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Autore: Maiko    13/08/2014    1 recensioni
Che c'è che non va in me? Continuo a fare questi sogni. E per qualche ragione tutti riguardano Sam. Devo essere malato o qualcosa del genere.
[Ultimate Spiderman - SpideyXNova]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Peter Parker, Sam Alexander
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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NdMaiko: chiedo scusa a chi segue questa storia per la lunga attesa, ma quest'anno la voglia di scrivere si era volatilizzata. Spero non me ne vogliate e gradiate ugualmente questo capitolo (personalmente è il mio preferito).
Disclaimerla storia non mi appartiene. E' la traduzione di "Dreaming di OkiKitty su Fanfiction.Net.
http://www.fanfiction.net/s/9093596/1/Dreaming



3. Dream 3
 
- Peter POV -
 
“Ho preso quella roba che volevi, zia May,” dissi lasciando cadere il sacchetto marrone sul bancone della cucina.
“Grazie, Peter,” zia May vi lanciò uno sguardo all’interno, “Dovrebbe essere tutto ciò di cui ho bisogno per il dessert di stasera.”
Alzai gli occhi al cielo uscendo dalla cucina. A dispetto di ciò che le avevamo detto, si era messa in testa che Sam, Luke, Danny e Ava non si sentissero ancora come a casa. Così aveva organizzato questa grande cena in famiglia nella speranza di far sentire ognuno il benvenuto. Mi lasciai cadere su una sedia in soggiorno e aggrottai le sopracciglia. Non c’era verso di farmi passare il presentimento di aver dimenticato qualcosa. Oh, beh. Se fosse stato abbastanza importante, sono sicuro che me ne sarei ricordato.
Piuttosto, decisi di riflettere sui sogni che avevo fatto ultimamente. Ancora una volta, per un’altra settimana, ero stato tormentato da strani sogni riguardanti Sam e me. In tutti, c’eravamo io e lui soli in qualche posto, io cercavo di dirgli qualcosa, e mi svegliavo prima di riuscirci. Era davvero frustrante, e come se non bastasse, le strane sensazioni che provavo in sogno avevano cominciato a manifestarsi nella realtà. Ogni volta che Sam mi parlava, o anche mi guardava, sentivo il mio battito accelerare un poco. Avevo iniziato ad evitarlo, ma non così tanto da essere notato. Finora, nessuno aveva sospettato nulla.
Beh, chiaramente non avrei capito niente stando seduto qui. Mi alzai dalla sedia e salii le scale, decidendo di prendere dei vestiti dal mio armadio e farmi una doccia. Le docce mi aiutavano sempre a riflettere. Ma allora, se aiutavano, avrei già dovuto aver capito. Forse ci stavo solo pensando troppo, suppongo.
“Ehi, amico.”
Sobbalzai al suono della voce di Sam. Quando avevo raggiunto la mia camera? Guardai il mio letto e ve lo trovai sdraiato sopra, gli auricolari pendevano dalle sue orecchie collegandosi all’iPod Touch che stringeva tra le mani. Alzò un sopracciglio.
“Perché ti agiti tanto?” chiese, “Non mi avevi notato?”
“No,” scrollai le spalle e mi girai verso l'armadio cercando di calmare i battiti frenetici del mio cuore, “Puoi sentirmi anche se hai le cuffie?”
Sam lanciò un'occhiata all'iPod, “Si, ti sento. Mi sono dimenticato di accendere la musica.”
Aprii il secondo cassetto in basso, “E per quanto sei stato qui a non ascoltare niente?”
“Circa un'ora.”
Scossi la testa tirando fuori un paio di calzini, dei boxer blu, una t-shirt bianca e dei jeans blu scuro. Sam mi guardò interrogativamente, prima di tornare al suo iPod e mettere su un po' di musica. Riuscivo a sentirla dall’altra parte della stanza, e dopo un momento la riconobbi come “Rockstar” dei Nickelback.
Mi chiusi la porta della camera alle spalle e attraversai il corridoio diretto in bagno.
 
- 5 ore dopo –
 
“La mia preferita è White Tiger,” disse Ava dopo aver ingoiato delle patate, “invidio la sua strabiliante agilità.”
Quella sera la conversazione a cena era stata davvero interessante, a dir poco. Era iniziata piuttosto normalmente, sapete, parlando di come fosse andata la giornata, tralasciando deliberatamente le parti riguardanti le percosse che avevamo dato a quei cattivi di merda, tutte quelle frottole, ma zia May aveva ritenuto che dovessimo conoscerci meglio. Così aveva iniziato a farci domande, dai nostri gusti musicali agli hobby. In qualche modo, era arrivata ai nostri supereroi preferiti.
“Verissimo,” concordò zia May, “è piuttosto aggraziata. E tu, Sam?”
“Nova, ovviamente.” Rispose Sam finendo di mangiare.
Avrei roteato gli occhi alla sua affermazione, se Danny, che era seduto proprio di fronte a me, non fosse stato colto da un attacco di tosse. Luke prese a dargli delle pacche sulla schiena nel tentativo di aiutarlo a liberare i polmoni.
“Oh, per l’amor del cielo!” esclamò zia May, “Stai bene?”
“S-sto bene,” Danny tentò di non soffocare, alcune lacrime gli percorrevano il viso, “mi è solo andata l’acqua di traverso.”
Danny lanciò un’occhiata a Sam non appena il suo respiro si fu stabilizzato e sogghignò. Guardai alla mia sinistra per vedere Sam lanciargli un’occhiata furiosa, e ciò servì solo a confondermi. Ovviamente mi ero perso qualcosa.
Quando fu chiaro che Danny stava bene, zia May smise di agitarsi e tornò a sedersi. Mandò Sam in cucina a prendere dal frigo i brownie che aveva fatto precedentemente.
“Quindi che mi dici di te, Peter?” chiese “C’è un supereroe che preferisci?”
“Beh, veramente non-“ Senso di Ragno! “Uh, devo andare a controllare una cosa, torno subito!”
Mi alzai in fretta dalla sedia e mi precipitai in cucina.
Sam aveva tirato fuori il vassoio dei brownie dal frigo ed era in procinto di assaggiarne uno.
“Sam, fermo!”
Sam si fermò e mi guardò confuso, “Perché?”
Gli andai incontro e gli strappai il brownie dalle mani. Mi era venuto in mente cosa mi ero dimenticato prima. E dopo aver ispezionato la parte sopra, trovai proprio ciò che stavo cercando.
“Qual è il tuo problema?” sbuffò Sam.
Rimisi il brownie sul vassoio e lo allontanai da lui, dichiarando categoricamente: “Ci sono le arachidi in questi brownie, genio. Non hai detto a zia May della tua allergia e io me ne ero dimenticato fino ad ora.”
Spalancò appena gli occhi e io mi diressi alla sala da pranzo. Piazzai il vassoio sul tavolo vuoto, rendendomi conto che tutti avevano finito di cenare e se ne erano probabilmente andati in salotto a giocare ai videogame. Raccattai il brownie che Sam aveva quasi mangiato e ne presi un grande morso, divorandone circa la metà.
“Ehi, Peter.”
Mi voltai, quasi lasciando cadere il brownie per lo shock.
Da quando lo conoscevo, credo che Sam non mi avesse mai chiamato per nome. Stava in piedi all’entrata della cucina, la sua solita aria presuntuosa era svanita, e pareva nervoso e incerto. Per niente da lui. Ma, non era già successo prima?
Scossi la testa, “Sì? Cosa c’è?”
“Volevo solo dire grazie,” borbottò, guardando il pavimento come se fosse la cosa più interessante che avesse mai visto, “Sai, per avermi fermato.”
Mi sentii scaldare il viso ed il mio battito accelerò. Dissi un veloce “Nessun problema, Sam” e mi unii al resto della famiglia in soggiorno.
Per le poche ore successive, restammo lì seduti a partecipare ad una battaglia virtuale di proporzioni epiche, che non riesco neanche a descrivere. Danny ne emerse vittorioso, mentre io ne rimasi esausto e mi trascinai su per le scale fino alla mia stanza, solo per trovarci Sam col volto soffocato nel cuscino. Nonostante la stanchezza, mi saltò alla mente una domanda.
“Ehi, Sam? Cosa sarebbe successo se avessi mangiato il brownie?”
Restò in silenzio per un po’, tanto che credetti si fosse addormentato, finché: “Probabilmente sarei stato male a tal punto da finire all’ospedale.”
Un’inquietante sensazione mi prese al pensiero di Sam in un letto d’ospedale. Certo, tremavo al pensiero che ognuno dei miei amici potesse ferirsi, ma con Sam sembrava un po’ più, non so, personale.
Mi sdraiai dalla mia parte del letto e chiusi gli occhi, abbandonandomi ad un sonno ansioso.
 
Era buio. Fu la prima cosa che notai. Non era troppo strano, comunque. Poi mi resi conto di dove fossi e chi altro ci fosse.
Ero fuori, di notte, proprio di fronte alla scuola, nel mio completo da Spiderman e, ovviamente, avevo appena finito di combattere il Green Goblin, perché giaceva su di un mucchio di macerie sotto ad un muro crollato. Okay, questo non era normale.
In più, nessuno della squadra era presente, e non avrei avuto modo di sconfiggerlo così facilmente da solo. Ma dopotutto, questo era un sogno, giusto?
Green Goblin si alzò e si mise in posizione di attacco.
“Non ne hai ancora avuto abbastanza, Greeny? Finiamola in fretta, devo andare da un’altra parte.”
“Come ho detto, non sono qui per combattere.” Ringhiò Goblin, alzando le mani guantate in segno di resa.
L’aveva detto? Forse è per quello che ero stato in grado di atterrarlo tanto facilmente. Alzai un sopracciglio.
“Oh, davvero? Allora per quale motivo sei qui, Osborne?” chiesi, sospettoso.
“Beh, in principio ero qui per qualche aggiornamento, ma poi ti ho notato dondolare qui attorno. Ho una proposta per te, Spiderman.”
“Scusa, Osborne,” dissi, “non sono interessato a cosa hai in vendita.”
“Avevo il presentimento che lo avresti detto,” ghignò malignamente. “Quindi ho qualcosa che potrebbe interessarti.”
Sparì tra i cespugli e ne tirò fuori un Sam legato, che indossava una t-shirt verde scuro e dei pantaloncini blu acqua.
Un senso di terrore mi strinse il petto a quella vista. Che accidenti ci faceva lui qui?!
“So che hai un punto debole per i civili,” spiegò Goblin, “e grazie all’aggiornamento che ho fatto ai miei guanti, ora posso generare abbastanza elettricità che nemmeno io sarei sicuro di sopravvivere. È una fortuna che io non sia sulla linea di tiro, vero?”
Strinsi i pugno e, da avventato quale sono, scattai verso di lui.
“Ah-ah-ah, Spiderman,” ghignò e mi lanciò una pallina argentata. Ne uscirono delle corde che mi avvolsero le braccia e le gambe, spedendomi al suolo ed immobilizzandomi.
“Ora che ho la tua completa attenzione, ho una proposta da farti,” afferrò Sam con entrambe le mani e serrò la morsa quando lui tentò di liberarsi, “unisciti a me, ed io lascerò andare questo rifiuto spaziale. Rifiuta e, beh..”
Sam urlò nel momento in cui un’improvvisa scarica elettrica lo attraversò. Finì rapida com’era iniziata, e lui si accasciò tra le mani del Goblin. Aprì gli occhi e mi guardò debolmente.
“Questo era solo un assaggio,” mi gelò il Goblin, “Quindi scegli saggiamente.”
Lottai per liberarmi, ma le corde erano belle strette. Ci sarebbe voluto del tempo per liberarmi, ed era qualcosa che sapevo di non avere. Stavo quasi per accettare di unire le nostre forze, così avrebbe smesso di fare del male a Sam, ma una sola occhiata al suo volto mi disse che se lo avessi fatto lui non mi avrebbe mai perdonato. Per qualche ragione, sentii che non avrei potuto conviverci.
“Scusa, Goblin,” dissi, “ma so che se accettassi, a molte altre persone verrebbe fatto del male. Per questo mi trovo a dover rifiutare.”
“Allora la morte di questo ragazzo resterà sulla tua coscienza.”
Il corpo di Sam fu attraversato da volt di elettricità e lui urlò-
 
- Sam POV –
 
“NO!”
Scivolai dal bordo del letto, spaventato da quell’urlo improvviso. Che ca-
“Sam? Sam?!” Era Peter? Sembrava fuori di sé. Non riusciva a vedermi? Oh, beh, era buio ed ero caduto dal letto. Dopo lo avrei negato, prima dovevo scoprire qual era il problema.
“SAM!”
“Ehi, abbassa il volume,” sussurrai, alzandomi dal pavimento “Sono qui.”
Gli occhi blu e spalancati di Peter si posarono su di me, e subito dopo fui strattonato sul letto e delle braccia mi si strinsero attorno alla vita, mentre un viso affondava nel mio petto. Mi ci volle un momento per realizzare esattamente cosa fosse successo. Quando lo feci, avvampai ed il mio cuore iniziò a battermi rapidamente nel torace. Se Peter lo avesse notato, non ci avrebbe messo molto a capire.
“Parker, che stai-“
“No,” farfugliò contro la mia maglietta, “Solo, ti prego Sam, vuoi stare zitto?”
Stavo per ignorare la sua richiesta e chiedergli cosa non andasse, ma realizzai che aveva iniziato a tremare. Brutto segno.
Tirai un sospiro di sconfitta e avvolsi le mie braccia attorno alle sue spalle e dolcemente risdraiai entrambi sul letto. Non ero poi così bravo a rassicurare le persone, ma capii che avrei dovuto fare un tentativo per Peter.
“Uhm, è tutto a posto, Peter,” dissi lievemente, percorrendo con le dita i suoi capelli castani e sudati, confortante. Sentii la presa alla mia maglia allentarsi ed i tremiti diminuire un poco. Con l’altra mano andai a carezzargli la schiena a piccoli cerchi, sperando di calmarlo ulteriormente.
Andò avanti così ancora per un po’, con me a sussurrargli tenui rassicurazioni e a strofinargli la schiena fino a quando non si fu calmato abbastanza da addormentarsi. Non avevo ancora la più pallida idea di cosa lo avesse spaventato a tal punto, ma speravo che riuscisse a riposarsi più facilmente.
Sorrisi mentre respirava contro il mio petto. Probabilmente avremmo negato tutto sull’accaduto, al mattino, ma per ora ero felice di tenerlo tra le mie braccia.
  
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