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Autore: Luna Spenta    14/08/2014    1 recensioni
Brittany ha solo 17 anni quando la sua vita cambia radicalmente: trovarsi all'improvviso catapultati in una nuova città, dovendo cancellare tutto il proprio passato pur di proteggere le persone che si amano, può essere un'esperienza scioccante ma allo stesso tempo ricca di sorprese. Una nuova vita, una nuova storia, un nuovo amore. Ma il passato tende a ripresentarsi in tutta la sua irruenza... Si può davvero costruire il domani cancellando tutto quello che si è vissuto ieri?
DAL TRENTESIMO CAPITOLO:
In quella doccia c'era il suo profumo, il profumo di tutte le volte che mi aveva insaponato la schiena, che mi aveva sfiorata, toccata, baciata, morsa in quella stessa cabina.
Quante volte avevamo fatto l'amore lì? Quando sarebbe successo di nuovo? E soprattutto... sarebbe successo o no?
Genere: Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Emanuele riprese a proteggermi da lontano e con discrezione.
Le mie amiche avevano smesso di chiedergli continuamente di unirsi a noi. Credo avessero capito che la sua presenza per me, che ora stavo praticamente sempre con Alessio, poteva essere imbarazzante. 
Avere accanto qualcuno che mi voleva bene davvero, e che si impegnava per dimostrarmelo, mi diede una grande forza in quel periodo, così pian piano Ale divenne una figura fondamentale per me.
Lo scoprii essere una persona estremamente premurosa, presente ed affettuosa quanto bastava, e inoltre continuava a ricordarmi il mio Adam.
Una sera che mamma aveva portato Bill, il vero Bill, al cinema, Alessio venne a trovarmi.
Era la prima volta che stavamo veramente da soli.
Mi divertii a cucinare per lui, sorbendomi le sue prese in giro per quanto sembravo impacciata ai fornelli. Alla fine mangiò tutto di gusto e io me ne vantai a lungo, rinfacciandogli le sue battutine di poco prima. 
Volevamo guardare un film, ma il lettore DVD decise di non funzionare, così rinunciammo e ce ne restammo sdraiati sul mio letto pensando ad altri possibili passatempi.
A quel punto ero convinta di sapere come sarebbe finita la serata, e invece Alessio mi sorprese: si sollevò su un gomito mentre con l'altra mano mi accarezzava la guancia.
-Potremmo parlare un po'- disse.
-Certo... di cosa vuoi parlare?-
-Di te-
Lo guardai senza capire.
-Non so niente di com'era la tua vita a Greenville e mi piacerebbe che tu mi raccontassi di te-
C'era di nuovo da mentire.
Il panico mi travolse all'istante.
-Sei sicuro di voler parlare?- chiesi cercando di imitare un tono civettuolo visto in qualche film, ma mi uscì una specie di starnazzo tutt'altro che seducente.
Intanto il mio viso era diventato paonazzo. Alessio rise.
-In effetti avrei anche un'altra idea- la sua mano scivolò lungo il mio fianco fino a sollevare la mia gamba destra e a poggiarla sulle sue -ed ho intenzione di metterla in pratica molto presto... ma prima voglio che ti apri con me. Io mi sto legando molto a te, Niky. Mi piace stare con te, e comincio a pensare a noi come a qualcosa di importante, qualcosa che può avere un futuro-
-Vale lo stesso per me- sussurrai.
-Sì, ma noi abbiamo anche un passato e non ne abbiamo mai parlato-
-Non conta Ale... Ora siamo insieme, concentriamoci sul presente- provai a ribattere avvicinandomi per baciarlo, ma lui si scostò.
Mi rassegnai a dovermi inventare qualcosa, se non volevo perderlo, ed in quel momento non volevo, non ero pronta a ricominciare da sola.
-Va bene... però... prima tu- 
Speravo che ascoltandolo parlare sarebbe potuta venirmi qualche idea, ma quando iniziò a raccontarmi di sé non riuscii a concentrarmi su niente che non fossero i suoi occhi color miele. Sembravano sorridere.
-Non c'è molto da dire in realtà. Io ho avuto un'infanzia felice, e sono tutt'ora una persona felice. Vedi Niky, mia madre ci ha lasciati quando io ero molto piccolo e la ricordo a stento, ma ho l'impressione che mi protegga costantemente. Da quando mio padre si è risposato io ho praticamente due madri: una che veglia dall'alto e l'altra che mi prepara la cena! La compagna di mio padre è una persona fantastica, vorrei fartela conoscere un giorno. Non mi ha mai fatto mancare nulla, si è presa cura di me come se fossi suo figlio. Lei purtroppo non può avere bambini e una volta, qualche anno fa, mi ha confessato che se avesse potuto averne, avrebbe tanto voluto un figlio che somigliasse a me. Dice che sono una persona pura. Non so cosa intenda esattamente... ma è un bel complimento, non credi?-
-Si, è davvero un bel complimento. E poi è vero che sei una persona pura, nel senso che sei... estremamente vero. Spontaneo... un libro aperto. E' bello. -
Alessio sistemò il cuscino sotto la sua testa e si mise comodo attirandomi a sé.  Adagiai il viso sul suo petto, tanto vicino da poter sentire il suo cuore battere.
Aveva il volto sereno mentre raccontava, ma quel tamburo che mi premeva contro l'orecchio mi diceva che era emozionato, e che anche per lui raccontarsi non era semplice.
Si stava aprendo a me, e per un secondo sentii la necessità di fare lo stesso.
Volevo dirgli che mi chiamavo Brittany, ma che nessuno mi chiamava più così dalla morte di mio padre, che ero cresciuta a Las Vegas, che mia madre si era messa nei guai, che avevo dovuto lasciare Adam, che mi mancavano Linda e Jessica, che Emanuele non era Bill, e che per Bill, per il vero Bill, mi dispiaceva tremendamente. 
Era partito da Las Vegas come se fosse un gioco, ma più passavano i mesi più leggevo il disagio nei suoi occhi. Era ancora un bambino ma probabilmente aveva bisogno di risposte. 
E a proposito di risposte, anche Alessio ne voleva qualcuna.
-Allora Niky? Svelami un po' di misteri sulla donna di Greenville-
Mi fidavo di Alessio, ma raccontargli tutto era comunque un rischio, ed io non potevo mettere a repentaglio tutto, proprio ora che le cose a Milano sembravano andare per il verso giusto.
-Sono cresciuta con mia madre e il suo compagno- non era propriamente una bugia -ma non siamo stati fortunati come te. Non è stato un gran padre- e anche questo era vero. 
-Lui era italiano... è per questo che conosco la lingua. Comunque sia, hanno divorziato qualche tempo fa. Per mia madre è stata dura, e ancora peggio quando ha perso il lavoro. Un amico di famiglia l'ha invitata a venire in Italia dove le ha offerto un lavoro in un ristorante. Ora abbiamo una bella vita. Sono solo un po' preoccupata per mio fratello Andrew. Credo che casa gli manchi molto, anche se quando l'abbiamo lasciata sembrava entusiasta di questa nuova avventura.-
Alessio mi fece qualche altra domanda, ed io riuscii ad essere vaga ma esauriente.
Mi sentivo a posto con la coscienza. Più che mentire, avevo "modellato" la verità in modo che non risultasse scomoda. Emanuele sarebbe stato fiero di me. 
Arrossii all'idea di aver pensato a lui anche mentre me ne stavo sul mio letto, tra le braccia di Alessio. Quest'ultimo cambiò di colpo atteggiamento.
Smise di fare domande e prese a baciarmi.
-Ti voglio- mi sussurrò mentre lentamente sbottonava la mia camicia color lampone.
-Anch'io- gli risposi, disposta a dargli quello che voleva: me. 
Il rumore di una chiave che girava nella serratura ci bloccò di colpo. 
Ci rivestimmo e salutammo in fretta.
Non sapevo se sentirmi dispiaciuta o sollevata da quell'interruzione, ma non ebbi il tempo di pensarci.
Piccoli colpetti alla finestra mi annunciavano che qualcuno stava tirando dei sassolini proprio verso la mia stanza. 
Quando scostai le tende per guardare giù, vidi Emanuele.
  
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