Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Simpaleo    13/08/2014    4 recensioni
Dopo 15 anni di prigionia Hans Westergaard riesce ad evadere dal carcere di massima sicurezza in cui era rinchiuso, ormai adulto è disposto a tutto per rifarsi una vita, ma per un brutto scherzo del destino si ritroverà nuovamente ad Arendelle, ad affrontare la Regina Elsa, ormai divenuta una donna forte e capace di controllare completamente la sua magia. Hans dovrà giocare al meglio le sue carte per restare in vita, questa volta non dovrà commettere alcun errore.
[Helsa; Hans x Elsa]
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elsa, Hans, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Come neve al sole

Capitolo 1

Hans arrivò i primi di Ottobre al porto di Arendelle, prima di scendere riuscì a rimediare tra gli indumenti dei marinai un mantello di bassa qualità, abbastanza grande da coprirlo interamente e utile per coprirsi il volto. Quell'abbigliamento, insieme alla barba incolta e al suo aspetto trasandato, gli avrebbe permesso di aggirarsi in città senza destare sospetti, ormai la sua figura era ben diversa da quella che gli abitanti di Arandelle conobbero anni addietro, ogni traccia del principe che era e della regalità che emanava era scomparsa, ma di certo non poteva rimanere al lungo in quel posto, doveva al più presto andarsene se voleva salva la pelle.
Una volta sceso dall’imbarcazione notò che nulla era cambiato dalla prima volta che aveva messo piede ad Arendelle, certo, non era addobbata a festa come nel giorno dell’incoronazione della Regina, ma di certo l’animo dei suoi cittadini era sempre lo stesso, tutti gioiosi e spensierati, come se non esistessero problemi in quel Regno, o almeno non più. Al porto erano attraccate alcune navi mercantili, sicuramente presto una di esse sarebbe salpata, ma purtroppo non aveva più denaro per pagare il viaggio e in pieno giorno non poteva rischiare di rapinare qualcuno ed essere preso dalle guardie cittadine, così decise di allontanarsi dalla città aspettando il calar del sole e colpire qualche povero passante. Si incamminò diretto verso il bosco cercando di prendere stradine poco trafficate ed evitando le arterie principali. Arrivato nei pressi della foresta cercò un bastone per aiutarsi tra la boscaglia e si addentrò maggiormente, facendo attenzione a eventuali serpenti nascosti nel fogliame e aspettò che lentamente la notte si facesse strada nel cielo. La foresta si trovava a un'altitudine maggiore rispetto alla città di Arandelle e da quella prospettiva Hans poteva osservare ogni dettaglio della città: il porto, il mercato, i camini fumanti delle case, addirittura poteva scorgere la gente che camminava per le strade sempre meno trafficate col calar del sole e da lontano le mura imponenti del castello si ereggevano sulla città. Improvvisamente i suoi pensieri furono distratti da delle urla femminili provenienti dalla boscaglia, di scatto si alzò in piedi, afferrò il bastone e corse il più velocemente possibile verso le grida, durante la corsa abbandonò il mantello in quanto non gli permetteva di avanzare velocemente a causa dei rami che si impigliavano in esso, così decise di toglierselo con l’intenzione di tornare più tardi a recuperarlo. Quel poco di luce solare che era rimasta gli permise di scorgere tra gli alberi la figura di una ragazzina. La piccola era con le spalle rivolte verso un grosso albero mentre veniva braccata da un lupo rabbioso che di li a breve si sarebbe avventato su di lei. Hans intervenne dopo un attimo di esitazione che gli permise di ragionare su una tattica ben precisa, si frappose tra la ragazzina e l’animale urlando e agitando la mazza di legno, il lupo però reagì e dopo aver agguantato il bastone con i suoi canini riuscì con gli artigli a graffiare il braccio di Hans che per il dolore mollò la presa dal pezzo di legno, per loro fortuna mentre la bestia si preparava nuovamente all’attacco fu colpita dalla freccia di una balestra e subito dopo infilzato dalla lama di una spada. Due guardie reali erano sopraggiunte senza che Hans se ne potesse accorgere, forse troppo preso dal lupo. Uno dei due uomini si avvicinò preoccupato alla ragazzina per accertarsi delle sue condizioni e senza dare troppo peso ad Hans, ma fu in quel momento che il rosso osservò attentamente la ragazzina e notò un particolare che lo fece raggelare. Quella bambina aveva dei abiti pregiati e seppur aveva gli occhi color castano, la natura di quei capelli così chiari era inconfondibile. Si voltò di scatto per fuggire, ma l'altra guardia già gli stava puntando la balestra contro da qualche secondo.
- Fermo dove sei! – Ordinò perentorio l’uomo con l'arma. L’altra guardia, un ragazzo molto giovane, strinse tra le braccia la ragazzina e si allontanò guardando strano il suo compagno.
- Jack che stai facendo? – Era troppo giovane per ricordare chi fosse Hans, ma l’altro aveva più o meno la stessa età del rosso e ricordava bene cosa era accaduto quindici anni prima, molto probabilmente lo aveva riconosciuto.
- Principessa Istrid state bene? – Chiese l’uomo senza abbassare la freccia
- Stavo cercando dei funghi nella zona e ho sentito delle urla - cercò di giustificarsi l'ex principe, alzando le mani in segno di resa e sperando che la guardia non lo avesse riconosciuto
- Io so bene chi sei tu! -
Ancora una volta Hans si ritrovò a pensare che la morrte non sarebbe stata una pena così crudele rispetto all’essere presi in giro dal fato… quella si che era una punizione crudele.

Nella sala del trono Elsa svolgeva le sue mansioni da Regina: ascoltare i cittadini, provvedere alle richieste dei sudditi, leggere e rispondere alla posta ufficiale, richiedere forniture di grano e altre materie prime dai Paesi alleati in previsione del freddo inverno, tutte cose molto noiose a detta di sua sorella Anna, partita da settimane per un viaggio di piacere con Kristoff. Con gli anni la Principessa non aveva perso la sua allegria e la sua vivacità e spesso contagiava anche Elsa nel suo divertimento, certo, un po’ di quiete non sarebbe dispiaciuto alla Regina, riposarsi sulla poltrona della biblioteca e leggere un buon libro sarebbe stata cosa gradita, ma ora che la sorella era partita le mancavano quei momenti di svago e di divertimento, anche se al posto della sorella ci pensava la sua vivace nipote, che nessuno riusciva a contenere, a renderle ricche le giornare, ormai le badanti non le stavano più dietro e per dar loro un attimo di tregua Elsa le aveva concesso di uscire dal castello per divertirsi un po’ in città, non prima di averle impartito le giuste raccomandazioni e averle affidato due guardie reali per proteggerla da eventuali pericoli.
Mentre la Regina svolgeva le sue mansioni, la grande porta della sala del trono si aprì ed entrò un consigliere reale, un uomo di bassa statura e di età armai avanzata che tutto affannato si avvicinò alla regina, si fermò a pochi passi dagli scalini che portavano al trono e dopo un regale inchino iniziò a parlare con una lieve balbuzia.
- Vostra Maestà, vi volevo informare che la Principessa Istrid è tornata a palazzo – Disse agitato ingoiando un groppo di saliva.
- Ser Macnot vi siete scomodato sin qui solo per dirmi che mia nipote è tornata? – Corrugò la fronte. Capì da subito che qualcosa non andava, un consigliere reale non si scomodava per così poco.
- Ecco, vedete, c’è stato un imprevisto... la Principessa è sfuggita al controllo delle guardie e si è addentrata nella foresta – Disse veloce, ma prima che la Regina potesse dire qualcosa, si premurò di avvisarla – Adesso sta bene, non vi preoccupate, è solo molto spaventata – Elsa, per un attimo trattenne il respiro per la paura, ma nel sentire la premura del consigliere si riprese e si accasciò, sempre elegantemente, sul trono portandosi indietro i capelli sfuggiti al suo controllo. Poi il Ser continuò – Ora è nelle sue stanze, il dottore l’ha già visitata e ha riferito che non ha riportato alcun danno, solo qualche graffio -
- Grazie per avermi avvisato Ser Macnot, andrò subito ad accertarmi personalmente delle sue condizioni – Elsa fece per alzarsi, ma il consigliere la fermò.
- Aspettate Vostra Maestà, c’è dell’altro… – L’uomo iniziò a strofinarsi nervosamente le mani e a guardare le guardie presenti in sala in cerca di conforto.
- Parlate, forza! – Chiese ansiosa.
- Beh ecco… -

La cella in cui era stato rinchiuso Hans a confronto con quella di Fort Heat era una camera lussuosa, clima mite, grande il doppio e soprattutto non si sentivano fastidiosi lamenti in sottofondo, le catene alle mani e ai piedi non erano contemplate nel carcere del Miagòn, ma era un piccolo prezzo da pagare per quella calma, seppur apparente, perché sapeva cue di li a poco si sarebbe scatenata una tempesta. Poco prima, mentre veniva portato nelle carceri del castello aveva preso più volte in considerazione ogni via di fuga, ma ogni opzione analizzata dava esito negativo, la presenza della balestra non gli avrebbe permesso di fare più di qualche metro senza essere trafitto - Arrivati a questo punto tanto vale aspettare che la morte mi venga a prendere, almeno non gli darò la soddisfazione di presentarmi alla sua porta - aveva pensato mentre veniva scortato dalle due guardie verso il castello. Hans sapeva bene che questa volta nessun titolo lo avrebbe protetto, era fuggito dalla prigione e per di più ucciso un carceriere, probabilmente a quest’ora qualcuno già stava affilando la ghigliottina.
Camminò avanti e indietro per la cella, aveva commesso un altro errore fatale, lui doveva solo aspettare le tenebre e fuggire da quel luogo, ma più volte si fermò a chiedersi se veramente avrebbe lasciato morire una ragazzina? Se avesse saputo chi era sarebbe corso a salvarla? Si domandò più volte. Era un traditore e un assassino, ma la sua crudeltà fino a che punto poteva arrivare?
In quel momento due guardie entrarono nella cella, mentre altre due rimasero ad aspettarlo sull’uscio della porta. Lo presero in malo modo per le braccia e senza levargli le catene iniziarono a scortarlo fuori dalle prigioni.
- Ci siamo – Pensò – Alla fine morirò. Anni e anni rinchiuso all’inferno sono stati inutili – Solo quando le guardie si fermarono d’innanzi la sala del trono capì che non era la ghigliottina ad aspettarlo, ma forse sorte ben peggiore.
Le porte lentamente furono aperte, nessuna voce, nessun suono, solo il lento scricchiolio delle porte che si aprivano. Hans notò che la sala non era cambiata per nulla dalla prima volta che aveva messo piede in quel posto, poi guardò d’innanzi a se e decise che sarebbe entrato con fierezza al suo interno, come la prima volta, come quando ancora era un Principe. Non avrebbe supplicato, non avrebbe pianto, non avrebbe mostrato alcun pentimento, sarebbe stato solamente se stesso e avrebbe accettato la sua sorte a testa alta anche se a ben pensarci erano poche le cose di cui poteva andare fiero.
Infondo la grande sala seduta sul trono, in maniera regale e composta, c’era lei ad aspettarlo, la Regina, nessuna corona, nessun diadema o futile spilla a marcare la sua carica, non c’era bisogno di alcun oggetto per capire che lei era la Sovrana, bastava guardarla per capire che era nata per sedere su un trono, su quel trono. Gli anni l’avevano resa una donna forte, una donna intransigente, più matura e ancor più bella di quanto Hans non ricordasse, era avvolta in un vestito azzurro diverso dall'ultimo che aveva visto, ma ugualmente bello da mettere in evidenza le sue forme, i capelli biondi, quei capelli, raccolti nella sua classica traccia selvaggia e in completa contrapposizione con il suo portamento elegante; la carnagione chiara metteva in risalto i suoi occhi color zaffiro e Hans notò che non era cambiata poi molto da quindici anni prima, ma incredibilmente, allo stesso tempo era diventata ancora più bella. Se non l’avesse conosciuta anni prima, se non avesse visto il suo mostruoso potere, avrebbe sicuramente pensato che fosse un angelo sceso dal cielo, ma sapeva che non era così, lei poteva distruggere tutto ciò che voleva con il semplice movimento di una mano -E ora a quanto pare ha anche imparato a ghiacciare le vene con il solo sguardo- pensò l'uomo. Mentre Hans attraversava la sala gli occhi della Regina erano puntati nei suoi, uno sguardo di minaccia, di accuse, di sfida e lui sapeva che probabilmente avrebbe perso quella lotta fatta di sguardi, ma non le avrebbe dato la soddisfazione di vincere senza almeno aver lottato.
Fu fatto inginocchiare contro voglia dalle guardie ai piedi dell’altare, dopo alcuni secondi Elsa prese un profondo respiro, si alzò facendo peso sui braccioli del trono e lentamente, con una grazia fuori dal comune, scese i gradini del trono e si avvicinò al prigioniero. Hans per tutta risposta si alzò, imponendo il suo fisico a quello della donna, alcune guardie fecero per intervenire e farlo abbassare nuovamente, ma Elsa li fermò con il cenno di una mano, ma senza distogliere lo sguardo da quello dell’uomo. La camminata della Regina di Arendelle si fermò a mezzo metro da Hans.
- Cosa ci fai qui? – Domandò fredda.
- Ti sono mancato? – Chiese beffardo l’uomo con un accenno di sorriso sulle labbra.
Alla Regina non piacque la battuta di Hans - Dovresti essere rinchiuso in una cella a morire come un cane – La rabbia iniziava a trasparire nella voce della donna.
- Già, dovrei… - Un attimo di silenzio, poi Hans continuò, doveva trovare un modo per rimanere vivo e l’unica alternativa era fare peso sulla ragazzina della foresta – Levami una curiosità, chi è la ragazzina a cui ho salvato la vita? Ti somiglia molto. Non dirmi che hai messo su famiglia... -
- Non osare pormi delle domande e soprattutto usare un tono confidenziale con me senza il mio permesso – Disprezzo, non era rabbia, ma disprezzo, ecco cosa si percepiva nella voce di Elsa.
- Perdonatemi Vostra Maestà – Disse Hans, con tono derisorio – Vi porrei anche un inchino, ma come vedete non sono nelle condizioni – dichiarò mostrando le evidenti catene che lo bloccavano.
- Non prenderti gioco di me. Non so cosa tu voglia da Arendelle, ne tanto meno come tu abbia fatto a scappare da Fort Heat, ma a breve contatterò il Re delle Isole del Sud e provvederà lui stesso alla tua sorte –
Hans sapeva bene cosa voleva dire, appena suo fratello, il Re, sarebbe arrivato ad Arendelle lo avrebbe condannato a morte, ma lui aveva un piano, e se avesse giocato bene le sue carte forse sarebbe riuscito a vivere un altro poco.
- Ah si? E  cosa gli direte? Che ho salvato la vita a un membro reale di Arendelle mettendo a rischio la mia? – Disse avanzando di un passo.
- Non so quale piano malefico tu abbia in mente, ma sta ben sicuro che non ti lascerò agire liberamente -
- Voi mi dovete la vita di quella ragazzina – Affermò serio l’uomo.
- Io non ti devo niente. Tu sei un mostro – Disse con tutto il disprezzo possibile. Hans si avvicinò di un altro passo.
- E ho impedito a voi di diventarlo – Disse quasi sussurrando faccia a faccia con la Regina. Ormai erano talmente vicini che potevano parlare senza che le guardie presenti a pochi metri sentissero la discussione.
Elsa rimase interdetta, quelle parole furono più forti di uno schiaffo e d’istinto indietreggiò di pochi passi. Ben si ricordava cosa era accaduto nel suo castello di ghiaccio quindici anni prima, ci aveva pensato a lungo prima, ma dopo tanti anni era arrivata alla conclusione che si trattasse di un gesto volto ad acquistare la sua fiducia e riuscire a pugnalarla alle spalle senza troppe difficoltà.
- Guardie, portatelo nelle prigioni – Ordinò voltandosi e ritornando sul suo trono.

Le guardie lo presero sotto braccio e lo condussero fuori dalla sala, un grosso sorriso apparve sul volto di Hans. Aveva vinto una battaglia, ed era ben conscio del fatto che ce ne sarebbero state altre, ma durante quegli anni di prigionia aveva imparato ad aggrapparsi alla vita con tutte le sue forze e non poteva permettersi di perdere quella guerra perché avrebbe significato perdere anche la vita.
  
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