Letters to
my platonic love
Ogni mattina
– eccezion fatta per la domenica – alle sei di
mattina Ted Lupin si alzava dal suo letto di una piazza e mezza, si
vestiva e
usciva dal suo appartamento solitario con quasi un intero toast in
bocca,
mandandolo giù con un sorso di succo di zucca,
così da recarsi in orario nel
suo ufficio, restandoci fino alle dieci. Non si poteva mettere in
dubbio la
pesantezza della professione del venticinquenne, ma d’altro
canto lui stesso non
sembrava lamentarsi troppo della cosa – nonostante la
difficoltà di quindici
ore e mezza insieme all’Aritmanzia, di propria spontanea
volontà – anche
perché, dopo tutto quel lavoro, c’era una
ricompensa ogni sera.
Dopo aver
dedicato tutte quelle ore allo studio dei numeri,
l’aritmante prendeva una pergamena pulita, bagnava
d’inchiostro la sua piuma e
cominciava a scrivere.
Cara Lily Luna,
come vanno le
cose ad Hogwarts? Stai
frequentando il quinto anno ormai e, anche se so che non è
nemmeno arrivato il
giorno di Natale, avresti già dovuto iniziare a studiare per
gli esami. Non
lasciare tutto all’ultimo giorno: potresti
sicuramente te ne pentirai.
Io ho appena
passato un’altra giornata
in compagnia dei numeri, provando a dar loro un significato o,
perlomeno, a
ricavare qualcosa da loro. Oggi i miei studi sono stati abbastanza
vani, ma
spero che domani le cose prendano una piega più beneficiaria
per il mio lavoro.
Penso che zio Ronald abbia ragione: se adesso ci fosse mia madre, mi
direbbe di
essere stato uno sciocco a scegliere un lavoro stressante come
l’Aritmanzia. Ad
oggi mi chiedo ancora perché l’ho scelta ma
continuo a essere fiero del mio percorso.
Ah, sto
divagando e di sicuro tu non
vuoi stare qua ad ascoltarmi mentre fantastico sul mio faticoso lavoro.
Piuttosto, tu come stai? Tralasciando lo studio, come ti senti? Alla
fine com’è
andata con quel ragazzo di Corvonero di cui mi parlavi? Spero che tuo
fratello gliel’abbia
fatta pagare per averti trattato male, avrei voluto essere
lì per fargli vedere
com’è essere attaccato da un Metamorfomagus che
può tramutarsi in uno Schiopodo
Sparacoda ogni qualvolta gli pare – beh, forse non ogni
volta, in fondo non ho
mai provato a trasformarmi in un animale così rivoltante
–, non guardare la
lettera in quel modo: solo perché sono un Tassorosso non
devo distribuire
caramelle TuttiGusti+1 anche a chi osa torcere un capello a te.
Penso di doverti
salutare adesso – non
voglio trattenerti troppo, anche se resterei a scrivere questa lettera
per ore
– e beh, voglio ringraziarti. L’idea di scriverti
una lettera ogni sera è
l’unica cosa che mi spinge a sopportare giornate di intero
lavoro.
Non vedo
l’ora di vederti a Natale.
Con affetto,
Teddy.
Dopo aver letto
e riletto il testo per innumerevoli volte e
aver apportato tutte le correzioni necessarie, Ted attaccò
la lettera al suo
vecchio gufo Meliorn – il suo padrino, Harry, glielo aveva
regalato anni
addietro per i suoi ottimi voti ai G.U.F.O. – e lo
guardò uscire dalla finestra
e volare fino ad Hogwarts per spedirla. Un sorriso amaro
passò per le sue
labbra, prima di alzarsi e uscire dall’ufficio dopo aver
preso la valigia con
gli appunti ed essersi infilato il cappotto.
Tra tutte le
scemenze che aveva fatto nella sua vita,
innamorarsi di una quindicenne era la peggiore. Se poi vogliamo anche
tener
conto del fatto che la quindicenne in questione era la figlia
più piccola del
suo padrino e soprattutto di Ginevra Molly Weasley, che lo terrorizzava
ogni
qualvolta iniziava a innervosirsi – un Avada Kedavra da Lord
Voldemort ti
avrebbe fatto meno paura – la cosa cominciava a diventare
asfissiante.
L’amore
verso Lily Luna era stupido. Stupido e malsano, ma
era l’amore più sincero che un mago potesse
provare e la cosa lo spaventava,
perché cominciava ad aver paura di non riuscire a
dimenticarla.
L’uomo
sospirò, mentre percorreva le strade di Londra fino
al suo modesto appartamento e vi entrò. Ricordò
quando aveva detto a sua nonna
Andromeda che sarebbe andato a vivere da solo: per un attimo aveva
scorto il
viso colmo di tristezza della signora, poi gli aveva regalato un
bellissimo
sorriso, augurandogli di avere fortuna.
Fortuna
pensò amaramente Ted, innamorarsi
di una quindicenne è avere
fortuna? Con questo pensiero in testa, si buttò
sul letto e si addormentò
senza neanche prendersi la briga di spogliarsi, tant’era
stanco.
***
Un po’
più lontano da lì, ad Hogwarts, Meliorn aveva
raggiunto la finestra del dormitorio di Lily Luna Potter che, ancora
alle prese
con lo studio di Trasfigurazione, lo sentì e corse a
prendere la lettera
provando a non svegliare le compagne di stanza. Sorrise al gufo e gli
lasciò
una carezza sul capo, prima di vederlo volare via.
La ragazza
aprì la pergamena e sorrise nel sentire l’odore
di Ted impregnato su di essa. Lesse lentamente, come a volersi
assaporare ogni
parola, e alla fine un sorriso di pura felicità le si
stampò sul volto: Non vedo
l’ora di vederti a Natale.
Immediatamente
si sedette nuovamente alla sua scrivania,
prese un foglio di pergamena pulito e cominciò a scrivere la
risposta.
Caro Teddy,
le cose ad
Hogwarts vanno come sempre:
a volte penso che tutto qui sia estremamente noioso, poi mi tornano in
mente i
racconti di papà e gli zii riguardo alla Seconda Guerra
Magica e penso che la noia
non sia così male. Per quanto riguarda i G.U.F.O., sto
ancora studiando come
una matta. Quando Meliorn ha bussato alla mia finestra stavo finendo di
ripetere Trasfigurazione e sto scrivendo questa lettera
nell’intervallo fra
Trasfigurazione e Storia della Magia. Ho una paura tremenda al pensiero
che le
cose vadano male e la difficoltà degli argomenti non aiuta.
Tutto sommato,
però, mi sento bene. Con
“Il ragazzo di Corvonero”, non è
successo nulla di che. Sai che non sono solita
a parlare con Albus di certe cose e James si è diplomato
l’anno scorso, non può
perdere tempo con queste sciocchezze. Però Fred e Roxanne se
la stanno vedendo
per conto mio, ho un po’ paura di sapere cosa hanno in serbo
per quell’idiota.
Tu come ti senti?
A parer mio,
tendi a lavorare un po’
troppo. Onestamente non capisco come fai: io odio i numeri, per questo
non ho
scelto Aritmanzia, ma anche se mi piacessero lavorare così
come fai tu per me
sarebbe surreale. Dovrebbe esserlo anche per te. Hai venticinque anni,
capisco
che devi guadagnare soldi ma divertirti un po’ non
guasterebbe. Rimedierò io
appena arriveranno le vacanze di Natale.
A proposito di
queste, non vedo l’ora
di vederti. Scriverti non mi basta più, voglio abbracciarti.
Con affetto
Lily.
Attaccò
la lettera alla zampetta del suo gufo Reign e lo
osservò volare via con un sorriso sulle labbra.
Sin da quando
era una bambina, aveva sempre trovato Lysander
Scamandro un bambino bello e gentile e quando aveva
all’incirca dieci anni
pensò di avere una cotta per lui, di essere destinata a
sposarlo.
Poi non sapeva
cos’era successo: durante l’estate fra il suo
terzo e quarto anno il rapporto fra lei e Ted si era rafforzato
– dopo la
rottura fra lui e Victoire lei si impegnò di consolarlo
– e avevano iniziato a
scriversi. Ormai aveva raggiunto i quindici anni, frequentava il suo
quinto
anno ad Hogwarts ed era perdutamente innamorata di quello che aveva
sempre
considerato come un fratello maggiore.
Se sua madre
avesse saputo di un tale scandalo per lei
sarebbe stata la fine. La sua fortuna
– per il suo cuore forse non tanto – era che i suoi
sentimenti non erano
affatto corrisposti. Se lo fossero stati, non avrebbe mai potuto stare
lontano
da quel ragazzo – ma che dico? Sfortunatamente per Lily, era
un uomo – dai
capelli blu e il sorriso capace di illuminare una notte in tempesta.
***
King’s
Cross era sempre piena ogni qualvolta cominciavano le
vacanze estive o natalizie: Harry James Potter tirò
leggermente il colletto
della sua camicia perfettamente abbottonata, sentendosi togliere il
respiro
mentre osservava la moglie aspettare impazientemente l’arrivo
dell’Espresso.
«Sei
davvero
impaziente.» realizzò l’uomo fissandola
con un sorriso dolce e lei lo fissò,
prima lanciandogli uno sguardo infuocato, poi ridendo leggermente e
lasciandosi
tirare in un abbraccio.
Alzò
lievemente lo sguardo e baciò le labbra del marito. O
almeno ci provò.
«Che
schifo, abbiate rispetto per vostro figlio.» li
ammonì
James Sirius che si trovava di fianco a loro. I genitori alzarono gli
occhi al
cielo e si allontanarono mentre l’Espresso di Hogwarts
arrivava: le porte si
aprirono e tutti i ragazzini – probabilmente del primo anno
– corsero fuori a
riabbracciare i genitori. Subito dopo riuscirono a vedere una testa
rossa
sbucare e uscire dal treno, che subito corse fra le braccia di James.
«Lily!»
urlò il ragazzo prendendola appena in tempo in braccio e
sollevandola da terra.
Lei sorrise, baciandogli la guancia lasciandoci un segno color rosa
cipria e
rise leggermente, strofinando il palmo della mano in quel punto, poi
scese
dalle sue braccia per abbracciare i genitori.
Dopo
l’arrivo di Albus, Rose, Hugo e gli altri Weasley, Lily
si guardò intorno sperando di scorgere il viso di Ted e si
sentì cogliere alla
sprovvista da una dolorosa fitta allo stomaco quando non lo
trovò. Abbassò
leggermente lo sguardo affranto, quando sentì una mano
familiare prenderla per
il braccio.
«Tutto
apposto, tesoro?» domandò il padre preoccupato e
la
ragazza si sforzò di sorridergli e annuire, per poi
camminare con lui, sua
madre e i suoi fratelli verso le Passaporte.
Si
ritrovò, in pochi secondi, nel suo immenso giardino di
Godric’s Hollow: esso era ricoperto di bianco a causa dei
fiocchi di neve che
cadevano leggeri sull’erba e anche la casa era ricoperta di
bianco. Sorrise
leggermente, mentre si avvicinava alla porta e aspettava i genitori per
entrare. Si prese un secondo per inspirare l’aria invernale e
poi seguì il
resto della famiglia nell’umile dimora.
Umile lo era per
davvero, alla fine: era abbastanza grande e
spaziosa, tanto che lei stessa aveva una propria camera,
così come James e
Albus. La stanza matrimoniale dei genitori era ampia, ma non quanto il
salotto
che poteva ospitare tutta la famiglia – Weasley compresi
– e Lily si chiedeva
spesso perché non organizzavano lì i pranzi di
Natale – poi pensava al valore
affettivo della Tana e capiva la scelta dei genitori –.
Abbozzò
un sorriso, facendo per salire le scale così da
andare in camera sua, quando qualcuno bussò alla porta. Si
voltò appena in
tempo per vedere il primogenito Potter andare ad aprire la porta e
lasciar
entrare Ted Lupin.
Il suo viso e i
capelli divennero un tutt’uno mentre fissava
l’uomo entrare nella casa e volgere lo sguardo a lei,
sorridendole. Godric, deve smetterla di
sorridere così
pensò, guardandolo con occhi dolci, prima di andargli
incontro per salutarlo:
lui la afferrò, prendendola fra le braccia. Il calore
dell’abbraccio penetrò
nelle ossa della ragazza, mentre si stringeva al suo amore
platonico prima di essere costretta ad allontanarsi.
«Ciao»
sussurrò, sorridendo dolcemente e Ted dovette
impegnarsi per reprimere il desiderio di baciarla e abbassò
lo sguardo per
guardarla bene negli occhi.
«Ciao»
rispose lui. «Non sono riuscito ad arrivare in tempo
alla stazione, ieri sera ho finito tardi con il lavoro.»
«Lavori
un po’ troppo, per i miei gusti.» disse severamente
la ragazza e Ted non poté che trovare buffa
l’espressione autoritaria sul viso
di Lily, che era una ragazzina minuta di quindici anni. A quel pensiero
il
cuore gli si strinse, perché era proprio la sua
età il problema.
«Mi
guadagno da vivere, Lily.» Lily.
Il suo nome appariva più bello quando era lui a
pronunciarlo:
in genere la ragazza trovava insostenibile il peso di quel nome,
appartenuto ad
una donna eccezionale che con lei non aveva proprio niente a che fare,
ma in
quel momento il nome le parve realmente suo.
«James,
apparecchia la tavola! Harry, aiutami a cucinare!
Albus, va’ a disfare le valige! Lily ...» la voce
della consorte di Harry
Potter arrivò dall’interno della cucina, mentre
entrava in salotto e bloccava
le sue parole. «Ted! Non mi ero accorta del tuo arrivo. Mi
sembrava strano che
tu non fossi ancora qui, sei sempre così
puntuale.» disse la donna
abbracciandolo velocemente, prima di staccarsi e tornare verso la
cucina. «Tra
venti minuti il pranzo è pronto, a meno che non si bruci, in
tal caso dovrete
aspettare ancora un po’. Lily va’ a disfare le
valige, Ted tu fai quello che
vuoi, questa è anche casa tua, lo sai.»
ordinò la donna prima di tornare a
preparare il pranzo.
Lily rise
leggermente, prima di voltarsi verso Ted che si
stava impegnando per non fare lo stesso. «Mi aiuti con le
valige?» domandò. Ted
annuì immediatamente e la seguì in camera sua.
Essa era come la rossa l’aveva
lasciata: dipinta di blu, lo stesso blu dei capelli di Ted, con la
scrivania
bianca e il letto del medesimo colore. Era abbastanza anonima
– il perfetto
opposto di Lily, che era estremamente eccentrica – eppure a
lei piaceva
ciononostante.
Ted, che nel
frattempo aveva afferrato le due valige più pesanti,
le poggiò sul letto della ragazza che, con cura,
cominciò ad aprire prima
quella più piccola contenente i libri di testo e i romanzi
babbani, regalatoli
da sua zia Hermione.
«Ted»
lo chiamò la ragazza, alzando lo sguardo verso il suo.
Occhi color cioccolato dentro occhi color foglia, con pigmenti ocra. Una foglia in autunno, si ritrova a
pensare scioccamente la ragazza, arrossendo di botto.
«Dimmi»
la incitò lui e solo in quel momento la ragazza si
rese conto di averlo chiamato: aveva chiamato il suo nome per il
semplice gusto
di pronunciare quelle tre lettere che messe insieme le facevano
ricordare il
sole d’estate, quello luminoso e indistruttibile.
Lily
lasciò cadere i libri sul letto e si avvicinò
all’uomo,
che era appoggiato al muro della sua stanza con le braccia conserte,
strette al
petto: quest’ultimo coperto da una maglia ocra che richiama i
pigmenti degli
occhi, i Jeans neri aderivano perfettamente al suo corpo.
In quel momento
i dieci anni di differenza smisero di
esistere nella mente di Lily Luna e non c’erano genitori
iperprotettivi,
fratelli gelosi e interventi del suo buon senso che potessero fermarla
dall’alzarsi in punta di piedi e baciare le labbra di Ted
che, al contrario di
ciò che la ragazza pensava, sembrava non stesse aspettando
altro che
quell’iniziativa. Se ne accorse quando infilò le
dita nei passanti dei suoi
pantaloni per tirarla verso di sé, calando il capo per
baciarla meglio – ma
neanche i centimetri di distanza potevano rovinare quel bacio, bramato
e
aspettato come la pace durante la Seconda Guerra Magica – con
la mano di lui
che saliva verso il capo della ragazza per insinuarsi fra i capelli
rosso fuoco
della ragazza che si appoggiava a lui, mettendo le mani sul suo petto,
abbandonandosi a quel bacio intriso di amore e calore.
E mentre fuori
nevicava, il calore di quel bacio scaldava i
cuori di quei due innamorati.
«Lily»
sussurrò Ted controvoglia, smettendo di baciarla e
respirando con affanno, esattamente come stava facendo lei. Il respiro
di Lily
gli accarezzava le labbra come il vento fresco d’estate e mai
avrebbe voluto
negarsi quel piacere. Ma, per quanto gli dolesse pensarlo, fra i due
quello
grande era lui. E doveva comportarsi da uomo. «Non
possiamo.»
«Perché?»
chiese Lily in un sussurro, la voce atona di chi
fa una domanda pur conoscendone già la risposta.
«Tu sai cosa provo e io so
cosa provi. Che male c’è nell’essere
...»
«...
innamorati? Tutto, se pensi che ti ho visto nascere e
che io stesso ho aiutato tua madre quando aveva due bambini pestiferi
di cui
occuparsi e una neonata in casa. Tutto, se pensi che ho dieci anni in
più di te
e che i tuoi genitori mi crucerebbero senza un domani, se
sapessero.»
«Ted,
non vedere solo il lato negativo della situazione.»
disse Lily, allontanandosi dal suo viso ma lasciando le mani sul suo
petto.
«Non
c’è un altro lato della situazione. Non
potrà esserci
mai nulla se non una bella amicizia.» nel pronunciare quelle
parole Ted sentì
un gusto amaro in bocca e abbassò lo sguardo, ferito dalle
sue stesse parole.
«Dieci
anni non sono tanti. Anche i tuoi genitori avevano
molti anni di differenza ma mamma e papà non hanno mai
criticato la cosa.»
«Perché
mia madre non era loro figlia.» disse semplicemente
Ted. Lily non disse più nulla e si allontanò
completamente, tornando verso il
suo letto e aprendo una valigia.
«Okay.
Non posso costringerti, se non mi vuoi.» disse con
voce flebile mentre piegava i propri indumenti e li metteva nei
cassetti.
«Lily,
io ti voglio.
È questo il problema.»
«Anche
io ti voglio, quindi smettiamola di volerci.»
«Non
si decide così! Non è una cosa che ti passa con
delle
lezioni su Tutubo1 chiamate: “Come
smettere di volere la figlia del
tuo padrino dieci anni più giovane prima parte”,
capisci? Non posso smettere di
volerti e togliti quel sorrisino fiero dal viso, è una
situazione tragica!»
«Senti,
per quanto mi riguarda, non me ne frega niente degli
anni di differenza e ancor meno dei miei genitori. Farei i salti
mortali per
stare con te ma per te non è, evidentemente, lo stesso.
Forse è meglio così,
fingi che non ci sia stato nessun bacio.» la voce di Lily era
ferma ma
indecisa, mentre non trovava nemmeno il coraggio per guardare Ted negli
occhi e
si teneva occupata con il disfacimento delle sue valige.
Sentì i passi di lui
che si avvicinava, ma non la sfiorava nemmeno per sbaglio.
«Tu
devi uscire con gli amici, prendere delle T nelle
materie troppo difficili per essere studiate, usare la Metropolvere di
nascosto
ai tuoi genitori, andare alle feste, vivere i tuoi quindici anni. Con
me non
potresti.» disse e la ragazza si voltò verso di
lui, gli occhi accesi per la
rabbia.
«Mi
ritieni così frivola?» domandò a denti
serrati: era un
cattivo segno. Se Ted aveva paura di Ginevra Weasley e delle sue
scenate di
rabbia, allora con Lily avrebbe dovuto già iniziare a
correre dato che aveva
preso in eredità da lei quel piccolo difetto
su come controllare il nervosismo.
«Ti
ritengo una ragazza di quindici anni che deve vivere
quest’età come meglio crede. Pensi che io non
abbia fatto qualche errore alla
tua età? Scappavo da casa dei miei nonni senza nemmeno avere
un appuntamento,
solo per il gusto di fare qualcosa di altamente trasgressivo.»
«Non
ti crederei nemmeno se lo vedessi, sei sempre stato
così schifosamente responsabile! La cosa più
trasgressiva che hai fatto è stata
baciare me.»
«La
ritieni una cosa da poco?»
Il botta e
risposta finì e Lily scrollò le spalle, lasciando
la valigia semivuota sul letto e l’altra completamente piena
al suo fianco e si
diresse verso la porta. «Sono stanca, fa’ come
meglio credi.»
Ted
sospirò, appoggiandosi al muro e si passò la
lingua sul
labbro inferiore, sperando di sentire il sapore delle labbra di Lily ma
rimase
deluso quando non lo trovò. Lily non poteva capire: era
così testarda e decisa
a voler stare con lui che non si rendeva conto del danno che poteva
fare agli
altri e si stava comportando come una bambina capricciosa e offesa, ma
Ted
continuava ad amarla nonostante tutto, perché era pur sempre
Lily.
***
Per tutto il
resto della giornata i due non osarono
sfiorarsi nemmeno con lo sguardo, se non per cose come
“Passami il succo di
zucca, se non ti dispiace” quand’erano a tavola e,
verso sera, Ted andò via
scusandosi e dicendo che il giorno dopo non sarebbe potuto venire a
farli
visita per stare al passo con il lavoro, stoppato solo per quella
giornata.
Lily moriva dalla voglia di dirgli che tutto quello stress gli faceva
male e
che doveva rilassarsi, ma arrabbiata e orgogliosa com’era
doveva fargli
intendere che non le importava cosa lui facesse della sua salute.
Per non destare
sospetti lo salutò normalmente con un
abbraccio, ma gli lanciò un’occhiata gelida prima
di vederlo uscire e tornò in
camera sua, giustificandosi dicendo di avere sonno.
Spostò
le valige sul pavimento e si buttò sul letto a peso
morto, soffocando un urlo nel cuscino con le lacrime di rabbia che le
rigavano
il viso, quando qualcosa di freddo e sottile le sfiorò la
guancia. Era un
foglio di carta.
Lo prese
delicatamente e lo aprì: il suo cuore ebbe un
sussulto quando riconobbe la calligrafia del suo amato e si chiese
quando
l’avesse scritta – probabilmente dopo che era
uscita dalla camera – e la lesse:
Buonasera Lily,
so che sei
arrabbiata come non mai e
che mai come in questo momento vorresti che le Maledizioni Senza
Perdono
fossero legali – almeno, sotto questo punto di vista, sono
fortunato – ma ho
bisogno comunque di dirti cose che forse non sono riuscito a farti
intendere mentre
parlavamo faccia a faccia: so che vuoi stare con me e anche io voglio
stare con
te, ma non possiamo. Tu forse non riesci a capire, perché
hai tutta la tua
adolescenza davanti e adesso pensi di voler stare con me tutta la vita,
anche
se probabilmente non la penserai sempre così. Io ho
venticinque anni, a modo
mio sono un uomo maturo, e so per certo di voler passare la mia intera
vita con
te. Non è un gioco: Lily, io ti amo. Mi sono innamorato di
te tramite quelle
lettere che ci scrivevamo ogni sera che, nonostante tutto, mi facevano
sentire
come se ci fosse ancora qualcuno, là fuori, che aspettava
mie notizie. Riesci a
vedere il problema? Se dovessimo stare insieme, tutto il nostro
sentimento
crescerebbe e finiremo per amarci più del dovuto,
più di quanto già facciamo e
una volta capito che l’idea è malsana e folle,
sarà ancora più
difficile dimenticarci.
Tu non immagini
quanto ti vorrei qui
adesso, per baciarti come un qualunque uomo dovrebbe fare con la donna
che ama.
Ma a causa di forze maggiori, non è possibile.
Questa
è l’ultima lettera che ti
scrivo, perché da oggi in poi ci sentiremo solo durante le
vacanze. Mi
dispiace.
Ti auguro una
buonanotte, mio amore
platonico.
Se prima il viso di Lily era rigato da lacrime di rabbia, adesso era nel bel mezzo di un pianto di pura tristezza e il suo cervello capì il messaggio della lettera: io ti amerò per sempre, ma chi mi assicura che lo farai anche tu? Perché portare tanto dolore ai nostri cari, se finirà? Ma il suo cuore la pensava in un altro modo: l’amore che provava per Ted era tutto, tranne che un amore infantile.
Angolo della matta;
Bene, questa storia è nata come esperimento. Avevo bisogno di capire se potevo scrivere su personaggi che non avevo mai preso in considerazione, su coppie che non avevo mai nemmeno immaginato. Così, ho scelto la relazione - inesistente, *sigh* - fra Ted Lupin e Lily Luna Potter. Il risultato? Adesso, la Tedly è fra le mie OTP e lo resterà per ancora molto tempo. Credo scriverò una mini-long su di loro, ma è ancora tutto da vedere. Per il momento, mi basta sapere cosa ne pensate. Spero vi sia piaciuta e che non sia proprio da buttare! A me, personalmente, piace. Non ho mai scritto così tanto, penso sia l'OS migliore che abbia mai sfornato, quindi... spero lo pensiate anche voi!