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Autore: ChibyLilla    13/08/2014    2 recensioni
Dopo un anno dalla prima audizione, Kurt è entrato alla NYADA e finalmente raggiunge Rachel a New York. Anche Finn riesce a trovare lavoro lì, in modo da poter stare col fratello e la fidanzata.
Rachel divide la casa con Santana e l'innumerevole quantità di persone che la ragazza porta a casa 0.0
Finn si trova a convivere con Elliot, un musicista disordinato e disorganizzato sotto ogni punto di vista.
Kurt abita con un altro studente al primo anno come lui, Blaine. Dolce, affabile, ma circondato da un'aurea di mistero. Non può che essere amore.
Romance - Hurt/Comfort - a tratti Demenziale
Genere: Demenziale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Finn Hudson, Kurt Hummel, Rachel Berry, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt, Finn/Rachel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dai, questo aggiornamento è davvero rapido, sono fiera di me!

Allora...

C'è un po' di confusione ad un certo punto. Anche qui, voluta! Ma se per caso non si capisse qualcosa, non esistate a chiedermelo. Ci tengo a ricordarvi che Blaine quando è stessato balbetta (e voi malpensanti che credevate che mi si incantassero le dita su alcuni tasti!) E che una persona agitata non fa ragionamenti molto ben organizzati in italiano, quindi se a volte le frasi sono in sospeso o se non sono proprio lineari, quando parla Blaine è voluto. Altrove è proprio un errore dell'autrice invece!

Buona lettura!!!

Lascia decidere a me

Kurt si sentiva terribilmente a disagio. Erano passati più di cinque minuti da quando lui e Blaine erano tornati a casa e il moro era rimasto a camminare per la stanza, le braccia incrociate al petto e lo sguardo perso.

“Blaine, so che non vuoi parlarne, ma-”

“Lo so. Lo so, probabilmente stai pensando che io abbia qualche rotella fuori posto e non hai tutti i torti,” Kurt provò a negare, ma Blaine lo bloccò con un cenno della mano e continuò a parlare, “Non è facile avere a che fare con me e se ti ho spaventato, se pensi di non voler stare con uno come me, va bene. Lo capisco.”

“Blaine, io voglio soltanto capire.” Ad essere onesti, la parte razionale di Kurt continuava ad urlargli di farsi da parte, prima di farsi male. La situazione di Blaine era al di fuori dalla sua portata e questo Kurt lo aveva capito da un po’, avrebbe fatto meglio ad allontanarlo, prima di affezionarsi e soffrire. O peggio, fargli qualcosa di male in qualche modo. Eppure non riusciva ad essergli indifferente, voleva capire, voleva aiutarlo.

“Cosa c’è da capire? Dovrebbero rinchiudermi in un manicomio. Lasciami perdere.”

“EHI!” Kurt agì d’istinto, alzando la voce ed afferrando un braccio di Blaine, bloccando quel suo camminare ossessivo. “Non sei un pazzo, i pazzi si chiudono in manicomio. Sei soltanto una persona che ha difficoltà a far capire agli altri cosa gli passa per la testa. Avanti, parla.”

Però, non suonava poi tanto male! Sembrava quasi che Kurt sapesse cosa stava dicendo.

“Kurt, io non penso che-”

“Non penso cosa, Blaine? Sei tu che mi hai baciato, quindi non puoi dire che ti sto costringendo a fare qualcosa. Spiega e lascia decidere a me se voglio o meno avere a che fare con te.”

Blaine sospirò con una lentezza estenuante, strizzando gli occhi ed organizzando mentalmente il proprio discorso. “È solo che non è facile. P-pe-per favore, non farmelo di-dire a voce a-alta.”

“Non voglio costringerti. Non lo farei mai. È solo che voglio capire. Per favore, Blaine.”

“O-okay,” dopo un altro momento di silenzio, Blaine alzò lo sguardo verso Kurt, “Cosa vuoi sapere?”

Kurt fece scivolare la mano che aveva stretta all’avambraccio di Blaine verso il suo polso e sfruttò la presa per guidare il più piccolo fino al divano, sedendosi accanto a lui a gambe incrociate. “Quale è il problema coi tuoi genitori?”

“Non ci giri intorno, eh?” commentò Blaine, con una risatina che metteva in mostra tutto il suo imbarazzo. “Diciamo che non sono mai stati particolarmente felici delle mie scelte di vita.”

“Si, questo lo avevo immaginato.”

“K-K-Kurt-”

“Non agitarti, Blaine. Con calma, però cerca di rispondermi. Se ci stiamo frequentando, devo iniziare a capire cosa si nasconde dietro questo bel visino, no?”

“Potrebbe non piacerti.”

Blaine gli sembrava così rassegnato che Kurt avrebbe voluto prenderlo a schiaffi per fargli capire quanto si sbagliava. Gli avevano insegnato che le cose che succedevano non potevano definire chi si era e Blaine era una splendida persona, a prescindere dalle esperienze che aveva fatto e dalle situazioni che faticava ancora ad accettare. “Lascialo decidere a me, se mi piace o no.”

“È-è m-morta.”

“Chi?”

“Mi hanno sbattuto fuori casa e poi mia madre è morta.”

“Oh.” Il cuore di Kurt batteva all’impazzata contro il suo petto. Capiva benissimo cosa significasse perdere un genitore, immaginava che potesse essere terribilmente doloroso essere cacciati di casa. Ma continuava a non trovare il nesso con la conversazione di Blaine e Cooper poco prima.

“Sono stato io.”

Era stato quasi un sussurro, Kurt ci mise un attimo a decifrare quelle parole, ma poi sgranò gli occhi. Non sapeva se avrebbe potuto accettare di frequentare un assassino. Per un attimo lo sfiorò l’idea di non  poter neppure vivere in casa con un assassino. Non dovrebbe essere in prigione? Nel giro di pochi secondi la mente di Kurt vagliò tutte le possibili opzioni. Forse era stato giudicato da un tribunale minorile, forse aveva avuto una riduzione della pena perché giudicato incapace di intendere e di volere. Doveva dirlo a qualcuno.

“Avevamo litigato. Perché io ero g-gay, perché ero stato rimandato in letteratura, perché ero un i-idio-idiota e loro non perdevano occasione per farmelo notare. St-sta-stavamo urlando e un attimo dopo eravamo in auto e lo-loro mi avevano lasciato alla fermata dell’autobus,” Kurt faticava a tenere il passo con i pensieri di Blaine, ma si sforzò, “Volevano che mi trasferissi. D-da Cooper, da un a-am-amico, non aveva importanza. Non tornare più a casa. E avevo qu-quella ridicola v-valigia blu e- e la chitarra e lo-loro mi avevano lasciato lì e avevp il m-mio c-ce-cellulare tra le mani e non sapevo chi chiamare.”

“Blaine-”

“E-e poi è arrivata quella m-ma-macchina. E ti g-giuro, Kurt, io n-non l’avevo proprio v-vista. E neanche loro. E c’era polvere e silenzio. Non si m-muoveva nessuno e-e-e io non sapevo che fare e-”

“Blaine, ehi, calmati!” Stava piangendo con una violenza che Kurt non credeva possibile, come se tutte le sue energie fossero concentrate nella produzione di quelle lacrime.

Kurt si sentì un idiota. Come aveva fatto a pensare che Blaine fosse un assassino? Era soltanto un ragazzino, traumatizzato da qualcosa che non avrebbe dovuto vedere e che non sarebbe dovuta succedere. E per di più se ne sentiva responsabile.

Si sorprese quando Blaine gli saltò letteralmente addosso, abbracciandolo forte, come se la sua vita dipendesse da quello e continuando a piangere in quel modo straziante. Kurt restò interdetto per un attimo, poi ricambiò il gesto, stringendo Blaine con forza e ripetendogli che andava tutto bene e che doveva calmarsi. Gli era passata anche la voglia di sapere cosa era successo dopo.

Fu Blaine a rompere l’abbraccio, sforzandosi per guardare Kurt ed ingoiando un grumo di saliva e muco, pulendosi contemporaneamente il viso con la manica della maglietta. Kurt avrebbe voluto avere un fazzoletto a portata di mano, perchè non aveva il coraggio di alzarsi per prenderlo.

“Scusa, è che non lo avevo mai detto a voce alta. Ma devo ammettere che è andata meglio di quel che avevo immaginato.”

Se quello era meglio, Kurt non voleva sapere cosa Blaine avesse immaginato. Ma almeno sembrava più tranquillo in quel momento.

“E beh, puoi immaginare l’epilogo,” Blaine mimò con le mani lo scontro tra le due vetture, facendo raggelare il sangue nelle vene di Kurt, “La macchina aveva colpito in pieno il lato del passeggero e lei è morta sul colpo. E la colpa è mia perchè-”

“Blaine, non c’è alcun motivo per cui questo potrebbe essere colpa tua.”

“Me lo ripetono in continuazione tutti,” mormorò Blaine, abbozzando un sorriso, “E lo so. La mia parte razionale lo sa, ci ho lavorato tanto con la dottoressa, sai? Ma per quanto mi sforzi non riesco a togliermi dalla testa l’idea che se non fossi stato tanto stupido da farmi rimandare in letteratura, non si sarebbero mai trovati su quella strada.”

“Ti stavano cacciando di casa,” gli fece notare prontamente Kurt. Poteva anche essere morta, ma non riusciva a provare compassione per la madre di Blaine.

“Oh, sono riusciti nel loro intento.” Quello che faceva più male a Kurt era che nelle parole di Blaine non c’era alcuna traccia di rabbia, risentimento, odio. No, lui era rassegnato. Triste. Sofferente. “Mio padre mi ha fatto trasferire alla Dalton, in modo che potessi restare lì praticamente sempre. Lui non ha più voluto vedere la mia faccia. Non sono andato al funerale, non ho più visto mio padre da quando arrivammo in ospedale.”

“Cooper-”

“Lui si è preso cura di me. Continua a farlo in realtà.”

Nei minuti di silenzio che seguirono Kurt cercò di pensare alla cosa più opportuna da dire, ma alla fine fu Blaine a rompere il silenzio. “Kurt?”

“Si?”

“Mi scoppia la testa.” Era stata una giornata pesante per Blaine e lo si vedeva chiaramente sul suo viso. A prescindere dalle guance ancora umide, aveva gli occhi stanchi e delle occhiaie piuttosto inquietanti, ma Kurt ebbe abbastanza tatto da non farglielo notare.

“Vuoi riposare?”

Blaine annuì timido, “Puoi stare un po’ con me? Per favore, non mi va di stare da solo e-”

“Non mi devi dare una spiegazione per tutto, Blaine,” gli spiegò Kurt, accarezzandogli una guancia e per essere certo che l’altro avesse capito cosa intendeva, aggiunse, “Si. Mi farebbe molto piacere restare con te per tutta la notte.”

“Grazie.”

“Vuoi vedere un film?”

“Il più melenso e sdolcinato che riesci a trovare!” Gli occhi di Blaine si illuminarono a quella proposta e dalla sua risposta Kurt capì che l’argomento era ufficialmente chiuso e Blaine era tornato quello di sempre.

Il modo in cui riusciva a mettere da parte le proprie emozioni, passando in un attimo dalla disperazione più totale alla sua abituale allegria, poteva essere davvero preoccupante, ma allo stesso tempo era in qualche modo adorabile.

Kurt scelse uno tra i suoi DVD, rifiutandosi di rivelare il titolo a Blaine e pescò una coperta dalla propria camera. Si sistemò di nuovo sul divano, permettendo a Blaine di accoccolarsi accanto a lui, coprì entrambi con la coperta e si appoggiò con la testa su quella del più piccolo, premendo il tasto PLAY sul telecomando.

A Blaine bastò la prima nota per capire cosa stessero per guardare. “Moulin Ruge. Lo adoro.”

Kurt sorrise, strofinando il naso tra i capelli di Blaine e nel giro di pochi minuti finirono entrambi addormentati.

  
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