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Autore: Unusualize    12/09/2008    2 recensioni
Non tutto nel mondo dello spettacolo è come si vede davanti alle telecamere. Hanno il compito di svelare la nuda verìtà i paparazzi, la razza più odiata dalle star hollywoodiane; ma a volte la verità fa male o non sempre è quella che sembra: Tim Burton, il suo matrimonio con Helena Bonham Carter, e la sua amicizia con Johnny Depp stanno per scoprire il vero significato della parola !SCANDALO!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Attori film
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Cap.3:

Una notte da dimenticare – ricordare


-E’ bellissimo- sospirò Helena contemplando meravigliata il paesaggio marino fuori dalla finestra.
Tim la raggiunse, abracciandola da dietro:- Davvero meraviglioso-
Rimasero entrambi a guardare l’enorme distesa d’acqua che scivolava davanti ai loro occhi incantati, come in uno stato di dolce ipnosi; oltre al battito dei loro cuori, non c’era altro rumore, o suono, o parola: tutti i pochi presenti sul ponte stavano, come loro, ad osservare silenti il sole sparire dietro l’oceano, finchè questo non sparì del tutto, circa dieci minuti dopo.
Helena si liberò dall’abbraccio di Tim dirigendosi al letto, lasciandosi abbandonare tra i numerosi cuscini con un sospiro di sollievo.
-E’ stata una bellissima cerimonia. Johnny era agitato? Vanessa tantissimo!-
-Si, lo era- Tim ridacchiò ripensando a quell’espressione sbigottita che aveva Jo trenta secondi prima che Vanessa comparisse col suo abito bianco- Alla fine è andato tutto bene, però- aggiunse sedendosi al fianco della moglie.
-Già è andato tutto per il meglio. Anche con la cugina Jessy!- disse mettendosi a sedere.
-Per forza! Lo affibbiata a quello Steve, altrimenti mi sarei già buttato giù dalla nave! E gli ho dovuto anche sborsare venti dollari perché non me la riscaricasse!-
La moglie rise appoggiando la testa sulla spalla dell’amato :- Pazzo. Tu sei pazzo!-
-Pazzo? Io direi disperato- osservò Tim passandosi una mano tra i capelli.
- Quindi quella storia che soffri il mal di mare, era una bugia?- domandò con uno strano sorriso sulle labbra.
-Era stupida, lo so, lo so. Ma mi ha preso di sorpresa ed è stata la prima cosa che mi è saltata in mente e…-
-Tim- chiamò Helena, in modo malizioso, interrompendolo.
-Cosa?- Che c’è?-
Lei accostò le labbra al suo orecchio, strisciando l’unghia dell’indice sinistro lungo il collo, facendolo rabbrividire, per poi sussurrare:- Ricordi la mia piccola promessa?-
L’uomo, in risposta, alzò un sopracciglio. Preso com’era a ringraziare Dio perché era scampato a Jessy, gli era tornata in mente solo adesso.
-Te la ricordi!- annuì la moglie trascinandolo su di lei. Tim andò a lambirle il collo con avidità; andando a slacciarle la camicetta, senza che Helena, abbastanza divertita, si opponesse al suo volere. Prese ad accarezzarle il ventre e i fianchi, sentendo il suo cuore battere all’impazzata nel suo petto.
-Sai cosa ti dico…- l’uomo separò improvvisamente le labbra dalla pelle della moglie, guardandola negli occhi, mentre lei giocherellava coi suoi capelli, completamente ignara di ciò che stava per dirgli.
Si aspettò le dicesse una cosa del tutto assurda:- No. Che cosa?-
Lui prese la mano della donna e vi posò sopra le labbra, dolcemente:- Ti dico che sono stanco e che per stasera non si fa niente.-
Si alzò dirigendosi in bagno, voltandosi solo una volta che fu davanti alla porta per vedere la faccia che avrebbe fatto Helena; lei non si aspettava di certo una simile ammissione: forse se le avrebbe detto che la tradiva sarebbe stata meno stupita! Lo guardò bene, come per assicurarsi che non stesse scherzando, con le labbra un po’ aperte, evidentemente indignata; ma Tim non scherzava e si ritirò nel bagno per rinfrescarsi il viso, come se niente fosse.
Ma invece era molto! Niente è peggio della rabbia di una donna, una moglie, rifiutata! E lo stava per scoprire.
Helena, furiosa, si avvicinò alla specchiera, iniziando a spogliarsi dei gioielli, lasciandoli cadere sul mobiletto tanto rumorosamente che il tintinnio sovrastava persino lo scorrere dell’acqua nel rubinetto. Tim lo interpretò come un brutto segno e si mordicchiò un labbro, pensando sul da farsi.
La donna se ne accorse, o almeno, sentì il tamburellare delle dita sul muro. Perfetto…
Stava tutto procedendo alla perfezione, tutto secondo i piani, perché, nonostante i mariti non lo sappiano, le mogli hanno SEMPRE un asso nella manica!! (Dite che è vero!!^^)
Tranquillamente lasciò cadere alle sue spalle la camicetta, già slacciata, per poi slacciarsi la lampo della gonna, e lasciar cadere anche quella, rivelando un provocante completino intimo di pizzo nero. Si sistemò sul letto sciogliendosi i capelli e dandosi un’occhiata veloce nello specchietto che si portava sempre dietro, proprio due secondi prima che Tim uscì dal bagno, pronto a farle le sue scuse.
Imabarazzato non staccava lo sguardo dalla maniglia della porta –Andiamo Helena, io… -
Non sapeva esattamente cosa dirle: “Coraggio, Burton. Sii uomo! E guardala mentre parli o pensa che sei un idiota!”
Dal punto di vista di Helena sembrava che si stesse dando dei comandi mentali, e che, a quanto pare, funzionarono. Tim staccò gli occhi dal pomello di bronzo, che stringeva ancora in mano, come se fosse stato un appiglio, e trovò il coraggio di guardare la moglie negli occhi.
Si… per la bellezza di un secondo!
Non potè non fare a meno di non notare che, sdraiata sul letto, c’era Helena che, completamente a suo agio, come se non si fosse accorta di essere quasi nuda , lo guardava aspettando il suo discorso, o scusa, o qualsiasi cosa gli dovesse dire. Una cosa che si era improvvisamente dimenticato, nonostante se lo fosse ripetuto decine di volte.
Aprì e chiuse la bocca senza che nessuna parola o suono uscisse dalla sua gola; Helena si stava sbudellando dalle risate, ma utilizzò tutta la sua dote recitativa per apparire fredda.
-Allora?- domandò dopo un paio di minuti di silenzio- Cosa volevi dirmi? Parla, ti ascolto.-
Balbettò qualcosa di incomprensibile: nonostante conoscesse quel corpo e quella donna da anni non si sarebbe mai immaginato che riuscisse ad essere più attraente di quanto non lo era stata la loro prima notte di nozze.
-Sei stupito?- lo aiutò lei annoiata.
Tim annuì senza riuscire a fermare i suoi occhi che continuavano a guardarla, senza nemmeno permettere alle palpebre di inumidirli: come se avesse paura di chiuderli, temendo che, una volta riaperti, quello splendido spettacolo sarebbe svanito nel nulla.
-Sei ancora stanco?- chiese maliziosa.
Tim le sorrise:- Direi proprio di no.-
Lei ricambiò il sorriso e disse con voce calda:- Ne ero sicura.-


-Un gin martini-
-Subito, Mr.-
Notte di fuoco tra Burton e la Carter, e non c’è niente di meglio di un buon drink per concludere un’ottima nottata, indifferentemente se fosse stata mezzanotte o, come in quel momento, le quattro di mattina.
Il barista arrivò pochi secondi dopo con la bevanda richiesta. Tim ringraziò bevendone un sorso: non c’era davvero nulla di meglio!
Pensava di essere l’unico pazzo che si faceva un martini a quell’ora, invece rimase stupito nel vedere quante persone si trovassero ai tavolini della sala: giovani che chiaccheravano, una coppietta che si sussurrava parole dolci, e persino tre anziani che giocavano a carte non molto lontano da lui.
Erano tutti parenti o amici degli sposi: non volevano nessun altro sulla nave per timore che fosse un paparazzo.
Un’amichevole pacca sulla spalla lo indusse a voltarsi e salutare il nuovo arrivato:- Ehi, Jo. Come ti va?-
Johnny, sorridendo stancamente, rispose con un semplice -Ok- e ordinò lo stesso drink che aveva preso l’amico.
Strano. Tim si aspettava un “Alla grande!”, “Magnificamente”, “Non potrebbe andare meglio!”… ma decisamente non un -Ok-.
“Ok” lo dici ad una persona con cui non vuoi avere niente a che fare e che quando ti chiede “Come va?” tu rispondi “Ok”, così te lo levi dai piedi. Ma il loro rapporto non era costruito su quella parola: persino la prima volta che si sono visti non si sono detti quella semplice sigla.
Nemmeno Helena gli dava più risposta con un “Ok”; tutti sapevano che non si può rispondere così a Burton.
Doveva perforza essere successo qualcosa.
- Cos’è successo?- domandò curioso.
Depp alzò lo sguardo dall’oliva che galleggiava nel liquido trasparente del suo martini:- Niente, niente.- disse sperando di rassicurarlo.
Ma Burton era ancora più preoccupato: la sua espressione era tesa, preoccupata, forse rattristata.
-Jo- chiamò di nuovo, ma Depp, questa volta, non alzò lo sguardo- Posso farti una domanda?-
Johnny sbuffò sapendo che non l’avrebbe lasciato andare facilmente:- Dimmi, Tim.
-E’ la tua prima notte di nozze. Cosa ci fai qui?-
-Non riuscivo a dormire- disse tracannando il martini tutto d’un fiato.
-Non che si dorma molto la prima notte- osservò Burton.
Depp sogghignò:-Bhè, a quanto ho sentito, neanche le altre. Non è vero, Tim?-
L’amico lo guardò confuso; Johnny spiegò:- Tu e Helena avete fatto un casino pazzesco.-
Tim diventò rosso dall’imbarazzo e dalla preoccupazione:- Oh, cavoli, ci hai sentiti?-
-Insomma. Più che sentiti, io direi… visti.-
Tim diventò paonazzo:- Come? Cosa?-
Johnny scoppiò a ridere, confondendolo sempre più. Con un debole gesto della mano indicò un qualcosa sul collo di Tim e se ne andò. Burton sfregò due dita contro il punto indicato e le ritrasse macchiate di rossetto.
Era sempre stato bravo a bleffare: aveva un gran talento artisco nel mentire, non si lasciava sfuggire nemmeno un particolare che avrebbe potuto accusarlo di menzogna.
Dalle malattie, al lavoro, sapeva mentire su tutti i fronti. Tim era l’unico che riusciva a capire quando raccontava storie o meno, ma c’era sempre qualche volta in cui gli sfuggiva. Jo sarebbe persino riuscito a superare il test della macchina della verità.
Comunque le poche volte in cui mentiva era perché aveva una buona motivazione; e ora doveva davvero essere una cosa seria se aveva tirato fuori quel penoso, ma efficace, aneddoto.
Tim lo guardò allontanarsi pensando e ripensando alla loro chiaccherata: aveva evitato la sua unica domanda. -“Cosa ci fai qui?”-
Frugò alla cieca nella tasca e diede al barista la prima banconota che gli capitò in mano. Dall’espressione meravigliata di quest’ultimo doveva essere per forza una grande cifra.

Johnny si appoggiò al parapetto, lo sguardo basso. La forma stagliata della nave squarciava l’acqua creandosi la strada per procedere nell’oceano che si ergeva immenso davanti ai suoi occhi, proprio come l’acqua stessa si creava i varchi nella terra e nelle rocce, prima che arrivasse l’uomo a distruggere tutto.
Era lì che voleva vivere: dove non c’era l’uomo, dove l’acqua scorreva libera, dove gli animali stavano liberi sugli alberi, nelle terre vergini e incontaminate. Lì non c’erano telefoni, tecnologia riviste che spettegolavano sulle ultimissime delle star, né tantomeno paparazzi.
Un vero paradiso, ma il suo matrimonio non gli avrebbe più permesso di esaudire questo desiderio.
Si guardò l’anulare sinistro: intrappolato da una minuscola striscia d’oro, che risalta quasi fastidiosamente dalla sua carnagione abbronzata, che gli ricorderà per sempre ciò a cui ha detto addio quando ha pronunciato le parole “lo voglio”.
Non fraintendetemi, era contento di essersi sposato: Vanessa era la persona più fantastica che avesse mai conosciuto, la più dolce, la più bella, quella che lo completava.
Eppure perché era lì e non nel suo letto con la sua sposa?
Forse per questa piccola idea che ora è qui a morire di freddo: lei voleva una casa in città, mostrare il suo viso e quello del marito ad Hollywood, fare la vita da coppia di star. Invece lui sappiamo cosa voleva: la natura selvaggia. Questo lei non lo accettava e lui soffriva.
“Wow” si mise a pensare”Mi sto già pentendo del mio matrimonio meno di ventiquattro ore dopo. La relazione più corta della storia della mia vita.”
Si sarebbe dovuto decidere: se valeva più la pena stare con Vanessa e dire addio alla natura selvaggia, o il contrario.
-Tu mi devi dire cosa ti prende.-
Tim gli spuntò alle spalle all’improvviso, spaventandolo.
-Non si striscia dietro le persone così! Mi hai fatto venire un infarto, di nuovo! Mi vuoi ammazzare?-
-Parleremo di come ti devo uccidere un altro giorno, ora rispondi alle domande che ti ho fatto prima: cosa ci fai qui e cosa ti prende?-
-Troppe domande in una volta, non sono un computer- ribattè Depp seccato; fece per andarsene, ma Tim lo bloccò mettendogli una mano sulla spalla. Sembrava un gesto amichevole, ma la sua espressione era serissima:- Jo, rispondimi!-
Tornò indietro sui suoi passi: -Non ce l’ho fatta- disse velocemente, a bassa voce, e Burton non capì una parola.
-Cosa?-
Scandì:- Io non ce l’ho fatta stanotte a…-
Nonostante non lo vide, Jo sentì chiaramente Tim sghignazzare:- Tu!? Tu non sei… -
-Tim- lo pregò lui, serio- Non è divertente-
-Hai ragione, è da morire! Come è possibile che colui che milioni di adolescenti si farebbero non è riuscito a farlo con…-
- Ti prego, Tim, è già abbastanza imbarazzante!-
-Vanessa cosa ha detto?-
-Cosa vuoi che abbia detto: di non preoccuparmi, che capita. Sei contento? Ora che sai tutto, sei contento?-chiese imbarazzatissimo, mentre Burton continuava a ridere.
-Cambiamo argomento, ti va?- chiese, capendo l’imbarazzo dell’amico, sperando di tirarlo su di morale.
-Grazie-
Parlarono del più e del meno per un paio d’ore, tirando l’alba, evitanto il discorso matrimonio.

Arrivarono le sei. Il sole stava spuntando meraviglioso all’orizzonte, pronto ad illuminare il mondo un'altra volta, e Tim tornò nella sua cabina.
Entrò facendo il meno rumore possibile: Helena dormiva beata, girata su un fianco, rivolta alla finestra, e non aveva intenzione di disturbare il suo sonno. Si sdraiò accanto a lei, sopra le lenzuola, stando silente a guardarla, sentendo il profumo dei suoi capelli e della sua pelle.
Le cinse la vita con un braccio, posando una mano aperta sul suo ventre, sentendola rabbrividire a quel contatto.
-‘Giorno, amore- sussurrò la donna aprendo gli occhi.
-Dormito bene?- chiese lui, mentre la moglie si girava sul fianco opposto, accomodandosi meglio tra le sue braccia.
-Alla grande- sbadigliò- Tu, invece ? Ti sei fatto il gin martini?- conosceva bene le abitudini di suo marito.
Tim rise:- Si, c’era parecchia gente al bar.-
-Hai trovato qualcun altro che si ubriaca per dimenticare la terribile notte passata insieme alla compagna, eh?- lo canzonò lei.
Le diede un bacio sulla testa:- Come puoi pensare che io voglia dimenticare? No, erano tutti in gruppo. Ma non indovinerai mai chi è arrivato poco dopo di me.-
-Chi?- domandò, più interessata e più sveglia.
-Jo.-
-Jo!? E cosa ci faceva lì?
-Sembrava avesse avuto qualche ehm… problemino questa notte… -
Helena cercò di soffocare una risata in gola, ma questa scappò involontariamente dalle sue labbra. Tim, come dispetto, prese a farle il solletico sul collo: lei lo detestava!
Si strinse nelle spalle, allontanandolo:- Ok ok, scusa scusa.-
Lo strise in un abbraccio, che lui ricambiò dolcemente.
Come aveva fatto a sposare una donna fantastica come Helena ancora non sapeva spiegarselo. Lei era, negli anni novanta, la bella attrice inglese, trasferitasi negli USA per trovare il successo. Lui era il regista dark coi capelli sparati in aria! Ma da subito, da quando i loro occhi si incontrarono per la prima volta, capirono che erano destinati a stare l’uno con l’altra. Si erano visti per la prima volta nel ’94, per un provino, e Tim l’aveva notata subito: entrò timidamente nella sala d’attesa, levandosi gli enormi occhiali da sole, illuminando la stanza coi i suoi bellissimi occhi scuri. Si sedette accanto alla finestra accavallando le gambe, mostrando gran parte della coscia attraverso l’enorme spacco della gonna, guardandosi intorno tranquillamente, senza neanche accorgersi che c’era il suo futuro capo che la stava divorando con lo sguardo.
Lavoravano bene insieme, sul set: tra le risate delle battute ironiche, e la serietà per quanto riguardava correggere un errore nel copione, Burton trovava il tempo di mandare qualche mazzo di fiori a Helena (erasno anonimi, ma si capiva che erano suoi), e lei trovava il tempo di ritoccarsi il trucco non appena lui arrivava sul set. Erano innamorati folli l’uno dell’altra.
Burton ricordava tutte le volte in cui si addormentava al fianco di Lisa, la sua ex fidanzata, e l’ultimo pensiero prima di addormentarsi era lei, la sua vera lei, che sorrideva radiosa. Ma non poteva farsi avanti: era una sua collega, ed era fidanzato. Era una bella sfida baciare una donna per cui stava perdendo interesse e poter solo guardare quella che sentiva di amare veramente.
Ad Helena le cose non andavano meglio: suo padre malato, in Inghilterra, peggiorava di giorno in giorno per colpa di una complicazione durante un intervento celebrale; e lei, di certo, non poteva abbandonare l’America. Tim l’aveva scovata in lacrime nella sala convegni, come un’adolescente in crisi. Le chiese quale fosse il problema, ma lei gli disse di non preoccuparsi, che andava tutto bene. Burton sapeva perfettamente che non era così, eppure non disse una parola, nemmeno una qualsiasi consolazione: la guardò, semplicemente, dritto negli occhi, come se le stesse leggendo nel pensiero, sapendo che quel silenzio valeva più di mille parole o domande.
Finchè le lacrime non cominciarono a scenderle di nuovo lungo le guance, ma Helena non abbassò comunque gli occhi: due persone in mezzo ad una sala che si fissano, come una sfida a chi abbassa prima lo sguardo, e tutti e due lottano per vincere.
Sembrava Bellatrix, in quel momento: fredda, altezzosa, come se non volesse ammettere che era una persona, in fin dei conti, che era una donna triste.
Ma Tim non la voleva costringere: se non gli voleva parlare era una sua scelta, ma non sarebbe sicuramente rimasto lì, fermo, né se ne sarebbe andato. Le si avvicinò e l’abbracciò per calmarla, sentendola sussultare tra le sue braccia, e sentendo le sue calde lacrime sul collo. Helena si sfogò senza timore, perché sapeva che di lui poteva fidarsi, che non l’avrebbe giudicata: era sempre il suo capo, ma era anche un buon amico.
Gli passò le braccia al collo, molto più tranquillizzata, mentre una mano di lui le carezzava la schiena, come se fosse stata una bambina piccola.
-Meglio?- le chiese dopo alcuni minuti di silenzio. Lei annuì, senza dire nient’altro, restando comunque abbracciata a Tim, quasi avesse paura che, se l’avesse lasciato, sarebbe piombata di nuovo nella più disperata tristezza. Spontaneamente, gli raccontò quello che era sucesso a suo padre, stupita di come lui la capisse, forse, fin troppo bene.
Nessuno lo sapeva, ma al padre di Tim era successa, circa, la stessa cosa: una complicazione ad un intervento l’aveva portato nella tomba. Nonostante avesse un fratello, non era mai riuscito ad aprirsi completamente con lui: erano troppo diversi e spesso non si capivano. Non riusciva nemmeno a piangere con gli amici, i pochi fedeli che lo seguirono dopo la Disney, così lo faceva di notte a letto, svegliandosi con il cuscino umido, o la sera, quando a computer scriveva, ogni tanto posava gli occhiali e, con il gomito appoggiato sulla scrivania e la fronte sulla mano, versava qualche lacrima. Uscì profondamente segnato da quel periodo, e se ne era riemerso lui a stento, figuriamoci Helena, la sua Helena!
Una donna non può tenersi tutto dentro in eterno, ne soffrirebbe troppo, e soffrirebbero le persone attorno a lei. Come se un fiore si rifiutasse di sbocciare, senza così mostrare la sua immensa bellezza al mondo, che pazientemente lo fissa, aspettando.
Tim ne avrebbe sofferto, soprattutto, forse più della stessa Helena. Non sarebbe riuscito a vederla, giorno dopo giorno, trasformarsi in un pezzo di ghiaccio che cammina. Così si fece avanti da buon amico, consolandola, e rivelandole il suo segreto.
Al sentire quelle parole, lei lo strinse di più nell’abbraccio, come se i ruoli si fossero invertiti e fosse toccato a lei consolarlo, questa volta.
-Grazie- sussurrò Helena, una volta separati.
-Grazie a te- rispose lui, asciugandole una lacrima con un dito. La donna prese la mano nella sua e la strinse, come se le solo parole non potevano dimostrare quanto, in realtà, gli era grata.
Sentirono un qualcosa, dentro di loro, come un ruggito, una strana forza che li attirava l’uno all’altra: quella vicinanza non era abbastanza per i loro animi, che non si accontantarono di una semplice carezza.
Guidarono le loro labbra finchè non s’incontrarono, e il tempo e lo spazio si unirono, per quei pochi magici, passionali, secondi in cui riuscirono a placare la loro sete d’amore.
Unendo le labbra, unirono le vite: iniziarono ad uscire insieme, di nascosto, evitando i giornali e i fotografi; finchè Lisa, una sera, scoprì tutto.
Aveva guardato i messaggi e le chiamate sul suo cellulare, scoprendo che molte erano indirizzate, o provenienti da Helena. Chiedendogli spiegazioni, lui le confessò tutto, senza alcun tipo di rimorso nel tono della voce.
Era una fredda notte di pioggia. Dopo la furiosa litigata, dove i due si lasciarono, Tim salì in macchina e, ingranando la quarta, corse da Helena. Arrivò alla sua porta bagnato dalla testa ai piedi, col respiro affannato, ma non gliene importava; lei spiò da dietro una tenda del salotto, riconoscendolo all’istante e, apritogli la porta, fece per dire qualcosa, ma lui la battè sul tempo:- Ho lasciato Lisa- disse tutto d’un fiato.
Helena rimase decisamente stupita: da quando avevano iniziato la loro relazione segreta, le aveva sempre detto che ci sarebbe voluto del tempo prima che lo dicesse a Lisa. Non le andava a genio come piano, ma non lo voleva perdere, e avrebbe aspettato anche tutta la vita. Ora comunque era lì che le stava scandendo con il pensiero le parole “Sei davvero mia, ora”. Lo afferrò per il colletto della giacca, dandogli un bacio talmente appassionato che, sicuramente, non avrebbe più dimenticato. Lo trascinò in casa, chiudendosi la porta alle spalle.
Una fredda notte scaldata dal fuoco della passione.
E quel fuoco non si spense, negli ultimi tre anni: erano la coppia più dark, più affiatata del mondo del cinema, e si amavano ogni anno di più, forse perfino ogni giorno. Ma quello che era certo era che Tim non l’avrebbe lasciata per nulla al mondo.

-Mi tocca svegliarmi?- chiese Helena, sbadigliando.
Tim le sorrise; prese un lenzuolo ai piedi del letto e la coprì meglio:- No, amore. Dormi tranquilla.- le disse infine, prima che entrambi chiudessero gli occhi, addormentandosi di nuovo, abbracciati stretti.

UHUHUHUH! Cari loro… tanto tanto cari! ^^ ^^ ^^mi piace tanto questa coppia (non si era capito!)… tanto carini tanto dolci ^^ che schifo! non posso credere a quello che ho appena detto, puha! Da dove esce tutto questo “sentimentalismo” dalla Regina Dei Morti che oggi ha affrontato il suo primo agonizzante giorno di liceo bleah?? *x* ? bho… lasciando stare i miei attacchi si scemite acuta ringrazio i ringraziamenti e… alla proxima
  
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