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Autore: Svazzi    13/08/2014    4 recensioni
Harry passò la mano su quel pianoforte ormai vecchio.
Quel pianoforte era di proprietà degli Styles da prima ancora che nascesse e probabilmente sarebbe stato così fino alla fine della dinastia.
Suonò qualche nota prima di fermare le esili dita sui tasti neri.
Il pianoforte era il suo strumento musicale preferito perché si immedesimava in esso; il pianoforte era composto da tasti bianchi e neri e, se ne fosse mancato anche solo uno, sarebbe stato incompleto.
E così era lui, lui era i tasti bianchi e Stephanie era i tasti neri.
La sua Stephanie, con le sue sregolatezze, le sue pazzie.
Genere: Generale, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Harry passò la mano su quel pianoforte ormai vecchio.
Quel pianoforte era di proprietà degli Styles da prima ancora che nascesse e probabilmente sarebbe stato così fino alla fine della dinastia.
Suonò qualche nota prima di fermare le esili dita sui tasti neri.
Il pianoforte era il suo strumento musicale preferito perché si immedesimava in esso; il pianoforte era composto da tasti bianchi e neri e, se ne fosse mancato anche solo uno, sarebbe stato incompleto.
E così era lui, lui era i tasti bianchi e Stephanie era i tasti neri.
La sua Stephanie, con le sue sregolatezze, le sue pazzie.

Sua madre odiava Stephanie, la odiava perché era libera e senza scrupoli, la odiava perché le piaceva fumare e le piaceva stare fuori fino a tardi.
Lui la amava, la amava così tanto che si sarebbe ucciso se solo lei glielo avesse chiesto, sarebbe scappato via e non sarebbe tornato mai più se questo avesse significato rimanere con lei per sempre.
Stephanie aveva gli occhi color mare e i capelli color pece, aveva la pelle candida e le guance rosse.
Era bella da impazzire e forse Harry era davvero impazzito per lei.
«Tu non mi ami Harry, non puoi amarmi nessuno può farlo» e forse aveva ragione, forse non l’amava, forse era solo l’illusione di essere libero con lei, l’illusione di poter essere qualcuno che non poteva essere con gli altri, forse era soltanto un incantesimo; eppure lui ne era convinto, era convinto che senza quegli occhi non sarebbe mai andato avanti, si sentiva come un drogato e aveva bisogno della sua dose di Stephanie ogni giorno per sopravvivere e sapeva che prima o poi sarebbe morto di overdose.
Aveva provato a lasciarla andare, ma era ritornato con la coda fra le gambe perché lui senza di lei non ci poteva stare, perché lui la voleva stringere e fare l’amore con lei.
Stephanie non lo amava, Stephanie non amava nessuno perché pensava che  nessuno avrebbe mai amato lei.
Harry, per Stephanie, era solo un divertimento, solo un altro ragazzo da prendere in giro e da manipolare.
Stephanie, per Harry, era tutto.

Si ricordò della prima  volta in cui l'aveva vista, seduta su quel muretto con una sigaretta in bocca.
Rise ricordando come lei l'aveva guardato con sufficienza e gli aveva chiesto «Hai da accendere?» e lui aveva semplicemente scosso la testa, incapace di parlare ad una ragazza così bella.
Era scesa dal muretto e si era avvicinata a lui «Vieni con me» gli aveva preso la mano e lo aveva trascinato vicino al lago, quel lago dove andavano ogni volta che volevano stare da soli.
Si era sdraiata sull'erba e aveva chiuso gli occhi. Harry la osservava e si chiedeva cosa ci facesse con una sconosciuta in mezzo ad un parco, ma più la osservava e più capiva che voleva essere lì con lei. 

La prima volta che avevano fatto l'amore  in quella sera fredda e bianca di dicembre, si era sentito vivo per la prima volta.
L'aveva stretta, l'aveva amata e si era perso in quegli occhi azzurri che lo guardavano come se fosse una preda.
Lui era la sua preda, Stephanie l'aveva catturato in quel parco e l'aveva divorato lentamente, l'aveva svuotato di tutto. 

Si chiese come fosse possibile amare una persona al punto di volersi strappare il cuore dal petto, si chiese il motivo per il quale era accaduto a lui. 
Stephanie aveva gli occhi freddi, ma nascondeva tante insicurezze e tante paure dietro di essi, ci aveva provato lui ad aiutarla, aveva provato a scalfire la superficie di marmo in cui si era rintanata per tutta la sua vita, ma lei non gliel'aveva mai permesso.

Ora Harry era rimasto solo, Stephanie non c'era più.
Se n'era andata senza pensare che forse Harry l'amava davvero.
Non ci aveva pensato Stephanie, nel momento in cui si era tolta la vita, che Harry l'amava e non era un'illusione, non era una bugia quando le sussurrava all'orecchio che senza di lei non sarebbe stato lo stesso.
Adesso Harry era scordato, come quel pianoforte antico appartenente alla sua famiglia.
Era incompleto perché aveva perso quei tasti neri che lo mantenevano in equilibrio.

 

Non ho idea di come sia uscita questa shot e non so nemmeno perché la sto pubblicando.
È la prima cosa che pubblico senza ripensarci cinquanta volte, mi sembra una cosa stranissima.
Sono pronta a qualsiasi tipo di critica, una recensione ovviamente è sempre ben accetta!
Perdonate il mio pessimo banner.

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Un bacio
Sil

   
 
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