NOTE:
Da quando ho
letto quante ship esistono, mi sono
appassionata a due nuove coppie, una è proprio i
protagonisti di questa fanfa,
forse per molti versi strana ed anormale;
troppa differenza d’età, di
esperienza, idee, modi… bè non accampate
scusanti come queste, perché più della
metà del veleno che ci sputerete su
questa coppia, se ci pensate, potrebbe tranquillamente valere per le
vostre
coppie preferite. Spero solo che non la cestinerete subito, non
perché è la mia
prima di questa coppia, ma perché sono estremamente convinta
che l’amore non ha metro ne sesso.
Ogni amore
merita anche un granello di sabbia di attenzione.
L’idea
era quella di sfruttare dei brandellini presi dal
testo originale, lo so, neanche io leggerei una cosa simile: una fanfic
in parte
tua e in parte della Row ma… che dire? E’ come se
ci lavori assieme alla
scrittrice! Sinceramente mi da il prurito alle mani quando mi capita
tra le
mani una fanfic dove ci sono dei pezzi presi dai libri di HP, ma nella
mia
arroganza li ho trovati adatti per questa one-shot. A mio padre
è piaciuta xD.
Coppia: SilentexHarry
Genere; Angst,
Death, Romantico,
Malinconico.
Avvertimenti; Relazione
Adulto/Minore, SS
(ovvero; da melassa).
Scritta sulle
note
del Mitico Renato Zero. Ma prima del
titolo, c’è un pezzettino da un testo di Tiziano Ferro.
Le parti in corsivo
staccate sono prese da Harry Potter e il Principe
MezzoSangue… dio, quel libro
è davvero slasher. Nella
penultima
parte ci sarà la parte del libro e in non
corsivo i pensieri di Harry.
Ps: ho passato
una settimana intera
in spiaggia in Africa a spulciare Harry Potter e i Doni della Morte,
è stato lì
che lì che ho trovato la voglia di scrivere una cosa come
questa. Ho pianto, quando
la scrivevo, perché è inimmaginabile capire
quanto si soffre quando chi più
ami di affetto lo vedi scaraventato
già dalla Torre più alta come un fantoccio.
Quindi, mi dispiace, ma in questa
one ci sarà. Si, ci sarà quel
pezzo
del sesto libro, quello per la quale ha pianto il mondo.
Dediche
–sono dovute- ;
Alla cara YL per
il sostegno e la betatura.
Ad Hoshiko e a The
Bitch perché anche se non amano le
coppie più strane come me mi vogliono bene ugualmente e mi
sopportano,
acconsentendo ad ogni mia idea pazza.
Al Professor Grassi,
perché è semplicemente lui. Il mio professore di
religione di elementari e
medie.
Ognuno ha i
suoi limiti, i tuoi li ho capiti bene.
E visto che ho
capito, mi verserò da bere,
di notte
quando il
cielo brilla,
ma non c’è luce ne una stella.
Ricorderò, la paura
che…
Che bagnava i tuoi occhi, ma dimenticarti;
Non era
possibile…
Ricorderò, la paura che..
Che ho sperato
provassi, provandola io.
Che tutto
veloce
nasca e veloce finisca…
La lacerante
distanza…
Tra fiducia e
illudersi.
Una porta
aperta…
Ed una
che… che non
sa chiudersi.
[
Of Dombledore [Di
Silente]
“ -
Come fai a sapere
che Voldermort non ha bisogno di qualcuno a Hogwarts? Non sarebbe il
primo… -
- Preferisco
che tu
la smetta di usare quel nome, Harry - intervenne una voce alle loro
spalle.
Harry si guardò indietro e vide Hagrid che scuoteva il capo.
- Silente lo
usa -
ribatté, testardo.
- Si, ma lui
è
Silente, no? - fece Hagrid misterioso. “ [pag. 160]
Mentre si
dirigeva verso la parte più ampia della fine del
corridoio, Harry ripensò che forse aveva un po’
esagerato con Ron, che da
quando gli aveva detto che la sera l’avrebbe passata con
Silente il rosso aveva
dato in escandescenza, urlando, con le orecchie scarlatte dalla rabbia.
“
Passi troppo tempo
con Silente, Harry, neanche foste fidanzati! “
In quel
momento una luce opaca offuscò gli occhi smeraldi,
un leggero velo malinconico che, naturalmente, non sfuggì a
quell’avvoltoio di
Hermione, benché fosse intenta a correggere
l’ortografia dei loro compiti di
Storia della Magia sugli avvenimenti delle strutture e dei luoghi
dell’ultimo
secolo.
I vecchi
signori nei quadri stavano già dormendo nonostante
fossero solo le ventuno e quindici. Il bigliettino di Silente diceva
che si
dovevano incontrare, come tutte le sere, alle dieci in punto; ma Harry
arrivava
sempre molto prima, sia per farsi una camminata in santa pace senza i
bisticci,
i sospetti e le continue domande dei suoi due migliori amici, che, a
quanto
pare, non gradivano molto il rapporto che c’era
tra… Harry si bloccò: davvero
c’era un rapporto tra lui
e Silente?
Se si, che tipo?
Si
fermò e deviò verso una delle finestre sul muro,
alzò
gli occhi al cielo; la luna non c’era. Notò che
pochissime volte si era
concesso un momento come quello, ovvero starsene tranquillamente
appoggiato da
qualche parte, senza pensieri, senza
responsabilità…
Arricciò
il naso a quella parola. Responsabilità. Lui non
era minimamente un tipo così affidabile; come faceva la
gente, non solo quelli
che lo conoscevano, ma anche chi non lo conosceva, a fidarsi
così ciecamente di
lui, quando nemmeno lui non si
fidava
di lui stesso? Rimane piacevolmente sorpreso, quando al quinto anno si
ritrovò
davanti agli occhi così tanti ragazzi che credevano in lui.
Il caro e vecchio
ES.
Una volta gli
era balenato alla mente che anche il padre
aveva fatto una cosa simile, ma poi aveva scosso la testa con una
smorfia; il
padre aveva sì fatto un gruppo a suo tempo, ma
tutt’altro che per fare del
bene. Non si è mai scusato con Piton per come si era
comportato James con lui.
Strinse i
pugni.
La cosa non lo
riguardava! Erano affari loro!
Solo in quel
momento, mentre stava fissando la neve che
ricopriva il prato del castello sotto il cielo oscuro, si rese conto
che c’era
un’altra persona che aveva fatto un gruppo, riunendo persone
per una buona
causa.
Silente.
Silente aveva
creato L’Ordine della Fenice, l’unica e vera
azione contro Voldemort, anche se Harry non era mai riuscito a trovare
un nome
appropriato per specificare che tipo di roba era l’Ordine.
Lui aveva
formato l’ES, bhe, non proprio lui, Hermione lo
aveva praticamente costretto a
ribellarsi, però… ovvero; Esercito di Silente.
Che le due
cose fossero collegate? Dopotutto Silente è
sempre stato un punto fisso della sua vita, anche se lui ne ignorava
l’esistenza… certo, anche Tom lo era stato. Rise
pensando che il destino fosse
davvero strano. La sua vita era tutta un: Silente ha detto, Secondo
Silente,
Silente ha fatto, Silente. Silente, Silente e ancora Silente.
Quell’uomo
anziano che incute calma e serenità come nessuno
riusciva a trasmettergli. Ma forse era così per tutti.
Insomma; era nell’io del
professore aiutare sempre e chiunque il prossimo no? Aveva aiutato
anche Tom
prima che diventasse Voldemort, da quello che aveva capito lui durante
i loro
incontri.
Accidenti! I
loro incontri!
Harry si rese
conto che si era lasciato un po’ troppe
prendere la mano dai pensieri, e così rischiava di fare
incredibilmente tardi.
“
– Mi ha riferito i
tuoi sospetti, sì –
- E
lei…? -
-
Prenderò tutti i
provvedimenti necessari per indagare su chiunque abbia potuto aver
parte
nell’incidente di Katie – garantì
Silente – Ma quello che mi sta a cuore
adesso, Harry, è la nostra lezione -. “ [pag. 241]
…Ma quello che mi sta
a cuore adesso, Harry, sei tu…
Harry si
svegliò di soprassalto nel bel mezzo della notte.
Sudato e col fiatone. Istintivamente, s’inforcò
gli occhiali rotondi e si
guardò attorno accendendo la bacchetta con un lumos. Emise
un sospiro di
sollievo, quando constatò che non aveva svegliato nessuno,
anche se Ron e gli
altri avevano il sonno pesante, quando urlava nel sonno, causa Tom,
questi si
svegliavano e accorrevano da lui per vedere che avesse. Avrebbe
sonoramente sbuffato
alla sua domanda mentale: cosa c’è da vedere? Ma
un rumore lo attirò giù dal
letto, rabbrividendo per il contatto dei piedi caldi col pavimento
freddo, andò
scalzo fino alla finestra. Sentiva chiaramente…
un… un canto? Ma com’ era
possibile? Erano per caso le sirene del Lago Nero che improvvisavano un
concerto notturno?
Eppure quel
canto era come una dolce ninna nanna per lui e
per la sua mente costantemente messa sotto pressione, come il suo corpo
per via
degli allenamenti in vista della grande battaglia. Era un canto, non
c’erano
parole, tuttavia a Harry pareva che qualcuno cantasse, ed il suo
egoismo gli
diceva che quel canto era per lui. Magari sua madre, capendolo, dal
cielo con
una potente magia arcana, gli stava mandando un canto, fatto da lei
apposta per
suo figlio.
Harry sorrise
e in quel momento non si diede dello stupido
per il suo pensiero, semplicemente gli piaceva quella melodia. Bella.
Dolce.
Non come quella che sentiva dentro di se ad inizio anno che gli metteva
ansia e
malumore e tristezza.
Senza la
minima razionalità, Harry afferrò
Più
l’ascoltava e più si convinceva che era solo per
lui.
D’improvviso
la melodia cessò, per lasciare spazio ad uno
stridio… un… un rumore che poteva fare
solo…
-
Fanny… -
La bella
fenice si era appollaiata sul davanzale di una
finestra accanto a lui. Il moro si avvicinò, stupito di
trovarla lì; allungò
una mano e le diede una piccola carezza, saggiando con la pelle il suo
morbido
piumaggio rosso fuoco. Sorrise e mentalmente la ringraziò
ancora per essergli
venuta in soccorso dentro
Ma quello che
mi sta
a cuore adesso, Harry, …
Fanny
gracchiò e si levò in volo, cogliendolo di
sorpresa,
e librandosi in volo verso la fontana ghiacciata di uno dei giardini di
Hogwarts.
Harry fece un
balzo indietro, ritrovandosi con gli occhi
grandi come quelli di un gufo selvatico. Si massaggiò la
radice del naso;
ancora con Silente! E poi cosa significava quel sogno? Silente aveva
detto che
gli stava a cuore la loro lezione su Tom oppure che lui gli stava a
cuore?
Fanny aveva
ricominciato a cantare. Stavolta che sapeva da
chi proveniva quel bellissimo suono, gli bastò sporgersi
dalla finestra ed
alzare il naso, assottigliando gli occhi per cercare un fuoco rosso nel
cielo
nero. Ma si accorse che la melodia proveniva da giù,
abbassò gli occhi e per un
attimo il cuore saltò qualche battito: Silente, in una
splendida vestaglia
viola scuro con ricami dorati, era in piedi, in mezzo alla neve; con
una mano
accarezzava la sua fedele compagna e con l’altra le dava da
mangiare
direttamente dal suo palmo, e quando Silente alzò gli occhi
verso di lui,
l’ennesimo pensiero irrazionale si formò dentro
Harry… anzi, no; l’ennesimo desiderio,
si formò dentro Harry. E
senza che lui potesse fare nulla per impedirlo, le sue labbra
sibilarono piano
in serpentese:
- Voglio essere
Fanny. Voglio essere la sua fenice -
Magari
l’uomo anziano aveva capito che il ragazzo avesse
detto qualcosa, ma non lo poteva comprendere; quindi pensò
che il ragazzo stava
imprecando contro di lui sul fatto che era troppo vecchio per
permettersi delle
scappatelle dai suoi doveri di preside ed andare di notte in giro per
il
castello. Sorrise.
Harry si
sciolse sotto lo sguardo di Silente: quell’azzurro
vispo e vivo che brillava anche in tutto quel buio della notte.
Lo
salutò con una mano, mentre Fanny riprendeva le sue
escursioni notturne. Harry si pietrificò di colpo davanti a
quel semplice
gesto, e non potò fare a meno di ricambiarlo un
po’ come farebbe un bambino con
uno sconosciuto, arrossendo come un cretino. Stupidamente
mormorò un piccolo
ciao con la bocca che, con sua enorme sorpresa, l’altro
ricambiò.
Le loro
lezioni o lui? Harry non era quasi più in grado di
distinguere la realtà dal sogno.
“-
Allora Tom… a cosa
devo il piacere? –
Voldermort non
rispose subito, si limitò a sorseggiare il vino.
- Non mi
chiamo più
‘Tom’ – disse infine – Adesso
sono noto come… -
- So come se
noto –
lo interruppe Silente con un sorrise garbato. – Ma temo che
per me sarei sempre
Tom Riddle. E’ una delle manie fastidiose dei vecchi
insegnati, purtroppo, non
dimenticare mai gli esordi dei loro allievi -. “ [pag. 404]
E se Harry si
fosse guardato allo specchio, in quel
momento, forse si sarebbe spaventato. Per un attimo. Un fottuto
attimo… i suoi
occhi sono diventati di fuoco. Non più smeraldo degli Evans,
della rinasciata,
della speranza, ma di rosso sangue, come quelli di Voldemort.
Vedere,
sentire, quella scena avvenuta tanti anni prima,
gli provocò una fitta allo stomaco che non credeva di poter
mai provare. Una
cosa nuova, che una piccola vocina nella sua testa, spaventosamente
simile a
quella di Hermione, gli disse che si chiamava gelosia.
Dunque era
davvero così? Si chiamava gelosia, il motivo per
cui ogni volta che ripensava alle parole del vecchio preside gli
prudevano le
mani e la testa gli girava come se fosse di nuovo alla sua prima
partita di
Quidditch con la scopa sotto malocchio? La voglia di prendere la testa
di Tom e
spaccarla, tirare fuori il suo cuore freddo dal petto e sentire la vita
che va
via da quel corpo di serpe, la voglia di uccidere, non più
per vendetta per la
sua famiglia, ma per se stesso, per gelosia, per egoismo…
per qualche minuto
pensò che quella cosa che gli scorreva nelle vene fosse
più potente dell’amore
stesso che lo aveva salvato da bambino e che tutt’ora la
difendeva dall’Oscuro.
“
Silente studiò
Voldemort da sopra il proprio calice prima di parlare.
- So che hai
visto e
fatto molto da quando ci hai lasciato – mormorò
– Molte voci hanno raggiunto la
tua vecchia scuola, Tom. Mi dispiacerebbe dover credere anche solo alla
metà -.
Voldemort
rimase
impassibile e ribatté – La grandezza ispira
l’invidia, l’invidia genera
rancore, il rancore produce menzogne. Dovrebbe saperlo, Silente -.
- Tu chiami
‘grandezza’ quello che hai fatto? –
chiese Silente con diplomazia.
- Certo
– riprese
Voldermort, e i suoi occhi parvero incenerirsi – Ho fatto
esperimenti; ho
spinto i limiti della magia più in là, forse, di
dove siano mai arrivati… -
- Di alcuni
tipi di
magia – lo corresse tranquillo Silente – Di alcuni.
Di altri sei ancora…
perdonami… deplorevolmente ignorante –.
Per la prima
volta,
Voldemort sorrise. Fu un ghigno teso, maligno, più
minaccioso di uno sguardo di
rabbia.
- La vecchia
disputa-
osservò con dolcezza. – Ma niente di quel che ho
visto al mondo ha confermato
il suo famoso principio che l’amore è
più potente del mio genere di magia,
Silente -.
- Forse hai
cercato
nei posti sbagliati – suggerì Silente. “ [pag. 405]
Questa volta
Harry si ritrovava davanti ad uno specchio,
quindi poteva vedere la sua reazione: poté quasi sentire la
gelosia che
lasciava la sua pelle, che percorreva tutto il suo corpo, fino ai
piedi, per
poi andare risucchiata dal pavimento, ed essere sostituita da una nuova
sensazione, stavolta molto più piacevole e calda.
Attese che
l’Hermione dentro di lui, come la sua reale
amica, comparisse dal nulla e con voce saputa gli dicesse cosa provava
ora.
Poteva anche salvare il mondo, ed aveva accumulato una consueta
esperienza a
trattare con odio e vendetta, ma quando si parlava di calore si sentiva
come un
tacchino nel giorno del Ringraziamento. Impaurito. Spaventato. Pronto a
filarsela in un angolo con la coda arruffata tra le gambe.
Possibile che
fosse stato programmato solo per la guerra?
Insomma; cosa era lui per Silente?
Stavolta,
Harry si chiese anche, se avrà mai il coraggio di
chiedere all’uomo semplicemente… cosa
sono io per te?
Durante i
loro… Silente a quanto pare amava definirli
lezioni, lui incontri… quella domanda faceva a botte con le
sue labbra per
poter uscire, ma lui la gettava sempre dentro. Era agitato ed in ansia,
come se
non potesse rilassarsi. Era un sensazione costante in lui, come se da
un
momento all’altro qualcuno o qualcosa gli potesse portare via
le persone che
lui amava. Era anche sicuro che se ne avesse parlato con Hermione, di
questa
sua fissa, che chiunque gli voleva bene finiva male, la ragazza avrebbe
arricciato il naso e risposto che non ci sono logiche
prove che possono affermare quella sua idea, che
imperterrita, continuava a tormentarlo. E che accresceva sempre di
più, quando
passava quelle serate col preside.
Ma che
puntualmente spariva, quando Silente lo guardava da
sopra gli occhiali a mezzaluna e gli pareva che esplorasse la sua anima
con
quelle stelle azzurri che aveva al posto degli occhi. Quando stava con
Ron o
Hermione, quell’ansia non c’era mai, né
in passato, né ora. Ma con Silente… era
presente in ogni respiro, ogni parola, ogni gesto che l’uomo
faceva.
Ogni volta
aveva paura che fosse l’ultima.
“
– Vai a svegliare
Severus – gli ordinò, debolmente ma con chiarezza
– Raccontagli cosa è successo
e portalo da me. Non fare altro, non parlare con nessun altro e non
toglierti
il Mantello. Io aspetterò qui -.
-
Ma… -
- Hai giurato
di
obbedirmi, Harry… vai -. “ [pag. 529]
Il giuramento.
Se Harry avesse potuto, si sarebbe mangiato
la lingua, per averlo fatto. Per un attimo pensò: non si giura, si promette, come aveva
sentito un giorno dire sa zia
Petunia verso suo cugino, ma quando incrociò gli occhi con
quelli dell’uomo, li
vide più spenti che mai e con la stessa chiarezza che
c’era nella sua voce, il
proprio cuore, inizio a sanguinare. Lo sentì chiaramente.
Un
fottutissimo bastardo gli aveva strappato dentro
qualcosa. Glielo stava portando vai. Qualcuno gli stava portando via
Silente.
Il suo Silente.
Si corresse testardo nella sua mente. Si concesse,
timidamente, nel suo cuore aperto.
Si maledisse
mille e più volte, nella grotta, il suo cuore
e la consapevolezza di aver giurato a Silente, facevano a botte per
impossessarsi del suo braccio; strappare il veleno dalle labbra
dell’uomo,
oppure essergli fedele come Fanny? Come il bimbo responsabile che non
era?
“
– Severus – Quel
suono atterrì Harry più di ogni altra cosa che
aveva sentito quella sera. Per
la prima volta, Silente supplicava. “ [pag. 539]
Gli aveva
impedito di fare qualunque cosa. Perché? Non si
fidava di lui? Delle sue capacità?... di quella cosa che
aveva imparato a
chiamare più che
affetto?
“
– Severus… ti
prego… -
Piton
levò la
bacchetta e la puntò contro Silente.
-Avada
Kedavra! –
Uno zampillo
di luce
verde schizzò dalla punta della bacchetta di Piton e
colpì Silente in pieno
petto. L’urlo di orrore non uscì mai dalla bocca
di Harry; silenzioso e
immobile, fu costretto a guardare Silente scagliato per aria: per un
istante
parve restare sospeso sotto il teschio lucente, e poi cadde lentamente
all’indietro, oltre le merlature, come un’enorme
bambola di pezza, e scomparve.
“ [pag. 539]
Se solo avesse
potuto… se solo Silente non avesse usato il suo
ultimo incantesimo per proteggerlo,
Harry sarebbe pronto a scommettere che non sarebbero bastati cento
Anatemi per
separarlo da Silente.
“ Anche Harry si
sentì come scaraventato nello spazio; non
è vero; non può essere vero…
“
[pag. 540]
Ma lo era, in
tutto il suo strabiliante orrore. Sentì le
lacrime che uscivano, per un momento pensò di lottare, ma
poi pensò che aveva
lottato anche troppo nella sua vita. Lasciò uscire il suo
dolore in gocce
salate, perché con urli non poteva. Ma gli parve di aver
urlato come un
disperato, quando vide il suo preside inerme ed usato come qualcosa di
poco
valore dal vento, da Dio, da… da…
“
Harry si era
tuffato per recuperare la bacchetta; Piton la colpì con una
fattura e quella
volò a parecchi metri di distanza e sparì nel
buio.
- Mi uccida
allora – ansimò
Harry. Non provava paura ma solo rabbia e disprezzo. – Mi
uccida come ha ucciso
lui, vigliacco… - “
[pag. 546]
Si,
perché la morte non è nulla paragonato a
ciò che
sentiva in quel momento. Si accorse come un fulmine a ciel sereno, che
la sua
vita era fatta di questi attimi, di quei momenti passati troppo
velocemente, di
quelli belli troppo lentamente e… si, di altri ancora
più belli passati ancora
più lentamente di quelli brutti, ma che non si accorgeva
della sua fortuna,
troppo impegnato a capire cosa gli chiedeva nello specifico Silente,
per questo
si odiava di più. Non è mai riuscito a
riconoscere i frammenti di vita da
vivere e quelli da lasciarsi scivolare addosso come un’amara
carezza, la
stessa, che lui e Silente, si erano sempre negati.
Ma non poteva
finire così. No, non poteva…
– Il
Ministero sa
fare due più due, Harry –
- Sono lieto
di
sentirlo – rispose Harry –Bhe, dove sono andato con
Silente e cosa abbiamo
fatto sono affari miei non voleva che si sapesse -
Non mi togliete anche quei pochi attimi che abbiamo avuto per
noi…
- Una
lealtà
ammirevole – commentò Scrimgeour, trattenendo a
stento la rabbia, - Ma Silente
non c’è più, Harry. Non
c’è più -.
Cos’è, è così divertente
vedere la mia faccia distrutta
ogni volta che me lo si dice? E’ per questo che continuate a
ripetermelo? A
rinfacciarmelo?
-
Avrà veramente
lasciato la scuola, quando non ci sarà più
nessuno che gli sia fedele – ribatté
Harry, sorridendo suo malgrado. Purtroppo io
la dovrò lasciare. Per sempre.
- Mio caro
ragazzo…
nemmeno Silente può tornare da… - Oh, questa
è nuova, funziona meglio che non c’è
più.
Davvero.
- Non sto
dicendo che
tornerà. Lei non può capire. E,
dannazione, neanche io. Ma io non ho
più niente da dirle -. Oppure vuole vedere il
Prescelto piangere come un idiota?
Scrimgeour
esitò, poi
insistette in quello che doveva essere un tono delicato – Il
Ministero può
offrirti ogni tipo di protezione, Harry.
L’unica protezione che mi servirebbe sarebbe quella di un
suo sorriso. Solo quello mi salverebbe. Sarei
felice di porre un paio di Auror al tuo servizio… -
Harry rise. Lo avrebbe
fatto anche lui… vero?
- Voldermort Vedi Silente?
Anche io sono
coraggioso come te… vuole
uccidermi
personalmente e non saranno gli Auror a fermarlo. Non
c’è riuscito lui!
Quindi
le sono grato per l’offerta, ma no, grazie -.
- Quindi
– incalzò
Scrimgeour, ora freddo, - La richiesta che ti ho fatto a
Natale… -
- Quale
richiesta? Sa, ero
così impegnato a perdermi
i momenti più caldi della mia vita, che me ne sono
dimenticato… Ah,
già… dire al mondo intero che gran bel
lavoro state facendo in campo di… -
- …
per sollevare il
morale di tutti! – sbottò Scrimgeour.
Harry lo
osservò per
un momento. Voglio
vedere i suoi occhi sempre vivi e
luminosi. Solo per
me.
- Avete
già
rilasciato Stan Picchetto? –
Scrimgeour
diventò di
un brutto colore viola che ricordava molto zio Vernon.
- Vedo che
sei… -
-
L’uomo di Silente,
fino in fondo – concluse Harry. Sì
– Proprio così -.
[pag. 585]
L’uomo
di Silente. L’arma di Silente. La fenice di Silente.
Sì. Sempre e comunque. Ora e per sempre. Non importa: basta
che sia di Silente.
Fine