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Autore: tomlinvson94s    11/08/2014    1 recensioni
"Sarò ubriaco fradicio ma ricordo perfettamente cosa mi ha spinto a buttare il fegato nelle mani dell'alcool. Meglio, chi. Louis. Quel bastardo. Il problema è che vorrei davvero rompergli il naso perché lo amo. Lo amo, da un po' oramai."
Drunk!Harry
[HarryxLouis]
Genere: Fluff, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Salve! Allora per questa os mi sono ispirata tantissimo alla canzone “Happy Little Pill” di Troye Sivan che vi consiglio vivamente di ascoltare. Non ho niente da dire perciò spero solo che la storia vi piaccia. I personaggi non mi appartengono, sigh, e non ho intenzione di offendere nessuno in quanto tutto ciò che ho scritto è frutto della mia mente, mi scuso inoltre per eventuali e(o)rrori.


 



In the crowd, alone
and every second passing
Reminds me I'm not home
Back some city sounds
Are ringing like a drum
Unknown, unknown
Happy little pill-Troye Sivan





Corpi sudati. Sono ovunque e si muovono a tempo con la musica, o così mi sembra, non lo saprei dire con molta certezza. Lo sgabello dove siedo era davvero comodo, in pelle, morbido, adesso non mi sento più il culo.

 Che ore sono? E da quanto tempo sono qui? Mio Dio, mi gira così tanto la testa. Forse saranno passate due orette da quando ho varcato quella porta, o magari sono le quattro del mattino, Cristo, non lo so. Odio ubriacarmi, vado fuori di testa non riuscendo ad avere il controllo nemmeno sul  mio corpo o sulla mia lingua, ho bisogno di sapere che ore sono o inizierò a delirare.

 Mi ritrovo in mano l’ennesima bottiglia di birra che non credevo neanche di aver ordinato, magari vado anche a ballare un po’. È pieno zeppo di gente ma riesco comunque a sgusciare tra le persone sudaticcie e appiccicose fino a piazzarmi in modo tale da aprire comodamente le braccia. “Che ore sono?”  “Saranno le tre amico”. Le tre, fantastico. Non faccio in tempo ad assumere l'informazione che il bacino di questo mi si spalma sul culo. Lo spingo via facendo forza sull'avambraccio, è talmente ubriaco e fatto che non oppone la minima resistenza ma, anzi, si attacca con la bocca al collo di un altro ragazzo. Ed in quel momento decido di andare fuori a prendere aria. Calmati Harry, calmati.       

                                                                                                                                                                                                  



Oh glazed eyes, empty hearts
Buying happy from shopping carts,
Nothing but time to kill
Sipping life from bottles
Tight skin, bodyguards,
Gucci down the boulevard
Cocaine, dollar bills and
My happy little pill.
Happy Little Pill-Troye Sivan





Gli occhi mi si fanno lucidi, davvero troppo lucidi per i miei gusti, cammino senza meta cercando di calmare il pizzicore fin troppo familiare alla gola.

Sono lento, maledettamente lento, è così complicato camminare senza crollare sul marciapiede, però vado avanti continuo a camminare e continuo ad attaccarmi alla birra, sorseggiando vita dalla bottiglia.

Ho vomitato, credo. Ho vomitato, di certo. La birra mi è scappata dalla mani, probabilmente ora è in frantumi, meglio così, forse. Ho le ginocchia sull'asfalto e le mani mi tremano, i ricci mi si sono appiccicati ovunque sulla faccia, sono sudato, parecchio sulla fronte, un momento- ma io non avevo una fascia tra i capelli? Cerco di ricordare quando la possa aver persa ma non riesco a far affiorare nella mente una, e dico una, immagine nitida. Mi sforzo il più possibile, ma niente. L'odore acre del vomito mi riporta, per quanto possibile alla realtà. Devo alzarmi, faccio forza sui palmi delle mani e riesco ad ancorare la punta dei miei stivali per strada così da tirarmi su. Per quanto mi giri la testa riesco comunque a non cadere, guardo in basso e mi rendo conto che un ginocchio si è sbucciato e ora perde sangue, ma non mi interessa, tra massimo dieci minuti il sangue si sarà già seccato.
 



Take me away
Dry my eyes, bring color to my skies
My sweet little pill, take my hunger
But within, numb my skin.
Happy Little Pill-Troye Sivan




Sarò ubriaco fradicio ma ricordo perfettamente cosa mi ha spinto a buttare il fegato nelle mani dell'alcool. Meglio, chi. Louis. Quel bastardo. Il problema è che vorrei davvero rompergli il naso perché lo amo. Lo amo, da un po' oramai.  Ma un po' lo odio anche. Sì odio lui e i suoi occhi stramaledettamente celesti, occhi nei quali, col tempo, sono sbocciate pagliuzze verdi, e mi piace pensare che quel verde sia lo stesso dei miei.  Odio le sue labbra, le odio perché le bramo da anni, le odio perché sono rosa, le odio perché il labbro superiore quasi sparisce quando sorride, le odio quando si muovono perché nella mia testa si catapultano immagini poco caste, ma le odio anche quando stanno ferme perché ho l'opportunità di apprezzarle ancora meglio. Odio i suoi denti, bianchi, dritti che mozzicano a sangue la carne subito sotto di loro, provocandomi una mezza erezione. Odio il suo nasino così piccolo, un po' strano anche, ma tenero in fondo. Odio i suoi capelli perché vorrei affondarci le mani dentro e poi profumano, li riesco ad annusare quando iniziamo a giocare alla play e finisco per appoggiarmi alla sua spalla mezzo addormentato. E lui mi posa un bacio in testa sorridendo, e "Dormi Haz, dormi" mi dice, allora io semplicemente dormo.

Odio la sua altezza perché lo rende dieci volte più adorabile. Perchè lo supero di qualche centimetro e la cosa mi fa impazzire. Torna sempre a Doncaster per le vacanze natalizie, appena ritorna a casa mi abbraccia e riesco a sollevarlo di pochi centimetri dal pavimento, e lui ride. "Mi sei mancato Harreh" biascica con la bocca ancora attaccata alla mia maglia, ed allora rido io.

Odio le sue mani, perché sono piccole, ma odio soprattutto le vene che si diramano sul dorso di esse.
Lo odio un po', forse perché lo amo. Ah si, dicevo lo amo e lui non se ne accorge, o non se ne vuole accorgere, sinceramente non lo so e non lo voglio sapere. Lo amo tanto da sentirmi le viscere contorcesi solo pensandolo, così tanto da farmi schifo, da piangere vicino al cuscino quando lui dorme già da un pezzo, così tanto da farmi anche paura perché non pensavo di arrivare a provare sentimenti così forti, lo amo così tanto da non riuscire a dichiararmi per timore di perdere la sua amicizia, e io senza di lui non ci so stare.

Io lo amo sì, e lui si sarà portato due-tre ragazze a casa nell'ultimo periodo. E sono ubriaco, quindi riesco a descrivere come mi sono sentito solo con un crack. Avevo bisogno di bere, perché odio ubriacarmi e non lo faccio praticamente mai, però la testa mi sembra più leggera, penso a Louis, penso sempre a Louis, ma la testa è più leggera. Mi appoggio ad un muro e butto la testa indietro in cerca di maggiore relax ma finisco con il singhiozzare senza pudore in una strada deserta e di certo l’alcool che ho nello stomaco non asciugherà le mie lacrime.

Quasi quasi lo chiamo, sì lo chiamo, giusto per farlo sentire in colpa perché io sto piangendo e lui starà beatamente dormendo in camera sua, tecnicamente è anche giusto così perché da quello che gli ho detto io sto “dormendo da Zayn” e di conseguenza non c’è niente di cui preoccuparsi. Ma non me ne frega un cazzo, è giusto che si senta in colpa. Prendo di nuovo a camminare e cerco il telefono nei jeans troppo stretti, riesco anche a vedere  il sangue ormai rappreso sulla porzione di ginocchio scoperto e anche un po' sulla stoffa. Ci metto cinque minuti per trovarlo, perché sono indubbiamente più lucido ma ancora intontito. Intontito, appunto. Abbastanza da non accorgermi della presenza di un ragazzo che impiega un secondo per tirarmi un cazzotto prima al ventre e poi al labbro. Mi ritrovo di nuovo sul marciapiede e magari fosse perché devo vomitare ancora.  Quando mi riprendo mi rendo conto di essere senza telefono e senza portafoglio, ovvio. Devo chiamare Louis, assolutamente. Ringrazio Dio che qualche cabina telefonica funzionante sia rimasta e arranco nella direzione della prima che vedo. Dalle le mie labbra escono continuamente sbuffi di frustrazione, la giornata non potrebbe andare peggio di così. Ho ancora degli spiccioli nelle tasche troppo strette anche per i gusti del mio rapinatore, e mi ritrovo a ringraziare una seconda volta un Dio nel quale non credo più di tanto. Ci impiego neanche 10 secondi a comporre il numero di casa e aspetto che mi risponda, parecchi squilli suonano a vuoto ma mi risponde. Mi risponde. “Louis?” "Harry? Harry dove cazzo stai? Cristo". La voce è stanca, e strascicata ma nervosa. "L-Lou mh, Lou non sto bene, mi hanno picchiato, Louis cazzo non sto bene ma ti amo, Louis". Mio Dio ma come me ne esco? In vino veritas, già. Si ma vaffanculo. È preoccupato, parecchio quando mi chiede "Harry ascoltami, ti prego, dove sei?" "Non  me lo ricordo, io – cazzo non mi ricordo" "HARRY! Sforzati, devi dirmi dove sei, Dio santo". Mi sforzo il più possibile ma le immagini non sono nitide, lui rimane in linea per tutti i minuti che passano prima che il mio momento eureka arrivi. "O-okay Lou ci sto, sono in Green Lanes, sto vicino a un locale che si chiama tipo N5 o forse N7 oddio boh" "Arrivo." E poi sento di nuovo il tututuu segno che Louis ha messo giù. Mi siedo sul marciapiede che ho seriamente iniziato a destare e riesco ancora vedere il mio vomito che tutto sommato non è così lontano da me, l'odore è ancora pungente e forse vomiterei ancora se avessi qualcosa nello stomaco.

Louis ci mette una decina di minuti e deve aver corso parecchio in strada perché da casa nostra ci vuole sicuramente più tempo per arrivare. Faccio per alzarmi ma in un attimo mi è addosso che mi stringe come mai ha fatto. "Ah L-Louis la pancia". Si alza subito e mi prende il volto tra le mani "Oh mio Dio Harreh stai bene? Merda mi dispiace così tanto, così tanto". E sta singhiozzando? Sulla mia spalla. È strano perché mi ritrovo a passargli una mano sulla schiena per tranquillizzarlo, quando quello che non se la passa bene sono io. I singhiozzi sono così forti che sembra sobbalzare ogni volta, mi accorgo solo adesso che ha ancora il pigiama e si starà sicuramente morendo di freddo. Mi sposto un po' così da poter sfilarmi la giacca e passargliela, quando mi interrompe con la sua voce rotta dal pianto "Non dovevi dormire da Zayn? Dio Harry cosa hai fatto? Perché non me l'hai detto prima?" "Andiamo a casa, ti prego, ti spiego tutto ma andiamo via da qui, e tieni questa che ti stai gelando".

Il viaggio in macchina è silenzioso e Louis trema. Ho paura che un po' di vento possa farlo volare via da me, allora poggio una mano sulla sua coscia per dirgli "sono qui, sono vivo e ti amo come non pensavo di amare nessuno", beh magari evito l'ultima affermazione. Pare rilassarsi, almeno un minimo, le sue labbra si piegano appena all'insù. Quando arriviamo a casa mi fa sedere sul ripiano del lavandino e inizia a cercare un disinfettante tra gli sportelli sotto il lavabo. Quando lo trova si piazza davanti a me, in mezzo alle mie gambe, ha le sopracciglia corrucciate e le labbra arricciate in una smorfia di desolazione.

Poi arrossisce e "Mh Harry io d-devo disinfettare il ginocchio, quindi, umh, toglieresti i pantaloni?" "O-oh certo" e forse arrossisco anche io un pochino. Una volta tolti i pantaloni inizia a curarmi il ginocchio. "Vuoi dirmi che cosa ti passa per la testa?" Bene, tanto già al telefono ho detto di amarlo, quindi quale miglior dichiarazione se non quella fatta in boxer mentre lui mi disinfetta il ginocchio che ho sbucciato mentre vomitavo? "Senti Louis, te lo dico perché a questo punto è inutile tenerlo nascosto ancora un po'. Merda è difficile. Okay allora hai presente che al telefono ho detto di amarti? Non scherzavo Lou, cazzo non scherzavo. È che tu mi incanti con la tua voce delicata, mi incanti quando canti e pensi io non me ne accorga, ma ti sento e, cazzo, canti da Dio. Mi incanto quando torni da Doncaster e mi abbracci, o quando torno a casa e tu stai dormendo sul divano con la bocca socchiusa, o ancora quando mi chiami Harreh e io non ci capisco più niente. Mandi un po' il mio cervello a puttane. Mi sono innamorato di te un po' come ci si addormenta, poco alla volta e poi tutto insieme." Ha gli occhi lucidi ma "Hai appena citato Colpa delle Stelle? Non ci posso credere" e ride leggermente. "Forse, comunque io ti amo e non riuscivo a vederti tornare a casa con quelle ragazze, non reggevo capisci? E tu sai che odio ubriacarmi, ma sentivo di dover bere per stare più tranquillo e, mi dispiace Lou". "Harry, ascolta - intanto mi intima di togliere la maglia, così da poter mettere la pomata sul ventre - voglio raccontarti una storia. Allora come inizio? C'era una volta Louis, sì Louis. Un ragazzo bellissimo, brillante, gentile, bel culo - lo spingo con uno sbuffo sulla spalla e con un sorriso che sono sicuro abbia fatto spuntare una fossetta solitaria gli dico di smetterla - okay, okay. Dicevo, un ragazzo che ha sempre avuto una vita splendida e una famiglia che lo ama, poi si è trasferito qui ed ha conosciuto un ragazzo davvero sexy ma anche maledettamente tenero, conosci? Questo Louis era assolutamente convinto di essere etero, ma. Il suo coinquilino oltre ad essere così attraente era una persona magnifica. Gli preparava la colazione, e lo fa tuttora, sopporta le sue crisi isteriche quando non sa come vestirsi e lo solleva da terra quando torna da Doncaster perché il ragazzo è un nano. E questo ragazzo ha iniziato a provare qualcosa che va oltre all'amicizia verso il suo coinquilino, però capisci anche tu che era un totale shock per Louis e non riusciva ad accettarlo. Allora, il finto etero, ha iniziato a scoparsi ragazze random per cercare di scacciare dalla testa i ricci del coinquilino. Ma sai quando ha capito di essere totalmente cotto dell'amico? Quando mentre veniva dentro una finta bionda ha urlato "Harry" imbarazzante, mh?" "C-che vuoi dire Lou?" Mi poggia una mano dietro la nuca e "Tu che dici?" Soffia sulle mie labbra, "Che ti amo anche io no?" Ed è il delirio, le nostre bocche sono subito una sopra l'altra ma sono calme, si muovono lente, aggancio le gambe dietro il suo bacino e me lo porto più vicino, le mani lo avvolgono subito sotto le ascelle. Chiedo timidamente l'accesso e lui me lo consente, ed è più minuto rispetto a me ma riesce ad alzarmi dal lavandino e mi porta sul letto. Ci stacchiamo entrambi con il fiatone e scommetto che i miei occhi sanno brillando. "Wow perché non ci siamo mai baciati prima? Voglio dire wow, sei fantastico" ridacchio un po' perché è così entusiasta. Si sfila la maglia e i miei boxer improvvisamente si stringono, muovo un po' il bacino in cerca di sollievo e lo vedo arrossire. "H-Harreh, io non so come, come si fa, mh mi insegni?" E le sue guance stanno andando a fuoco, forse iniziano anche a fumare.

E allora glielo insegno, anche se impariamo tutti e due ad amare su questo materasso.

La giornata non potrebbe andare meglio di così.

Riecchice qui, niente il locale che Harry nomina ( che si chiama N4) esiste realmente ma non so se sia un semplice bar o se si beva anche, e vabbè. Poi volevo condividere con voi il mio amore sconfinato per Troye ( che si fa Tyler, coff coff, feels.) e non vedo l'ora che il suo EP esca. Poi, parliamone, io odio le storie scritte in prima persona e badabum! ne scrivo una, e vabbè è uscita così, ciccia. Come al solito non mi convince un granchè però mi sento comunque di pubblicarla, vi ringrazio per la lettura e alla prossima, addio belli.
  
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