Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |      
Autore: _sinner_    13/08/2014    1 recensioni
Esiste un personaggio ignorato da molti: meglio favole e favolette come Cappuccetto rosso, La Principessa sul pisello e via dicendo, sostiene la gente.
A chi può interessare la storia del cattivo per eccellenza? La storia di un uomo senza nome né volto?
Purtroppo le storie tristi non allietano gli adulti e men che meno i bambini, perché solo in pochi riescono a vedere la meraviglia e la bellezza nelle tragedie. Solo in pochi riescono a vedere i sopravvissuti, aldilà dei caduti. Solo in pochi riescono a vedere aldilà della parola "Mostro"... anche quando si riferisce a qualcuno che mostro non è.
Genere: Dark, Fantasy, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
"Greg" lo chiamavano a scuola, "Gregoruccio" lo chiamava sua madre e "Tegor" lo chiamava il suo fratellino, biascicando come soltanto un bambino di tre anni sa fare. Ma il suo nome, che lui sospettava tutti dimenticassero, era Gregor. Nome grossolano e per nulla affascinante, sopratutto se lo pensiamo adattarsi su un bambino di otto anni circa. Gregor non era molto diverso dagli altri bambini della scuola primaria di Statuneville e, come ogni altro bambino, viveva, respirava, mangiava e faceva anche qualche scoreggia. Niente di insolito se non si contava il suo mutismo. I dottori dicevano che era dovuto ad un trauma avuto nel passato ma che, con il tempo, avrebbe ricominciato a parlare. Ricominciato perché lui, solo qualche anno prima, parlava o, meglio, biascicava come il suo fratellino. 
   Non che lui si facesse particolari problemi in merito: era un bambino con un infinita meraviglia per tutto ciò che lo circondava e poteva rimanere in estasi a guardare una foglia autunnale attaccata ad un albero per ore. Beh, forse, in fin dei conti, qualche problema ce l'aveva ma i suoi genitori erano troppo cechi per accorgersi delle "piccole stranezze" del loro primo genito. Come, per esempio, quando aveva riattaccato con lo scotch all'albero tutte le foglie cadute. 
   Sembrava avere una particolare predisposizione all'autunno ed alle foglie morte.
   Comunque, nonostante questo, il piccolo Gregor ebbe sempre accanto a se una famiglia amorevole e molto protettiva, ed anche quel giorno - il primo giorno di neve - la sua famiglia lo voleva proteggere e gli proibì di uscire a giocare con lo slittino nuovo ed i pattini per il ghiaccio.
    - Oggi, non si esce fuori,Gregoruccio. - Gli aveva detto sua madre mentre gli dava una tazza di cioccolata calda con biscotti - Nevica ancora e non vorremmo dover venir fuori a cercarti per ritrovarti, sotto un cumulo di neve, congelato. -
   Gregor era davvero mingherlino per la sua età e per arrivare all'altezza giusta del tavolo dovevano mettergli due vecchie scatole da scarpe sulla sedia, lasciandoli i piedi a penzoloni. Suo padre, ogni volta che gli passava accanto in quello stato sorrideva e lo chiamava "Il mio Re delle scatole". A Greg piaceva quel titolo ma, quando suo padre passò in quel momento e lo chiamò così, sbuffò un paio di volte, facendo dondolare i piedi avanti ed indietro. Lui voleva uscire nonostante "nevicasse ancora". Non era mica una tormenta di neve quella che c'era fuori ed inoltre lui voleva provare lo slittino nuovo sulla discesa del fiume.
   Accanto a lui, proprio in quel momento, passò Tom, suo fratello minore, correndo in braccio a sua madre ed emettendo striduli gridolini di gioia.
   Aveva appena visto il  nuovo slittino. "Quello è mio!", pensò Gregor mentre si accorgeva di essere rimasto con il cucchiaio sospeso davanti alla bocca, che teneva spalancata come un ebete nel vedere la scena. Ritornò alla sua cioccolata mentre sentiva il suo fratellino ridacchiare. 
   - Tegor! Tegor! Nova slitta! Nova slitta! - Continuava a ripetere il bimbo più piccolo, perforando i timpani di quell'altro. Quanto avrebbe desiderato non riuscire a sentire, oltre che parlare... Ma tu puoi parlare. No, non ci riusciva e basta. Non ci provava nemmeno più, adesso. Saltò giù dal suo trono di scatole facendole cadere a terra. Seccato, se ne andò in camera sua sbattendo la porta e mollando la cioccolata lì. 
   A volte gli capitavano questi momenti di rabbia insensata e, quando succedeva, lui si chiudeva in camera sua e si rintanava nel suo armadio. In quel mobile infatti c'era un nascondiglio segreto. Era stato suo padre a costruirglielo ed era solamente suo. Tommy non ne sapeva nulla perché quello era l'unico posto dove Greg poteva andare a rifugiarsi in solitudine.
  Dunque, si rintanò nel suo cantuccio, si portò le ginocchia al petto, le mani strette a pugno contro le tempie, e chiuse forte forte anche gli occhi. Quando faceva così la pressione nella sua testa sembrava diminuire drasticamente e quando riapriva gli occhi si sentiva più leggero di quando era scivolato fin lì. 
   Anche quella volta funzionò. Riaprì gli occhi e sentì che la sua testa ritornava a posto come prima. La rabbia lo aveva abbandonato ma rimase ancora per un poco lì dentro, al buio. Il nascondiglio segreto aveva una lampadina ma nei suoi momenti di rabbia non l'accendeva mai. Il cantuccio era poco più che una nicchia nel muro a fianco dell'armadio, collegata a quest'ultimo tramite una porticina sul fondo della parete di legno. Conteneva i giocattoli che Gregor non voleva suo fratello trovasse o anche vari altri tesori trovati per il quartiere. Il suo tesoro più grande era un pupazzo di Batman snodabile che aveva "preso in prestito" a scuola e una collana fatta di conchiglie. Un regalo di qualcuno, forse... non ricordava.
  Probabilmente chiunque avrebbe detto che il pupazzo era molto meglio (Insomma Batman!) ma le conchiglie lo affascinavano e gli piaceva tenerle in mano, nonostante fossero tutte scheggiate. Potrebbe pure sembrare strano ma lui di altre conchiglie non ne aveva mai viste: al fiume non c'erano e Statuneville era troppo nell'entroterra perché lui fosse mai andato su una spiaggia.
   Fu proprio mentre stava prendendo in mano la collana che gli venne un'idea a dir poco brillante! 
   Sgusciò fuori dal suo nascondiglio e sentì che in salotto avevano acceso la televisione. La loro casa era una villetta a schiera con un unico piano e, quindi, buttare lo slittino fuori dalla finestra per seguirlo subito dopo non fu un problema. Con mille riguardi, Gregor, si allontanò dalla villetta lasciando tante piccole tracce sulla neve fresca che andavano verso il fiume e che si sarebbero coperte in un battito di ciglia grazie alla neve nuova. 

   Passò un pomeriggio memorabile con pochi altri bambini temerari come lui, a scendere e risalire con lo slittino per la strada che portava al fiume. Ma quando la neve iniziò a scendere in maggior quantità, tutti se ne andarono e lui rimase l'ultimo pargolo a scendere e risalire in solitudine per quella strada bianca.
   Saliva con fatica il piccolo Gregor, appesantito dal cappotto e da quegli stivali che, ad ogni passo nella neve, si facevano più pesanti. Ma, nonostante tutto, continuava a salire e scendere, senza ridere più come faceva quando c'erano gli altri e senza che nessuno lo notasse: il bimbo solo nella neve. 
   Era quasi il tramonto quando Greg tornò a casa. Le luci erano spente tranne che per quella luminescenza azzurrina che sembrava provenire dal televisore, in salotto. 
   Era ancora sintonizzata sul canale per bambini, constatò lui mentre riscavalcava la finestra, al quale era riuscito ad arrivare grazie al suo stesso slittino. 
   Cadde pesantemente a terra dall'altra parte ma non si fece quasi nulla grazie al cappotto super imbottito ed al freddo che aveva preso e che gli aveva addormentato quasi del tutto mani e piedi. Quando si rialzò e si guardò attorno, la rabbia che provò di nuovo gli fece venire il capogiro. La sua cassettiera, le scatole dei suoi giocattoli, il suo armadio e perfino il maialino salvadanaio avevano il contenuto rovesciato a terra: Tommy aveva ficcanasato tra le sue cose! 
   Si sporse per guardare nell'armadio ma il suo nascondiglio era ancora chiuso, illeso. Si stava per rifiondare lì dentro ma, questa volta, non aveva voglia di soffocare la sua rabbia. Si fiondò in salotto mentre il sole stava nascondendosi del tutto. I bagliori bluastri della televisione erano rimasti come unica fonte di luce. Stavano dando "Peter Pan" e, nel medesimo istante in cui il piccolo Gregor vide i corpi martoriati della sua famiglia riversi in posizioni innaturali a terra, l'altro bambino dai capelli rossi sullo schermo stava pronunciando quelle insulse parole che tutti i bambini conoscono.
    - Non smettere mai di sognare, solo chi sogna può volare! -
   Gregor non capì subito cosa significava quella scena, ma in fondo al suo cuore da bambino di otto anni capiva che quelli non erano sua madre, suo padre, il suo fratellino Tommy. Quei corpi erano freddi, forse erano bambole. Ma il sangue che usciva dalle loro ferite sembrava così reale... 
   Forse un bambino normale si sarebbe messo a gridare. Forse un bambino normale si sarebbe messo a piangere, si sarebbe allontanato da quei corpi così freddi e da quella pozza così scura. Ma Gregor non era proprio un bambino normale ed aveva dimenticato come si facesse ad urlare. 
   Alla vista di quei cadaveri, lui cadde sulle ginocchia in quel liquido denso e rosso. Quelle erano bambole, quelle erano... 
   Non fece nulla ma, incredibilmente, si mise ad estrarre tutti i proiettili con le sue unghie da bambino di otto anni e se li mise nelle tasche di quel cappotto da pargolo che, invece, sarebbe stato ugualmente bene ad un bambino che di anni ne avesse avuti sei. 
  Era mingherlino ed ora non sarebbe più riuscito ad arrivare al tavolo da solo. Le scatole (Le sue scatole) erano ancora dove le aveva fatte cadere. La sua cioccolata era dove l'aveva lasciata, la TV sintonizzata sullo stesso canale di prima ma sua mamma non era così quel pomeriggio. Bambole, bambole...
A cose belle pensar... Con le sue braccia e le sue gambe da bambino di otto anni, trascinò ogni cadavere fuori casa, sotto l'albero dietro al giardino. 
Dà le ali e fa volar... Una scia di sangue era rimasta dietro di lui, ma che importanza aveva? 
Se la luna è sveglia ancor... Prese lo scotch e fece come aveva fatto con le foglie morte... Erano morti anche loro, no? 
Sui suoi raggi puoi viaggiar... Li attaccò tutti e tre al tronco dell'albero e si accovacciò nella neve a guardarli per qualche istante. 
Nel cielo scivolar... "Non dovevo uscire di casa... La mamma lo ha fatto per punirmi." 
Puoi volar, puoi volar, puoi volar... La rabbia divampò ancora e per un attimo cedette alle lacrime. Il che lo fece arrabbiare ancor di più: lui non poteva volare via da lì.
Quando hai la gioia nel cuor... Si asciugò gli occhi con rabbia e tirò su con il naso mentre scappava in casa. 
Tu ti senti sollevar... I pugni già serrati contro le tempie mentre si rifugiava nell'unico posto che non era stato sporcato da quel orrore. 
E se il mondo coi suoi guai alle spalle lascerai... Chiuse gli occhi più forte delle altre volte ma questa volta non servì a nulla. 
Le nubi puoi varcar... I pugni che si dava alle tempie con le mani insanguinate non servirono a nulla per fargli dimenticare.
Puoi volar, puoi volar, puoi volar...

Ci volle tutta la notte prima che qualcuno si accorgesse dei cadaveri. La tempesta ci fu veramente e nessuno uscì di casa fino all'indomani. Gregor fu ritrovato addirittura al tramonto, poiché lo avevano cercato ovunque tranne che in quella nicchia. Una nicchia che lui sapeva avrebbe potuto salvare la vita a suo fratello se solo non fosse stato così egoista. Doveva fargli usare i suoi giochi... perfino il suo Batman snodabile... ma Tommy non avrebbe mai più potuto giocarci. Come avrebbe fatto una bambola o una foglia morta a giocare con un Batman snodabile? Non poteva più, di questo il piccolo Gregor era certo. 
   La polizia lo trovò ancora con i pugni serrati contro le tempie. Mentre gli occhi adesso erano spalancati e guardavano dritto davanti a loro. Solo più tardi, quando riuscirono a farlo uscire di lì, gli scoprirono in una mano una collana che una volta doveva essere stata di conchiglie ma di cui ora erano rimaste solo alcune schegge.
   Gregor aveva stretto talmente forte da perforarsi le mani in più punti con i lati taglienti di quelle conchiglie. Scoprirono la collana, di poca importanza, e anche i ventiquattro proiettili insanguinati nelle tasche del bambino. Ma quello che stupì più di tutto il poliziotto che lo aveva scovato per primo, era quello che il bambino ripeteva con voce flebile:
  - Puoi volar, puoi volar, puoi volar... -
   
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: _sinner_