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Autore: Martaxoxo    14/08/2014    1 recensioni
“Lasciami parlare” disse con quel gesto brusco. “Lasciami parlare perché questo discorso me lo sono fatta così tante volte allo specchio che proprio devo dirtelo ciò che penso” aggiunse arricciando il naso. Conoscendola, non me la riuscivo ad immaginare davanti allo specchio a parlare alla sua immagine riflessa, eppure quella era la verità glielo si leggeva negli occhi, nelle iridi verde prato.
Flashfic Niall-Moon
-Un'altra sfaccettatura delle mille ragazze da me create, del tutto immaginaria-
@Martaxoxo
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I suoi capelli biondi li potevo vedere fin da sotto la collina, anche se il Sole era calato da un bel pezzo e le nuvole coprivano le stelle e la Luna. Certo, le mie aspettative furono confermate soprattutto dal fatto che, quella ragazza posta di spalle, teneva nella mano un paio di stivaletti di pelle e che stava ferma in posizione eretta con i piedi a contatto con la terra fredda. L’aveva sempre fatto, da quando loro due si conoscevano. Restava in piedi a guardare il cielo, a pensare a chissà cosa con i piedi nudi e le scarpe nella mano destra. AI capelli arruffati che le scendevano sulla schiena, tra le scapole, e magari lo sguardo assorto e gli occhi ben spalancati. Che poi chissà cosa ci vedeva nel cielo, me lo sono sempre chiesto.
E così, appena le fui vicino abbastanza mi misi accanto a lei, ad osservare il cielo senza stelle che si ergeva sopra di noi.
“Niall” pronunciò quella con un filo di voce, sembrava stupita. Eppure le avevo chiesto io di venire lì, a quell’ora. Circa cinque giorni fa. Sulla brulla collina irlandese posta davanti al paese nel quale eravamo cresciuti.
“Pensavo non saresti venuto” disse poi, come a spiegarsi meglio. La voce sembrava strozzata, lo sguardo però non lo riuscivo ad incontrare, stava posato sulle nuvole, su quel cielo nero da mettere i brividi.
“Probabilmente domani pioverà” dissi io, chiaramente sviando la sua affermazione. Era sempre stato facile sviare così conversazioni scomode, ma non con lei, con lei era tutto diverso, dannatamente diverso. E così la mia voce risuonò strozzata, la voce di chi parla con un nodo alla gola.
“Penso che dovremmo smetterla” disse lei con la voce che sembrava rotta dal pianto, eppure quando si voltò verso di me, il suo sguardo apparì chiaramente calmo, senza segni di lacrime, e le gote, arrossate dal freddo, sembravano rilassate.
“Smettere? Non l’ho chiesto io quello che ci sta capitando” dissi brusco io in riposta, non mi aspettavo di non sviare la conversazione, eppure lo feci, la guardai dritta in viso, con un po’ di rabbia.
“Penso di essere quella sbagliata per te, commenti dei giornali o no” disse chiara, le gote contratte in uno sforzo sovraumano, stava trattenendo le lacrime. E l’ultima cosa che volevo era suscitare il suo pianto.
“Non...” dissi mettendole una mano sulla guancia, pronto a rassicurarla. Ma venni interrotto da lei che, mordendosi il labbro inferiore distolse il viso dalla mia carezza.
“Lasciami parlare” disse con quel gesto brusco. “Lasciami parlare perché questo discorso me lo sono fatta così tante volte allo specchio che proprio devo dirtelo ciò che penso” aggiunse arricciando il naso. Conoscendola, non me la riuscivo ad immaginare davanti allo specchio a parlare alla sua immagine riflessa, eppure quella era la verità glielo si leggeva negli occhi, nelle iridi verde prato.
“Io non penso di essere quella giusta per te” ribadì un’altra volta. “Penso di essere la persona più sbagliata della terra per uno come te” disse ancora, più decisa. “A volte mi trovo a pensare a come potrei, io, seguirti in giro per il mondo, conoscere gente nuova, se, all’età di diciannove anni ho a mala pena visto Londra. E poi mi ci vedi ad accompagnarti agli eventi? Mi ci vedi a stare in un appartamento alla moda con te? Mi ci vedi al ristorante vestita di tutto punto?” tutte domande che presupponevano una risposta chiara, e che non ne avevano bisogno allo stesso tempo.
“Mi ci vedi Niall?” sii sincero, ti prego, fallo per te stesso. “Mi ci vedi a scrivere tweet sdolcinati e ad avere un milione di followers? Prova ad immaginare me con addosso un vestito da sera. Prova ad immaginare te ora, che vai in giro con una come me. Pubblicamente.” Sorrise ironicamente alla fine della frase, ma non aveva ancora finito.
“E non voglio farti pensare che io sia un angioletto di bontà. Sono terribilmente  egoista, e proprio per questo ti dico che mi sentirei in gabbia, al guinzaglio, o come cavolo lo chiami tu. Mi sentirei intrappolata.” Disse, e una lacrima le rigò il viso.
“Sono venuto qui tra una tappa del tour e l’altra, sono in ferie” dissi io interrompendola per la seconda volta.
“Non farmi sentire in colpa Horan” rispose lei con un filo di rabbia e i denti stretti.
“Non ti voglio far sentire in colpa in nessun modo Moon” pronunciai il suo nome con dolcezza, quel nome dolce e breve che aveva un sacco di significati diversi per me ormai. Dolcemente le presi la mano, tremava un poco.
“Voglio solo farti capire quanto conti per me, per me che, quel giorno in canoa in seconda elementare avevo già capito che saresti stata importante anche in futuro. Te lo ricordi quel giorno? La canoa che scendeva per il fiume con noi due dentro, terrorizzati, e tu che, anche se avevi più paura di me, cercavi di fare l’uomo e di rassicurarmi.” Una pausa, strinsi la mano.
“Forse non ti rendi conto quanto fu imbarazzante quando ti chiesi di venire al prom con me. E quando tu arrivasti davanti alla scuola tutta sorridente con quell’abito corto blu che guardavi schifata.” Sorrisi, avrei potuto ridere, ma era già bello che riuscissi a parlare.
“Me lo ricordo, odiavo quell’abito…” disse lei in un fremito con un mezzo sorriso. “Ma io ti sto dicendo di guardare al futuro e tu non fai altro che ammirare il passato” aggiunse poi mentre un’altra lacrima le rigava il viso.
“Non sto guardando al passato, sto guardando ai nostri momenti migliori.” Ridacchiai, come a sdrammatizzare.
“E’ una tattica per convincermi che sarà tutto come prima? Non potevi fare errore più grande biondo” disse lei severa con un sospiro.
“Lo so, lo so che non sarà mai tutto come prima. E lo so che se farai quello che voglio che tu faccia immediatamente, cioè venire con me a Londra e uscire allo scoperto una volta per tutte, sarà tutto completamente diverso.” Dissi a voce più alta e meno smorzata. “Ma so anche che riuscirei a vederti più spesso di una volta al mese, o, di come vorresti farmi capire ora, mai.” E più spesso di mai è decisamente bello, almeno, molto meglio.
“Ma mi distruggerebbe lasciarti qui” dissi poi. “E lo so, piccola, che la Luna non si può imprigionare, perciò sarai tu a decidere dove andare, cosa fare e quando farlo. Sarai tu a dettare le regole. Ma non prendiamoci in giro, lo hai sempre fatto anche senza il mio permesso. E anche io ti chiedo una cosa, anzi due. Tu ti ci vedi lontana da me? Ti ci vedi seduta da sola a guardare il cielo, lo stesso cielo che guarderei io ogni sera? Io non mi ci vedo a guardare la luna senza di te. Perché tu sei la mia Luna, Moon, anzi, lo so che non c’è alcuna assonanza, ma tu sei il mio Sole” tutto insieme, senza niente di preparato.
“E se poi mi ferissi, se poi mi sentissi in trappola?” esitò lei guardandosi la punta dei piedi.
“Non possiamo scegliere se verremo feriti, ma possiamo scegliere da chi venire feriti” citai alzandole il viso con la mano destra. Il suo libro preferito.
Sorrise tirando le labbra come per venire a galla da quel pare di pensieri, quasi soffocata dalla sua mente.
“Chiedimi di restare” dissi io socchiudendo gli occhi per un attimo. L’odore di terriccio e di lei, che sapeva d’Irlanda, che sapeva di quello che c’era ad aspettarmi quando tornavo a casa.
E lei sorrise dolcemente quando aprii gli occhi. “Non posso” disse semplicemente.
Mi aveva colpito, colpito e affondato in un colpo solo, e quando mi girai di scatto per scendere dalla collina mi scese quasi una lacrima, l’avevo persa.
“Non posso Niall James Horan” disse lei con gli occhi lucidi ed enormi. “Non posso perché tu non resterai, te ne andrai. E io voglio venire con te”
E allora un bacio, pieno di sentimenti, paure e gioia tremante.
Quel tipo di gioia che non vuoi ti porti via nessuno.
Credo che Moon, come le altre ragazze, è solo un altro frutto della mia fantasia
e soprattutto della mia voglia continua di creare personaggi nuovi.
Forse è il subconscio che mi comunica qualcosa ma sento che un
giorno le metterò tutte in una specie di grande casa del grande fratello per farle
litigare e interagire tra loro. Ahahaha... No dai scherzo. Per chi avesse voglia di leggere
le altre short che ho scritto vada pure e si sbizzarrisca con i commenti.
Poi fatemi sapere quale è la vostr a preferita.
Credo che la mia sia Soririty, forse le sono troppo affezionata ma
mi ricorda me stessa.
Martaxoxo

   
 
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