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Autore: Bibismarty    13/08/2014    1 recensioni
I fratelli Kaulitz non era pronti a badare ad un bambino. Quella sera uno guardava la tv, l'altro era in bagno, quando suonò il campanello.
Cosa succederebbe se all'improvviso, Bill e Tom, si trovassero sul tappeto di casa un bimbetto di 5 anni, sfornito della mamma?
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bill Kaulitz, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Babysitter D'Eccellenza

Erano le dieci di sera, quando suonò il campanello di casa Kaulitz.
Tom Kaulitz, il chitarrista più svogliato della terra, sedeva comodamente spaparanzato sul divano.
Teneva le gambe abbarbicate sul tavolino di vetro preferito di Bill. Tanto Bill era in bagno e non si sarebbe accorto di nulla. Come gli facevano male i piedi dopo quella giornataccia!
Alla tv stavano trasmettendo la sua serie tv preferita e non c’era suono, persona o microbo che potesse farlo alzare da lì e fargli perdere la puntata.
Per cui, quando sentì il campanello suonare, alzò il volume della tv e fece finta di non aver sentito alcun ché.  
“Ehi Tom, chi è alla porta?” urlò il fratello da una stanza dell’appartamento.
“Rispondi tu, io sono occupato” gli strillò di rimando.
Due secondi dopo Bill sfrecciò dietro il divano con la cintura dei pantaloni ancora in mano. “Tom, ero in bagno, caspita, potevi aprire tu, no? Occupato, si come no”
Tom non gli diede bado. In fondo c’era una scena clou in quel momento. Il detective stava per rivelare chi era l’assassino…
Bill allacciò alla belle meglio i pantaloni e spalancò la porta. Inizialmente non vide nessuno davanti a sé. Allungò il collo per vedere se qualcuno stava per caso scendendo le scale, magari stufo di aspettare che qualcuno gli aprisse.
Quando stava per chiudere, però, una vocina inconfondibile di un bambino attirò la sua attenzione. Abbassò lo sguardo e vide che sul tappeto di casa sua c’era un marmocchio di appena 5 anni con il pigiamino di Cars attorno.
“La mia mamma mi ha detto di restare da voi, finché non torna” disse prima di sgusciare dentro casa, passando tra Bill e lo stipite della porta.
Gli occhi di Bill diventarono due palle giganti. Ci si poteva anche giocare a ping pong vista la dimensione. “Ehi aspetta un momento!” gli gridò dietro Bill, ma il bambino stava già snocciolando una lista di possibili giochi da fare.
“Possiamo giocare a cow boy o a guardie e ladri, oppure ai Pokemon”
“Un attimo, stellina” Bill si inginocchiò davanti al bambino e lo prese per le spalle. “Primo vorrei sapere come ti chiami e secondo chi è la tua mamma”
Il bambino gonfiò le guancie in modo alquanto bizzarro e poi stizzito rispose: “Io mi chiamo Thomas e la mia mamma è Karen, siamo vicini di casa da taaaanto tempo, possibile che tu non lo sappia, rimbambito?”
Bill era sempre più perplesso. E anche un po’ arrabbiato. Come si permetteva di chiamarlo rimbambito?
“Ok, facciamo un bel gioco ok? Tu ti nascondi e io conto!”
“Facciamo giocare anche il babbuino, per favore per favore per favore?” il bambino cominciò a saltare istericamente come una molla.
Bill cominciava ad essere seriamente confuso. “E chi è il babbuino?”
Il bambinetto indicò Tom, mostrando una sfilza di dentini da latte e una tenerissima fossetta.
Bill scoppiò a ridere e acconsentì. Così Thomas corse davanti al televisore e spense la tv.
L’urlo disumano di Tom si propagò per tutto l’appartamento e si riverberò giù dalle tromba delle scale fin nei sotterranei.
“Maledetto pidocchio immondo, vieni qui e te la faccio pagare!”
“Prima devi trovarmi! Io mi nascondo e tu conti. Se mi trovi hai vinto!”
“Ah e pensi di dettare legge in casa mia marmocchietto insignificante. Ti farò pentire di essere nato”
Il bambino saltellò via con un sorriso gigantesco.
“Ma dico, l’hai visto? Mi ha riso in faccia!!”
“Tomi, vieni qui e smettila di lamentarti, dobbiamo trovare sua mamma e mandarlo via da qui. Io non so badare ad un bambino?”
“Perché io si? Chi è la mamma?”
“La vicina”
“Ok, vado a suonarle al campanello mentre tu lo cerchi, perché se lo trovo gli stacco il collo e me lo arrostisco per domani a pranzo”
 

“Bill, la vicina non c’è! Ommioddio, ma che stai facendo?”
Bill era immerso in una nuvola bianca, mentre reggeva una frusta elettrica e un cucchiaio nell’altra mano. La cucina era soqquadro: i cassetti erano svuotati, c’era cibo ovunque, il frigo era aperto, il lavandino era colmo zeppo di piatti e la piccola peste era sdraiata per terra che infilava le mani in una terrina di plastica e ne estraeva filamenti cremosi. Li portava alla bocca e si leccava per bene le dita.
“Ci è venuta voglia di fare un dolce. Ho pensato che potevo tenerlo a bada”
“Vedo che non è servito a molto”

“Tom” gridò il bambino correndogli incontro e posandogli le mani tutte impiastricciate sui jeans. “Giochiamo a guardie e ladri?”
Un occhio di tom cominciò a chiudersi in modo meccanico, come se avesse un tic. “Dobbiamo farlo sparire o lo faccio fuori”
“Dai gioca un po’ tu con lui mentre io sistemo la cucina”

 

 “Caccola di scimmia, vieni qui o ti prendo e ti butto nel sacchetto dell’umido, pieno”
Le urla selvaggie di Tom riempivano l’aria, seguite da risate isteriche, simile a quelle di una iena.
“State attenti o mi romperete il prezioso vaso cinese” urlò Bill, in preda alla disperazione più pura, quando sfiorarono il mobiletto che lo sosteneva, sfregiando come due auto da corsa impazzite.
Detto fatto, Tom scivolò nel tentativo di afferrare il bambino per il colletto del pigiamino e andò a sbattere contro il mobiletto che reggeva il prezioso vaso di Bill, che ondeggiò pericolosamente e cadde a terra rompendosi in mille pezzi, emettendo un rumore sordo. Bill si precipitò a raccogliere i cocci, ma ormai il danno era fatto. Non gli restò che piangere come una fontana.
Il bambino di farsi prendere non ne voleva sapere, e ciò stava portando Tom sull’orlo della disperazione. Saltò sui letti, sul divano, rovesciò stura lavandini, lampade, boccette di profumo e sventolò all’aria le cose più improbabili: fruste elettriche da cucina, carta igienica, preservativi di Tom, detersivi per piatti, ciotole del cane e mutande di Bill.
“Chiamiamo l’ospedale psichiatrico e diciamo che è indemoniato, ah?” propose Tom, fermandosi un attimo a riprendere fiato.
Bill lo guardò sconcertato. “Ma no ci vuole solo dolcezza, guarda me!”
“Thomas caro, io e Tom siamo molto stanchi e vorremmo dormire, quindi ora ti prepariamo il divano e fai la nanna, ok?”
“Non ci penso nemmeno morto, mammalucchi” gridò issando la carta igienica all’aria come se fosse una spada. E cominciò a saltare per la casa facendola srotolare.
“Dolcezza, eh?”
Bill ne aveva fin sopra i capelli e lui più i capelli erano una bella altezza. “Imbavagliamolo e leghiamolo”
Tom gli sporse il palmo della mano aperta e Bill battè la sua mano sul fratello. Due uomini, contro un bambino? Un gioco da ragazzi.
 
Qualcuno suonò alla porta. Thomas tutto pimpante andò ad aprire e appena vide che era la sua mamma le saltò in braccio, euforico. “Mi sono divertito un mondo! Posso tornarci anche domani? Abbiamo fatto un sacco di giochi e i fratelli Kaulitz sono molto divertenti, si lasciano fare molte cose…”
A quelle parole Bill e Tom cominciarono a dimenarsi come foche spiaggiate e produssero mugognii tremendi. Cercarono l’un l’altro di togliergli le corde che li legavano o almeno di togliersi lo scotch per poter comunicare, ma fu tutto invano.
Quella fu ricordata come la peggior serata da dimenticare, prima di rendersi conto che era solo la prima di una serie molto lunga…
 

 

 

   
 
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