#Segreti innocenti.
Parte sedicesima.
Stiles boccheggiò, svegliandosi di soprassalto. Si rese conto che il suo sogno era stato interrotto dal suo vicino di casa. Il ragazzo si affacciò alla finestra e vide l'anziano urlare contro un ragazzo. Stiles scosse la testa e si alzò in piedi.
“Scott?” si chiese.
“Scott?!” Urlò poi affacciandosi dalla finestra.
La maglietta del suo pigiama svolazzò e un tuono lo fece rabbrividire.
Rowen guardò dal basso il castano affacciato alla finestra e Scott fece lo stesso.
Il moro sorrise vedendo la faccia pietrificata di Stiles.
“Che succede?” Urlò Stiles per farsi sentire meglio dal vecchio Rowen.
“Ragazzo non c'è bisogno di urlare ci sento benissimo!Ne ho passate tante ma almeno l'udito mi è rimasto!” Gridò questo sbraitando il suo bastone.
Scott fece una risatina e il vecchio lo guardò severamente avviandosi verso l'ingresso di casa.
“La prossima volta vedi di non calpestare il miei fiori ragazzo.” Disse procedendo lentamente.
“Scusi, signore.” Disse il moro sorridendo.
Poi guardò Stiles che era rimasto immobile ad osservare la scena.
Il ragazzo fece una smorfia.
“Ma quello è veramente il signor Rowen?Me lo ricordavo più scorbutico.” Disse ridacchiando.
“Vi sento ragazzi!” Urlò l'anziano.
“Le vogliamo bene signore!” Urlò Stiles sorridendo.
Scott rise di gusto e il padre di Stiles gli aprì la porta di casa.
“Il vecchio Rowen dovete trattarlo bene, okay Scott?” Disse lo sceriffo.
“Si, signore.” Scott sorrise e l'uomo annuì amorevolmente.
“Vai pure su da Stiles. Sveglialo più che puoi ha dormito troppo.”
Il moro salì le scale velocemente e arrivò alla porta dell'amico. Non fece in tempo ad aprirla che si ritrovò Stiles davanti in pigiama. I due si guardarono e Scott rise.
“Che cosa hai addoss-” Il ragazzo non fece in tempo di domandare all'amiche che questo lo prese per la maglietta e lo trascinò dentro camera sua sbattendo la porta.
Stiles lo fece sedere sul letto.
“Allora non so se è più grave il fatto che tu sia venuto A CASA MIA a quest'ora..”
Scott guardò Stiles guardare l'orologio di sfuggita mentre sbraitava le mani in aria. Erano le 14:47. Il moro sorrise sistemandosi comodo sul letto, amava sentire come Stiles enfatizzava le parole per rendere una frase più buffa.
“O il semplice fatto che tu hai violentato PSICOLOGICAMENTE il mio pigiama...”
Scott rise e lo guardò come si guarda un bambino che fa qualcosa di sbagliato. Stiles ridacchiò prima di proseguire la frase.
“...so che lo hai fatto, non mi guardare così, lo vedi quanto sono BELLE queste pecore a forma di nuvola sui pantaloni?” Disse indicando la figura mentre era in piedi davanti all'amico.
Poi il castano divenne un po' più cupo, e il suo sorriso si spense un po'.
“Oppure... il fatto che sono giorni che Derek non c'è più e... io l'ho sognato.”
Scott lo guardò cacciandogli una breve occhiata d'affetto.
“Noi facciamo finta di nulla, che non sia successo niente. Ma le ferite che ho sulla spalla dimostrano che quello che mi ha fatto Cooper non è stato un sogno.“ Stiles abbassò la maglietta in corrispondenza della spalle. Vi erano delle bende, e il ragazzo sembrò disgustato dall'odere che emanava la ferita.
“Mi fa un male. Secondo te è possibile trasformarsi con dei graffi?” Stiles all'idea rabbrividì.
Il moro non sapeva che dire all'amico, era un po' spaventato dall'ultima cosa che aveva detto Stiles. Però fece finta di niente non sapendo se quella ferita potesse causare un disastro si o no. Non sapeva dare una risposta senza Derek al suo fianco. Qualche giorno fa, il capobranco, era stato costretto dall'Alphas ad andare con lui e un po' tutti a quel punto si sentivano persi. Non avevano più il loro Alpha. E un branco, anche se composto da pochi individui non può stare senza un capitano.
“Le cose che ho sognato mi sono sembrate vere. La mia mente ha proprio progettato tutto alla perfezione. Mi ha perfino fatto credere che Rowen mi stesse inseguendo con un bastone.. proprio come quando eravamo piccoli, ti ricordi?”
Scott sorrise ricordandosi la filastrocca. “Si che mi ricordo, eravamo due pesti.”
Stiles fece un mezzo sorriso e i suoi occhi si abbassarono un momento per poi riguardare Scott negli occhi.
“Diciamo che il mio sogno è stato come un film, ha realizzato i miei desideri, anche se poi me li ha frantumati però, appunto..ehm, sai.”
Scott lo guardò dolcemente e sorrise ridendo.
“SI che lo so.” Disse. A Stiles scappò una risata isterica vedendo l'amico ridere.
Scott lo guardò.
“Sai penso che i sogni siano un po' stronzi delle volte ma in qualche modo assurdo ci dicono delle cose, si insomma ci parlano.”
Il moro sorrise incrociando lo sguardo perplesso dell'amico.
“Penso che tu abbia ragione. Quindi IO sto dicendo a ME che se.... bacio Derek...poi lo perderò.”
Scott cercò di deglutire il più indifferentemente possibile. “Forse?” Domandò imbarazzato.
“OKAY, Scott, grazie apprezzo il tuo sforzo nel confortarmi. Però, piuttosto, sei venuto qui per dirmi qualcosa?” Chiese sorridendo.
Scott sorrise imbarazzato.
“Si in effetti si. Sai Lydia e Jackson?”
“Si mi ricordo abbastanza bene, Jackson è uscito dall'ospedale o fa ancora un po' di scena dicendo che un lupo\uomo lo ha attaccato e buttato dentro una piscina? Perchè se lo fa ancora è proprio stupido.” Disse guardando fuori dalla finestra la pioggia che cadeva.
“E' uscito dall'ospedale tutto arrabbiato perchè nessuno gli credeva. A parte Lydia ovviamente.”
“E tu eri lì? Che hai fatto?” Chiese curioso l'amico.
“Io li ho assecondati dicendo che si erano immaginati tutto perchè magari avevano battuto la testa e lo stesso hanno detto i dottori. Poi sono usciti insieme con le loro bendature. DEVO FARE QUALCOSA.” Disse Scott serio.
“Devo controllare la situazione. Dirò a quei due cosa è successo l'altra notte per rinfrescarli le idee e...aspetterò per decidere cosa fare.”
Stiles annuì.
“Per caso vuoi morderli?” Chiese quasi intimidito.
“No, assolutamente. Ma da ora in avanti saranno parte del branco proprio come te, anche se umani. Devono accettarlo.”