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Autore: reggina    13/09/2008    1 recensioni
Quando si è ormai arrivati al crepuscolo della vita, ci si volge indietro con nostalgia ma , talvolta, anche con il sorriso soddisfatto e grato di chi tanto ha avuto dalla vita.
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Ringrazio Zucchero Filato per le bellissime parole usate nella sua recensione. Sono felice di riuscire a tramettere qualche emozione perchè allora significa che la storia sta venendo su bene. Spero di esserne ancora all'altezza e per ora lascio coloro che si sono interessati a questa piccola storia al suo proseguio...

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Viene l'autunno, e maturi si cogliono

i dolci pomi: e , passato, il bel tempo,

di fiori, di frutti e fronde alfin si spogliano.

Cogli la rosa, o ninfa, or che è bel tempo.

(Corinto)

"Quattro signorinelle intente in una sgambettata di piacere...non esistono più gli uomini di una volta!"

Il nonno brontola e sbuffa: non si sa se i cerchietti di fuma ,che guizzano nell'aria, fuoriescano dalla pipa seminascosta tra i folti baffi bianchi o...dalle orecchie!

"Il Giappone ha perso un'altra amichevole?"

Esordisce la nonna, comprensiva ma quasi canzonatoria, facendo il suo ingresso in soggiorno, strofinando le mani nel grembiule che le fascia la vite e le copre la gonna fin sotto le ginocchia.

"EH Patty cara...i giovani di oggi sono solo capricci e divertimenti, bisognerebbe tornare ai nostri tempi!"

Osserva filosoficamente, sostenendosi al bastone con il pomo d'ottone e sollevandosi dal divano, dove era comodamente sprofondato fino a poco innanzi, per apprestarsi a spegnere il televisore.

"Oh caro marito mio parli come se noi non fossimo ancora sulla cresta dell'onda!"

Lo provoca l'arzilla signora, accompagnando le parole con un occhiolino eloquente.

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"Nonno, nonno è vero che sei stato un calciatore famoso in tutto il mondo?"

La domanda del piccolo Holly mi riporta a quella che è stata la mia vita.

"Vedi queste gambe caro nipote...hanno dato molte soddisfazioni alla nostra patria in ambito sportivo!"

Esclamo, sollevando i pantaloni di flanella e scoprendo un'esile caviglia e una gamba dalle fattezze totalmente estranee da quelle di un'atleta; come se mai avessero faticato per questo obiettivo le mie vecchie gambe!

"Il bambino ti prenderà per bugiardo!"

Sorride la mia bellissima moglie, consapevole anche lei che non sono più il ragazzino pieno di sogni e di speranze che conquistò e poi spezzò il suo cuore.

"Va a giocare fuori con questo pallone...non voglia dio romperesti qualcosa chi la sentirebbe questa brontolona di tua nonna!"

Con una lieve spinta del bastone spedisco la sfera di cuoio in direzione del piccolo e lo congedo.

Ora è incredibile capacitarsi, con la maturità acquisita, che sia stato proprio quel piccolo oggetto di cuoio a condizionare la mia intera esistenza. Quel pallone che da oggetto inanimato aveva acquisito un'anima, fino a diventare il mio migliore amico; ne ero talmente ossessionato che, pur di coronare il mio grande sogno, portavo la sfera persino nel letto con me alla sera!

Quando ,con ostinazione e caparbietà, superando sacrifici e avversità, avevo coronato il mio sogno incredibile ma vero piuttosto che soddisfatto e ripagato mi sentivo incompleto, alla ricerca di qualcosa che oltrepassasse la felicità nel tirare due calci ad un pallone.

D'altronde non fu il filosofo Schopenahuer a definire la vita come un pendolo che oscilla continuamente tra il dolore e la noia?

Diceva che nel momento in cui si raggiunge un traguardo sopraggiunge la noia che ti spinge all'insoddisfazione, al dolore, alla ricerca di nuovi stimoli.

Dovevo attraversare proprio questa fase quando mi scoprì innamorato per la prima volta in vita mia.

La mia Galatea, la ninfa che avrei esortato a cogliere la rosa del bel tempo della giovinezza era semplicemente la mia Patty!

Proprio lei...proprio la ragazzina con la quale ero cresciuto insieme, considerandola al pari dei miei compagni di giochi. Mi avevano subito fatto sentire a mio agio, uno di loro, quando da bambino mi ero trasferito con la mia famiglia nel loro quartiere. Mi aveva sempre spronato a dare il meglio di me, fin dai tornei scolastici: io incassavo la sua fiducia e accettavo la nostra amicizia disinteressata.

Ma forse il luogo comune che i ragazzi mettono molto più tempo a darsi una svegliata e a maturare ,rispetto alle loro coetanee,deve avere qualche fondamento di verità.

Mi ci era voluto un viaggio in Brasile,assaporare la nostalgia di casa, soggiornare per oltre due anni in terra carioca, per aprire finalmente gli occhi.

Io la amavo e chissà da quanto tempo lei soffriva in silenzio, rassegnata e piena di speranze al contempo, in attesa di essere corrisposta.

Ma forse ormai era troppo tardi?

Tutti questi timori di giovani innamorati vennero a galla dopo molti anni di matrimonio, quando ormai eravamo amanti, complici e amici, senza più timori di mettere in piazza le nostre perplessità, perchè non erano più dolci segreti da tenere custoditi dentro di sè, ma testimonianze da condividere per solidificare la nostra unione.

Ora che è arrivato l'autunno delle nostre vite, possiamo volgerci indietro con un sorriso per le primavere e le estati che ci hanno regalato i più bei pomi della nostra esistenza: figli e nipoti, che dall'età acerba stanno ormai maturando verso le dolcezze della vita.

Di quella vita che riserverà loro anche bocconi amari e spine invisibili e perciò ancor più insidiose; ma senza difficoltà come sarebbe possibile forgiare grandi uomini?

Loro sanno che, finchè gli dei vorranno concedermi giorni da spendere ancora su questa terra, cercherò di dimostrarmi un valido pilastro; un attaccante in pensione che, anzichè cercare la via per far gol alla vita, si sistemerà tra i pali cercando di parare o di deviare i colpi che il destino vorrà infrangere loro...Ma c'è una persona che cercherò sempre di proteggere strenuamente, lottando con gli artigli, più di qualunque altra...

Una lieve striscia bianca sbuffa dalla pipa e vola, veloce, a perdersi in un punto indefinito del giardino, richiudo la finestra e mi imbambolo a fissarla.

Forse è vero che ormai siamo alberi spogli di fiori, di frutti e di fronde, ma anche se fossimo rami rinsecchiti ormai pronti da recidere, non posso fare a meno di contemplarla quella riglogliosa pianticella germogliata insieme e accanto alla mia.

I raggi obliqui del sole danno degli strani riflessi dorati alla sua capigliatura candida: lei che è stata sempre mora a tratti pare di coronare, inconsapevole, il sogno di quelle ciocche bione, sogno di una bambina. Gli occhi fissi sul lavoro che tiene in grembo, le piccole spalle, avvolte in uno scialle scarlatto per proteggersi dai sentori di freddo, incurvate a sferruzzare un piccolo completino per un nuovo nipotino in arrivo.

Se ne sta seduta, quasi accovacciata, sul gradino di cemento sull'uscio di casa, badando ai bambini che corrono e giocano felici e, al contempo, portando avanti il suo lavoro a maglia. Il sorriso di quiete e benessere che le incurva leggermente le rosee labbra, mi fa capire che donna eccezionale è stata mia moglie. Sempre abituata a districarsi tra mille faccende, restando umile e a far restare me una persona equilibrata nonostante il successo e i riconoscimenti che ho avuto come sportivo, che ci avrebbero facilmente potuto far deviare su strade pericolose.

Lei è stata una compagna dolce ed indulgente, una madre apprensiva, affettuosa e paziente, ma anche una donna di polso che ha sempre fatto valere la propria indipendenza.

Si accorge che la fisso, assorto nei miei pensieri.

"Cosa significa quello aguardo Oliver Hutton?!"

Quasi mi rimprovera, risistemando gli occhiali sul nasino delicato e ben disegnato che rimanda fortemente alla donna fasicata in un abito bianco, accanto a me nel ritratto del giorno del nostro matrimonio.

"Che ti amo!"

La zittisco e la sorprendo con un tono tra un borbottio e un gesto romantico: ormai sempre più di rado giochiamo ai due piccioncini nel loro nido d'amore, come se la nostra attuale condizione ci porti in automatico a comportarci come due distinti signori al tramonto, che ormai stanno insieme per forza d'abitudine e null'altro possano fare se non rimpiangere la bella giovinezza, sfogliare con nostalgia l'album dei ricordi e raccontare le proprie esperienze ai nipoti, per insegnare loro qualcosa sul futuro che li attende.

"Lo credo bene...se sono tua moglie da 50 anni un motivo ci sarà!"

Replica con un sorriso accondiscentente, noto il lieve rossore che le imporpora le gote e capisco di averla fatta arrossire, come quando le dichiarai il mio amore per la prima volta.

Ripone la lana nel cesto da lavoro e si alza per dirigersi nella cucina da rigovernare, passandomi accando mi sfiora il viso aspro e rugoso con un bacio delicato: stavolta è il mio cuore a palpitare! -

   
 
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