Harry passò la mano su
quel pianoforte ormai vecchio.
Quel pianoforte era di proprietà degli Styles da prima
ancora che nascesse e
probabilmente sarebbe stato così fino alla fine della
dinastia.
Suonò qualche nota prima di fermare le esili dita sui tasti
neri.
Il pianoforte era il suo strumento musicale preferito perché
si immedesimava in
esso; il pianoforte era composto da tasti bianchi e neri e, se ne fosse
mancato
anche solo uno, sarebbe stato incompleto.
E così era lui, lui era i tasti bianchi e Stephanie era i
tasti neri.
La sua Stephanie, con le sue sregolatezze, le sue pazzie.
Sua madre odiava Stephanie, la odiava perché era libera e
senza scrupoli, la
odiava perché le piaceva fumare e le piaceva stare fuori
fino a tardi.
Lui la amava, la amava così tanto che si sarebbe ucciso se
solo lei glielo
avesse chiesto, sarebbe scappato via e non sarebbe tornato mai
più se questo
avesse significato rimanere con lei per sempre.
Stephanie aveva gli occhi color mare e i capelli color pece, aveva la
pelle
candida e le guance rosse.
Era bella da impazzire e forse Harry era davvero impazzito per lei.
«Tu non mi ami Harry, non puoi amarmi nessuno può
farlo» e forse aveva ragione,
forse non l’amava, forse era solo l’illusione di
essere libero con lei,
l’illusione di poter essere qualcuno che non poteva essere
con gli altri, forse
era soltanto un incantesimo; eppure lui ne era convinto, era convinto
che senza
quegli occhi non sarebbe mai andato avanti, si sentiva come un drogato
e aveva
bisogno della sua dose di Stephanie ogni giorno per sopravvivere e
sapeva che
prima o poi sarebbe morto di overdose.
Aveva provato a lasciarla andare, ma era ritornato con la coda fra le
gambe
perché lui senza di lei non ci poteva stare,
perché lui la voleva stringere e
fare l’amore con lei.
Stephanie non lo amava, Stephanie non amava nessuno perché
pensava che
nessuno avrebbe mai amato lei.
Harry, per Stephanie, era solo un divertimento, solo un altro ragazzo
da
prendere in giro e da manipolare.
Stephanie, per Harry, era tutto.
Si ricordò della prima volta in cui l'aveva vista,
seduta su quel muretto
con una sigaretta in bocca.
Rise ricordando come lei l'aveva guardato con sufficienza e gli aveva
chiesto
«Hai da accendere?» e lui aveva semplicemente
scosso la testa, incapace di parlare
ad una ragazza così bella.
Era scesa dal muretto e si era avvicinata a lui «Vieni con
me» gli aveva preso
la mano e lo aveva trascinato vicino al lago, quel lago dove andavano
ogni
volta che volevano stare da soli.
Si era sdraiata sull'erba e aveva chiuso gli occhi. Harry la osservava
e si
chiedeva cosa ci facesse con una sconosciuta in mezzo ad un parco, ma
più la
osservava e più capiva che voleva essere lì con
lei.
La prima volta che avevano fatto
l'amore in
quella sera fredda e bianca di dicembre, si era sentito vivo per la
prima
volta.
L'aveva stretta, l'aveva amata e si era perso in quegli occhi azzurri
che lo
guardavano come se fosse una preda.
Lui era la sua preda, Stephanie l'aveva catturato in quel parco e
l'aveva
divorato lentamente, l'aveva svuotato di tutto.
Si chiese come fosse possibile
amare una persona al
punto di volersi strappare il cuore dal petto, si chiese il motivo per
il quale
era accaduto a lui.
Stephanie aveva gli occhi freddi, ma nascondeva tante insicurezze e
tante paure
dietro di essi, ci aveva provato lui ad aiutarla, aveva provato a
scalfire la
superficie di marmo in cui si era rintanata per tutta la sua vita, ma
lei non
gliel'aveva mai permesso.
Ora Harry era rimasto solo,
Stephanie non c'era più.
Se n'era andata senza pensare che forse Harry l'amava davvero.
Non ci aveva pensato Stephanie, nel momento in cui si era tolta la
vita, che
Harry l'amava e non era un'illusione, non era una bugia quando le
sussurrava
all'orecchio che senza di lei non sarebbe stato lo stesso.
Adesso Harry era scordato, come quel pianoforte antico appartenente
alla sua
famiglia.
Era incompleto perché aveva perso quei tasti neri che lo
mantenevano in
equilibrio.
Non ho idea di come sia
uscita questa shot e non so nemmeno
perché la sto pubblicando.
È la prima cosa che pubblico senza ripensarci cinquanta
volte, mi sembra una
cosa stranissima.
Sono pronta a qualsiasi tipo di critica, una recensione ovviamente
è sempre ben
accetta!
Perdonate il mio pessimo banner.
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Un bacio
Sil