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Autore: arklaychild_1998    11/08/2014    1 recensioni
"Io mi mordo le labbra e vibro di piacere ed emozioni travolgenti si estendono lungo il mio corpo.
Sento brividi ovunque, come se delle piccole scariche elettriche viaggino attraverso il mio sangue.
Quando ha finito, mi bacia ancora e poi si sporge verso il cassetto e vedo che tira fuori un preservativo ed una mascherina.
Mi appoggia la maschera delicatamente sugli occhi e me la fissa bene alla nuca, e rimango nel buio totale, sapendo quello che sta per succedere."
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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È passata una settimana. Continua a piovere su New York, i giorni si susseguono uno più grigio e triste dell’altro. George non mi ha richiamato, come temevo. Marco ogni volta dice di non preoccuparsi, ma nel suo volto traspare sempre una sottile sfumatura di soddisfazione e continuo a non capirne il motivo, mentre Cassie non sa cosa dire. Ha chiesto a Tom di George, ma sembra che il mio giovane e ricco spasimante sia sparito dalla faccia della Terra. Sono triste e stressato, il lavoro al Giacomo’s è aumentato e io e Cassie cominciamo ad avere dei problemi con l’affitto. In fondo viviamo tutti e due di uno stipendio da camerieri. Il mondo sembra essersi incupito ora che George è sparito. Ma forse me lo sarei dovuto aspettare da un ragazzo come lui, chissà quanti ragazzi avrà portato a teatro, chissà a quanti avrà usato le stesse frasi, i baci, le carezze. Avrei dovuto capire che era un teatrino che George aveva messo in scena diverse volte. Ed ecco che passa un’altra settimana grigia. Sabato sera. Io, Cassie e il cibo cinese. Un classico. Stiamo guardando le repliche di Parenthood quando improvvisamente suona il campanello. “Tom?” chiedo a Cassie. “No, non abbiamo programmato nulla, chi sarà?” Mi alzo dal divano e vado ad aprire la porta. Non ci posso credere! Elizabeth e Sandra davanti all’ingresso, con tanto di valigia! Sono le nostre migliori amiche direttamente dall’Inghilterra, hanno molte più aspirazioni di noi, frequentano la London Academy of Dramatic Art e sognano di diventare attrici qui a Broadway. Hanno fatto un lungo viaggio da Londra per passare un weekend da noi. Anche io e Cassie avevamo dei sogni, svaniti nel corso del tempo. Io volevo diventare un cantautore e lei una scrittrice, ma abbiamo deciso di trasferirci nella Grande Mela con largo anticipo e siamo finiti a fare i camerieri. Dopo una serie di abbracci e saluti, Elizabeth stappa una meravigliosa bottiglia di Champagne acquistata in Inghilterra e comincia a ridere come solo lei sa fare. “E quella come sei riuscita a farla passare?” Eliza mostra il petto e ride “Ho i miei metodi!” Sandra la guarda malissimo “Ti piacerebbe carina! Si è messa a frignare per un’ora” Ridiamo tutti come non facevamo da tanto tempo e per un attimo, George e tutta la tristezza che aveva portato, sembravano svanire. “E tu, Adam, hai conosciuto qualcuno?” Ma neanche Elizabeth e Sandra riescono a dissuadermi dal pensare a lui. Forse mi sto innamorando. Non devo. Racconto di George, del nostro ultimo incontro, di quanto fosse stato bello fare l’amore con lui. Elizabeth e Sandra sono affascinate e continuano a farmi domande, Cassie si limita a sorridermi. Sistemo il divanoletto e vi ci sdraiamo tutti e quattro, come ai tempi del liceo e continuiamo a sorseggiare Champagne e raccontarci storie di guerra. Beth e Sandra sono all’ultimo anno e tra un po’ riceveranno il diploma, dopodiché si trasferiranno qui e cominceranno a cercare un lavoro. A Londra fanno la bella vita, tra lezioni emozionanti, ragazzi ricchi e feste private, non quello che io e Cassie abbiamo scelto. Ci addormentiamo tutti e quattro col televisore acceso e penso che non ci sia cosa più bella che ritrovarsi a New York dopo tutti questi anni. Turno serale al Giacomo’s. Io e Marco passiamo la serata a sorriderci tra un tavolo e l’altro. Non è mai successo ma, improvvisamente, mi sento attratto da Marco. In questi giorni, con George lontano, si è formato un legame tra me e Marco, una sorta di attrazione chimica, fisica che non riesco ancora a comprendere appieno. È quasi mezzanotte. Tra un po’ chiudiamo. Il Giacomo’s non tiene aperto fino ad un certo orario, in fondo è un bar rispettabile e molto modesto. Vado nel retro e butto la spazzatura. Tira una bell’arietta fresca che non si sentiva da diversi giorni. Rientro, Marco ha già chiuso l’ingresso e sistemato le sedie sui tavoli. È stato davvero veloce! Troppo…. Lo guardo incuriosito poi comincio a lavare i piattini, mentre lui si avvicina dietro di me. Sento le sue mani sui fianchi e le labbra che mi tastano il collo. Mi giro e lo guardo intensamente negli occhi, voglio dire qualcosa, chiedere spiegazioni, ma decido di tacere e comincio a baciarlo. Appoggio le mani sui suoi addominali italiani, mentre lui mi morde il labbro. Mi prende e mi appoggia sul bordo del lavandino e comincia a palparmi il sedere, mentre io continuo a baciarlo, ad esplorare il suo collo e a stringergli i capelli. La cosa che non capisco è perché, mentre bacio Marco, continuo a pensare a George. Ai suoi capelli color mogano, alle sue labbra e alla sua lingua. Bacio Marco, immaginandomi le labbra di George, immagino che siano le sue mani a toccarmi. “Chi lo avrebbe detto?” dico. Marco mi ignora e continua a baciarmi sul collo e a infilare le sue mani all’interno dei miei jeans. Io lo desidero. Lo desidero come non l’ho mai desiderato. Gli tiro giù la lampo dei jeans, pronto per averlo. Improvvisamente, in una frazione di secondo, vedo Marco per terra e George che lo prende a calci. Resto a bocca aperta, sconvolto dalla presenza di George, e dalla sua rabbia nei confronti di Marco. Sono paralizzato. Solo una volta avevo visto questa rabbia in George: quando mi aveva detto, nella sua suite, che non gli fregava nulla dei pompini, quando voleva scoparmi lì e subito. Quella rabbia che mi aveva spaventato e che mi paralizza tuttora. Mi riprendo e cerco di separare George da Marco, ma è troppo arrabbiato, troppo violento. Mi spinge via e sbatto la testa contro il pavimento, urlando. George si ferma, sente il mio urlo e si volta verso di me, poi verso Marco. Il mio amico italiano è irriconoscibile, il volto pieno di sangue. E allora vedo George fare una cosa che non gli ho mai visto fare. Piangere. Piangere disperatamente. Io continuo a guardarlo e a non capire. Chi sei George? Marco ha bisogno di un medico e subito.
  
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