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Autore: IMmatura    11/08/2014    6 recensioni
Chi non ricorda l'episodio 12 della prima serie di Hetalia. Diciamoci la verità, ce lo ricordiamo tutti solo per un motivo: la proposta matrimoniale fallita di Francia ad Inghilterra...
Ma se le cose fossero andate diversamente? Cosa sarebbe successo se Francis non si fosse rassegnato?
Racconto di un improbabile matrimonio e delle mille catastrofi necessarie ad arrivarci, tra gelosie, malintesi, Nazioni shipper di passaggio e tanto FrUK!
Genere: Commedia, Demenziale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Hidekaz Himaruya; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

scenes from a (crazy) wedding - des scènes d'un (fou) mariage

 

 

"CAPITOLO 4"

ovvero IN AMORE E IN GUERRA...

 

America, di fronte a quel portone, e sotto lo sguardo a dir poco diffidente di due guardie, si trovava ad affrontare il più profondo travaglio interiore della propria vita. Voleva bene ad Inghilterra, era il suo ex-fratellone, che proprio non poteva abbandonare tra le mani di quel pervertito francese perché...perchè...perchè no! Era suo dovere di eroe “salvarlo”, giusto?

Sforzandosi di aggirare il vero motivo dei suoi propositi, ovvero un ingombrante sentimento chiamato gelosia, il cervello dell’americano si era invischiato in molti più pensieri del solito, andando incontro ad un altro problema: lui era, appunto, l’eroe, quindi non poteva fare il ruolo dello sfascia famiglie, non poteva mettersi contro un innamorato e ostacolarlo. Quello era lavoro per i cattivi!

L’unico modo per sfuggire a quella situazione di empasse era rivolgersi a...LUI.

Finalmente le porte si aprirono e, fermo nelle sue dubbie convinzioni, Alfred si avvio lungo il corridoio. Provava comunque del profondo disagio a dover ricorrere ad un individuo del genere. Ed anche un po’ di timore, visto che per la fretta aveva dimenticato di presentarsi armato, come avrebbe suggerito il “buonsenso” americano. Stava entrando del covo del nemico, nell’inquietante mondo del Joker, insomma stava andando da...

-Buongiorno Amerika...a cosa devo il “piacere” di questa visita?- chiese Russia, avvisato per tempo dai servizi segreti di quella bizzarra improvvisata suicida. Il suo sorriso era quasi sincero, al pensiero di quanto avrebbe fatto soffrire l’americano di li a poco. L’espressione che aveva già adesso, un po’ stizzita e sofferente, era già così piacevole da guardare...

-Allora?-

-Mi...mi serve...-

America si bloccò. No, non ci riusciva. Era troppo umiliante. Non ci sarebbe riuscito neanche per Arthur, lo sapeva. Aveva fatto un viaggio a vuoto. Considerò l’ipotesi di andarsene in fretta e spacciare tutto ciò per una manovra di pressione psicologica. Il rumore della serratura che scattava dall’esterno dell’ufficio di Ivan lo dissuase.

-Mi serve il tuo aiuto.- sputò alla fine, distogliendo lo sguardo -Per una questione della massima importanza.-

-Se devi chiedermi altri preservativi, sappi che la XS l’ho finita.- precisò Ivan, divertito dalla piega inaspettata della situazione. Alfred si stava volontariamente mettendo nella posizione ideale per essere umiliato. Ne avrebbe approfittato un po’ prima di arrivare al suo scopo...

-A-a parte che non è stata una mia idea, e comunque dipende dai punti di vista!- protestò Alfred, ferito nella sua virilità. Quello stupido tentativo di demoralizzare Russia gli si sarebbe ritorto contro a vita o cosa?

-In ogni caso...mi serve qualcuno che si diverta a minacciare la gente.-

-Oh, ma allora potevi dirlo subito!- disse quasi con dolcezza Ivan, avvicinandosi ad un mobiletto di legno scuro, su cui era posata una bottiglia. -Vodka?-

-N-no grazie. Ma non vuoi neanche sapere chi, esattamente?-

-Adesso iniziamo a parlare di affari...- sibilò il russo, rinnovando la sua offerta con aria più minacciosa. Ivan non trattava nessuna questione prima di un bicchierino di vodka, e non aveva voglia di mandare in fumo un’occasione così ghiotta per colpa dei capricci dell’americano. Avvicinando ancora di più il suo volto a quello dell’altro ed iniziando ad emettere il suo tipico verso di disappunto e minaccia, riuscì a far capire a quella testa dura di Alfred che a casa sua si dovevano rispettare le sue regole.

-Bevilo.-

-Stai cercando di farmi ubriacare per estorcermi informazioni!- esclamò Alfred, scattando all’indietro e sotto shock per la geniale intuizione appena avuta.

-Esattamente. O ti sbrigherai a spiegarmi che ti serve, ed entrambi risparmieremo tempo, o ti ubriacherai prima ed io ti avrò alla mia completa mercè...ci stai?-

La sfida venne, inutile dirlo, accettata più o meno spontaneamente, ed al quarto bicchierino America e Russia, per la prima volta nella storia, trovarono un accordo. Al sesto, Ivan aveva iniziato ad elaborare un piano, ed Alfred si era abbioccato sulla poltroncina da ufficio, borbottando di tanto in tanto nel sonno qualcosa a proposito di Inghilterra.

-Interessante...- mormorò a se stesso il russo, sforzandosi di contenere il suo istinto omicida. Aveva come l’impressione che perdendo quell’occasione ne avrebbe guadagnate moooolte di più per rendergli la vita difficile. In fondo che gusto ci sarebbe stato a sbarazzarsene così in fretta...la sua proposta era strana, ma sembrava insolitamente divertente.

§§§

-Potresti almeno cercare di sorridere, mon petit lapin.- disse Francis versando un po’ di vino nel bicchiere dell’altro. Inghilterra lo guardò storto. Era intenzionato a non toccare una goccia d’alcool in presenza di quel pervertito che ne avrebbe approfittato alla prima occasione. Non importava che Irlanda lo avesse letteralmente incastrato in quella situazione, con la sua altalenante e poco credibile emicrania. Lui non avrebbe corso nessun rischio, anche perché Galles gli aveva fatto una bella ramanzina prima di uscire. Gli aveva ricordato soprattutto l’importanza della propria purezza, ed Arthur non era disposto a perderla per quell’idiota, vinofilo, farfallone...perchè quest’ultima cosa la pensava con una punta di astio in più?

-Sorridere dopo che sono stato biecamente ingannato e messo in trappola, bloody hell!-

-Se fossi più gentile nei miei confronti non sarei costretto ad usare metodi poco ortodossi mon chere.- rispose calmo e mellifluo Francis, senza smettere di fissarlo. Trovava adorabile il modo in cui Inghilterra arrossiva, nel tentativo di non perdere quello scontro di sguardi. Non avesse aggrottato così tanto quelle mostruose sopracciglia sarebbe stato perfetto. Ma era un dettaglio trascurabile. Francia rivolse un sorriso all’altro, sistemandosi i capelli con un gesto che doveva risultare affascinante.

-E piantala di pavoneggiarti, git!-

-Non è un reato mostrare la propria bellezza...a proposito, Angleterre, a cosa devo questa tenuta insolitamente decente.-

-D-decente?! Stai dicendo che di solito mi vesto male?-

-Non. - si affrettò a rimediare il francese -Dico solo che questa mise ti dona particolarmente...-

Inghilterra sbuffò, rifiutandosi di rispondere. Non avrebbe mai ammesso che i vestiti erano stati scelti non da lui, ma dalla sorella Abigail. Francis rimase leggermente deluso, constatando che l’inglese non si era reso conto di quanto quell’abbigliamento, elegante ma non antiquato come al solito, lo valorizzasse. Un vero peccato...avrebbe dovuto insegnargli ad apprezzarsi di più, quando sarebbero stati sposati.

-A proposito della mia proposta...-

-Ti ho già risposto, e non cambierò idea solo perché mi hai trascinato in questo postaccio...- in quel momento dal soffitto del ristorante caddero dei calcinacci. -...che a quanto pare cade anche a pezzi.-

Nessuno dei due poteva sapere che la cagione di siffatti fenomeni era una presenza inquieta nei condotti di areazione.

-Smettila di agitarti.-

-Lo sapevo che passare da qui era una pessima idea.- piagnucolava America. -Mi viene l’ansia, è troppo stretto!-

-Ti ricordo che tecnicamente è stata una TUA idea, quella del condotto. Io avevo suggerito la porta sul retro...- sospirò Ivan, ringraziando mentalmente se stesso per non aver lasciato che il “coraggiosissimo” americano (a quanto pareva, anche claustrofobico) andasse avanti per primo, fermandosi ogni due secondi.

-E...e poi avere te che mi fissi non è di aiuto. Sei inquietante.-

-Grazie del complimento, ma non mi pare il momento opportuno.- rispose, continuando ad indietreggiare vino ad avere sotto le sue mani il bocchettone che dava sulla sala. -Ci siamo. Adesso dobbiamo solo svitarlo delicatament...-

America, che ovviamente non stava ascoltandolo, decise di accelerare i tempi con un pugno. La grata cadde a pochi millimetri da Francis, che per fortuna non alzò la testa.

-Sacreblue...-

-Molto furtivo, complimenti...- sibilò a denti stretti Ivan, infastidito anche dal fatto di sover sbirciare con la testa prossima a quella di Alfred. La voglia di strozzarlo aumentava di secondo in secondo.

Sotto di loro Arthur si era leggermente allarmato e, in un istante di debolezza, aveva addirittura chiesto a Francia se stesse bene. Per poi rimangiarsi tutto con un “peccato, speravo fosse la volta buona...”. Il colore del suo volto, e il tremolio nervoso della sua voce, lo rendevano però poco credibile.

-Ecco, lo sapevo! Adesso quel ruffiano ne approfitterà: “ho rischiato la vita, baciami.”- borbottò Alfred, imitando molto male la voce del rivale.

-Potete fare silenzio, sto cercando di registrare.-

Entrambe le superpotenze, spiazzate, notarono allora due presenze saldamente ancorate al soffitto con delle ventose.

-Ungheria?-

-Japan?-

-Sssst! Ci fate scoprire!- sibilò Elizaveta, con in mani quella che sembrava essere una videocamera. -E poi sto cercando di registrare anche il sonoro...-

Imbarazzatissimo, Kiku, cercò di dire che “poteva spiegare...”, ma venne zittito di nuovo dalla ragazza ungherese. La quale però non si astenne dal commentare a mezza bocca: -Il condotto dell’aria...dilettanti.-

-Ehi! Smettetela di approvare questa...roba!- protestò Alfred, vedendo gli altri sussultare di fronte al gesto affettuoso di Francis, di inclinare la testa osservando l’inglese.

-Non mi abbasso ad una shipping war con un novellino...- si limitò a rispondere Ungheria.

-Tra l’altro, come diamine avete fatto a sapere dove sarebbero andati, voi? Io ho dovuto scomodare l’FBI...-

-Ci ha gentilmente avvisati Irlanda-sama.- spiegò Giappone, per poi ricominciare a scattare, zoomando il più possibile sui visi pericolosamente vicini di Francia e Inghilterra.

Mentre i due shipper più accaniti si preparavano ad immortalare l’evento, ripromettendosi l’una di richiedere, l’altro di realizzare, un opportuno doujinshi a riguardo, Ivan si chiese se non fosse stato anche lui ubriaco, quando aveva accettato di farsi coinvolgere in questa faccenda da pazzi.

 

 

 

 

Angolo del disimpegno (presso il Mind Palace di IMma)

Alla fine ce l’ho fatta ad aggiornare questa fic. Fiu! *si asciuga la fronte* che fatica. In ogni caso sono davvero soddisfatta (miracolo!!!) di questo capitolo, e voi?

La storia del più unico che raro accordo con Russia è storicamente vera, ma è stata PARECCHIO romanzato dalla sottoscritta.

America: AVEVI PROMESSO DI NON DIRLO!

Inghilterra: E tu veramente le hai creduto? -.-“

America: Non può averlo raccontato davvero! T.T

Inghilterra: Di che diavolo ti lamenti...tu almeno non hai rischiato di baciare una rana!

La serata non è ancora finita, Inghilterra...*sguardo malizioso*e comunque...fuori dalla mia stanza privata, voi due! *sospira* primedonne...

Tornando a noi: la scena al ristorante è frutto di un totale delirio in compagnia della collega Lady White Witch che ringrazio per il costante e paziente sostegno (oltre che per gli scleri xD). Non so come farei senza di te.

Ringrazio tutti coloro che hanno preferito, seguito, ricordato questa fic, oltre che tutti i lettori.

Saluti

IMmatura

  
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