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Autore: zinzuleddha    11/08/2014    4 recensioni
Una lacrima scivolò sul suo pallido viso- era la fine.
"Non ci prenderanno mai vivi" esclamò a denti stretti, ripetendolo tante volte quante le lacrime che in quel momento solcavano il suo viso; riuscivo quasi a sentire il rumore quando, cadendo sullo sterzo, finivano in mille pezzi, esattamente come lo stava finendo la mia speranza.
"Mi dispiace di averti messo in tutto questo" ammise, cercando con tutta la forza del mondo di trattenere i singhiozzi.
E l'avevo visto sotto innumerevoli aspetti, ma questo mi era decisamente sconosciuto.
"Ti amo" si lasciò sfuggire.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way, Nuovo personaggio, Ray Toro | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Entra in macchina" sputò Gerard d'un tratto, interrompendo il silenzio. Notai solo allora che ci trovavamo dietro il capannone.
Non ci tenevo ad incontrare Bert nuovamente, perciò feci come mi disse ed entrai nell'auto grigia che mi era stata indicata, per poi allacciare la cintura. Mi si raggelò il sangue non appena Gerard chiuse le sicure, ero nuovamente in trappola.
Tirai un lungo respiro e cercai con tutta la forza del mondo di mantenermi calmo, nel giro di due secondi ci ritrovammo sulla strada, la macchina non faceva che aumentare di velocità e le stesse sensazioni provate qualche ora prima si fecero spazio nel mio corpo. "Rallenta, per favore" quasi lo supplicai.
"Chiudi quella cazzo di bocca" sputò acido, frenando di colpo; nonostante la cintura andai a sbattere leggermente la faccia contro il parabrezza.
Alquanto scosso, mi risistemai sul sedile e, alzando lo sguardo, notai dei semafori che riconobbi all'istante: erano i semafori della via principale.
Mi voltai, ebbi la conferma non appena vidi la piazzetta sulla destra.
Osservai per un attimo i ragazzi, alcuni giocavano, altri si scattavano foto a vicenda, c'era chi rideva con gli amici, chi passeggiava con la propria ragazza e, allora una domanda si fece spazio nella mia mente: Perché non potevo essere semplicemente come loro?
Ero così complicato e, cosa avevo fatto adesso per meritare tutto questo?
Sospirai, abbassando nuovamente lo sguardo.
"Devi svoltare a sinistra" dissi, indicandogli la via verso la quale avrebbe dovuto svoltare, qualche isolato e sarei stato nuovamente a casa.. non sapevo se esserne felice o meno.
Finalmente, dopo quelli che sembrarono anni, il verde s'illumino e, Gerard ricominciò a guidare, questa volta rispettando i limiti della velocità, per poi svoltare a destra.
"La sinistra sta dall'altra parte" lo informai, indicandogli nuovamente la via verso la quale avrebbe dovuto svoltare.
Mi afferrò il braccio, "Ficcatela in culo quella mano" esclamò, stringendo poi la presa fino a farmi contorcere dal dolore.
"Smettila" urlai, lasciò allora immediatamente il mio braccio, posando nuovamente la sua attenzione sulla strada.
"Sei fradicio, hai il viso sporco di sangue, non puoi tornare a casa in queste condizioni" ripetè, facendomi andare su tutte le furie.
"Avevi detto che mi avresti riportato a casa" gli urlai contro, ero stanco delle sue prese in giro.
"Ragiona per una buona volta, cazzo. So quello che ti ho detto e lo farò, ma non adesso" disse a denti stretti, stringendomi con una mano per la gola e facendomi finire nuovamente con la schiena contro il sedile.
Strinsi gli occhi, mollò lentamente la presa.
La macchina si fermò e Gerard scese, sbattendo la portiera.
Fece segno di seguirlo e così feci, notai che eravamo davanti una casa gialla, non molto grande; al piano superiore c'era un balcone con dei gerani e sul portone una grande girlanda, ricordai solo allora che eravamo sotto Natale.
Fui assalito dalla malinconia, mi mancava così tanto festeggiare il Natale..
Mi voltai, notai che Gerard mi stava fissando, non riuscì a decifrare il suo sguardo; sussultai non appena mi poggio una mano sulla spalla.
"Che succede?" interruppe nuovamente il silenzio, anche lui, adesso, stava osservando pensieroso la girlanda appesa alla porta.
"Non mi sembri molto felice del fatto che il Natale sia alle porte" continuò ghignando, non capivo cosa ci trovasse di tanto divertente.
Mi limitai ad osservarlo girare la chiave nella serratura, non avevo voglia di dargli delle spiegazioni, ne tanto meno di parlargli, volevo semplicemente tornare a casa, dove finalmente sarei stato al sicuro.
"Solitamente i tuoi coetanei sono così felici-"
"Io non sono come loro" lo interruppi infastidito, facendomi strada dentro la casa.
Era carina e accogliente, se non ci fossero stati vestiti ovunque sarebbe sembrata la casa di un ragazzo normale.
"Dovrei riordinare, lo so" disse ridendo, la sua risata mi irritava, avrei voluto prenderlo a pugni.
"Vieni al piano di sopra" continuò, rivolgendomi un sorriso; d'un tratto sembrava nuovamente la persona che avevo conosciuto alla mostra di quadri.
Mi feci coraggio e lo seguì, fino ad arrivare a quella che doveva essere la sua camera da letto, non appena entrai mi lanciò addosso dei vestiti- questa volta almeno non erano poi così orrendi come i precedenti.
Incominciai ad osservarli, mi aveva dato una camicia bianca, dei pantaloni neri e.. dei calzini, un paio di boxer e una cravatta.
Gli rivolsi uno sguardo confuso, sospirò e aprì nuovamente bocca.
"Tranquillo, sono lavati" disse ghignando "e, credo ti dovrebbero andare tutti, li puoi tenere, a me non vanno" continuò, massaggiandosi lo stomaco.
"Dovrei mettermi definitivamente a dieta" disse fra se e se, facendomi scappare una risatina, non sembrava più così terribile.
"Cosa dovrei farmene della cravatta?" chiesi, alzando in aria la cravatta, alzò le spalle in risposta.
"Puoi cambiarti li" disse poi, indicando quello che sembrava un bagno in camera.
Mi diressi verso la porta scorrevole ed entrai, per poi chiudermela alle spalle.
Mi poggiai al muro, per poi lasciarmi scivolare a terra, ero così maledettamente confuso. Mi passai una mano tra i capelli, per poi alzarmi e cominciare a cambiarmi.
Uscì dopo cinque minuti, notai Gerard affianco la porta; scossi la testa, me lo sarei aspettato.
Sentì squillare il telefono, vidi che reggeva fra le mani il mio borsello, fortunatamente non l'avevo perso.
Lo afferrai frettolosamente e ne tirai fuori il telefono, era mia madre; non mi stupì, erano passate molte ore dall'accaduto e doveva esserne venuta a conoscenza, doveva essere molto spaventata. Feci per rispondere ma Gerard mi fermò.
"Dille che sei a casa di un amico, fai finta di non sapere nulla di ciò che è accaduto. Se ti chiede, dille che non sei andato al lavoro perché mentre ci andavi, sei inciampato e ti sei fatto male al naso e che passavo da li io che, vedendoti in quelle condizioni, ti ho portato qui per darti del ghiaccio" spiegò velocemente, gesticolando.
Annuii, sembrava molto nervoso.
"Non fargli capire che sei agitato, muoviti" disse, dandomi un colpetto alla schiena.
Tirai un lungo respiro e risposi.
"Hey mamma" dissi, cercando di sembrare il più calmo possibile.
Era difficile, fottutamente difficile.
"Oddio, Frankie, come stai?"
"Frankie" ripetè Gerard sottovoce, ridacchiando; Cristo quanto detestavo quando mi chiamava così.
Sentii che stava singhiozzando, mi morsi il labbro inferiore per cercare di trattenere le lacrime, volevo così tanto raccontarle tutto e dirle di venire a prendermi.. non mi fidavo di Gerard, sapevo che, se lo avrebbe voluto, avrebbe potuto strozzarmi con la cravatta da un momento all'altro.
"Mamma, stai bene?" gli dissi, avevo il cuore in gola.
"Dove sei?" continuò lei, ignorando la mia domanda di cui, ovviamente, conoscevo già la risposta.
"Sono a casa di un mio amico, mi son fatto male al naso mentre andavo al lavoro, passava da li e mi ha portato a casa sua per darmi del ghiaccio"
"Oh santo cielo" esclamò dall'altro capo del telefono, sospirando "devi venire immediatamente a casa" continuò.
Mi sentii morire.
"P-perché? Mamma, stai bene?" il terrore mi assalì nuovamente.
"Si, ma sbrigati" disse infine, interrompendo la chiamata.
Mi gettai a terra, disperato, cominciando nuovamente a piangere, avevo potuto sentire delle sirene in sottofondo, era la polizia, erano venuti a prendermi.
Mi coprì il volto con le mani, rannicchiandomi affianco il grande comò.
"Hey, tranquillo, non ti succederà niente" disse Gerard a bassa voce, sedendosi al mio fianco.
"Questo lo dici tu!" gli urlai contro, ero sul punto di prenderlo a pugni quando si voltò, poggiando un dito sulle mie labbra.
"Sshh, fidati di me" continuò, il suo volto fin troppo vicino al mio, potevo sentire il suo respiro pesante sul mio collo.
Deglutì rumorosamente, prima di tirarsi indietro e mettersi in piedi, porgendomi una mano per aiutarmi a fare lo stesso.
Lo ignorai, non avevo bisogno del suo aiuto per mettermi in piedi.
"Probabilmente ti interrogheranno" la sua affermazione mi fece rabbrividire, cosa avrei dovuto dirgli?
"Vieni, siediti un attimo" continuò, facendomi segno di sedermi sul letto accanto a lui.
Mi sedetti pesantemente, poggiando poi le mani sudate sulle ginocchia.
"Allora- tu oggi ti stavi recando al lavoro quando, sei inciampato e hai preso una storta e, cadendo con il viso sull'asfalto ti sei fatto male al naso, che ha incominciato a sanguinarti. Passavo da quelle parti io e ti ho aiutato, portandoti a casa per darti del ghiaccio da mettere sul naso, in modo da fermare l'emorragia, okay?"
Annuii.
"Bene. Adesso andiamo e, quando sei li, cerca di sembrare calmo e soprattutto di non spifferare nulla." continuò, lanciandomi un occhiataccia. Sapevo che se avessi spifferato qualcosa su quel che era successo quel giorno sarei morto, perciò non l'avrei fatto.
Ci precipitammo giù dalle scale e in men che non si dica eravamo già in macchina.
Svoltò nella via che portava verso casa, eravamo ancora lontani, ma potevo già vedere i lampeggianti della polizia. Mi si raggelò il sangue.
"Sta tranquillo e non succederà nulla" disse, poggiando una mano sul mio ginocchio e rivolgendomi un sorriso.
Annuii nuovamente, ero nel panico.
Parcheggiò avanti casa, per poi catapultarsi fuori dalla macchina, restai sorpreso dalla sua azione, cos'aveva intenzione di fare?
"Cos'è successo?" esclamò con aria sorpresa.. come se non lo sapesse.
Lo seguì a ruota e scesi anch'io, correndo verso mia madre che stava sulla porta, con le lacrime agli occhi.
"Mamma, che succede?" gli chiesi a bassa voce, cercando con tutta le forze di rimanere forte ma, il problema era che io non ero forte.
"Non lo hai saputo?" mi chiese, corrugando la fronte, mi voltai, vidi due poliziotti avanzare verso di me, Gerard li seguì.
"Cosa? Cosa dovrei sapere?" continuai, sperando che apparissi minimamente credibile.
"Dove sei stato oggi?" Parlò un poliziotto, la sua presenza mi intimoriva.
Era un uomo di colore, molto alto e con dei lunghi baffi. Il suo sguardo non prometteva a nulla di buono.
"A casa di Gerard, il mio amico" risposi, abbassando lo sguardo e indicando Gerard.
I poliziotti si voltarono e gli lanciarono uno sguardo, lui gli sorrise. Come diavolo poteva, dopo ciò che aveva fatto, mantenersi così tranquillo difronte a dei poliziotti?
"Non dovevi essere al lavoro?" continuò, avanzando ancora di più.
Annuii, per poi aprire bocca nuovamente.
"Stavo andando al lavoro, ma nelle vicinanze ho inciampato e sono caduto, facendomi male al naso, che ha incominciato a sanguinarmi. Dalle vicinanze passava Gerard e, vedendomi in quelle condizioni mi ha invitato a casa sua, dandomi poi del ghiaccio da mettere sul naso in modo da fermare l'emorragia" dissi a voce bassa, sforzando un sorriso e lanciando un occhiata a Gerard che, a sua volta, mi stava sorridendo; sembrava soddisfatto della mia risposta.
"Capisco" disse il poliziotto, guardando prima me, poi Gerard e viceversa.
"Hai un minuto da dedicarci?" sputò duramente.
 "Si, certo" risposi annuendo.
"Sali in macchina" disse l'altro, indicandomi con un cenno della testa la macchina.
Feci come dissero, sentivo nuovamente il terrore crescere nel mio corpo.
Osservai da dietro il finestrino Gerard, che mi lanciò un occhiolino, avvicinandosi poi verso mia madre.
Arrivammo presto in centrale, osservai per un attimo la grande struttura, per poi seguire i poliziotti.
"Entra e accomodati" disse uno, osservai la stanza.
Era grande, immensa, ma dentro c'erano solo una scrivania con una piccola lampada sopra e una sedia.
Mi sedetti sulla sedia, osservando i poliziotti lasciare la stanza.
Mi avrebbero sicuramente interrogato e, ciò mi terrorizzava.
Entrò d'un tratto un uomo dai capelli bianchi, non molto alto, facendomi sobbalzare.
Poggiò pesantemente le mani sulla scrivania posta difronte a me, fissandomi negli occhi e, per la prima volta in vita mia sostenni un contatto visivo. Sapevo che, se non l'avrei fatto, avrebbero potuto intuire che mi mettevano timore e, che quindi avevo fatto/sapevo qualcosa.
"Salve" bisbigliai, mettendo su un sorrisetto.
"Salve" rispose, sedendosi e aprendo un agenda, la sua voce mi fece rabbrividire.
"Allora, come ti chiami?"
"Frank," risposi, porgendogli una mano, "cos- Cos'è successo?" continuai.
Mi ignorò, non alzando gli occhi dall'agenda nemmeno un secondo.
"Bene, Frank, cosa hai fatto oggi?" continuò, enfatizzando il mio nome e lanciandomi un occhiataccia.
"Ne ho già parlato con gli altri poliziotti-"
"Ti ho fatto una domanda" venni interrotto bruscamente.
"Stavo andando al lavoro, ma nelle vicinanze sono inciampato e, sono caduto, facendomi male al naso, che ha incominciato a sanguinarmi. Dalle vicinanze passava Gerard, un mio amico e, vedendomi in quelle condizioni mi ha invitato a casa sua, dandomi poi del ghiaccio da mettere sul naso in modo da fermare l'emorragia"
"Come hai fatto ad inciampare?"
Fui preso alla sprovvista, Gerard non m aveva preparato a queste domande, dovevo improvvisare.
"Oh, beh, non lo so nemmeno io. Io- stavo camminando quando ho preso una storta e son finito a terra sulla strada"
Annuì nuovamente, vidi che stava appuntando delle cose sull'agenda.
"Parlami un po' del tuo amico"
A quella domanda mi vidi il mondo crollare addosso per l'ennesima volta.
"Oh, l'ho conosciuto ad una mostra di quadri e, siamo diventati da subito buoni amici" non sapevo che altro dirgli.
"Che lavoro fa?"
"L'artista!" schioccai, mettendo su un sorriso.
"Oh, bene. Cosa fate quando siete insieme?"
Restai perplesso, "cosa dovremmo fare?" chiesi semplicemente, sforzandomi di capire il senso di quella domanda, ma non ricevetti alcuna risposta.
"Beh, quello che tutti gli amici fanno. Parliamo e, mi da lezioni di pittura"
"Di cosa parlate?" rispose prontamente.
"Un  po' di tutto .. voglio dire, del più e del meno"
"Bene. Cosa avete fatto oggi?"
"Niente di importante, dopo che il naso ha smesso di sanguinarmi abbiamo bevuto un drink, poi-" poi?
"Poi mi ha mostrato alcuni dei suoi quadri preferiti e, infine mi è arrivata la telefonata di mia madre."
"Posso avere il tuo cellulare?" disse, annuii, tirando il cellulare dal borsello e porgendoglielo.
"No, aspetta, dammi tutta la borsetta" continuò, "Okay, ma, è un borsello" ribattei, porgendoglielo.
Lo afferrò e uscì dalla stanza e, subito dopo si avvicinò un poliziotto alla porta.
Restò li fermo, senza aprire bocca, io feci la stessa cosa, restando incollato alla sedia.
Passarono ore dalla sua uscita e, finalmente, quando stavo per perdere la pazienza e mandare tutti a fanculo, compresa la mia vita, tornò nella stanza.
Avanzò questa volta verso di me, poggiandomi una mano sul viso e osservandomi attentamente il naso, come se fosse un dottore.
"Hai preso una bel colpo, eh?" disse, ridacchiando "la prossima volta ti conviene stare più attento" continuò, porgendomi il borsello e facendomi segno di alzarmi.
Mi poggiò una mano sulla spalla "Sei stato davvero fortunato. Adesso puoi andare" Annuii, mettendo su uno dei miei migliori sorrisi, ero così sollevato adesso, presto sarei finalmente potuto essere a casa.
"Grazie e, arrivederci" dissi, prima di lasciare la stanza.
Esattamente come quel pomeriggio, non appena aprì la porta, questa volta della stazione, un ondata di aria gelida si scontrò sul mio viso.
Ispirai a pieni polmoni, ero vivo, non potevo crederci.
Mi incamminai verso casa e, dopo qualche minuto arrivai.
Non fui stupito di vedere mia mamma sulla porta che, presto corse ad abbracciarmi.
"E' successa una strage al lavoro" disse, accarezzandomi i capelli.
"Lo so, me ne hanno parlato" ennesima bugia.
Sospirai, tirandomi indietro e sciogliendo l'abbraccio, per poi incamminarmi verso la mia camera.
"Dove vai?" esclamò con aria confusa.
"A fare una doccia, dopo vado a dormire, sono stanco, è stata una giornata pesante. Non ho voglia di mangiare"
Per la prima volta in vita sua fu comprensibile e mi fece andare, senza fare ulteriori domande o le sue solite ramanzine.
Presi il pigiama e mi diressi sotto la doccia.
Aprì il getto dell'acqua, era gelida, ma non mi importava, non avevo la minima intenzione di regolarla.
Lo aprì ulteriormente nella speranza che, insieme all'acqua, sarebbero potuti scorrere via anche tutti i ricordi e i pensieri che in quel momento mi passavano per la testa.
Osservai per un secondo i vestiti di Gerard, li gettai nella cesta dei panni sporchi, avrei deciso dopo cosa farmene, non mi andava di gettarli via.
Mi osservai per un attimo allo specchio, detestavo il mio aspetto.
Tirai un lungo sospiro e, dopo essermi finalmente asciugato, misi su il pigiama.
Asciugai i capelli con un asciugamano, non avevo voglia di usare il phon, era terribilmente rumoroso e, avevo bisogno di un po' di silenzio.
Mi diressi verso la mia camera, per poi gettarmi pesantemente sul letto.
Mi sforzai di chiudere le palpebre, ero ancora terribilmente agitato, non credo avrei facilmente preso sonno quella notte ma, nonostante ciò, avevo deciso che l'indomani sarei andato comunque a scuola.
Avevo voglia di rivedere i miei migliori amici, erano le uniche persone capaci di mettermi di buon umore che mi erano rimaste.
Abbracciai il cuscino, finalmente ero a casa.
Ero salvo.. o almeno, per adesso lo ero.







- Ed eccomi di nuovo qui (finalmente) ! Per scrivere questo capitolo ci ho impiegato 2 giorni, che ve ne pare?
Chiedo perdono per gli eventuali errori. :)
E, cosa più importante, che ne pensate della storia? Vi piace? Vi sta incuriosendo?
O trovate che la trama sia poco originale e la storia sia ''priva di emozioni'' ?
Vi aspetto tra le recensioni :) -

A presto
- Danny x
   
 
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