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Autore: zinzuleddha    13/08/2014    3 recensioni
Una lacrima scivolò sul suo pallido viso- era la fine.
"Non ci prenderanno mai vivi" esclamò a denti stretti, ripetendolo tante volte quante le lacrime che in quel momento solcavano il suo viso; riuscivo quasi a sentire il rumore quando, cadendo sullo sterzo, finivano in mille pezzi, esattamente come lo stava finendo la mia speranza.
"Mi dispiace di averti messo in tutto questo" ammise, cercando con tutta la forza del mondo di trattenere i singhiozzi.
E l'avevo visto sotto innumerevoli aspetti, ma questo mi era decisamente sconosciuto.
"Ti amo" si lasciò sfuggire.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way, Nuovo personaggio, Ray Toro | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un suono assordante mi distolse dai miei pensieri, era la sveglia.
Mi voltai, era già ora di alzarsi e, non avevo ancora chiuso occhio.
Mi alzai, dirigendomi verso il bagno, quasi mi spaventai non appena vidi il mio riflesso nello specchio, non avevo una bella cera.
Lavai la faccia con l'acqua gelida, per poi dirigermi nuovamente in camera.
Presi i primi vestiti che mi vennero per le mani e, barcollando li indossai, per poi correre al piano di sotto: volevo arrivare in anticipo quella mattina, così avrei potuto trascorrere più tempo insieme ai miei amici, o meglio, insieme alle uniche due persone che si degnavano di rivolgermi la parola dentro quel fottutissimo istituto.
Afferrai lo zaino e una fetta biscottata e, cercando in tutti i modi possibili di evitare mia madre uscì di casa.
Mi fermai un attimo ad osservare il cielo, era terribilmente cupo quella mattina, rispecchiava alla grande il mio umore.
Il mio sguardo si posò su un auto parcheggiata dall'altro lato della strada, qualche metro distante da casa mia, mi giurai di averla già vista prima e, mi si raggelò il sangue non appena ricordai che la macchina di Gerard era esattamente identica. Cercai di convincermi che non poteva essere lui e, a passo svelto mi diressi verso la scuola.
Mi ritrovai presto difronte al grande istituto, c'era ancora poca gente nei dintorni e, non vedendo i miei amici, decisi di andare a sedermi in una delle panchine poste sui marciapiedi dietro l'angolo.
Stavo per gettare lo zaino sulla panchina quando, qualcuno mi spinse e presto mi ritrovai a terra.
"Chad, che cazzo vuoi ancora?" fui sollevato dal vedere che quel qualcuno non era Gerard, ma, di certo, vedere Chad non mi rendeva felice.
Detestavo quel ragazzo, ero la sua vittima preferita.
Al contrario dei soliti bulli, Chad era grasso, portava gli occhiali, aveva le lentiggini e, cosa peggiore, aveva i capelli ricci e arancioni.
Detestavo i suoi capelli tanto quanto il fatto che fosse molto più alto di me.
Mi afferrò lo zaino e, in me che non si dica lo ridusse a brandelli.
Feci per alzarmi ma un calcio allo stomaco mi fece finire nuovamente a terra, questa volta piegato in due dal dolore.
"Perchè non te la prendi con quelli della tua stazza?" alzai lo sguardo, Gerard.
Lo afferrò dai capelli, scaraventandolo sulla panchina, poi gli sferrò un pungo talmente forte che per un attimo credetti gli avesse messo la mascella fuori posto.
Voltai lo sguardo, vidi nuovamente quell'auto e, realizzai che avevo avuto ragione, un quarto d'ora prima, di fronte casa mia, era lui.. ma cosa diavolo voleva?
Mi rimisi in piedi, Chad fece lo stesso, spostando lo sguardo da me, a Gerard, per poi scappare a gambe levate non appena Gerard fece nuovamente un passo verso di lui.
Sembrava sul punto di piangere, un enorme ghigno di fece spazio sul mio volto, ma presto finì per scomparire non appena posai lo sguardo sullo zaino, finito in pezzi.
Era già il secondo, non credo che mia madre l'avrebbe presa poi così bene questa volta.
Se la prima volta l'avevo scampata con una semplice ramanzina delle sue, questa volta mi avrebbe sicuramente privato della televisione, del cellulare, della mia ''''''vita sociale''''' e, sopratutto, della cena per chissà quanti giorni.
Se era vero che il buon giorno di vedeva dal mattino, bene, questo non era decisamente un buon giorno.
"Vieni" disse d'un tratto Gerard; mi voltai, si stava dirigendo verso l'auto.
"No, devo andare a scuola" dissi, chinandomi per raccogliere tutti i miei libri che adesso erano sparsi ovunque.
Fui sorpreso non appena mi voltai e vidi Gerard fare lo stesso e, lo fui ancora di più non appena mise i libri sui sedili posteriori della sua auto.
Li sorreggeva con un braccio come se fossero la cosa più leggera al mondo mentre a me risultava impossibile persino reggerne tre, quei libri pesavano più del piombo, infatti, puntualmente, tornavo a casa con la schiena a pezzi.
Lo seguì fino all'auto, "Perchè mi stavi seguendo?" gli chiesi, alzando il tono della voce per cercare di farmi sentire, si trovava già in macchina.
Mi rivolse uno sguardo infastidito, facendomi cenno di salire in macchina.
Sospirai e aprii la portiera.
"Devo.Andare.A.Scuola" ripetei, scandendo parola per parola.
"Non.Hai.Uno.Zaino" rispose, gesticolando, scandendo a sua volta parola per parola.
Mi afferrò per un braccio, strattonandomi verso il sedile, "Muoviti, sali e non fare storie" disse duramente; ancora una volta, mi stava trattando come se fossi un cane.
Salii in macchina, sbattendo violentemente la portiera.
Mi lanciò l'ennesima occhiataccia, per poi partire verso una meta a me sconosciuta.
Non avevo voglia di chiedergli dove stessimo andando, non avevo nemmeno voglia di parlargli e sopratutto, non avevo voglia di vederlo.
"Buongiorno" disse ghignando; "Buongiorno un cazzo" sputai acido, incrociando le braccia al petto.
"Non hai bella cera" disse, osservandomi attentamente "Non hai dormito stanotte?" continuò.
Scossi la testa, sbadigliando.
Per il resto del viaggio restammo in silenzio, fin che la macchina si fermò e i miei occhi si posarono sull'insegna del grande negozio difronte.
"Che diavolo ci facciamo qui?" esclamai sorpreso, eravamo difronte ad una cartolibreria.
"Che diavolo ci facciamo qui?" ripetè, enfatizzando la voce e ridacchiando.
"Cosa dovremmo fare qui?" continuò serio, scendendo dalla macchina, "muoviti, scendi" disse poi, chiudendo la portiera.
Scesi dall'auto e mi diressi al suo fianco, lo seguì poi dentro al negozio.
Non appena entrammo salutò cordialmente i commessi che, come uccelli del malaugurio stavano dietro alle casse a fissarci dalla testa ai piedi.
Ovviamente, io non aprii bocca, salutavo raramente la gente che conoscevo, quindi, perchè mai avrei dovuto salutare della gente che non conoscevo e che, d'altronde mi fissava come se fossi un mutante?
Lo seguì a testa bassa, sbuffando.
"Sbaglio o era così?" 
Alzai lo sguardo, vidi che reggeva fra le mani uno zaino, esattamente come il mio.
Gli lanciai uno sguardo confuso, poi annuii.
"Sicuro?" disse, fissandolo meglio; annuii nuovamente.
"Bene" affermò poi, dirigendosi verso le casse.
"Aspetta-"
"Sta zitto" mi interruppe, poggiando lo zaino su una delle tre casse.
Porse i soldi alla commessa che, più che una commessa sembrava una befana, per poi afferrare lo zaino e dirigersi verso l'uscita.
Aprì la portiera posteriore, vidi che stava sistemando i libri dentro lo zaino, mi sentivo in imbarazzo, perchè mi aveva comprato uno zaino? Non volevo avere ulteriori debiti con lui. Non volevo avere debiti con nessuno.
Salì in macchina e, ovviamente feci lo stesso.
Sospirai, "Se mi accompagni un attimo a casa ti ridò i soldi" dissi, lanciandogli uno sguardo.
"Quali soldi?" chiese, intento a fare manovra per uscire dal parcheggio.
"Quelli dello zaino", mi rivolse uno sguardo confuso, "Non fare il coglione" disse poi, ghignando.
Sospirai, "Non voglio avere ulteriori debiti con te" sputai acido.
"Tranquillo, ti sdebiterai in seguito, non voglio i tuoi soldi" disse stiracchiandosi, si sistemò poi sul sedile, passandosi una mano sul viso, sembrava anche lui molto stanco.
Mi poggiai alla portiera, sorreggendomi la testa con un braccio; le palpebre pesanti, facevo fatica a tenere gli occhi aperti.

. . . 

Aprii gli occhi, mi ritrovai in un letto.
I miei occhi vagarono per la stanza, l'avevo già vista prima d'ora: era la stanza di Gerard.
Mi strofinai gli occhi, mettendomi seduto, notai di non avere le scarpe.
Mi sdraiai nuovamente, cercando di mettere a fuoco la situazione ma, distratto dal buon odore del cuscino e delle coperte, tutto feci tranne che cercare di capire cosa potesse essere successo. Profumavano di ... gelsomino e miele.
Fui distratto da un rumore, notai Gerard sulla porta, si stava strofinando i capelli, adesso fradici, con un asciugamano, "Finalmente!" esclamò, rivolgendomi un sorriso.
Mi voltai, notai una sveglia sul comodino alla destra del letto, segnava le tre e un quarto del pomeriggio, persi un battito non appena realizzai di aver dormito per ben sei ore nel letto di un assassino.
Mi alzai di scatto, sistemandomi i capelli e cercando le scarpe, erano vicino alla porta, nonché vicino a Gerard.
Mi avvicinai e le raccolsi, mettendole poi ai piedi, "Devo andare, scusa" dissi, prima di precipitarmi verso le scale.
"Hey, aspetta, lo zaino" esclamò, raggiungendomi quasi di corsa.
Quasi persi l'equilibrio non appena lo afferrai, era pesantissimo e, mi sentivo terribilmente debole.
"Dammi un minuto, ti accompagno io" disse serio, fissandomi dritto negli occhi.
Abbassai istantaneamente lo sguardo, "Vieni" continuò, scendendo le scale e dirigendosi verso la cucina.
Mi invitò a sedermi in una delle sedie del tavolo, tirando poi da uno stipetto un pacco di biscotti al cioccolato e dal frigo una bottiglia di latte, per poi appoggiare tutto sul tavolo e prendere un bicchiere da un altro stipetto.
"Asciugo i capelli e ti accompagno, nel frattempo mangia qualcosa" mi sorrise, salendo poi al piano di sopra.
Aprii il pacco dei biscotti prendendone una manata, per poi osservarli un istante; ero molto affamato, ma non sapevo se avevo voglia di mangiare il cibo di Gerard.
Scacciai via le mie preoccupazioni e iniziai a mangiarli, versando poi del latte nel bicchiere.
Infilai la mano nel pacco e, mi accorsi solo allora di aver consumato tutti i biscotti. 
"Tranquillo, tanto a me fanno schifo", mi voltai di scatto, Gerard era sulla porta, adesso con i capelli asciutti, in una mano teneva le chiavi della macchina.
Annuii, feci fatica a mandare giù quel quintale di biscotti che tenevo in bocca ormai da cinque minuti.
Portai una mano alla bocca, mi resi conto di avere la faccia piena di briciole, ero terribilmente in imbarazzo e Gerard non smetteva di ridere. 
A testa bassa mi diressi verso la porta, aspettando che Gerard si facesse avanti ad aprirla visto che non avevo la minima idea di dove mettere le mani.
Arrivò poco dopo, notai che fra le mani aveva un altro pacco di biscotti e che su una spalla portava quello che adesso era il mio nuovo zaino.
"Lo stavi dimenticando di nuovo" disse ghignando, aprendo la portiera posteriore e gettandolo sui sedili, per poi entrare in macchina e metterla a moto.
Mi chiusi la porta alle spalle e lo seguì, entrando in macchina.
"Tieni, te li regalo" disse, un altro ghigno di fece spazio sul suo volto mentre mi lanciava addosso il pacco di biscotti che poco prima teneva fra le mani.
Arrossii, mi sentivo terribilmente a disagio.
Finalmente calò il silenzio e, nel giro di cinque minuti mi ritrovai a casa.
Mi precipitai giù dall'auto, ma presto fui fermato; mi voltai, Gerard mi teneva per un braccio.
"Grazie" gli dissi, sperando che ciò bastasse per fargli mollare la presa, sforzai un sorriso, prima di voltarmi nuovamente.
"Stasera passo a prenderti" ammiccò, ghignando nuovamente.
"Perchè?" esclamai, dimenandomi dalla sua presa "no, non posso" continuai.
"Si invece che puoi. Passo stasera, alle nove e mezza. Festeggeremo il colpo riuscito e pianificheremo il prossimo." fece una pausa, osservandomi dalla testa ai piedi; "Non puoi mancare" sputò acido, prima di chiudere la portiera e partire sgommando. 
Avvertì nuovamente quella sensazione di vuoto, giurai che stessi per vomitare.
Entrai in casa, fortunatamente mia madre doveva essere al lavoro; non avevo voglia di farmi vedere in quello stato, non avevo voglia di darle ulteriori spiegazioni, visto che, non sapevo nemmeno io che spiegazioni darle.
Non capivo più nulla, cosa stesse succedendo, tutte quelle sensazioni, quel susseguirsi di emozioni che mi facevano contorcere lo stomaco.. l'unica cosa che capivo, l'unica cosa che sapevo, era che la mia vita non sarebbe stata più la stessa e ciò mi turbava.
Gettai lo zaino, poi gettai il pacco di biscotti sul tavolino, osservarli non faceva che causarmi continui conati di vomito.
Mi lasciai cadere pesantemente sul divano, per poi sdraiarmi.
Mi rannicchiai, portando le ginocchia al petto e poggiandoci il viso sopra.
Cominciai a mangiucchiarmi l'unghia del pollice e a guardarmi intorno inquieto e, in men che non si dica mi ritrovai a piangere, come un fottuto bambino.
Più i miei singhiozzi risuonavano nella stanza, più mi sentivo morire dentro.
Ero un perdente.





- Guess who's back?! 
Ecco finalmente il sesto capitolo! Che ve ne pare?
Chiedo perdono per gli eventuali errori e vi invito, come sempre, a lasciare una recensione. :)
Spero che la storia vi stia piacendo e vi stia suscitando almeno un minimo di curiosità. :) -

A presto
- Danny x

P.S. sto già scrivendo il settimo capitolo! :)
 
   
 
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