PREFAZIONE

Continuava a rivivere quella scena nella sua testa.
Era a una festa.
C’era anche lui.
Per l’ennesima volta litigarono e lui si sforzò tutta la sera di chiarire.
La seguiva ogni volta che lei usciva per stare sola a pensare e, guardandola dritta negli occhi, cercava di farla ragionare.
Lei non volle ascoltare e, quando stava per andare via, abbracciò le sue amiche.
Allora lui le chiese: “Posso abbracciarti anche io?”
E lei rispose, in maniera secca e fredda: “No”.

Lui era l’unico ragazzo che lei aveva veramente amato.
Si conobbero su facebook tramite un amico che avevano in comune.
Diventarono subito amici, migliori amici.
Lei, però, si innamorò perdutamente di lui.
Non era una di quelle cotte che passano dopo qualche mese.
No.
Era amore, amore vero.
Amore da “pterodattili nello stomaco”, non farfalle.

Ora mi piacerebbe dire che lui si rese conto di amarla, che si fidanzarono e che la loro storia ormai duri da anni.
Invece no.
Lei non si dichiarò mai apertamente, ma lui capì lo stesso.
Capì che lei era innamorata persa, forse dal suo sguardo, forse dalle attenzioni che gli riservava, forse da tutti quei piccoli gesti che lei faceva per renderlo felice.
Nonostante questo, lui la respinse.
Ma rimasero amici.
Continuarono a vedersi, a uscire, ma lei non riusciva a essere felice.
Litigavano continuamente, spesso a causa della sua gelosia nei confronti delle altre.
Pian piano si allontanarono e, quando lei passò dalla terza media alla prima superiore, si persero completamente.
Non si cercavano più.
Non si parlavano più.
Non uscivano più.
Sparirono l’uno dalla vita dell’altra.

Fu una cosa che la segnò molto.
E, inconsapevolmente, lei cambiò.

Lei, bhè, lei sono io.