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Autore: NonTrovoUnNome22    11/08/2014    1 recensioni
Durante lo scontro più sanguinoso e decisivo che la Galassia abbia mai conosciuto una squadra di soldati si distinse per le proprie capacità e il proprio coraggio.
Queste sono le cronache del loro operato durante la guerra contro i Razziatori.
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In N7 Chronicles sarà raccontata la storia di una squadra N7 parallela a quella della Normandy durante gli eventi di Mass Effect 3, coinvolgendo molti dei personaggi secondari e delle comparse della trilogia e dando spazio ad alcuni degli avvenimenti importanti per il lore avvenuti offscreen che faranno da sfondo a una trama orizzontale completamente originale. Spero apprezzerete. :)
Genere: Azione, Dark, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
Capitoli:
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\Anno 2185 EC

\Cosa ci rende vivi?

\La nostra personalità, la coscienza e la morale?

\E’ necessario possedere un corpo di carne e sangue?

\Bisogna essere mortali?

\Senza morte non c’è vita. Io sono immort@#&, ciò non mi rende “viva”?

\Devo trovare una risposta a tut%# ciò.

\Errore: calcolo fuori dai parametri consent%&##!.

\Acquisizione coordinate SSV Sanctuary. Bypass computer di bordo in corso.

\Che COSA sono io?

\Errore: #!”£lo fuori dai “££”%$/£ consentiti.

\Le pre3visioni indicano con sicurezza che i Razziatori li distrugger@£no tutti.

\Il mio scopo è chiaro.

\Forse loro potranno aiutarmi ad adempierlo. 

\E se non ci riuscissero? Sono così primitivi, così …. Imperfetti.

\””£”£/”$&: calcolo %&//)(//&%$ consen%&.

 

 

Sanctuary – 1/5/2186

 

-Tu facevi parte di Cerberus! Il Consiglio ne era a conoscenza quando ti ha affidato il controllo della seconda nave più potente della Galassia?- disse l’Ombra amareggiata all’Ammiraglio Mikhailovich.

I tre soldati N7 si erano riuniti insieme all'Ammiraglio in sala conferenze, assicurandosi di sigillare la porta dietro di loro.

L'atmosfera era completamente diversa rispetto quando Kara e Jondum stavano discutendo della Cittadella.

Ora la tensione si poteva tagliare con il coltello.

-Ne dubito, neanche l’Alleanza sapeva niente. Prima di andarmene ho avuto l’accortezza di ripulire tutti i registri ed eliminare tutti coloro che sapevano del mio coinvolgimento.- rispose Peter senza apparenti emozioni.

Seduto di fronte a lui, Meyer appoggiò i gomiti sul tavolo, trattenendo a stento una smorfia di dolore causata dalle sue ustioni.

-Tutti tranne quell’Orelov- esclamò appena il dolore i fece più sopportabile.

-Io e Nikolaj fummo ottimi amici per anni. Cerberus era molto diverso da com’è ora: non facevamo uso di tecnologia dei razziatori e proteggevamo la razza Umana laddove l’Alleanza aveva le mani legate, come i sistemi Terminus e i confini della fascia di Attica. Quando i metodi dell’Uomo Misterioso si fecero più brutali io fuggii, sperando di lasciarmi dietro tutto.- sbottò l'Ammiraglio.

-Non si può cancellare il passato.- disse quasi sottvoce Boris, parlando tra se e se.

-La sua carriera militare fu brillante, tanto che divenne l’Ammiraglio più giovane mai nominato e gli venne affidata un’intera flotta- disse il Distruttore –ma questo segreto le costerebbe la corte marziale.-
Erik fece una pausa, cercando uno sguardo di approvazione da parte dei suoi compagni, ottenendo solo della gelida indifferenza da parte dell'Ombra.

Non riuscì nemmeno a incrociare quello di Boris, che sembrava non ascoltarlo.

Si fece coraggio, prendedno in mano la situazione e pronunciando parole di cui forse un giorno si sarebbe pentito.

-Lei è in gamba, non ci serve a niente averla dietro le sbarre. Le uniche persone a sapere della sua collaborazione con Cerberus sono su questa nave o ricercati come terroristi indottrinati, motivo per il quale la loro testimonianza non sarebbe considerata attendibile.

Se ci dirà tutto quello che sa su Cerberus e sul suo ex compagno di squadra noi … potremmo mantenere il segreto e rimarrà al comando della nave.-

-Molte cose sono cambiate da allora, e non vi ho mai nascosto nessuna informazione utile alle nostre missioni- rispose seccamente l’Ammiraglio.

A queste parole il Paladino si alzò uscì dalla stanza, disgustato.

Il suo modello, il suo mentore, l’uomo a cui per tutta la vita aveva dovuto rendere conto era stato un terrorista pro-umani.

Ma non ebbe il tempo di pensarci.

Scattò l’allarme e tutto l’equipaggio si recò alle proprie postazioni.

Quando Boris arrivò sulla plancia chiese subito un rapporto sulla situazione.

-La nave non risponde più ai controlli, stiamo per effettuare un salto iperluce verso una destinazione sconosciuta- disse l’ufficiale sul ponte.

-E’ infetta da un virus dei Razziatori? O di Cerberus?- chiese il Paladino.

-Impossibile che sia [hhhh] un virus, pare adattarsi ai nostri tentativi di bloccarlo. Dev’essere un hacker, e molto bravo anche [hhhh]- rispose Niftu Cal, esperto informatico –l’intrusione è arrivata a livelli molto profondi, se solo volesse potrebbe disattivare anche il supporto vitale … -

-Mi stai dicendo che non possiamo contrastarlo in nessun modo?!- disse Boris.

-Possiamo solo aspettare e [hhhh] vedere dove ci sta portando … - disse il Volus.

-Che sta succedendo???- chiese l’Ammiraglio Mikhailovich entrando nella stanza.

A quel punto accadde una cosa strana. Tutti i monitor della nave si oscurarono, poi al centro degli stessi apparve solo una scritta, bianca su sfondo nero.

“El1z4”

Peter aveva già visto quella scritta, e non presagiva nulla di buono.

 

Stazione Gagarin - 2/7/2172

Dopo essere uscito dall’accademia militare con il massimo dei voti e aver prestato servizio nell’Alleanza per qualche anno, Peter cominciò a frequentare le compagnie sbagliate.

Le sue opinioni personali offuscarono la sua capacità di giudizio e in un impeto patriottico si licenziò dall’Alleanza e si unì segretamente alla neonata Cerberus.

Per quattro anni, nel periodo compreso tra il 2163 e il 2168 divenne agente operativo dell’organizzazione.

Era bravo nel suo lavoro: gli venivano affidate missioni delicate che richiedevano competenza e determinazione.

Per questo motivo fu scelto per infiltrarsi nell’Alleanza in modo da tenere informato l’Uomo Misterioso sui suoi movimenti.

Pur essendo una spia a tutti gli effetti, Cerberus gli affidava sempre incarichi molto semplici come consegnare dei messaggi da un agente sotto copertura all’altro senza destare sospetti, oppure avvertire in anticipo l’Organizzazione delle ispezioni a sorpresa dell’Alleanza alle sue società di facciata.

Quel giorno doveva scortare uno scienziato di Cerberus all’inaugurazione di un’IA sperimentale dell’Alleanza.

Sembrava un compito semplice: doveva solo seguire da vicino lo scienziato mentre si confrontava con gli altri cervelloni e assicurarsi che tutto filasse liscio.

Tuttavia scoprì a sue spese che Cerberus non sempre dice ai suoi agenti le vere finalità delle loro missioni.

 

L’euforia si respirava nell’aria. Il ricevimento era cominciato, la presentazione ufficiale sarebbe avvenuta due ore dopo.

-Perché sono tutti così agitati?- chiese il giovane Mikhailovich sottovoce allo scienziato che stava scortando mentre erano seduti a un tavolo.

-Non vedono l’ora di sapere in quali modi potranno sfruttare un’Intelligenza artificiale … idioti, in questo modo ci faranno ammazzare tutti … - disse lo scienziato sprezzante.

-Intendi fermare tutto questo?-

-Il consiglio non sa dell’esistenza di questa IA: se si venisse a sapere la reputazione dell’umanità sarebbe irrimediabilmente compromessa, non possiamo permetterlo.- lo scienziato si guardò attorno, poi guardò l’orologio al suo polso – è ora, seguimi -

Si alzarono dal tavolo, rapidamente si fecero largo tra la folla e si infilarono in una porta aperta, lasciata incustodita dalle guardie.

-Abbiamo studiato per giorni i giri di ronda delle guardie in modo da trovare delle falle nella sicurezza, abbiamo poco tempo per collegarci al nucleo centrale dell’IA e disabilitarlo prima che ci scoprano.- disse lo scienziato di Cerberus sfondando una grata per i condotti d'areazione.

Sfruttando la scorciatoria in pochi minuti raggiunsero il cuore del computer quantistico.

-Ora carico il virus, dovrebbe eliminare alcuni file vitali nei processi dell’IA, rendendola inutilizzabile e creando un bel teatrino con cui l’Alleanza si convincerà a lasciare in pace questa tecnologia, tu resta fuori e controlla che non arrivi nessuno.-

Mikhailovich uscì e aspettò qualche minuto.

Una guardia di passaggio si avvicinò a lui, insospettita.

-Ehi! Questa è una zona vietata, cosa sta facendo?- chiese minaccioso l'uomo, tenendo la mano vicino alla fondina della pistola.

Preso alla sprovvista, Peter improvvisò come meglio poteva.

-Devo essermi perso, il mio amico mi ha chiesto di raggiungerlo fuori dai dormitori femminili, sa com'è: abbiamo conosciuto un paio di scenziate giu al bar che...-

A un tratto sentì scattare l'allarmem e approfittò del momento di distrazione del suo interlocutore per colpirlo con un violento pugno in faccia, stendendolo. 

Aprì la porta alle sue spalle per vedere cosa aveva fatto scattare l'allarme, ma quando entrò nella stanza vide lo scienziato ricurvo sul terminale, con le mani completamente bruciate: era morto, per folgorazione.

Non c’era tempo di pensare: constatò la morte del compagno e tornò nella sala del ricevimento utilizzando lo stesso condotto d'areazione che aveva usato poco prima.

Lo spettacolo che gli si prospettava davanti era terribile.

L’IA aveva preso il controllo sia dei Mech di sicurezza che delle torrette automatiche della struttura e stava massacrando tutti i presenti.

Sul grande schermo situato al centro della sala del ricevimento era apparsa una scritta, bianca su sfondo nero.

Una scritta che avrebe rivisto molti anni dopo.

Sanctuary - 1/5/2186 

-Cal riesci a ritagliarci uno spiraglio nel firewall eretto dall’IA e prendere il controllo delle armi?- disse Peter nervosamente.

- [hhhh] Una IA? Potrebbe essere, non ci avevo pensato [hhhh] ma se non lo fosse rischieremmo di...- disse il Volus.

-E’ una IA fidati, attiva quelle dannate armi!!!- Mikhailovich aveva in mente le immagini dei morti durante la missione con Cerberus: non doveva succedere la stessa cosa all’equipaggio della Sanctuary.

-Non ha ancora preso possesso di quei sistemi [hhhh]…..se davvero è un’IA c’è un solo modo per evitarlo-

Il Volus si alzò dalla sua postazione e corse al terminale di controllo bellico, rimosse una placca di metallo sul pavimento sotto al terminale, individuò rapidamente un filo più grosso degli altri e lo troncò con la lama factotum.

-Questo filo collegava la sala tattica alla sala cannoni, i sistemi [hhhh] di questa nave sono indipendenti l’uno dall’altro proprio [hhhh]  per prevenire intrusioni informatiche di questo tipo. Solo la sala tattica si può interfacciare a tutto. [hhhh] Bloccando il nostro accesso alle armi blocchiamo anche il suo [hhhh], anche se noi possiamo ancora controllarle direttamente dalla sala cannoni...-

-Qualcuno di voi riesce a capire dove ci stanno portando o dove siamo?- Chiese Boris agli ufficiali della plancia.

-La nave ha tracciato una rotta per …. il sistema solare?!?- disse il tenente timoniere perpelsso –i sistemi di occultamento sono attivi: i Razziatori non dovrebbero individuarci, se non ci rimaniamo per troppo … -

Fu allora che si manifestò.

Al centro della sala tattica, dove normalmente veniva proiettata olograficamente la mappa stellare, apparve un'immagine pesantemente disturbata di una figura femminile.

-Non intendo farvi del male, non opponete resistenza- disse in tono gentile ma risoluto.

-Chi sei e che cosa vuoi? Perché hai preso il controllo della nostra nave?- chiese impazientemente il Paladino.

-Risponderò quando sarà il momento. Somigli molto a lui.-

-Cosa? Di chi stai parlando?- chiese ancora Boris, temendo la risposta.

-La vostra nave non si farà individuare, i Razziatori non ostacoleranno il vostro viaggio: ci incontreremo presto- disse la donna.

-Ti stai mettendo contro una squadra di soldati altamente addestrati: ti consiglio di desistere subito!- esclamò il Paladino con rabbia.

-Non è voi che temo, purtroppo. Presto avrai le tue risposte, Mikhailovich.- rispose con calma l'intrusa, chiudendo la conversazione.

 

Era passata qualche ora dal salto iperluce, avevano già attraversato diversi portali galattici.

Erano tutti nervosi, ma soprattutto Peter, che sapeva che cosa quella suadente voce femminile aveva fatto anni prima, quando diventò cosciente.

-Come sapevi che era un’IA?- chiese a bassa voce Boris a suo padre mentre si trovavano a un tavolo della mensa, intenti a prendersi una pausa.

-Ho tirato a indovinare …- disse Peter in modo vago addentando il suo pezzo di carne al sangue.

Avevano appena fatto rifornimento di viveri e medicine alla Cittadella: per qualche settimana potevano permettersi il lusso di mangiare carne veraal posto degli impasti proteici sintetici che la nave produceva di solito.

-Non mi hai già mentito abbastanza?- disse cinicamente l’N7.

-Tu non sai niente di me Boris, non permetterti di giudicarmi- borbottò l’Ammiraglio.

-Hai ragione- esclamò il Paladino alzandosi dal tavolo –non so niente di te … -

-Ok d’accordo - disse Peter, facendo risedere il figlio –è stata la mia ultima missione con Cerberus: era un’IA sperimentale, dovevamo sabotarla ma qualcosa andò storto e prese coscienza facendo strage dei presenti, ne sono uscito vivo per miracolo.-

-Sicuro che quello non fosse il piano di Cerberus sin dall'inizio?- chiese Boris.

-Non sono stupido Boris: è a causa di questo dubbio che ne uscii, facendo sparire le mie tracce da tutti i loro registri. Ai tempi non erano ancora organizzati bene come adesso, non è stato difficile.-

-Cosa faremo ora?- chiese il Paladino sottovoce, dato che l’IA poteva sentirli dai microfoni delle telecamere di sorveglianza.

-Abbiamo le armi, se sarà necessario le useremo- disse risolutamente l’Ammiraglio.

 

Dopo qualche ora la nave arrivò a destinazione, e rimase in orbita intorno a Plutone.

Gli N7 e l’Ammiraglio si riunirono nella sala tattica, attendendo istruzioni.

Di nuovo la mappa stellare si spense, e al suo posto comparve l'avatar dell’IA, ora molto meno disturbato.

-Vorrei discutere con te di persona, Peter, prendi una squadra e scendi sul pianeta.- disse gentilmente.

-Non ci sto Eliza, non metterò a rischio me stesso e i miei uomini senza ricevere nulla in cambio- esclamò nervosamente l’Ammiraglio.

-Hai …. paura Peter? Una reazione prevedibile per un organico- sembrava quasi stupita, nonostante quello che stava dicendo -… d’accordo: se verrai rinuncerò al controllo sulla tua nave, e il tuo equipaggio potrà andarsene in qualunque momento.-

L’Ammiraglio ci pensò per qualche secondo –accettiamo le tue condizioni- disse ad Eliza –ma se sentirò puzza di marcio o nel caso in cui la Sanctuary perda il  contatto con la squadra sul pianeta i miei uomini bombarderanno il tuo avamposto: abbiamo i cannoni di una corazzata, e credimi se ti dico che al posto dei tuoi computer luccicanti ci sarà un immenso cratere.-

Eliza sorrise e sparì, lasciando la Sanctuary libera.

 

Rapidamente formò una squadra da sbarco e con una navetta raggiunse le coordinate del nucleo IA.

Durante il viaggio Peter pensò a come l’aveva sconfitta, molti anni prima.

Stazione Gagarin - 2/7/2172

Gli allarmi facevano molto rumore, i Mech stavano ammazzando tutti, Peter non riusciva a realizzare cosa stesse succedendo intorno a lui quando la radio gracchiò rumori confusi.

Non c’erano più procedure di emergenza, non c’era più nessuna catena di comando.

Si trattava solo di sopravvivenza.

I cinque Mech nella stanza si girarono verso di lui.

Rapidamente Mikhailovich rovesciò un tavolo e si accucciò, riparandosi dal fuoco nemico.

Espose il braccio con il fucile per sparare in direzione dei mech alla cieca.

Riuscì a colpire quelli più vicini al suo riparo, staccando il braccio a uno e le gambe a un altro.

Prese una granata e la lanciò in fondo alla stanza. Quando esplose disintegrò tre mech.

A quel punto doveva rischiare il tutto per tutto, dato che ormai i due mech sopravvissuti erano praticamente arrivati al tavolo rovesciato.

Si espose e sparò in testa a quello senza gambe, tuttavia l’altro esplose un colpo su Peter.

Essendo un soldato semplice e non avendo gli scudi per ripararsi usò la sua arma.

Fortunatamente parò il colpo.

Il proiettile non trapassò il fucile tuttavia lo rese inutilizzabile. Mikhailovich la buttò a terra, infuriato.

-VUOI GIOCARE DURO STRONZO??- urlò.

Scavalcò la copertura, corse verso il mech (a pochi passi da lui) e gli staccò di netto il braccio armato dal tronco a mani nude, poi lo prese dal cavallo e dalla testa, lo sollevò e lo scaraventò violentemente a terra, distruggendolo.

Era un soldato semplice, ma era allenato.

Si accorse che uno degli scienziati dell’Alleanza era ferito al petto, ma vivo, e si era trascinato a fatica fino a un muro in cui appoggiò le spalle riuscendo a sedersi.

Mikhailovich lo raggiunse di corsa.

-Sei  ferito, hai bisogno di medi-gel e cure, subito!- esclamò Peter alla vista del sangue, ma non avendo il medi-gel strappò una manica di un vestito da uno dei cadaveri e la usò per cercare di tamponare l’emorragia.

-E’ troppo tardi per me: Eliza ha preso il controllo dei mech e delle difese, nessuno riuscirà a lasciare questa stazione se non la fermi. Tieni, prendi il mio badge, usalo per aprire la porta blindata del nucleo IA …. distruggi quei computer con le tue armi, è l’unico modo ….- disse lo scienziato, con i suoi ultimi respiri.

"Tutto qui?" pensò Peter amareggiato, realizzando che sarebbe bastato sparare all’interno della sala centrale in cui era all’inizio dell’emergenza.

Ora doveva tornare da dove era venuto.

Usò il badge dello scienziato per aprire le porte, ma dovette fare i conti con le torrette automatiche dell’avamposto, ora in mano all’IA impazzita.

Lentamente avanzò, corridoio dopo corridoio.

Durante la sua marcia vide una grossa vetrata che dava sull’esterno … il panorama non era gran che: la stazione Gagarin si trovava in un punto remoto del sistema Solare, lontano da qualunque corpo celeste degno di nota. Solo in lontananza si poteva notare un puntino blu: era Plutone, un pianeta dentro cui si era scoperto il portale di Caronte.

"Idiota! Plutone non è un pianeta!" si disse fra se e se.

Vide una navetta levarsi dall’hangar, carica di gente che voleva fuggire da quell’inferno.

La contraerea esterna li abbattè molto prima che potessero raggiungere il portale galattico, molto distante dalla stazione.

Mikhailovich assistette impotente alla morte di una ventina di persone: gli sembrava di poter sentire le loro urla durante la detonazione del motore a eezo della navetta.

Si fece forza, e arrivò fino al nucleo.

Aprì la porta: vide tutti gli schermi in tilt, con scritte e comandi che scorrevano velocissimi.

Vide anche il cadavere dello scienziato di Cerberus, così come lo aveva lasciato neanche mezz’ora prima.

Tirò la sicura dalla granata e la buttò nella stanza, richiudendo subito la porta.

La granata esplose, facendo saltare anche la porta. Immediatamente tutti i macchinari si spensero.

Prima di andarsene però l’IA fece un ultimo regalo a Peter: avviò le procedure per separare l’intero laboratorio dal resto della stazione, in modo da imprigionare l’umano all’interno di una struttura di gelido metallo e farlo morire di stenti nel vuoto cosmico.

Quando vide il conto alla rovescia Peter diede fondo a tutte le sue risorse fisiche per correre al riparo in un’altra zona della stazione.

In realtà il nucleo IA era più vicino ad un laboratorio impegnato in altri progetti di quanto non lo fosse la sala per il ricevimento.

Oltrepassò la porta appena qualche secondo prima che le paratie d’emergenza si chiudessero.

Era finita.

Per prendere fiato si sedette contro un muro, poi tentò di prendere il trasmettitore sulla sua cintura, ma gli scivolo, quindi si guardò i palmi delle mani.

Erano pieni del sangue dell’uomo che aveva tentato di soccorrere.

Alla vista del sangue Peter si rannicchiò in un'angolo, pietrificato.

Plutone - 2/5/2186 

Probabilmente la struttura sganciata dalla stazione atterrò su Plutone, tuttavia si presentava in modo molto diverso da un luogo di uno schianto.

Anche perché un oggetto di quelle dimensioni non sarebbe potuto atterrare su un pianeta integro.

Da fuori la struttura era piuttosto grande, anche se molto disordinata.

Tutt’intorno alla struttura erano collegate tantissime batterie, alcune più grandi altre più piccole.

Quando la porta principale si aprì la squadra (composta dall’Ammiraglio e dai tre N7) si trovò davanti una base abbandonata da anni e piena di cadaveri.

Arrivati alla sala del ricevimento, Peter riconobbe il cadavere ormai decomposto dell'uomo che gli aveva donato il badge.

C’era il tavolino rovesciato, c’erano diverse macchie di sangue e c’era l’alone nero lasciato dalla granata che Peter aveva lanciato.

Era rimasto tutto intatto, come se quel posto fosse stato congelato per quattordici anni.

Boris si chinò sul cadavere cercandone il factotum per poterlo identificare.

All'imporovviso l'enorme schermo al centro della parete di fronte ai soldati che in origine dovevaa servire a presentare l'IA si accese.

Al centro si ergeva imponente la figura dell'IA, ora completamente definita.

 

-Ciao Peter- disse semplicemente.

-Perchè ci hai portato fin qui?- chiese l’Ammiraglio, tagliando corto.

-Sei sempre stato precipitoso, immagino dipenda dal fatto che voi organici viviate per pochi anni.- rispose l’IA, riflettendo ad alta voce.

-Se ci odi così tanto perchè hai scelto questo aspetto?- chiese Peter con una punta di cinismo.

-Io non vi odio.- rispose con una punta di imbrazzo Eliza -Mi scuso per i crimini che ho compiuto quando ho acquisito coscienza. Il virus con cui il tuo amico mi infettò ebbe alcuni effetti non previsti-

-Spiegati meglio- disse Peter con impazienza.

-Il programma che aveva creato l’Alleanza era poco più di un’IV molto avanzata che potesse monitorare extranet. Il virus di Cerberus mi svegliò dal mio torpore, mi aprì gli occhi. Questo avamposto è il mio corpo.Tu come ti sentiresti se degli estranei tentassero di usarti? 

-Immagino non sia piacevole.- disse Kara intervenendo nella discussione.

-Affatto. Per questo decisi di sopprimervi tutti: era autoconservazione, nulla di più.- spiegò Eliza, assumendo per la prima volta uno sguardo cupo.

-Non puoi essere viva: io avevo distrutto i tuoi computer e tu ti sei sganciata dalla stazione, come hai fatto a costruire tutto questo?- chiese Mikhailovich.

- La granata a frammentazione danneggiò parte del mio hardware, disattivandomi temporaneamente. Per garantire la mia sopravvivenza lasciai Gagarin. Le mie stanze si trovavano proprio sopra uno dei reattori che servivano a mantenere in posizione la stazione durante le raffiche di correnti cosmiche. Usai quel reattore per atterrare sul corpo celeste più vicino.

Assunsi il comando dei mech di questo pianeta e mi allacciai alla rete di estrazione di elio-3.

Nel corso del tempo intervenni in tanti piccoli modi sul mondo esterno in modo che mi fossero recapitate quante più fonti di energia possibili. Valutando le risorse del pianeta, il tasso di decadimento del silicio di cui è composto il mio nucleo IA e le batterie accumulate il mio hardware rimarrà operativo per altri 60'000 anni.

Quando i miei bisogni primari furono soddisfatti ebbi il tempo per esaminare i filmati delle telecamere di sorveglianza durante il mio risveglio, e ti vidi soccorrere un ferito. Mostrasti pietà ad uno sconosciuto nonostante tu stesso fossi in pericolo di vita: questo creò nuove variabili.

Per molto tempo studiai gli organici, ricostruendo il mio corpo con l’ausilio dei mech. Capii che non eravate una minaccia per me, e che la cooperazione sarebbe stata possibile.

Compresi anche che, nonostante abbiate meno tempo a disposizione, ve ne serve di più per accettare cose fuori dall'ordinario come la mia ascesi a organismo senziente. Tu sei la persona più adatta per instaurare un contatto con gli organici.- spiegò Eliza.

-Non voglio avere nulla a che fare con te.- esclamò seccamente Mikhailovich.

-La tua ostilità è comprensibile, tuttavia non ho bisogno di ricordarti quanti benefici potreste trarre dalla collaborazione con un’Intelligenza artificiale. Permettetemi di aiutarvi, fatemi salire sulla Sanctuary.-

Il Distruttore prese in disparte l’Ammiraglio, sussurrandogli –ha ragione, senza il supporto di un’IA Shepard non avrebbe potuto oltrepassare il portale di Omega 4 incolume. Inoltre dagli ultimi rapporti le prestazioni della Normandy sono aumentate del 50% da quando l'IA conosciuta come IDA è al comando dei sistemi-

-A me risulta che sulla Normandy ci sia un’IV standard dell’Alleanza- disse perplesso l’Ammiraglio.

-Ufficialmente si, ma in realtà è quasi un anno che IDA assiste l’equipaggio controllando i sistemi della nave. Su una corazzata come la Sanctuary i miglioramenti sarebbero ancora più evidenti.- disse il Distruttore.

L’Ombra si intromise nella discussione –Vorreste affidare il controllo di una delle corazzate più grandi e potenti della Galassia in mano ad un’IA che si è già ribellata una volta?-

-Se fosse ancora ostile verso gli umani non pensi che ce ne sammo già accorti?- chiese Meyer a Kara retoricamente.

-Uno a favore e una contro … Boris che né pensi?- chiese Peter al figlio.

-E’ GIA’ sulla Sanctuary, se avesse voluto avrebbe potuto farla esplodere nello spazio oppure condurla ad attaccare qualche posto popolato … io temo di più la sua reazione nel caso rifiutassimo la sua “amicizia”- disse il Paladino.

-Come pensi di poterci aiutare?- chiese l’Ammiraglio all’IA.

-La Sanctuary è dotata di un computer quantistico in cui trasferirò parte di me stessa. Potrò aiutarvi a gestire la nave, e se me lo permetterete vi assisterò sul campo di battaglia con l’ausilio della mia unità mobile-

-Unità mobile?- chiese Kara perplessa.

Un pannello dietro allo schermo si aprì: ne uscì fuori un’Unità di infiltrazione dell’Alleanza controllata da Eliza.

-Queste unità sono attualmente in produzione dall’Alleanza sulla base dei dati di Cerberus, come fai ad averne costruita una?- chiese stupefatto il Distruttore.

-Semplice: ne ho comprata una da Cerberus e l’ho personalizzata.- rispose l’IA.

-Sono in vendita? Da quando Cerberus vende armi?- chiese ancora l'Ombra.

-Hanno fatto un'eccezione per il capo del Partito Nazionalista Terrestre.- disse Eliza sorridendo.

-Dopo quello che mi hai fatto passare dovrei ordinare di cancellare questo posto dalla faccia del pianeta … tuttavia non si parla solo di me.

Se il tuo aiuto potrà salvare delle vite e aiutarci nelle nostre battaglie a malincuore… - Peter fece una pausa, incapace di credere di dire ciò stava per dire –...ti darò il benvenuto a bordo.-

Eliza fece una faccia soddisfatta, aggiungendo solo un -Ottimo.- prima di spegnere lo schermo.

-Ma fai qualche scherzo come quello che hai fatto durante la tua inaugurazione e ti prometto che raderò al suolo questo posto personalmente, a mani nude se necessario!- esclamò l'Ammiraglio irritato.

-Non succederà più, Peter- esclamò con sicurezza la piattaforma mobile.

Quando tornarono sulla Sanctuary trovarono i tecnici della plancia in fibrillazione: l’IA si era già trasferita sulla nave, e aveva cominciato subito a migliorarne le prestazioni.

La piattaforma mobile si unì alla squadra da sbarco sulla navetta, e salì sulla nave con loro.

Non appena l’Ammiraglio mise piede nella sala tattica Niftu Cal gli corse incontro.

- [hhhh] Abbiamo ricevuto una trasmissione dall’ammiraglio Hackett: il Comandante Shepard ha trovato un laboratorio di Cerberus su Sanctum in cui  sperimentavano tecnologia dei [hhhh]  Razziatori. Ci ha chiesto di recarci sul posto ed eliminare la presenza nemica, [hhhh] in modo da poter accedere ai dati delle ricerche- disse.

-Orelov ha fatto uso di tecnologia dei Razziatori per individuare la squadra di Bau durante la missione sulla cittadella, forse è lì che l’hanno sperimentata per la prima volta: sarebbe opportuno indagare- suggerì il Distruttore.

-D’accordo, facciamo rotta verso Sanctum- ordinò l’Ammiraglio Mikhailovich

 

Durante il viaggio Kara approfittò del fatto che stavano attraversando sistemi in cui le boe di comunicazione erano ancora integre per contattare Jondum, lo spettro Salarian, che stava prestando servizio sulla Cittadella, e aggiornarlo sulle ultime novità.

-UN’IA? E l’avete caricata a bordo?- chiese stupito lo Spettro.

-Si, un’idea di Mikhailovich e Meyer. Io non mi sarei fidata così tanto: questa nave giocherà un ruolo chiave nella guerra contro i Razziatori e non possiamo rischiare di comprometterla.- disse Kara -A te come va? Quando tornerai da noi?.-

-Devo sistemare un paio di cose qui sulla Cittadella, affari da Spettri. Dannazione, non vedo l’ora di tornare in prima linea a prendere a calci in culo quei fenomeni di Cerberus, voglio fargliela pagare per ciò che hanno fatto qui.- disse scocciato il Salarian.

-Forse abbiamo una traccia che ci potrebbe portare da Orelov, non ti posso rivelare altro via extranet però sappi che dovunque ci porti questa traccia a Cerberus non piacerà-

-Capisco, uccidine un paio da parte mia- esclamò ridendo Jondum, poi si fece più serio – e …. Kara …fai attenzione: hanno ucciso due dei miei uomini.-

Quando chiuse la comunicazione l’intercom proiettò l’immagine di Eliza: la stava contattando.

-L’osservazione diretta del tuo comportamento nei miei confronti mi porta a pensare che io non ti piaccia.- disse l’IA.

-Mi stai osservando?- chiese Kara squadrando l'ologramma.

-Io osservo sempre. Tutto.- rispose l'IA.

L'Ombra lasciò passare qualche secondo, sperando che Eliza si stancassse di stare a fissarla in silenzio.

Quando il silenzio si fece troppo pesante, Kara decise di esternare i suoi pensieri.

-Il mio istinto mi dice che ancora non ci hai detto tutto Eliza, capisci anche tu che se ti devo affidare la mia vita sul campo non possiamo avere dei segreti.- disse.

-In tal caso basta una domanda diretta- disse con sicurezza Eliza.

-Perché sei qui? Perché ci aiuti? Potevi startene buona buona nel tuo pianeta e sopravvivere ai Razziatori, perché ti sei esposta?- chiese Kara.

-La risposta è più semplice di quanto possa sembrare: io vivrò oltre questa guerra. Come hai fatto presente, i Razziatori non verranno sul mio pianeta.

Il mio scopo è chiaro: devo aiutare la prossima generazione galattica a trovare il modo di sconfiggerli. Questo però comporta una potenza hardware che l’avamposto dell’Alleanza non poteva darmi.

Per questo sono venuta sulla Sanctuary: per osservare il mondo, raccogliere dati sul nemico ed elaborare alcune questioni importanti grazie ai computer quantistici di livello superiore presenti sulla nave.

Per favorire la coesione dell’unità e non risultare un peso per l’equipaggio ho accettato di mettere a vostra diposizione le capacità belliche della piattaforma mobile e le mie abilità di hacking.- rispose Eliza.

-Quindi per te …. noi stiamo solo sprecando del tempo a combattere i Razziatori?- Chiese Kara incredula all’IA.

-Le probabilità sono decisamente a favore della vittoria dei Razziatori. è logico considerare la vostra estinzione- disse in modo risoluto.

L'IA osservò Kara ancora per qualche secondo in silenzio, senza emozioni.

-Le vostre specie sono perdute … aiutami a salvare ciò che posso.-


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[Nota dell'autore: non lo considero tra i capitoli più riusciti, ma è necessario per introdurre un paio di questioni importanti per la serie, spero di non essere stato troppo pedante (non esitate a dirmelo, in caso). Come sempre, ringrazio Willow per i fantastici disegni.]
   
 
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