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Autore: Loveroflife    12/08/2014    2 recensioni
[[Sequel di ''Anatomia del Cuore''. La storia può essere letta anche senza leggere la storia precedente.]]
Sei anni dopo...
Lei, una donna di 26 anni, che ha realizzato il suo sogno di diventare pediatra e che lotta quotidianamente con i suoi demoni.
Lui, ragazzino di 28 anni, diventato professore di chitarra al liceo musicale, con l'anima rock e il cuore pieno di sogni.
Cosa succederà? Seguitelo insieme a me.
CHE LO SPETTACOLO CONTINUI!
Dal II° capitolo:
''Non te ne andare, sono cinque anni che non ci parliamo, abbiamo tante cose da dirci.'' La guardò speranzoso, con gli occhi che brillavano.
''Io non ho proprio niente da dirti, e se non ci parliamo è solo colpa tua, ricordi?'' Lo guardò con il fuoco negli occhi e lui la lasciò andare di botto.
'' Dovremmo parlare anche di quella sera.'' Disse, serio e coinciso.
''Non ci penso minimamente, e adesso se vuoi scusarmi devo tornare a casa. Stammi bene, Victor.'' Disse, chiudendo la portiera dell'auto e mettendo velocemente in moto, lasciando il ragazzo nel parcheggio riservato ai medici.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Quando la musica ti colpisce al cuore...'
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Aveva visto la macchina di Veronica frenare rumorosamente sotto il suo palazzo e aveva visto le amiche scendere in fretta, e precipitarsi al citofono. Senza neanche rispondere aprì loro cancello e portone del palazzo, lasciando anche aperta la porta di casa e andando a rifugiarsi sul divano, ancora vestita come quella mattina. Abbracciò un cuscino del divano, continuando a singhiozzare silenziosamente. Non sentì nemmeno i passi delle sue amiche che entravano in casa, ritrovandole accanto a lei in pochi secondi.

''Che cazzo è successo?'' La guardò dura Erika, pronta a disintegrare chiunque avesse ridotto la sua amica in quello stato.
''Ho un terribile deja-vù, ragazze, questa scena io l'ho già vista.'' E l'aveva vista si, Sara, quella scena, ben sei anni addietro.
''Vi state zitte e la fate sfogare? Grazie!'' Le fulminò Veronica, mettendosi a sedere accanto ai suoi piedi.
''Su racconta.'' Le fece segno con la mano, mentre Erika si accomodava sulla poltroncina di fronte e Sara si sedeva sul tappeto, come faceva sempre.
Marika raccontò alle sue amiche la sua giornata, tra i singhiozzi e le soffiate al naso non proprio da principessa.Raccontò del bambino, della ragazza, di Victor, del parcheggio.Fino a quando non finì il racconto e le quattro amiche si ritrovarono in silenzio, non sapendo da dove iniziare.

''Quel figlio di puttana non si arrende!'' Iniziò Erika, come da abitudine, con una serie di epiteti non propriamente affettuosi rivolti al ragazzo.
''Quel coglione non ha ancora capito che gli pianto un tacco dodici nelle palle. Se l'è risparmiato sei anni fa, ma adesso lo castro a vita, quel pezzo di merda.'' Erika si alterò, accendendosi una sigaretta e passando l'accendino a Marika e Veronica, che iniziarono dopo di lei. Sara, l'unica a non fumare, preferì una birra fresca direttamente dal frigo di Marika.
''Erika, calmati. Si sapeva che prima o poi sarebbe tornato, e si sapeva che l'avrebbe trovata prima o poi. Viviamo in un paese piccolo e l'ospedale è uno solo, quindi.'' Sara cercò di calmare l'amica già fin troppo agitata.
''Già, non è servito a molto cambiare numero di telefono, residenza... Ti ha trovato ugualmente.'' Sospirò Veronica, buttando fuori una nuvola di fumo.
''Un momento! Sa dove lavora, mica dove abita. Qui è al sicuro, per il momento. Piuttosto, Vero, avvisa l'uomo con cui scopi di non dire dove abita Marika, se anche lui ci tiene alla sua testa.'' Erika socchiuse gli occhi, fissando Veronica eloquentemente.
''Michele non è l'uomo con cui scopo, è il mio fidanzato, e soprattutto non gli passerebbe mai per la testa di dire dove abita Marika. Altrimenti sa che lo ammazzo.'' La fulminò di rimando la ragazza, sentendosi presa in causa.
''Ok basta! Smettetela di fare le cretine e fatemi parlare. Marika, il motivo delle tue lacrime è..?'' Si mise in attesa Sara, la più saggia.
''Ma è logico che vedere Victor, con un'altra donna e un figlio l'abbia traumatizzata. Non smetterò mai di dire che Victor è ancora nel suo cuore!'' Ipotizzò Veronica, parlando al posto suo.
''Balle, sta piangendo perchè è arrabbiata e vorrebbe sbattergli in faccia che lui è un pezzo di merda, invece è scappata come ha fatto sei anni fa, ed è ancora più incazzata per questo.'' Sbraitò Erika, spegnendo la sigaretta e fregando la birra a Sara.
Già, scappata. Forse Erika aveva ragione. Era scappata come una ladra, anziché parlargli e mandarlo definitamente a quel paese, come era giusto che lei facesse. Rannicchiata sul divano ripensò alla sua prima, vera, fuga da Victor, sentendo gli occhi riempirsi di lacrime silenziose, il tutto mentre le sue tre amiche discutevano di chi avesse ragione.

 

''S-salve, v-vorrei sapere qual è il prossimo treno in partenza.'' Una Marika distrutta, piangente e scossa parlò direttamente al bigliettaio, alla stazione di Milano Centrale.
''Il prossimo treno è il diretto per Roma, ma non ci sono più...biglietti. Parte fra dieci minuti.'' Disse quello, rimanendo di sasso appena aveva incrociato il viso piangente e disperato della ragazza.
''La-la prego, controlli m-meglio.'' Si stava quasi per rimettere a piangere, cercando stoicamente di trattenersi.
''Ti senti bene, piccola?'' Si impietosì il bigliettaio, offrendole un bicchiere d'acqua che aveva con sé.
'No, non sto bene. Devo andare via subito da Milano, la prego, mi trovi un biglietto per Roma. Lo pagò il doppio se è necessario.''
Il bigliettaio la guardò per qualche istante, tirando dal cassetto della scrivania un biglietto.
''Tieni, ma non dirlo a nessuno, non posso dare biglietti cinque minuti prima dell partenza. Viene sessanta euro ma per te sono trenta.'' Le sorrise gentile, dandole il biglietto.
''Co-cosa? Perchè questo sconto?'' Rimase decisamente confusa, con il portafoglio in mano.
''Si vede che sei disperata e che stai soffrendo per qualcosa. L'unica cosa che posso fare per te è un piccolo sconto su un biglietto che altrimenti resterebbe invenduto.'' Le sorrise, facendola sorridere di rimando.
''Non so davvero come ringraziarla, lei è davvero gentile, grazie.'' Le sorrise, con le lacrime a lambirle gli occhi. Prese il suo biglietto e si precipitò al binario indicato, salendo sul treno in tutta fretta. Si sedette al posto ansimando per la corsa, tremando, ancora scossa per le lacrime.
Sarebbe scappata da tutti, non sarebbe ritornata nel suo paesino di provincia. Sarebbe andata a Roma per un po', da sua cugina. La capitale le avrebbe fatto bene, in fondo era la Città Eterna, male non le avrebbe fatto.


''E per fortuna che poi hai deciso di tornare da noi, vero Mari?'' L'abbracciò Erika, riempiendola di baci sulla testa, cosa che infastidiva l'amica.
''Erika lasciami perdere! Comunque si, mi sono innervosita per tutto ciò che mi ha fatto e che non ho fatto in tempo a rinfacciargli. Stop. Non mi importa se ha una moglie o un figlio, non mi importa di lui.'' Smise di piangere, aprendosi una birra e bevendola in pochi sorsi.
La guardarono tutt'e tre attentamente, perfettamente consce che la loro amica ci stava ricascando con tutte le scarpe.

''Che ne dite se stasera andiamo a ballare? Solo noi quattro! Ce ne sbattiamo di tutti e tutto.'' Propose Veronica, già euforica. Da quando si era fidanzata era cambiata dal giorno alla notte.
''Ma il tuo uomo non è geloso?'' Chise Sara, già sentendo la scenata di Michele, il super geloso.
''Lui ha detto che esce con.. i suoi amici. E io esco con le mie. Non può azzardarsi a dire niente. Allora Marika, che dici?'' Le chiese, con gli occhi speranzosi.
''E discoteca sia!'' Annuì la ragazza, accendendosi l'ennesima sigaretta, sorridendo appena. Le sue amiche la portavano sempre su un altro mondo, facendola ridere per qualsiasi cosa. Per fortuna era tornata a casa, dopo un mese nella Capitale. Non sapeva come avrebbe fatto senza di loro.


''Che si fa stasera?'' Chiese un Michele piuttosto apatico, sdraiato sul suo letto.
''Non esci con la tua donna?'' Chiese di rimando Franco, accendendosi una sigaretta.

''No, Veronica esce...con le sue amiche.'' Si tenne sul vago, notando già il rinvigorimento del suo amico chitarrista.
''Ah si? E dove vanno?'' Infatti, l'unico a parlare fu Victor.
''A ballare credo, ma non so dove.''
''Merda, è da secoli che non andiamo a ballare tutti insieme. Ci andiamo?'' Chiese un Franco speranzoso di rimorchiare.
''Veronica mi ammazza se andiamo nel loro stesso locale. Potete benissimo capire il perchè.'' Il batterista lanciò un'occhiataccia a Victor, che si rabbuiò.
''E in che locale vanno?'' Chiese Angelo, confuso. In città c'erano tre locali famosi, potevano andare ovunque.
''Ehm..non lo so, sinceramente.'' Michele si era dimenticato di chiedere il locale e chiederlo davanti ai suoi amici era davvero un gesto pessimo.
''Benissimo. Io proporrei di andare al ''Perla Nera''. Ci andavamo sempre.'' Propose Angelo, già pronto per uscire.
''Perchè no, era il nostro luogo di rimorchio, ai bei tempi.'' Rise Michele, andando in bagno a prepararsi.
''E Perla Nera sia!'' Decretò Victor, alzandosi dal divano, pronto per tornare a casa a prepararsi.

 

''Ragazze ho cambiato idea, me ne torno a casa. Poi vestita così sembro una liceale che cerca di rimorchiare. Sono ridicola.'' Una Marika molto più che nervosa cercava di abbassare inutilmente il cortissimo vestito di pizzo nero, fattole indossare con la forza da Erika e incespicando nei tacchi neri, questi erano i suoi ma non aveva mai imparato a camminarci.
''Sei una bomba! Stasera rimorchierai alla grande e tutti gli occhi della discoteca saranno su di te. Vero ragazze?!'' Confermò Erika, chiamando all'attenzione Sara e Veronica, anche loro impegnate a sistemarsi dopo essere scese dalla macchina.
''Sicuro! Stasera saremo le più fighe del locale e tu sarai la più gnocca!'' Tentò di rialzarle il morale Sara, la donna meno positiva dell'Universo.
''Vero dove vanno Michele e gli altri?'' Chiese Marika, ignorando totalmente le altre due che cercavano di farla sorridere.
''Sinceramente non lo so, Michele ha detto che uscivano tutti insieme.''
''E tu gli hai detto che venivamo qui?'' Chiese la dottoressa, già divenuta un fascio di nervi.
''Ovviamente no, per chi mi hai preso! Ho detto loro che andavamo a ballare, mica ho detto il nome del locale.'' Rispose fingendosi indignata, mettendosi in coda per entrare nel locale che frequentavano spesso.
Calò il silenzio, intervallato da commenti poco consoni di Erika su i vari uomini che entravano in discoteca.

Pochi minuti dopo i buttafuori fecero entrare le ragazze, ormai conosciute da quei due energumeni e quindi salve da ogni controllo.
Il locale era come sempre affollatissimo. Una pista centrale piena di gente che ballava forsennata, un rialzo da dove il dj mixava le varie canzoni del momento e tutt'intorno tavolini e divanetti comodi pieni di gente che beveva e scherzava. Dall'altro lato della pista un grandissimo bancone a forma di elle dove venivano serviti i vari drink.
Veronica si precipitò su i divanetti, già stanca di quei tacchi scomodi, trascinandosi dietro le amiche. Era il loro tavolo di sempre, quello dove si riunivano tutti, nei bei tempi felici.Il cameriere passò quasi subito, prendendo le ordinazioni delle ragazze.

Marika era intenta a bere il suo Mojito, concentrandosi su un punto non ben definito del tavolino, accerchiata da Erika e Sara che non facevano altro che commentare i vari ragazzi in giro per il locale, quando una voce fece congelare tutt'e quattro le ragazze.
''A-amore! Che ci fai qui?'' Era Michele, accompagnato da tutta la squadra. A giudicare dall'espressione di Veronica quella sera il batterista se la sarebbe vista brutta.

L'imbarazzo era palpabile. Dopo poco meno di un'ora Michele discuteva ancora con Veronica, che lo guardava con odio. Sara parlottava allegramente con Angelo mentre Erika e Franco erano già ubriachi, appoggiati l'uno all'altra mentre continuavano a ridere per ogni sciocchezza. Victor era impegnato a vedere chissà cosa sul cellulare mentre Marika voleva sotterrarsi, sparire da quel tavolo.
Giacchè fumare nei locali era vietato, la ragazza pensò bene di alzarsi, prendere il cappotto e sussurrare a Sara qualcosa sul fumo e che, in caso di bisogno, l'avrebbero trovata fuori, seduta sulle panchine del parcheggio.

Sara annuì, guardandola tristemente e capendo il motivo della sua uscita dal locale.
Voleva evitare la fonte dei suoi guai, colui che la faceva stare ancora male, dopo sei anni.
Ma il destino, evidentemente, ce l'aveva con lei.

''Adesso che siamo soli possiamo parlare? Ho da spiegarti un po' di cose.'' Rivolse lo sguardo infuocato verso quella voce che conosceva bene e lo vide: mani in tasca, sguardo afflitto, in piedi accanto alla panchina, che aspettava il suo permesso per sedersi.
Non voleva concedergli altro tempo ma, per una sorta di strana magia, si emozionava ancora a sentirlo parlare, e soprattutto a sentirlo parlare con lei. E quindi, il permesso, arrivò.

 

 

 

 

 

Capitolo di passaggio, il vero e proprio discorso ci sarà nel prossimo capitolo, dove si chiariranno un bel po' di cose.
Non voglio anticipare altro, vi ringrazio per le visite che state dedicando al mio terzo lavoro. Non so davvero come ringraziarvi. Nel frattempo che arrivi il prossimo capitolo mi piacerebbe sapere la vostra opinione sulla mia storia, per sapere se sto sbagliando qualcosa o se tutto va per il verso giusto. Adoro confrontarmi! Alla prossima!

M.

 

 

  
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