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Autore: Luna Spenta    11/08/2014    1 recensioni
Brittany ha solo 17 anni quando la sua vita cambia radicalmente: trovarsi all'improvviso catapultati in una nuova città, dovendo cancellare tutto il proprio passato pur di proteggere le persone che si amano, può essere un'esperienza scioccante ma allo stesso tempo ricca di sorprese. Una nuova vita, una nuova storia, un nuovo amore. Ma il passato tende a ripresentarsi in tutta la sua irruenza... Si può davvero costruire il domani cancellando tutto quello che si è vissuto ieri?
DAL TRENTESIMO CAPITOLO:
In quella doccia c'era il suo profumo, il profumo di tutte le volte che mi aveva insaponato la schiena, che mi aveva sfiorata, toccata, baciata, morsa in quella stessa cabina.
Quante volte avevamo fatto l'amore lì? Quando sarebbe successo di nuovo? E soprattutto... sarebbe successo o no?
Genere: Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Una sera avevamo in programma di andare al cinema.
Ci sarebbero state Stefania, Maria, Rossella, Alessio, altri compagni di scuola ed Emanuele sarebbe venuto in qualità di "mio fidanzato".
Le parole che mi aveva detto Ale mi risuonavano in testa da giorni.
"La passione è un'altra cosa."
"Sei troppo giovane per lui."
Quella sera uscii di casa con la ferma intenzione di dimostrare a tutti che si sbagliavano.
Mi accomodai sulla poltrona del cinema, e appena le luci si furono spente posai con noncuranza la testa sulla spalla di Emanuele.
Lo sentii irrigidirsi all'istante, ma si rilassò dopo qualche secondo e mi cinse le spalle con un braccio. Io mi accoccolai sul suo petto largo lasciandomi stringere.
Le sue dita facevano una danza dolce sul mio braccio, scivolando dal gomito al polso e provocandomi piccoli ed inaspettati brividi. Non riuscivo a concentrarmi sul film, così voltai il viso verso di lui e lo vidi, al contrario di me, particolarmente rilassato.
Seguiva la proiezione con interesse, e le carezze che mi stava dedicando, provocandomi fremiti, sembravano in effetti l'atteggiamento di un fratello maggiore.
La cosa mi irritò non poco, ma ero ancora decisa a dimostrare agli altri che se avessi voluto scatenare la passione in un uomo di ventisette anni ce l'avrei fatta tranquillamente.
Mi allungai sulla poltrona sporgendomi verso di lui e poggiai le mie labbra sulla pelle calda del suo collo. Percorsi lo spazio tra il collo e il lobo dell'orecchio con piccoli baci mentre mi godevo il suo profumo.
Di colpo si voltò verso di me con aria interrogativa, e appena ebbi il suo viso di fronte al mio, premetti le labbra contro le sue.
Come poco prima, lo sentii dapprima molto rigido, poi, con estenuante lentezza dischiuse la bocca e accarezzò la mia con la punta della lingua.
Solo pochi secondi, e poi si allontanò piano.
Mi sembrò di scorgere una luce strana nei suoi occhi quando mi guardò. 
Poco dopo si abbassò verso il mio orecchio.
-Raggiungimi in bagno- e così dicendo si allontanò nel buio della sala.
Io avevo il cuore a mille e il respiro mozzato. Ero convinta di aver scatenato in lui esattamente la reazione passionale che volevo: se le mie gambe mi avessero retto fino al bagno, la passione tra me ed Emanuele sarebbe esplosa. 
Certo, un bagno pubblico non è il massimo per la prima volta che si fa l'amore con qualcuno, e, in più, mi sentivo decisamente in colpa verso Alessio che era a pochi metri da me e, ancor peggio, verso Adam...
Non so esattamente cosa mi diede la forza di alzarmi, ma alla fine tra le risatine degli altri, che avevano ovviamente già capito dove stavo andando e perché, raggiunsi Emanuele col cuore in gola.
Scostai la pesante tenda, e lo trovai poggiato ad un lavandino. Quella sera, nella sua camicia di lino bianco, era da togliere il fiato.
Mi avvicinai con passo cauto, aspettandomi di riprendere quello che avevamo interrotto in sala, invece lui mi lanciò uno sguardo accigliato.
-Vuoi dirmi che ti è preso?- mi chiese a metà tra la rabbia e l'apprensione.
Tutti i castelli che mi ero costruita in aria crollarono miseramente sotto il peso del suo sguardo canzonatorio.
Quel bacio a lui non aveva fatto alcun effetto; aveva ricambiato solo per non far saltare la nostra copertura, così tanto valeva fargli credere che gliel'avevo dato per lo stesso identico motivo.
-Ho dovuto farlo o ci avrebbero scoperti. L'altro giorno Alessio è venuto da me e mi ha fatto chiaramente capire che ha dei dubbi sulla nostra storia. Dice che con lui sarei più felice e che tra noi non c'è passione. L'unico modo per non farci scoprire era... fare qualcosa.-
La voce mi uscì più tremolante di quanto non volessi e non riuscivo ad alzare lo sguardo verso di lui. 
-Ma è perfetto!- esclamò entusiasta.
Lo guardai cercando di capire. -Il mio piano?-
-No no, quello che Alessio ti ha detto è la soluzione a tutto. Potremo uscire da questa situazione finalmente! Basta che tu gli dica che ci hai pensato e che lui ha ragione, e così fingeremo che abbiamo deciso di rompere ma restare amici. Tu potrai uscire con lui e anche Stefania smetterà di odiarmi se saprà che è una decisione tua e che sei felice così.-
L'euforia con cui parlava di liberarsi dell'ingrato compito di fingersi mio fidanzato mi deluse molto, e credo che lui ad un certo punto se ne accorse, perché la sua voce si fece via via più incerta.
-Va bene Niky? Sei... d'accordo?-
-Brit- sussurrai. Odiavo che anche una delle poche persone che conosceva la mia vera identità fingesse che il mio passato non esistesse, ma lui, come al solito, sottolineò che non potevamo rischiare.
-Siamo in un luogo pubblicò- mi ammonì -Niky. Allora? Te la senti di uscire con Alessio? Stai pensando al tuo ragazzo a Las Vegas, vero?-
A questa domanda ebbi una profonda certezza: quel ragazzo non capiva assolutamente nulla.
Non stavo pensando ad Adam. 
Adam era nei miei pensieri in ogni istante, ma ogni volta che mi trovavo con Emanuele, che sentivo il suo profumo, che potevo sfiorarlo, ascoltare il suono deciso e sereno della sua voce, per me l'America scompariva come una bolla di sapone che esplode, e in quella bolla c'erano tutte quelle cose e quelle persone che avevo amato ma che erano lontane, così lontane da non avere quasi più alcuna influenza su di me. 
Mi stavo innamorando di un poliziotto di ventisette anni, che non mi avrebbe mai degnata di uno sguardo, e che prendeva l'accarezzarmi e il baciarmi come se fosse solo ed esclusivamente un faticoso lavoro.
Mi sentii morire, ma cercai di conservare quanta più dignità possibile.
-Uscirò con Alessio. Gliene parlerò oggi stesso se... se tu magari vai via ora. Mi inventerò che... mi hai sentita diversa baciandomi! Nel film è una scusa che usano spesso! La userò anche io, e aggiungerò che mi hai chiamata in bagno a parlarne e... che abbiamo chiuso perché io voglio stare con lui. Dirò che hai preferito andare via.-
Emanuele annuì.
-Va bene, dai, però stai attenta. Se mi allontano non potrò proteggerti. Evita di smascherarti... e non bere, siamo intesi?-
Feci segno di sì con la testa trattenendo un sorriso amaro. Era decisamente quello che avrebbe detto un fratello maggiore, no?
Quando rientrai in sala le luci erano accese. Era da poco finito il primo tempo del film.
Raggiunsi gli altri, che subito mi chiesero di Bill, dopo aver fatto qualche commento malizioso sulla nostra scappatella al bagno.
Quando li informai che era andato via e notarono l'espressione delusa che non riuscivo a nascondere, smisero di ridere.
Stefania mi guardava con l'aria di una che stava progettando un omicidio, così quando il film ricominciò, le spiegai sottovoce  com'era andata, o meglio la versione che avevo concordato con Emanuele. Lei sembrò crederci e il suo aspetto minaccioso si addolcì.
Non mi ero resa conto, nel parlare con Stefania, che Alessio era riuscito ad ascoltare tutto.
Dopo il cinema mi accompagnò a casa.
-Dovresti parlare a voce un po' più bassa durante un film, disturbi gli altri- mi rimproverò con tono scherzoso, prendendomi la mano.
-Sono felice che tu ci abbia pensato- disse quando fummo arrivati in veranda, e poi si chinò a baciarmi con passione, stringendomi forte mentre io giocavo con i suoi capelli spettinati.
Fu un bel bacio. 
Niente farfalle nello stomaco o batticuore, ma quel contatto mi fece sentire desiderata, e questo per un po' coprì la sensazione di umiliazione che avevo provato qualche ora prima.
Quella sera mi resi conto di non voler restare sola. 
Credo che se mi fossi rivolta ad uno psicologo mi avrebbe spiegato che, sradicata dai miei affetti più cari rimasti a Las Vegas, stavo cercando qualcuno a cui legarmi per sentirmi finalmente a casa anche in Italia. La verità è che avevo un disperato bisogno di essere amata.
Solo Adam era riuscito a colmare quel bisogno in passato, ed ora era lontano. Emanuele non aveva alcuna voglia di starmi vicino, mentre Alessio era lì, disposto a prendersi cura di me. Decisi che questo che poteva bastarmi.
  
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