A Elena,
perché mi ama.

Imagine me and you, I do.

 
James Moriarty vide crollare i suoi pregiudizi di tediosità nei confronti dei parchi verdi un sabato di Agosto.
Le lunghe distese verdi, intervallate con panchine per pensionati, altalene per mocciosi, produttori d’ossigeno in fiore per umani, andavano a raccogliersi accanto ad una stradina sterrata per innamorati.
A Jim sfuggì la meravigliosa metafora che lasciamo intendere al lettore -un sentiero e due mani che si chiudono in una stretta che profuma di famiglia- ma in compenso si aggrappò al braccio del suo compagno come un koala al suo tronco.
“Ti vuoi staccare, fa caldo!” Sempre colpa del caldo era il leggero rossore che si faceva strada sulle guance di Sebastian.
“No.” Il consulting criminal si artigliava di più alla carne del suo cecchino preferito, senza motivo apparentemente logico se non la sua ossessione per quella Tigre.
“Ma non essere ridicolo…” Sebastian cercava disperatamente di scrollarsi di dosso quel piccolo mollusco appiccicoso, quando con uno strattone forte finalmente riuscì scaraventarlo a qualche metro da lui, regalandogli un frontale pericoloso con il lampione.
Jim, dal canto suo, mise le mani avanti ed evitò l’impatto fra lui ed il ferro come un bacio indesiderato.-“Ma sei idiota? Quasi sbattevo contro il palo!”
La risata finale era stata trattenuta, come al solito. Ma Seb aveva imparato a percepirla. E non ci voleva un detective per capire che oggi James era di buon umore. Increspò le labbra in un sorrisetto. “Era proprio mia intenzione sbatterti al palo.”
I due uomini, ormai distanti, si guardavano negli occhi senza dire una parola. Un gioco di sguardi infinito: azzurro contro nero che si rincorrevano e si laceravano a vicenda, odiandosi, amandosi, respingendosi, abbracciandosi.
Jim guardò i suoi piedi e sorrise per primo mettendosi una mano in fronte. “Vaffanculo”
“Ho vinto” Il soldato si morsicò un labbro vedendolo ridere, guardò dritto davanti a sé e gli prese la mano.
Adesso anche a James Moriarty era chiara la metafora.