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Autore: xla    13/09/2008    4 recensioni
- Voglio essere Fanny. Voglio essere la sua fenice - Magari l’uomo anziano aveva capito che il ragazzo avesse detto qualcosa, ma non lo poteva comprendere; quindi pensò che il ragazzo stava imprecando contro di lui sul fatto che era troppo vecchio per permettersi delle scappatelle dai suoi doveri di preside ed andare di notte in giro per il castello. Sorrise. Harry si sciolse sotto lo sguardo di Silente: quell’azzurro vispo e vivo che brillava anche in tutto quel buio della notte. [Coppia The Phoneix, ovvero SilentexHarry. Una ventata di aria fresca <3 baci xla]
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Albus Silente, Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NOTE:

Da quando ho letto quante ship esistono, mi sono appassionata a due nuove coppie, una è proprio i protagonisti di questa fanfa, forse per molti versi strana ed anormale; troppa differenza d’età, di esperienza, idee, modi… bè non accampate scusanti come queste, perché più della metà del veleno che ci sputerete su questa coppia, se ci pensate, potrebbe tranquillamente valere per le vostre coppie preferite. Spero solo che non la cestinerete subito, non perché è la mia prima di questa coppia, ma perché sono estremamente convinta che l’amore non ha metro ne sesso. Ogni amore merita anche un granello di sabbia di attenzione.

L’idea era quella di sfruttare dei brandellini presi dal testo originale, lo so, neanche io leggerei una cosa simile: una fanfic in parte tua e in parte della Row ma… che dire? E’ come se ci lavori assieme alla scrittrice! Sinceramente mi da il prurito alle mani quando mi capita tra le mani una fanfic dove ci sono dei pezzi presi dai libri di HP, ma nella mia arroganza li ho trovati adatti per questa one-shot. A mio padre è piaciuta xD.

Coppia: SilentexHarry

Genere; Angst, Death, Romantico, Malinconico.

Avvertimenti; Relazione Adulto/Minore, SS (ovvero; da melassa).

Scritta sulle note del Mitico Renato Zero. Ma prima del titolo, c’è un pezzettino da un testo di Tiziano Ferro.

Le parti in corsivo staccate sono prese da Harry Potter e il Principe MezzoSangue… dio, quel libro è davvero slasher. Nella penultima parte ci sarà la parte del libro e in non corsivo i pensieri di Harry.

Ps: ho passato una settimana intera in spiaggia in Africa a spulciare Harry Potter e i Doni della Morte, è stato lì che lì che ho trovato la voglia di scrivere una cosa come questa. Ho pianto, quando la scrivevo, perché è inimmaginabile capire quanto si soffre quando chi più ami di affetto lo vedi scaraventato già dalla Torre più alta come un fantoccio. Quindi, mi dispiace, ma in questa one ci sarà. Si, ci sarà quel pezzo del sesto libro, quello per la quale ha pianto il mondo.

Dediche –sono dovute- ;

Alla cara YL per il sostegno e la betatura.

Ad Hoshiko e a The Bitch perché anche se non amano le coppie più strane come me mi vogliono bene ugualmente e mi sopportano, acconsentendo ad ogni mia idea pazza.

Al Professor Grassi, perché è semplicemente lui. Il mio professore di religione di elementari e medie.

Ognuno ha i suoi limiti, i tuoi li ho capiti bene.

E visto che ho capito, mi verserò da bere,

di notte quando il cielo brilla,

ma non c’è luce ne una stella.

Ricorderò, la paura che…

Che bagnava i tuoi occhi, ma dimenticarti;

Non era possibile…

Ricorderò, la paura che..

Che ho sperato provassi, provandola io.

Che tutto veloce nasca e veloce finisca…

La lacerante distanza…

Tra fiducia e illudersi.

Una porta aperta…

Ed una che… che non sa chiudersi.

[La Paura che… - Tiziano Ferro, Nessuno e’ solo]

Of Dombledore [Di Silente]

“ - Come fai a sapere che Voldermort non ha bisogno di qualcuno a Hogwarts? Non sarebbe il primo… -

- Preferisco che tu la smetta di usare quel nome, Harry - intervenne una voce alle loro spalle. Harry si guardò indietro e vide Hagrid che scuoteva il capo.

- Silente lo usa - ribatté, testardo.

- Si, ma lui è Silente, no? - fece Hagrid misterioso. “ [pag. 160]

Mentre si dirigeva verso la parte più ampia della fine del corridoio, Harry ripensò che forse aveva un po’ esagerato con Ron, che da quando gli aveva detto che la sera l’avrebbe passata con Silente il rosso aveva dato in escandescenza, urlando, con le orecchie scarlatte dalla rabbia.

“ Passi troppo tempo con Silente, Harry, neanche foste fidanzati! “

In quel momento una luce opaca offuscò gli occhi smeraldi, un leggero velo malinconico che, naturalmente, non sfuggì a quell’avvoltoio di Hermione, benché fosse intenta a correggere l’ortografia dei loro compiti di Storia della Magia sugli avvenimenti delle strutture e dei luoghi dell’ultimo secolo.

I vecchi signori nei quadri stavano già dormendo nonostante fossero solo le ventuno e quindici. Il bigliettino di Silente diceva che si dovevano incontrare, come tutte le sere, alle dieci in punto; ma Harry arrivava sempre molto prima, sia per farsi una camminata in santa pace senza i bisticci, i sospetti e le continue domande dei suoi due migliori amici, che, a quanto pare, non gradivano molto il rapporto che c’era tra… Harry si bloccò: davvero c’era un rapporto tra lui e Silente? Se si, che tipo?

Si fermò e deviò verso una delle finestre sul muro, alzò gli occhi al cielo; la luna non c’era. Notò che pochissime volte si era concesso un momento come quello, ovvero starsene tranquillamente appoggiato da qualche parte, senza pensieri, senza responsabilità…

Arricciò il naso a quella parola. Responsabilità. Lui non era minimamente un tipo così affidabile; come faceva la gente, non solo quelli che lo conoscevano, ma anche chi non lo conosceva, a fidarsi così ciecamente di lui, quando nemmeno lui non si fidava di lui stesso? Rimane piacevolmente sorpreso, quando al quinto anno si ritrovò davanti agli occhi così tanti ragazzi che credevano in lui. Il caro e vecchio ES.

Una volta gli era balenato alla mente che anche il padre aveva fatto una cosa simile, ma poi aveva scosso la testa con una smorfia; il padre aveva sì fatto un gruppo a suo tempo, ma tutt’altro che per fare del bene. Non si è mai scusato con Piton per come si era comportato James con lui.

Strinse i pugni.

La cosa non lo riguardava! Erano affari loro!

Solo in quel momento, mentre stava fissando la neve che ricopriva il prato del castello sotto il cielo oscuro, si rese conto che c’era un’altra persona che aveva fatto un gruppo, riunendo persone per una buona causa.

Silente.

Silente aveva creato L’Ordine della Fenice, l’unica e vera azione contro Voldemort, anche se Harry non era mai riuscito a trovare un nome appropriato per specificare che tipo di roba era l’Ordine.

Lui aveva formato l’ES, bhe, non proprio lui, Hermione lo aveva praticamente costretto a ribellarsi, però… ovvero; Esercito di Silente.

Che le due cose fossero collegate? Dopotutto Silente è sempre stato un punto fisso della sua vita, anche se lui ne ignorava l’esistenza… certo, anche Tom lo era stato. Rise pensando che il destino fosse davvero strano. La sua vita era tutta un: Silente ha detto, Secondo Silente, Silente ha fatto, Silente. Silente, Silente e ancora Silente.

Quell’uomo anziano che incute calma e serenità come nessuno riusciva a trasmettergli. Ma forse era così per tutti. Insomma; era nell’io del professore aiutare sempre e chiunque il prossimo no? Aveva aiutato anche Tom prima che diventasse Voldemort, da quello che aveva capito lui durante i loro incontri.

Accidenti! I loro incontri!

Harry si rese conto che si era lasciato un po’ troppe prendere la mano dai pensieri, e così rischiava di fare incredibilmente tardi.

“ – Mi ha riferito i tuoi sospetti, sì –

- E lei…? -

- Prenderò tutti i provvedimenti necessari per indagare su chiunque abbia potuto aver parte nell’incidente di Katie – garantì Silente – Ma quello che mi sta a cuore adesso, Harry, è la nostra lezione -. “ [pag. 241]

Ma quello che mi sta a cuore adesso, Harry, sei tu

Harry si svegliò di soprassalto nel bel mezzo della notte. Sudato e col fiatone. Istintivamente, s’inforcò gli occhiali rotondi e si guardò attorno accendendo la bacchetta con un lumos. Emise un sospiro di sollievo, quando constatò che non aveva svegliato nessuno, anche se Ron e gli altri avevano il sonno pesante, quando urlava nel sonno, causa Tom, questi si svegliavano e accorrevano da lui per vedere che avesse. Avrebbe sonoramente sbuffato alla sua domanda mentale: cosa c’è da vedere? Ma un rumore lo attirò giù dal letto, rabbrividendo per il contatto dei piedi caldi col pavimento freddo, andò scalzo fino alla finestra. Sentiva chiaramente… un… un canto? Ma com’ era possibile? Erano per caso le sirene del Lago Nero che improvvisavano un concerto notturno?

Eppure quel canto era come una dolce ninna nanna per lui e per la sua mente costantemente messa sotto pressione, come il suo corpo per via degli allenamenti in vista della grande battaglia. Era un canto, non c’erano parole, tuttavia a Harry pareva che qualcuno cantasse, ed il suo egoismo gli diceva che quel canto era per lui. Magari sua madre, capendolo, dal cielo con una potente magia arcana, gli stava mandando un canto, fatto da lei apposta per suo figlio.

Harry sorrise e in quel momento non si diede dello stupido per il suo pensiero, semplicemente gli piaceva quella melodia. Bella. Dolce. Non come quella che sentiva dentro di se ad inizio anno che gli metteva ansia e malumore e tristezza.

Senza la minima razionalità, Harry afferrò la Mappa del Malandrino della vecchia combriccola, si mise la vestaglia più pesante che aveva e a piedi nudi, attraversò la porta del Dormitorio, così come a piedi nudi passò oltre il ritratto della Signora Grassa che con uno sbadiglio si aprì e mentre controllava Gazza che stava pulendo due corridoi nei sotterranei sporchi di caccabombe arrivò fino al quarto piano rimanendo sempre con la bacchetta levata ed accesa, facendosi guidare solo da quella melodia.

Più l’ascoltava e più si convinceva che era solo per lui.

D’improvviso la melodia cessò, per lasciare spazio ad uno stridio… un… un rumore che poteva fare solo…

- Fanny… -

La bella fenice si era appollaiata sul davanzale di una finestra accanto a lui. Il moro si avvicinò, stupito di trovarla lì; allungò una mano e le diede una piccola carezza, saggiando con la pelle il suo morbido piumaggio rosso fuoco. Sorrise e mentalmente la ringraziò ancora per essergli venuta in soccorso dentro la Camera dei Segreti. Fanny emise un verso compiaciuto, ma un po’ troppo acuto. Harry scosse la testa e batté le ciglia come se si fosse bloccato a fare un sogno ad occhi aperti; si era ritrovato a pensare alla sua conversazione con Silente, quando gli riconsegnò al Spada di Godric Grifondoro.

Ma quello che mi sta a cuore adesso, Harry, …

Fanny gracchiò e si levò in volo, cogliendolo di sorpresa, e librandosi in volo verso la fontana ghiacciata di uno dei giardini di Hogwarts.

Harry fece un balzo indietro, ritrovandosi con gli occhi grandi come quelli di un gufo selvatico. Si massaggiò la radice del naso; ancora con Silente! E poi cosa significava quel sogno? Silente aveva detto che gli stava a cuore la loro lezione su Tom oppure che lui gli stava a cuore?

Fanny aveva ricominciato a cantare. Stavolta che sapeva da chi proveniva quel bellissimo suono, gli bastò sporgersi dalla finestra ed alzare il naso, assottigliando gli occhi per cercare un fuoco rosso nel cielo nero. Ma si accorse che la melodia proveniva da giù, abbassò gli occhi e per un attimo il cuore saltò qualche battito: Silente, in una splendida vestaglia viola scuro con ricami dorati, era in piedi, in mezzo alla neve; con una mano accarezzava la sua fedele compagna e con l’altra le dava da mangiare direttamente dal suo palmo, e quando Silente alzò gli occhi verso di lui, l’ennesimo pensiero irrazionale si formò dentro Harry… anzi, no; l’ennesimo desiderio, si formò dentro Harry. E senza che lui potesse fare nulla per impedirlo, le sue labbra sibilarono piano in serpentese:

- Voglio essere Fanny. Voglio essere la sua fenice -

Magari l’uomo anziano aveva capito che il ragazzo avesse detto qualcosa, ma non lo poteva comprendere; quindi pensò che il ragazzo stava imprecando contro di lui sul fatto che era troppo vecchio per permettersi delle scappatelle dai suoi doveri di preside ed andare di notte in giro per il castello. Sorrise.

Harry si sciolse sotto lo sguardo di Silente: quell’azzurro vispo e vivo che brillava anche in tutto quel buio della notte.

Lo salutò con una mano, mentre Fanny riprendeva le sue escursioni notturne. Harry si pietrificò di colpo davanti a quel semplice gesto, e non potò fare a meno di ricambiarlo un po’ come farebbe un bambino con uno sconosciuto, arrossendo come un cretino. Stupidamente mormorò un piccolo ciao con la bocca che, con sua enorme sorpresa, l’altro ricambiò.

Le loro lezioni o lui? Harry non era quasi più in grado di distinguere la realtà dal sogno.

“- Allora Tom… a cosa devo il piacere? –

Voldermort non rispose subito, si limitò a sorseggiare il vino.

- Non mi chiamo più ‘Tom’ – disse infine – Adesso sono noto come… -

- So come se noto – lo interruppe Silente con un sorrise garbato. – Ma temo che per me sarei sempre Tom Riddle. E’ una delle manie fastidiose dei vecchi insegnati, purtroppo, non dimenticare mai gli esordi dei loro allievi -. “ [pag. 404]

E se Harry si fosse guardato allo specchio, in quel momento, forse si sarebbe spaventato. Per un attimo. Un fottuto attimo… i suoi occhi sono diventati di fuoco. Non più smeraldo degli Evans, della rinasciata, della speranza, ma di rosso sangue, come quelli di Voldemort.

Vedere, sentire, quella scena avvenuta tanti anni prima, gli provocò una fitta allo stomaco che non credeva di poter mai provare. Una cosa nuova, che una piccola vocina nella sua testa, spaventosamente simile a quella di Hermione, gli disse che si chiamava gelosia.

Dunque era davvero così? Si chiamava gelosia, il motivo per cui ogni volta che ripensava alle parole del vecchio preside gli prudevano le mani e la testa gli girava come se fosse di nuovo alla sua prima partita di Quidditch con la scopa sotto malocchio? La voglia di prendere la testa di Tom e spaccarla, tirare fuori il suo cuore freddo dal petto e sentire la vita che va via da quel corpo di serpe, la voglia di uccidere, non più per vendetta per la sua famiglia, ma per se stesso, per gelosia, per egoismo… per qualche minuto pensò che quella cosa che gli scorreva nelle vene fosse più potente dell’amore stesso che lo aveva salvato da bambino e che tutt’ora la difendeva dall’Oscuro.

“ Silente studiò Voldemort da sopra il proprio calice prima di parlare.

- So che hai visto e fatto molto da quando ci hai lasciato – mormorò – Molte voci hanno raggiunto la tua vecchia scuola, Tom. Mi dispiacerebbe dover credere anche solo alla metà -.

Voldemort rimase impassibile e ribatté – La grandezza ispira l’invidia, l’invidia genera rancore, il rancore produce menzogne. Dovrebbe saperlo, Silente -.

- Tu chiami ‘grandezza’ quello che hai fatto? – chiese Silente con diplomazia.

- Certo – riprese Voldermort, e i suoi occhi parvero incenerirsi – Ho fatto esperimenti; ho spinto i limiti della magia più in là, forse, di dove siano mai arrivati… -

- Di alcuni tipi di magia – lo corresse tranquillo Silente – Di alcuni. Di altri sei ancora… perdonami… deplorevolmente ignorante –.

Per la prima volta, Voldemort sorrise. Fu un ghigno teso, maligno, più minaccioso di uno sguardo di rabbia.

- La vecchia disputa- osservò con dolcezza. – Ma niente di quel che ho visto al mondo ha confermato il suo famoso principio che l’amore è più potente del mio genere di magia, Silente -.

- Forse hai cercato nei posti sbagliati – suggerì Silente. “ [pag. 405]

Questa volta Harry si ritrovava davanti ad uno specchio, quindi poteva vedere la sua reazione: poté quasi sentire la gelosia che lasciava la sua pelle, che percorreva tutto il suo corpo, fino ai piedi, per poi andare risucchiata dal pavimento, ed essere sostituita da una nuova sensazione, stavolta molto più piacevole e calda.

Attese che l’Hermione dentro di lui, come la sua reale amica, comparisse dal nulla e con voce saputa gli dicesse cosa provava ora. Poteva anche salvare il mondo, ed aveva accumulato una consueta esperienza a trattare con odio e vendetta, ma quando si parlava di calore si sentiva come un tacchino nel giorno del Ringraziamento. Impaurito. Spaventato. Pronto a filarsela in un angolo con la coda arruffata tra le gambe.

Possibile che fosse stato programmato solo per la guerra? Insomma; cosa era lui per Silente?

Stavolta, Harry si chiese anche, se avrà mai il coraggio di chiedere all’uomo semplicemente… cosa sono io per te?

Durante i loro… Silente a quanto pare amava definirli lezioni, lui incontri… quella domanda faceva a botte con le sue labbra per poter uscire, ma lui la gettava sempre dentro. Era agitato ed in ansia, come se non potesse rilassarsi. Era un sensazione costante in lui, come se da un momento all’altro qualcuno o qualcosa gli potesse portare via le persone che lui amava. Era anche sicuro che se ne avesse parlato con Hermione, di questa sua fissa, che chiunque gli voleva bene finiva male, la ragazza avrebbe arricciato il naso e risposto che non ci sono logiche prove che possono affermare quella sua idea, che imperterrita, continuava a tormentarlo. E che accresceva sempre di più, quando passava quelle serate col preside.

Ma che puntualmente spariva, quando Silente lo guardava da sopra gli occhiali a mezzaluna e gli pareva che esplorasse la sua anima con quelle stelle azzurri che aveva al posto degli occhi. Quando stava con Ron o Hermione, quell’ansia non c’era mai, né in passato, né ora. Ma con Silente… era presente in ogni respiro, ogni parola, ogni gesto che l’uomo faceva.

Ogni volta aveva paura che fosse l’ultima.

“ – Vai a svegliare Severus – gli ordinò, debolmente ma con chiarezza – Raccontagli cosa è successo e portalo da me. Non fare altro, non parlare con nessun altro e non toglierti il Mantello. Io aspetterò qui -.

- Ma… -

- Hai giurato di obbedirmi, Harry… vai -. “ [pag. 529]

Il giuramento. Se Harry avesse potuto, si sarebbe mangiato la lingua, per averlo fatto. Per un attimo pensò: non si giura, si promette, come aveva sentito un giorno dire sa zia Petunia verso suo cugino, ma quando incrociò gli occhi con quelli dell’uomo, li vide più spenti che mai e con la stessa chiarezza che c’era nella sua voce, il proprio cuore, inizio a sanguinare. Lo sentì chiaramente.

Un fottutissimo bastardo gli aveva strappato dentro qualcosa. Glielo stava portando vai. Qualcuno gli stava portando via Silente.

Il suo Silente. Si corresse testardo nella sua mente. Si concesse, timidamente, nel suo cuore aperto.

Si maledisse mille e più volte, nella grotta, il suo cuore e la consapevolezza di aver giurato a Silente, facevano a botte per impossessarsi del suo braccio; strappare il veleno dalle labbra dell’uomo, oppure essergli fedele come Fanny? Come il bimbo responsabile che non era?

“ – Severus – Quel suono atterrì Harry più di ogni altra cosa che aveva sentito quella sera. Per la prima volta, Silente supplicava. “ [pag. 539]

Gli aveva impedito di fare qualunque cosa. Perché? Non si fidava di lui? Delle sue capacità?... di quella cosa che aveva imparato a chiamare più che affetto?

“ – Severus… ti prego… -

Piton levò la bacchetta e la puntò contro Silente.

-Avada Kedavra! –

Uno zampillo di luce verde schizzò dalla punta della bacchetta di Piton e colpì Silente in pieno petto. L’urlo di orrore non uscì mai dalla bocca di Harry; silenzioso e immobile, fu costretto a guardare Silente scagliato per aria: per un istante parve restare sospeso sotto il teschio lucente, e poi cadde lentamente all’indietro, oltre le merlature, come un’enorme bambola di pezza, e scomparve. “ [pag. 539]

Se solo avesse potuto… se solo Silente non avesse usato il suo ultimo incantesimo per proteggerlo, Harry sarebbe pronto a scommettere che non sarebbero bastati cento Anatemi per separarlo da Silente.

Anche Harry si sentì come scaraventato nello spazio; non è vero; non può essere vero… “ [pag. 540]

Ma lo era, in tutto il suo strabiliante orrore. Sentì le lacrime che uscivano, per un momento pensò di lottare, ma poi pensò che aveva lottato anche troppo nella sua vita. Lasciò uscire il suo dolore in gocce salate, perché con urli non poteva. Ma gli parve di aver urlato come un disperato, quando vide il suo preside inerme ed usato come qualcosa di poco valore dal vento, da Dio, da… da…

“ Harry si era tuffato per recuperare la bacchetta; Piton la colpì con una fattura e quella volò a parecchi metri di distanza e sparì nel buio.

- Mi uccida allora – ansimò Harry. Non provava paura ma solo rabbia e disprezzo. – Mi uccida come ha ucciso lui, vigliacco… - “ [pag. 546]

Si, perché la morte non è nulla paragonato a ciò che sentiva in quel momento. Si accorse come un fulmine a ciel sereno, che la sua vita era fatta di questi attimi, di quei momenti passati troppo velocemente, di quelli belli troppo lentamente e… si, di altri ancora più belli passati ancora più lentamente di quelli brutti, ma che non si accorgeva della sua fortuna, troppo impegnato a capire cosa gli chiedeva nello specifico Silente, per questo si odiava di più. Non è mai riuscito a riconoscere i frammenti di vita da vivere e quelli da lasciarsi scivolare addosso come un’amara carezza, la stessa, che lui e Silente, si erano sempre negati.

Ma non poteva finire così. No, non poteva…

– Il Ministero sa fare due più due, Harry –

- Sono lieto di sentirlo – rispose Harry –Bhe, dove sono andato con Silente e cosa abbiamo fatto sono affari miei non voleva che si sapesse - Non mi togliete anche quei pochi attimi che abbiamo avuto per noi…

- Una lealtà ammirevole – commentò Scrimgeour, trattenendo a stento la rabbia, - Ma Silente non c’è più, Harry. Non c’è più -. Cos’è, è così divertente vedere la mia faccia distrutta ogni volta che me lo si dice? E’ per questo che continuate a ripetermelo? A rinfacciarmelo?

- Avrà veramente lasciato la scuola, quando non ci sarà più nessuno che gli sia fedele – ribatté Harry, sorridendo suo malgrado. Purtroppo io la dovrò lasciare. Per sempre.

- Mio caro ragazzo… nemmeno Silente può tornare da… - Oh, questa è nuova, funziona meglio che non c’è più. Davvero.

- Non sto dicendo che tornerà. Lei non può capire. E, dannazione, neanche io. Ma io non ho più niente da dirle -. Oppure vuole vedere il Prescelto piangere come un idiota?

Scrimgeour esitò, poi insistette in quello che doveva essere un tono delicato – Il Ministero può offrirti ogni tipo di protezione, Harry. L’unica protezione che mi servirebbe sarebbe quella di un suo sorriso. Solo quello mi salverebbe. Sarei felice di porre un paio di Auror al tuo servizio… -

Harry rise. Lo avrebbe fatto anche lui… vero?

- Voldermort Vedi Silente? Anche io sono coraggioso come te… vuole uccidermi personalmente e non saranno gli Auror a fermarlo. Non c’è riuscito lui! Quindi le sono grato per l’offerta, ma no, grazie -.

- Quindi – incalzò Scrimgeour, ora freddo, - La richiesta che ti ho fatto a Natale… -

- Quale richiesta? Sa, ero così impegnato a perdermi i momenti più caldi della mia vita, che me ne sono dimenticato… Ah, già… dire al mondo intero che gran bel lavoro state facendo in campo di… -

- … per sollevare il morale di tutti! – sbottò Scrimgeour.

Harry lo osservò per un momento. Voglio vedere i suoi occhi sempre vivi e luminosi. Solo per me.

- Avete già rilasciato Stan Picchetto? –

Scrimgeour diventò di un brutto colore viola che ricordava molto zio Vernon.

- Vedo che sei… -

- L’uomo di Silente, fino in fondo – concluse Harry.– Proprio così -. [pag. 585]

L’uomo di Silente. L’arma di Silente. La fenice di Silente. Sì. Sempre e comunque. Ora e per sempre. Non importa: basta che sia di Silente.

Fine

   
 
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