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Autore: Balaclava    14/08/2014    0 recensioni
"E non potevo più nascondermi. Ero nuda, in ogni senso. E non riuscivo a ricordare perché mi fossi coperta per tutto quel tempo. Cole era davanti a me. E io potevo scegliere come volevo che finisse. E scelsi la cosa che per me era la più pericolosa, più stupida e meno appropriata a Isabel Culpaper."
Per chiunque abbia voglia di riscoprire i lupi di Mercy Falls e, in particolare, Isabel e Cole ;)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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My days end best when the sunset gets itself behind

that little lady sitting on the passenger side

it's much less picturesque without her catching the light

the horizon tries but it's just not as kind on my eyes

as Arabella

(I miei giorni finiscono meglio quando il sole tramonta dietro

quella signorina seduta sul lato del passeggero

è molto meno pittoresco senza lei che cattura la luce

l'orizzonte ci prova ma non è bello ai miei occhi

quanto Arabella)

(Arabella, Arctic Monkeys)

 

ISABEL

 

Finalmente.

Era stato il mio pensiero più frequente nell'ultima settimana. Ed era la parola che meglio descriveva tutto ciò che provavo. Racchiudeva lo svegliarsi accanto a Cole, iniziare a sentire la sua presenza come qualcosa di costante, il suo viso sul mio collo e il suo braccio che mi circondava la vita.

L'intera settimana era stata un grande finalmente.

Sentivo-come una campanella che risuonava ad intervalli regolari-che prima o poi avremmo dovuto tornare a Mercy Falls. Ma poi Cole mi abbracciava e mi sussurrava qualcosa, e poi smetteva di parlare e mi baciava, e io mi abbandonavo a lui.

Ora, col telefono in mano, vestita del profumo di Cole e della sua maglietta, aspettavo di sentire Grace. Dubitavo che mi avrebbe chiamata, e ormai mi ero persa a guardare il minuscolo ritaglio di cielo che si scorgeva sopra l'hotel. Era un giorno magnifico, nessuna nuvola minacciava la città, e io e Cole avremmo potuto uscire a prendere un gelato, o a fare qualsiasi cosa, ma nessuno dei due ne sentiva il bisogno.

-Stasera ti porto fuori a cena- la voce roca di Cole proveniva dal letto. Lo occupava interamente, le braccia allungate sopra la testa e i piedi che puntavano agli angoli del letto.-E non in un posto snob-proseguì, -Ti porto in una pizzeria in periferia. Voglio fare la persona normale.- sembrò riflettere un attimo.-Forse è un po' troppo di basso livello per te. È troppo di basso livello per te?-

Scoppiai a ridere:-Decisamente. Probabilmente verrò infettata da qualche malattia incurabile, tipo la Zoticosi.-

-Allora è perfetto- concluse Cole. Aprì gli occhi per vedere la mia espressione, ma io mi voltai verso la finestra. Stavo sorridendo come una scema.

Non sentii Cole avvicinarsi, perciò quando mi sollevò dalla sedia mi lasciai sfuggire un urletto stridulo. Atterrammo entrambi sul letto ridendo e pensai che se Grace e Sam ci avessero visti ora, avrebbero pensato che ci avessero sostituiti con due persone che ci assomigliavano.

 

L'ora di cena si avvicinava e mano a mano che il tempo passava io diventavo più nervosa. Cosa sarebbe successo se qualcuno avrebbe riconosciuto Cole? Di cosa avrei parlato con lui? E se si fosse rivelato un fiasco?

Cole uscì nel balcone per parlare con Jeremy, che quella sera avrebbe annunciato l'ultimo singolo di Cole ad un programma radiofonico che non conoscevo. Lui non sembrava affatto nervoso, o camuffava ad arte la sua agitazione.

Io ne approfittai per scegliere il vestito per quella sera. Niente mi sembrava adatto, non conoscevo il posto in cui Cole mi avrebbe portato e non sapevo se lui intendeva quell'appuntamento come romantico oppure informale. In pratica brancolavo nel buio.

Alla fine optai per un vestito color cipria non troppo elegante senza maniche, con una cintura sottile in vita e un paio di stivaletti. Non mi truccai troppo, lasciai i capelli com'erano; non avevo molto da acconciare, visto il taglio.

Quando uscii dal bagno notai con sommo piacere che neppure Cole era troppo elegante. Era comunque meraviglioso, con i jeans chiari e la maglietta aderente. Quando mi vide mi squadrò e poi abbassò lo sguardo, e intuii che anche lui era un po' nervoso. Non sapevo da cosa era dovuta quell'ansia, ma siccome la provava anche Cole, mi convinsi che la serata sarebbe stata decisiva.

 

COLE

 

Ne rimasi folgorato. Come al matrimonio, aveva inserito nel suo aspetto quella vena di sincerità che custodiva nel suo carattere.

La portai in un ristorante senza troppe pretese, e mi sentii strano al pensiero che agli occhi degli altri eravamo la tipica coppietta impacciata che probabilmente avrebbe finito per sposarsi qualche anno dopo. Mi sentii strano perchè quella sera eravamo effettivamente impacciati. Cole St. Clair impacciato. Chi l'avrebbe mai detto? Io di certo no.

Nonostante tutto Isabel era sempre Isabel, e dopo poco io tornai ad essere me stesso, e la serata fu una delle migliori della mia vita. Ritornati nel parcheggio le aprii la portiera e quando mi accomodai al posto di guida scoppiai a ridere. Mi sentivo tranquillo, realizzato, come se avessi appena dato prova di essere valido. Di non essere un giocattolo rotto. Isabel mi chiese perchè ridevo, con il tono sicuro e sarcastico di chi si aspetta una risposta sicura e sarcastica.

-Ninete, pensavo a come sarebbe trasformarsi in un procione invece che in un lupo.-

Lei alzò un sopracciglio e disse:-Di sicuro tutta la faccenda della caccia non sarebbe esistita. Sto immaginando mio padre accanirsi così tanto contro dei procioni. Credo che sia esilarante.-

-Sono d'accordo. Tuo padre rimane uno stronzo però. E prendersela con dei procioni...non potrei mai perdonarlo. I procioni sono gli animali più cool della terra.-

-Mio padre rimarrebbe uno stronzo anche se vendesse zucchero filato e caramelle alle fiere di paese.-

-Sono d'accordo per la seconda volta.-

Accostai in un parcheggio deserto. In realtà non era un parcheggio, era uno di quei cinema all'aperto abbandonato, lo schermo era nero. Il posto aveva un che di pittoresco, il volto di Isabel illuminato dal tramonto era bellissimo. Trassi un profondo respiro, poi accesi la radio.

Vilkas aveva appena concluso una pausa pubblicitaria.

-Qui con me, che ci crediate o meno, c'è il membro dei NARKOTIKA che non è mai sparito. Jeremy, che ci fai qui?-

Jeremy rispose con la sua solita voce un po' annoiata:-Purtroppo, Rick, dovresti dire ex membro: niente reunion tour, i NARKOTIKA non esistono più.-

La frase rimase sospesa nell'aria, la mia mente me la riproponeva con milioni di toni di voce differenti, cercando di provocarmi qualche emozione. Pensai che chiunque stesse ascoltando Vilkas in questo momento doveva essere basito. Infondo eravamo diventati leggenda in poco tempo e il fatto che ufficialmente non esistevamo più doveva aver scioccato un bel po' di gente. Nessuno sapeva che eravamo morti da molto, molto tempo.

Rick aveva ripreso a parlare; mi ero perso la prima parte della frase.

-...cosa farete? Voglio dire, vi dileguerete tutti?-

-Bè, a proposito di questo ho qualcosina per te. E ritieniti fortunato, è l'unica copia.-

Immaginai Jeremy che consegnava il disco a Rick, la faccia sgomenta di quest'ultimo.

-L'addio di Cole alla musica, tutto per te.-

Rick doveva essere parecchio scombussolato, tutto quello che disse fu:-Bè, suppongo di doverlo ascoltare...-

Ed ecco Fear(less), per la prima volta alla radio.

Quando finì, Rick iniziò a commentarla. Non mi interessava ciò che ne pensava, perciò la spensi.

-Quindi ora è tutto finito- disse Isabel, con un filo di voce.

-Scherzi? Ora inizia tutto.-

Non volevo esprimere a parole ciò che stava per iniziare, perciò sperai che lo capisse da sola. Allungai una mano verso il suo viso e rimasi immobile un attimo prima di raggiungere le sue labbra. Non pretendevo molto, mi bastava sentire le sue labbra sulle mie, anche immobili. Mi bastava che lei stesse trattenendo il respiro, stesse capendo cosa volevo iniziare con lei. Volevo che Isabel volesse lo stesso, volevo che scegliesse me.

Tornammo in albergo e ci togliemmo senza fretta le scarpe, mi sdraiai sul letto accanto a lei e la abbracciai. Lasciammo le finestre aperte e osservammo il cielo, anche se non si riuscivano a vedere le stelle. Poi lei abbandonò la testa contro la mia spalla e chiuse gli occhi, e io la strinsi ancora più forte.

 

  
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