di tristezza, di dolore, e Dean per alcuni secondi smette di respirare.
Poteva farcela. Doveva. Era la sua occasione.
"Io... io posso insegnarti, non è difficile. E' come disegnare una figura. Lo facciamo insieme."
Si avvicina con la mano alla sua facendo sfiorare le loro dita.
"Chiudi gli occhi... non avere paura."
Con sua grande sorpresa, Cas obbedisce e Dean stringe le labbra prendendo un profondo respiro e, con incoscenza, si spinge fino al limite.
"Ricordi un vostro momento insieme?"
.
.
.
 
L'Impala cominciava pian piano ad asciugarsi con i raggi del caldo sole che picchiava dal cielo limpido. 
Sam, Dean e Castiel erano ancora seduti davanti a lei, completamente bagnati per la guerra a secchiate d'acqua. Tutti e tre ad occhi chiusi e i volti totalmente 
rilassati.
Dean aprì lentamente le palpebre e, dopo aver lasciato qualche secondo alle sue pupille per abituarsi al sole, si voltò verso Cas.
Aveva un'espressione serena e pacifica e un leggero sorriso gli segnava le labbra. 
Dean spostò piano piano la sua mano fino a posarsi su quella di Cas ed afferrarla con delicatezza.


Apro gli occhi e mi volto.
Ti vedo. 
Sei tu?
"Cas... non è un incubo."
Mi sussurri guardandomi negli occhi e avvicinandoti al mio viso.
"E' reale. Tu ci sei ancora."
Mi afferri il retro del collo per attirarmi a te e quasi mi sfiori le labbra ma io non capisco. 
Cosa è reale?
Cosa vuoi dire?
"Noi... ci siamo ancora."
Noi?
Noi non ci siamo più.
Lui non c'è più.
Se n'è andato e tu...
Tu chi sei?

"No..."
Vedo Cas spostarsi indietro opponendo una brutale resistenza ma cerco di trattenerlo con tutte le mie forze.
Non posso arrendermi. Non proprio adesso.
"No."
Ma mi sono spinto troppo oltre. Ho superato il limite.
Troppo velocemente. Troppo presto.
E a causa della mia testardaggine ho perso Cas di nuovo.
"NO!"
.
.
.

"NO!"
Cas si allontana da Dean spingendolo via, lontano dal suo viso, dal suo corpo, dal suo mondo di dolore autoinflitto.
"CHIUNQUE TU SIA! QUALUNQUE COSA TU SIA NON ME LO PORTERAI VIA!"
Si alza urlando disperatamente contro al cacciatore, che rimane pietrificato, per poi andarsene nella stanza accanto calciando via la porta che si scardina e cade a terra andando in mille pezzi. Si accascia contro la parete ansimando pesantemente mentre il suo viso ritorna quasi impassibile e privo di emozione, e il suo cuore ritorna di nuovo in quell'abisso di solitudine e sofferenza. 
Dean rimane solo, seduto a terra, senza più nessuna idea nella testa e un enorme buco al posto del cuore; ma gli basta una frazione di secondo, un attimo di lucidità per capire di aver fatto ogni possibile scelta sbagliata dal momento in cui ha messo piede in quel rifugio.
E ora non può combattere, non può lottare o infrangere le regole. 
Può solo arrendersi. 
Ma gli resta un'ultima cosa da fare prima di desistere completamente.
E deve farla a qualunque costo.
Ora è pronto.
Dopo diversi minuti, anche Dean entra finalmente dalla stessa porta superando le macerie di legno polvere e terra ma la sua espressione è completamente cambiata.
Non c'è più confusione o preoccupazione, non c'è più nemmeno una briciola di pauranei suoi limpidi occhi verdi.
Si avvicina a Cas fermandosi alle sue spalle e, molto delicatamente si appoggia anch'egli al muro, con il viso abbastanza vicino alla nuca dell'ex angelo da sentire i suoi capelli contro al naso.
"Mi dispiace, Cas. Ci sono delle cose che devo dirti e mi resta poco tempo."
Bisbiglia ogni parola come fosse una preghiera. Come le preghiere che una volta rivolgeva proprio a Castiel quando era ancora un angelo.
"Mi dispiace per tutto quello che non sono riuscito a fare per te. Per tutte le volte che non sono stato all'altezza. 
Mi dispiace per averti trascinanto in una vita da essere umano. Avrei dato qualsiasi cosa per farti provare alcune di quelle banalità che la gente considera normali, quotidiane, ma non si rende conto di quanto preziose siano, fino a quando non ci sono più.
Non ti farò mai provare una vera torta, non una di quelle confezionate. 
Volevo soltanto che non ti sentissi più una faccia tra le tante, ma che fossi parte della nostra famiglia, della mia vita. 
Ne abbiamo passate tante insieme... la caccia, le dormite nell'Impala, gli hamburger e i litigi. Di quelli ne abbiamo avuti di epici... e di questo ti ringrazio.
Ti ringrazio per ogni sacrificio che hai fatto per me, per aver rinunciato ad essere un angelo, per avermi salvato, ancora e ancora; per la prima volta che ci siamo visti e ho tentato di ucciderti. 
Ti ringrazio per avermi sempre protetto anche quando credevo di essere io a proteggere te. 
E, dio Cas, perdonami.
Perdonami per non essere stato in grado di dirti quello che provo ma ora so perchè non ci sono riuscito.
Non è uno stupido, smielato film romantico. Non ti ho mai detto 'ti amo' perchè non è sufficiente, perchè un paio di parole del cazzo non sono abbastanza per dimostrare  quello che tu sei per me... quello che io farei per te...
So che cosa vorresti che io facessi adesso, ma non posso farlo. Ti chiedo scusa.
E ti chiedo scusa per tutte le volte che ti ho deluso... specialmente questa..."
 
 
  
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