Crossover
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Autore: Claudia Ponto    12/08/2014    1 recensioni
Un lungo viaggio, una fantastica avventura che rispecchia ciò di più bello e personale che si possa avere, la fantasia.
Attraverso mondi inesplorati, grandi città, strani personaggi, Claudia, una ragazzina di 12 anni ritroverà di fronte ad un misterioso segreto e a tante magie che troveranno una risposta solo proseguendo il lungo cammino irto di ostacoli che solo lei, con l’aiuto di una simpatica gang, potrà annientare.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anime/Manga, Videogiochi
Note: Cross-over, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nell’aeroporto una voce annunciò la partenza del prossimo aereo, invitando i signori passeggeri a raggiungere il gate d’uscita. Molte persone si armarono di borse e bagagli pronti a partire, tra turisti e viaggiatori d’affari anche noi eravamo in coda in attesa del nostro turno di prendere quell’aereo. Si rimase in ordine fino a quando Yugi non arrivò correndo dalle scale mobili, sulle spalle un voluminoso zaino che era quasi più grande lui, Sly seccato gli andò incontro fermandolo.
<< Ragazzino, tornatene subito a casa. >> gli disse.
<< No! Ho detto che voglio venire con voi! >> replicò lui.
Il ragazzo aveva deciso di volersi aggregare alla comitiva ma il ladro glielo voleva impedire, mettendo in rilievo tutti i pericoli inimmaginabili a cui il giovane personaggio non dava credito. Quei due avevano discusso tutto il giorno e tutta la notte, per questo cascavo dal sonno con le braccia ciondolanti e le occhiaie, sentirli parlare ancora mi mandava all’esasperazione.
<< Perché allora Yui può venire con voi? >>
<< Perché la signorina non sa come tornare a casa e da sola non può restare. Tu invece una casa c’è l’hai e hai un caro nonnino di cui prenderti cura. >>
<< Questo è vero, ma voi avete salvate il mio mondo e io devo ricambiare il favore. >>
Stava per replicare il ladro ma la comitiva di viaggiatori cominciò a muoversi e gli hostess raccolsero i biglietti, per paura di perdere il volo fu costretto a farlo venire e infine in tutta fretta ci fece imbarcare.
Dopo un lungo soggiorno alla Città di Domino, eravamo riusciti finalmente a prendere un volo diretto a Parigi, la città d’origine di Sly.
Avevo preso l’aereo poche volte da bambina, il panorama sopra le nuvole che parevamo cotone, sorvolate da stormi di uccelli, era uno scenario che mi lasciava affascinata; cullata però dal movimento dell’aereo e dal ronzio del motore mi assopì nel sedile, accoccolandomi su me stessa e ignorando chi mi parlava, persino la hostess che portò da mangiare.
Avrei dormito per tutto il tratto se Yui non mi svegliò informandomi che Sly era sparito dopo essersi lamentato di un fastidioso mal di stomaco… cosa impossibile visto che lo spazio per “sparire” non esisteva. Io e gli altri personaggi raggiungemmo il fondo della coda dell’aereo, increduli a come il ladro fosse riuscito a dileguarsi, trafficando nei scompartimenti spesso tenuti d’occhio dagli assistenti di volo scoprimmo una grata scardinata con un condotto dietro… solo il procione poteva aver combinato quel pasticcio e per quale ragione era una bella domanda.
La sua testa spuntò all’improvviso da lì, sorridendo come al solito.
<< Ehi ragazzi, venite a dare un’occhiata. >> disse.
<< Venire? Dove? >> gli chiese Yui.
Il procione però sparì, afferrando la ragazza per le mani e trascinandola nel condotto. Io e gli altri li seguimmo di conseguenza per cause di forza maggiore; finendo per arrivare all’interno del vano bagagli dove tutte le valigie erano ammassate tra loro e la temperatura era bassa. I due personaggi erano lì e… Yui tentava di strangolare il ladro.
<< Perché ci hai portato qui, palla di pelo?! >> chiese Yui arrabbiata.
<< Semplice, tra pochi minuti dovremmo arrivare a Parigi e sarà meglio che nessuno veda me o voi. >> rispose Sly, curiosando tra le borse.
<< E perché? Non abbiamo problemi con i nostri passaporti. >>
<< Oh no. Ovviamente no. Ma… diciamo che potremmo attirare un po’ troppo l’attenzione, io in particolare che sono un ladro. >>
<< Dacci un taglio: dove vuoi arrivare? >> gli chiese Sakura.
Sly ci diede dei paracadute e li allacciò rapidamente prima di avvicinarsi pericolosamente ad una leva, giocandoci con la punta delle dita.
<< Sly… che diavolo hai in mente? >>
Il ladro tacque, limitandosi ad abbassare la leva che fece aprire la botola sulla coda: il risucchio ci fece volare via dall’aereo, precipitammo a velocità supersonica verso la terra roteando su noi stessi per la forza di gravità troppo forte.
Il cervello andò in tilt, l’unico lavoro che permise di svolgere era farci urlare, il cuore che esplodeva per la paura.
Sly invece volteggiava avanti e indietro sorridente, volteggiando in modo da sembrare una specie di ballerino di danza classica e canticchiando pure certi pezzi di Mozart e Vivaldi; l’unico in parole povere ad avere la mente lucida. Dopo un interminabile tempo volteggiò da ognuno e strattonò le corde che aprivano i paracadute, agganciandoci con dei cavi per non farci disperdere, di sotto l’aeroporto si stagliava grande e complesso con i veicoli volanti che atterravano o prendevano il volo.
<< Benvenuti a Parigi. >>
 
Atterrammo poco lontano dall’aeroporto, in uno dei campi vuoti delimitati dalle recinzioni.
Dire che eravamo “traumatizzati” non basta a descrivere lo stato, eravamo praticamente mezzi morti, l’unica che riuscì a trovare la forza per reagire fu Yui che si mise a strangolare il procione per il gesto omicida.
<< Calmati! L’ho fatto apposta perché era necessario! >>
<< Necessario?! Questa non è una giustificazione! è un movente per ucciderci! >>
<< Io non volevo far del male a nessuno! Solo prendere delle precauzioni! >>
<< Di che genere!? >>
Ad un tratto un sonoro clacson irruppe nella conversazione, un furgone blu con un motivo di fiamme gialle sui lati si avvicinò, le grosse gomme da fuoristrada sollevavano l’erba e il terriccio, e quando frenò il tubo di scappamento scaturì un fumo puzzolente. Lo sportello posteriore si aprì, il guidatore fece cenno di salire e Sly ci caricò a bordo entusiasta e subito dopo partimmo a tutta velocità: ci rendemmo conto che l’interno del furgone era stato allestito come una specie di base mobile, con computer, antenne, mappe e molti altri aggeggi elettronici che emettevano luci e suoni.
<< Ehi Sly, che razza di catorcio ambulante è questo? >> chiese Sakura perplessa.
<< Non offendere il mio furgone! Questa meraviglia è il miglior mezzo che un ladro possa desiderare! >> replicò l’autista, che si rivelò essere un ippopotamo rosa.
Impauriti gridarono Sakura, Yugi e Yui vedendo un altro animale parlante, abbracciandosi tra loro e appiattendosi contro un angolo del veicolo, l’amico del procione al contrario non fu turbato nel vederci così diversi e rise alla reazione del trio. Sly si sedette accanto a lui, sistemandosi comodamente sul consumato sedile da cui spuntava l’imbottitura:
<< Ragazzi, lui e Murray, il mio migliore amico: eccellente guidatore, campione di mangiate, meccanico e nonché il “braccio” della Banda Cooper. >>
<< Tu hai degli amici? Ma non hai detto di essere un ladro? >>
<< Ehi! Essere un rapinatore non significa essere da soli! E poi lui non è un semplice amico, è praticamente uno di famiglia! >>
<< Non ci capendo molto. >>
All’improvviso il furgone accelerò facendoci sbalzare all’indietro, le gomme stridettero e il furgone vibrò come un frullatore, cigolando a tal punto da mandar in tilt le apparecchiature elettroniche all’interno.
<< Abbiamo la polizia dietro di noi! >> esordì l’ippopotamo guardando nello specchietto retrovisore. Le volanti da cartone animato delle forze dell’ordine apparvero ai lati della strada, le sirene spiegate che raccolte nell’ammasso semovente assordavano e accecavano con i loro fasci rossi e blu.
<< La polizia? Ma come ci hanno beccato?! Non siamo nemmeno arrivati in città! >>
<< Ehm… credo che sia per la targa: mi sono dimenticato di cambiarla. Ma non temete! Ci pensa “Il Murray” a portarvi in salvo! Allacciate le cinture! >>
Un cambio veloce alle marce, una pigiata poderosa all’acceleratore e la fuga iniziò.
Dai finestrini non si vedeva molto a parte le macchine, la campagna ad un certo punto venne sostituita da case e grattacieli con gente che si rischiava di tamponare… ma dire “gente” non era proprio esatto: erano animali antropomorfi gli individui che rischiavamo di investire, proprio come Sly.
Eravamo davvero arrivati nel mondo del ladro, un universo popolato da animali parlanti che si comportavano come gli esseri umani, fu bizzarro e divertente, non era una cosa che vedeva tutti i giorni e avrei voluto conoscere meglio non appena le acque si sarebbero calmate, se prima non finivamo in galera… o all’ospedale se continuavano a rischiare di sbattere contro cose e persone, o scontrarci contro altre automobili e camion che si schiva all’ultimo minuto. La parte peggiore era quando c’erano le curve perché sprovvisti di cinture di sicurezza andavamo sbattere da una parte all’altra, Sly e il suo compagno invece si divertivano come matti.
Ma la parte finale della fuga fu la più sconvolgente. 
Poiché Murray doveva seminare la polizia, gli venne in testa di dirigersi verso un ponte levatoio proprio nel momento in cui lo stavano sollevando.
Consapevoli di ciò che si sarebbe verificato chiudemmo gli occhi  e pregammo disperatamente, lì il furgone fece un salto incredibile tra le due sezione di ponte, atterrando ( per fortuna ) dall’altra parte con un tonfo che fece volare via solo un parafango.
Murray e Sly esultavano, noi altri non potemmo renderci partecipi alla “festa” perché troppo scioccati.
 
Come inizio, non potevo di certo lamentarmene.
 
Qualche ora dopo giungemmo in una zona periferica della città.
Ci fermammo davanti a una piccola casa apparentemente disabitata per le sue finestre sbarrate e i muri rovinati che rivelavano i mattoni coperti di poco dall’intonaco sporco, con un camino rotto sul tetto e la porta chiusa da un lucchetto arrugginito; sul lato opposto dell’abitazione c’era un garage dove il furgone venne posteggiato, provvisto all’interno di una porticina di ferro che permetteva di entrare dentro il nascondiglio di Sly e della sua banda. Entrando all’interno, rimasi sorpresa nel vedere come era stato attrezzato quel posticino: un’unica larga stanza era adibita in ognuno dei quattro angoli come palestra provvista di pesi e sacco da boxe, zona lettura con due scaffali colmi di libri, cucina e laboratorio.
Nella zona laboratorio un personaggio stava lavorando con fiamme ossidriche, tenaglie e martelli, nascosto dietro un casco di protezione; interruppe il suo lavoro quando si sentì chiamare e si avvicinò levandosi quella specie di scafandro, rivelando di essere una tartaruga con occhiali e farfallino:
<< Bentornato Sly! Sono felice di rivederti amico mio! >> disse la tartaruga verde, stringendo la mano al procione.
<< Anche per me è un piacere rivederti Bentley. Avete sentito la mia mancanza, non è vero? >>
<< Certamente! Sei scomparso senza lasciare traccia! Ti abbiamo cercato! Ho persino utilizzato i satelliti per riuscire ha scovarti! >>
<< Mi dispiace avervi fatto preoccupare, ma il motivo della mia sparizione è un po’ complicato da spiegare… diciamo che non sono rimasto “da queste parti”. Prima di parlarvene, permettetemi di presentarvi dei nuovi amici: loro sono Claudia, Yugi, Sakura e Yui. >>
Bentley ci fissò meravigliato; prese una lente d’ingrandimento per esaminarci più accuratamente come se fossimo degli alieni, prese appunti su appunti su ogni cosa che Sly gli diceva, ci scattò foto e prelevò campioni di pelle e capelli per esaminarli e studiarli con microscopi e prodotti chimici: la sua curiosità non aveva limiti.
<< È una cosa strabiliante! Questa dimostra la veridicità della teoria delle dimensioni parallele, del continuum spazio-temporale e del multi universo! È una scoperta fantascientifica favolosa! >>  
<< Ricordati bene Bentley che nessuno deve sapere della loro esistenza, io stesso ho dovuto celare la mia identità finchè sono rimasto in loro compagnia. >>
La tartaruga e l’ippopotamo erano contenti di riavere al loro fianco il procione, la “Banda Cooper” era di nuovo riunita e non vedevamo l’ora di commettere qualche furto: quello era il nome con cui si facevano riconoscere, il trio lavorava insieme in quel campo fin da piccoli e di avventure ne avevano passate insieme, intorno al mondo, per rubare le cose più preziose. Mente, braccio e borseggio erano gli elementi che rappresentavano, avevano bisogno l’uno dell’altro non solo come colleghi ma soprattutto come amici.
<< E tu come fai a sapere tutte queste cose? >> chiese Bentley, sorpreso dalla mia conoscenza.
<< Ve l’ho detto, viene da un altro mondo, la signorina soprattutto è nata in un posticino dove noi siamo delle simpatiche fantasie. >>
<< Fantasie? Non ci capisco una virgola. Oh, dimenticavo: è per te Sly. >>
Murray porse al procione una busta con scritta sopra la parola “importante” a caratteri rossi, aprì la missiva e la lesse in silenzio con molta attenzione fino a cambiare espressione.
Gli chiedemmo che cosa ci fosse scritto, ma egli rispose semplicemente che non era nulla d’importante, accartocciando il foglio e nascondendolo nel suo zaino rosso, sforzandosi di essere il solito allegro procione.
 
§
 
La notte scintillava grazie alla luna e alle stelle, perfetta per chi aveva l’abitudine di andarsene a zonzo quando era ora di dormire.
La Banda Cooper passeggiavano tra le travi portanti che formavano l’alta Torre Eiffel, dell’ironia che caratterizzava spesso i tre elementi non c’era alcuna traccia al momento, soprattutto su Sly che fra il terzetto era il primo a sparare continue battute: erano molto riflessivi e addirittura preoccupati.
<< Bentley, quella lettera è stata mandata davvero da quella persona? >> chiese il procione alla tartaruga.
<< Sì Sly, senza ombra di dubbio. >> rispose quest’ultimo mettendo in mostra l’oggetto di discussione.
Murray era agitato, lo si notava dal modo con cui si sistemava i guanti e la maschera ripetutamente, sfregandosi anche le mani delicatamente. Sly se ne rese conto e gli chiese che cosa lo angosciasse a tal punto.
<< Sly, non sei normale da quando questo tizio ti ha chiesto di fargli un favore di cui non ci hai mai dato spiegazione. Gli hai parlato una volta sola, accettando senza discutere di partire chissà dove e con l’ordine di non farti più sentire fino a quando non saresti tornato a casa. Non è da te nasconderci tanta roba. >>
<< Sono d’accordo con Murray, e aggiungo che questo “lavoro” ti ha drasticamente cambiato. Cosa sta succedendo? è collegato con quei ragazzini… o con qualcos’altro? >>
Sly era messo alle strette, eppure non aveva il coraggio di dire agli amici di una vita cosa stava accadendo fuori dalla realtà che conoscevano; temeva che questo potesse metterli in grave pericolo, d’altro canto non poteva negar loro una giusta spiegazione.
<< Perdonatemi se mi sono comportato così misteriosamente, ma ho avuto un sacco di buone ragioni per farlo. Ho visto cose che voi non potete nemmeno immaginare… >>
<< Non mi pare il caso di scherzare con citazioni di film. >>
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<< La piccoletta con quel bracciale enorme? Ma me sembra una tipa a posto. >>
<< Infatti lo è: è goffa, timida, insicura, innocente… una persona normale insomma, una ragazzina come altri. L’unica differenza, oltre che sua sfortuna, è che stata caricata di una responsabilità gigantesca che può ucciderla. >>
I due ladri si irrigidirono sentendosi dire una cosa simile.
Sly tirò fuori la lettera e la rilesse ogni singola riga, sospirando ripetutamente alle istruzioni che c’erano scritte sopra e che doveva per forza eseguire. A Sly non piaceva ricevere ordini, non del genere che gli si chiedeva di fare con quella missiva… si rattristò all’idea pensando di dover spezzare la fiducia di chi l’aveva riposta nei suoi confronti.
<< Quest’uomo ha buone ragioni per chiedermi una cosa simile, perciò ho intenzione di fare tutto ciò che mi chiede senza discutere. >>  
 
§
 
Il giorno dopo Sly si offrì di farci da cicerone per un giro turistico su Parigi.
E si rivelò un’ottima idea: la capitale francese era bellissima, pittoresca e meravigliosa.
Gli antichi monumenti che adornavano i luoghi principali del posto erano fantastici anche se sottoforma di parodia animata, le strade animate dalle persone con tratti animali che visitavano i piccoli negozi rendevano la capitale più vivace, per non parlare delle coppiette che affollavano i bar sprizzanti di amore e coccole, i numerosi musei poi erano l’elemento che più mi affascinava.
Fu un peccato non poter mischiarsi con folla e osservare da vicino tutto quanto, dovevamo tenerci nascosti da occhi indiscreti saltando da un tetto all’altro quasi come il ladro.
Ero contenta, mi sembrava di essere in vacanza e sperai con tutto il cuore che quella cosa continuasse ancora a lungo.
<< Quante fotografie devi ancora fare? Guarda che ne basta una sola per ciascuno monumento, non cento. >> disse seccato Sly.
<< Anche se si tratta di una Parigi diversa, è pur sempre una delle più belle città del mondo. Non mi lascerò sfuggire un’occasione simile. >> replicò impassibile Yui, continuando a scattare foto su foto.
Il battibecco tra i due personaggi era divertente, Yugi però fissava sospettoso il ladro.
Sembrava dopotutto quello che aveva fatto per lui non si fidasse completamente, un’impressione che Sly notò e ricambiò con una semplice occhiata, abbassandosi il capello sugli occhi prima di dargli le spalle e ignorarlo. Non capivo e velocemente non ci diedi più importanza, a distarmi da quella cosa mi aiutò in particolar modo un fenomeno incredibile che si manifestò poco dopo: a ciel sereno, senza nemmeno una nuvola nel vasto azzurro, minuscole particelle di neve scesero danzando su Parigi.
Si trattava di vera neve fredda e candida, nonostante il caldo di quella giornata imbiancò i tetti degli edifici senza sciogliersi, sbalordendo i parigini che stavano con il naso all’insù.
<< Questo è incredibile… ma com’è possibile? >>
<< Non lo è infatti.>>
Sly ci fece tornare alla sua base segreta in fretta e furia.
Bentley e Murray erano sorpresi allo stesso modo; la tartaruga tra l’altro era già al lavoro nella sua postazione di comando tentando di analizzare il fenomeno atmosferico e ricavarne delle risposte, quando videro entrare Sly raccolse degli oggetti e li caricarono a bordo del furgone, dicendo che avrebbe dovuto investigare.
Ci offrimmo di dare una mano, ma tutti e tre i ladri ci liquidarono in un attimo.
<< Non siete maestri del travestimento come noi, se la gente vi vede per quel che siete diverrete fenomeni da circo. E poi io, Bentley e Murray non ci spaventiamo per un po’ di neve. >>
<< Sarà neve ma è comunque strano, lasciarvi da soli non è una buona idea. >>
<< Niente è impossibile per la banda Cooper. E adesso scusate, ma dobbiamo andare. >>
<< Sly. >>
Prima che il procione potesse uscire lo afferrai per la coda, tenendola stretta per non farlo scappare .
<< Mi prometti che ci chiamerai se hai bisogno di aiuto. >>
<< Non devi temere, non mi succederà niente. >>
<< Lo so che sei capace di badare a te stesso. Però… per me sarebbe importante poterti aiutare, anche se non sono in gamba come te. >>
Si ammutolì il procione, i suoi occhi si fecero tristi e fu una cosa che non dimenticherò mai, per un attimo pensai di aver fatto una cosa grave e mi sentì in colpa. Ridacchiò lui poco dopo, passando una mano tra i capelli scombinandoli:
<< Te lo prometto. >> disse infine, per poi sparire sotto la pioggia di nevischio.
  
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