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Autore: xitsgabs    14/08/2014    5 recensioni
Sin da quando era una bambina, aveva sempre trovato Lysander Scamandro un bambino bello e gentile e quando aveva all’incirca dieci anni pensò di avere una cotta per lui, di essere destinata a sposarlo.
Poi non sapeva cos’era successo: durante l’estate fra il suo terzo e quarto anno il rapporto fra lei e Ted si era rafforzato – dopo la rottura fra lui e Victoire lei si impegnò di consolarlo – e avevano iniziato a scriversi. Ormai aveva raggiunto i quindici anni, frequentava il suo quinto anno ad Hogwarts ed era perdutamente innamorata di quello che aveva sempre considerato come un fratello maggiore.

● OS!Ted/Lily.
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Lily Luna Potter, Teddy Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Letters to my platonic love

Ogni mattina – eccezion fatta per la domenica – alle sei di mattina Ted Lupin si alzava dal suo letto di una piazza e mezza, si vestiva e usciva dal suo appartamento solitario con quasi un intero toast in bocca, mandandolo giù con un sorso di succo di zucca, così da recarsi in orario nel suo ufficio, restandoci fino alle dieci. Non si poteva mettere in dubbio la pesantezza della professione del venticinquenne, ma d’altro canto lui stesso non sembrava lamentarsi troppo della cosa – nonostante la difficoltà di quindici ore e mezza insieme all’Aritmanzia, di propria spontanea volontà – anche perché, dopo tutto quel lavoro, c’era una ricompensa ogni sera.

Dopo aver dedicato tutte quelle ore allo studio dei numeri, l’aritmante prendeva una pergamena pulita, bagnava d’inchiostro la sua piuma e cominciava a scrivere.

Cara Lily Luna,

come vanno le cose ad Hogwarts? Stai frequentando il quinto anno ormai e, anche se so che non è nemmeno arrivato il giorno di Natale, avresti già dovuto iniziare a studiare per gli esami. Non lasciare tutto all’ultimo giorno: potresti sicuramente te ne pentirai.

Io ho appena passato un’altra giornata in compagnia dei numeri, provando a dar loro un significato o, perlomeno, a ricavare qualcosa da loro. Oggi i miei studi sono stati abbastanza vani, ma spero che domani le cose prendano una piega più beneficiaria per il mio lavoro. Penso che zio Ronald abbia ragione: se adesso ci fosse mia madre, mi direbbe di essere stato uno sciocco a scegliere un lavoro stressante come l’Aritmanzia. Ad oggi mi chiedo ancora perché l’ho scelta ma continuo a essere fiero del mio percorso.

Ah, sto divagando e di sicuro tu non vuoi stare qua ad ascoltarmi mentre fantastico sul mio faticoso lavoro. Piuttosto, tu come stai? Tralasciando lo studio, come ti senti? Alla fine com’è andata con quel ragazzo di Corvonero di cui mi parlavi? Spero che tuo fratello gliel’abbia fatta pagare per averti trattato male, avrei voluto essere lì per fargli vedere com’è essere attaccato da un Metamorfomagus che può tramutarsi in uno Schiopodo Sparacoda ogni qualvolta gli pare – beh, forse non ogni volta, in fondo non ho mai provato a trasformarmi in un animale così rivoltante –, non guardare la lettera in quel modo: solo perché sono un Tassorosso non devo distribuire caramelle TuttiGusti+1 anche a chi osa torcere un capello a te.

Penso di doverti salutare adesso – non voglio trattenerti troppo, anche se resterei a scrivere questa lettera per ore – e beh, voglio ringraziarti. L’idea di scriverti una lettera ogni sera è l’unica cosa che mi spinge a sopportare giornate di intero lavoro.

Non vedo l’ora di vederti a Natale.

Con affetto,

Teddy.

Dopo aver letto e riletto il testo per innumerevoli volte e aver apportato tutte le correzioni necessarie, Ted attaccò la lettera al suo vecchio gufo Meliorn – il suo padrino, Harry, glielo aveva regalato anni addietro per i suoi ottimi voti ai G.U.F.O. – e lo guardò uscire dalla finestra e volare fino ad Hogwarts per spedirla. Un sorriso amaro passò per le sue labbra, prima di alzarsi e uscire dall’ufficio dopo aver preso la valigia con gli appunti ed essersi infilato il cappotto.

Tra tutte le scemenze che aveva fatto nella sua vita, innamorarsi di una quindicenne era la peggiore. Se poi vogliamo anche tener conto del fatto che la quindicenne in questione era la figlia più piccola del suo padrino e soprattutto di Ginevra Molly Weasley, che lo terrorizzava ogni qualvolta iniziava a innervosirsi – un Avada Kedavra da Lord Voldemort ti avrebbe fatto meno paura – la cosa cominciava a diventare asfissiante.

L’amore verso Lily Luna era stupido. Stupido e malsano, ma era l’amore più sincero che un mago potesse provare e la cosa lo spaventava, perché cominciava ad aver paura di non riuscire a dimenticarla.

L’uomo sospirò, mentre percorreva le strade di Londra fino al suo modesto appartamento e vi entrò. Ricordò quando aveva detto a sua nonna Andromeda che sarebbe andato a vivere da solo: per un attimo aveva scorto il viso colmo di tristezza della signora, poi gli aveva regalato un bellissimo sorriso, augurandogli di avere fortuna.

Fortuna pensò amaramente Ted, innamorarsi di una quindicenne è avere fortuna? Con questo pensiero in testa, si buttò sul letto e si addormentò senza neanche prendersi la briga di spogliarsi, tant’era stanco.

***

Un po’ più lontano da lì, ad Hogwarts, Meliorn aveva raggiunto la finestra del dormitorio di Lily Luna Potter che, ancora alle prese con lo studio di Trasfigurazione, lo sentì e corse a prendere la lettera provando a non svegliare le compagne di stanza. Sorrise al gufo e gli lasciò una carezza sul capo, prima di vederlo volare via.

La ragazza aprì la pergamena e sorrise nel sentire l’odore di Ted impregnato su di essa. Lesse lentamente, come a volersi assaporare ogni parola, e alla fine un sorriso di pura felicità le si stampò sul volto: Non vedo l’ora di vederti a Natale.

Immediatamente si sedette nuovamente alla sua scrivania, prese un foglio di pergamena pulito e cominciò a scrivere la risposta.

Caro Teddy,

le cose ad Hogwarts vanno come sempre: a volte penso che tutto qui sia estremamente noioso, poi mi tornano in mente i racconti di papà e gli zii riguardo alla Seconda Guerra Magica e penso che la noia non sia così male. Per quanto riguarda i G.U.F.O., sto ancora studiando come una matta. Quando Meliorn ha bussato alla mia finestra stavo finendo di ripetere Trasfigurazione e sto scrivendo questa lettera nell’intervallo fra Trasfigurazione e Storia della Magia. Ho una paura tremenda al pensiero che le cose vadano male e la difficoltà degli argomenti non aiuta.

Tutto sommato, però, mi sento bene. Con “Il ragazzo di Corvonero”, non è successo nulla di che. Sai che non sono solita a parlare con Albus di certe cose e James si è diplomato l’anno scorso, non può perdere tempo con queste sciocchezze. Però Fred e Roxanne se la stanno vedendo per conto mio, ho un po’ paura di sapere cosa hanno in serbo per quell’idiota.

Tu come ti senti?

A parer mio, tendi a lavorare un po’ troppo. Onestamente non capisco come fai: io odio i numeri, per questo non ho scelto Aritmanzia, ma anche se mi piacessero lavorare così come fai tu per me sarebbe surreale. Dovrebbe esserlo anche per te. Hai venticinque anni, capisco che devi guadagnare soldi ma divertirti un po’ non guasterebbe. Rimedierò io appena arriveranno le vacanze di Natale.

A proposito di queste, non vedo l’ora di vederti. Scriverti non mi basta più, voglio abbracciarti.

Con affetto

Lily.

Attaccò la lettera alla zampetta del suo gufo Reign e lo osservò volare via con un sorriso sulle labbra.

Sin da quando era una bambina, aveva sempre trovato Lysander Scamandro un bambino bello e gentile e quando aveva all’incirca dieci anni pensò di avere una cotta per lui, di essere destinata a sposarlo.

Poi non sapeva cos’era successo: durante l’estate fra il suo terzo e quarto anno il rapporto fra lei e Ted si era rafforzato – dopo la rottura fra lui e Victoire lei si impegnò di consolarlo – e avevano iniziato a scriversi. Ormai aveva raggiunto i quindici anni, frequentava il suo quinto anno ad Hogwarts ed era perdutamente innamorata di quello che aveva sempre considerato come un fratello maggiore.

Se sua madre avesse saputo di un tale scandalo per lei sarebbe stata la fine. La sua fortuna – per il suo cuore forse non tanto – era che i suoi sentimenti non erano affatto corrisposti. Se lo fossero stati, non avrebbe mai potuto stare lontano da quel ragazzo – ma che dico? Sfortunatamente per Lily, era un uomo – dai capelli blu e il sorriso capace di illuminare una notte in tempesta.

***

King’s Cross era sempre piena ogni qualvolta cominciavano le vacanze estive o natalizie: Harry James Potter tirò leggermente il colletto della sua camicia perfettamente abbottonata, sentendosi togliere il respiro mentre osservava la moglie aspettare impazientemente l’arrivo dell’Espresso.

 «Sei davvero impaziente.» realizzò l’uomo fissandola con un sorriso dolce e lei lo fissò, prima lanciandogli uno sguardo infuocato, poi ridendo leggermente e lasciandosi tirare in un abbraccio.

Alzò lievemente lo sguardo e baciò le labbra del marito. O almeno ci provò.

«Che schifo, abbiate rispetto per vostro figlio.» li ammonì James Sirius che si trovava di fianco a loro. I genitori alzarono gli occhi al cielo e si allontanarono mentre l’Espresso di Hogwarts arrivava: le porte si aprirono e tutti i ragazzini – probabilmente del primo anno – corsero fuori a riabbracciare i genitori. Subito dopo riuscirono a vedere una testa rossa sbucare e uscire dal treno, che subito corse fra le braccia di James. «Lily!» urlò il ragazzo prendendola appena in tempo in braccio e sollevandola da terra. Lei sorrise, baciandogli la guancia lasciandoci un segno color rosa cipria e rise leggermente, strofinando il palmo della mano in quel punto, poi scese dalle sue braccia per abbracciare i genitori.

Dopo l’arrivo di Albus, Rose, Hugo e gli altri Weasley, Lily si guardò intorno sperando di scorgere il viso di Ted e si sentì cogliere alla sprovvista da una dolorosa fitta allo stomaco quando non lo trovò. Abbassò leggermente lo sguardo affranto, quando sentì una mano familiare prenderla per il braccio.

«Tutto apposto, tesoro?» domandò il padre preoccupato e la ragazza si sforzò di sorridergli e annuire, per poi camminare con lui, sua madre e i suoi fratelli verso le Passaporte.

Si ritrovò, in pochi secondi, nel suo immenso giardino di Godric’s Hollow: esso era ricoperto di bianco a causa dei fiocchi di neve che cadevano leggeri sull’erba e anche la casa era ricoperta di bianco. Sorrise leggermente, mentre si avvicinava alla porta e aspettava i genitori per entrare. Si prese un secondo per inspirare l’aria invernale e poi seguì il resto della famiglia nell’umile dimora.

Umile lo era per davvero, alla fine: era abbastanza grande e spaziosa, tanto che lei stessa aveva una propria camera, così come James e Albus. La stanza matrimoniale dei genitori era ampia, ma non quanto il salotto che poteva ospitare tutta la famiglia – Weasley compresi – e Lily si chiedeva spesso perché non organizzavano lì i pranzi di Natale – poi pensava al valore affettivo della Tana e capiva la scelta dei genitori –.

Abbozzò un sorriso, facendo per salire le scale così da andare in camera sua, quando qualcuno bussò alla porta. Si voltò appena in tempo per vedere il primogenito Potter andare ad aprire la porta e lasciar entrare Ted Lupin.

Il suo viso e i capelli divennero un tutt’uno mentre fissava l’uomo entrare nella casa e volgere lo sguardo a lei, sorridendole. Godric, deve smetterla di sorridere così pensò, guardandolo con occhi dolci, prima di andargli incontro per salutarlo: lui la afferrò, prendendola fra le braccia. Il calore dell’abbraccio penetrò nelle ossa della ragazza, mentre si stringeva al suo amore platonico prima di essere costretta ad allontanarsi.

«Ciao» sussurrò, sorridendo dolcemente e Ted dovette impegnarsi per reprimere il desiderio di baciarla e abbassò lo sguardo per guardarla bene negli occhi.

«Ciao» rispose lui. «Non sono riuscito ad arrivare in tempo alla stazione, ieri sera ho finito tardi con il lavoro.»

«Lavori un po’ troppo, per i miei gusti.» disse severamente la ragazza e Ted non poté che trovare buffa l’espressione autoritaria sul viso di Lily, che era una ragazzina minuta di quindici anni. A quel pensiero il cuore gli si strinse, perché era proprio la sua età il problema.

«Mi guadagno da vivere, Lily.» Lily. Il suo nome appariva più bello quando era lui a pronunciarlo: in genere la ragazza trovava insostenibile il peso di quel nome, appartenuto ad una donna eccezionale che con lei non aveva proprio niente a che fare, ma in quel momento il nome le parve realmente suo.

«James, apparecchia la tavola! Harry, aiutami a cucinare! Albus, va’ a disfare le valige! Lily ...» la voce della consorte di Harry Potter arrivò dall’interno della cucina, mentre entrava in salotto e bloccava le sue parole. «Ted! Non mi ero accorta del tuo arrivo. Mi sembrava strano che tu non fossi ancora qui, sei sempre così puntuale.» disse la donna abbracciandolo velocemente, prima di staccarsi e tornare verso la cucina. «Tra venti minuti il pranzo è pronto, a meno che non si bruci, in tal caso dovrete aspettare ancora un po’. Lily va’ a disfare le valige, Ted tu fai quello che vuoi, questa è anche casa tua, lo sai.» ordinò la donna prima di tornare a preparare il pranzo.

Lily rise leggermente, prima di voltarsi verso Ted che si stava impegnando per non fare lo stesso. «Mi aiuti con le valige?» domandò. Ted annuì immediatamente e la seguì in camera sua. Essa era come la rossa l’aveva lasciata: dipinta di blu, lo stesso blu dei capelli di Ted, con la scrivania bianca e il letto del medesimo colore. Era abbastanza anonima – il perfetto opposto di Lily, che era estremamente eccentrica – eppure a lei piaceva ciononostante.

Ted, che nel frattempo aveva afferrato le due valige più pesanti, le poggiò sul letto della ragazza che, con cura, cominciò ad aprire prima quella più piccola contenente i libri di testo e i romanzi babbani, regalatoli da sua zia Hermione.

«Ted» lo chiamò la ragazza, alzando lo sguardo verso il suo. Occhi color cioccolato dentro occhi color foglia, con pigmenti ocra. Una foglia in autunno, si ritrova a pensare scioccamente la ragazza, arrossendo di botto.

«Dimmi» la incitò lui e solo in quel momento la ragazza si rese conto di averlo chiamato: aveva chiamato il suo nome per il semplice gusto di pronunciare quelle tre lettere che messe insieme le facevano ricordare il sole d’estate, quello luminoso e indistruttibile.

Lily lasciò cadere i libri sul letto e si avvicinò all’uomo, che era appoggiato al muro della sua stanza con le braccia conserte, strette al petto: quest’ultimo coperto da una maglia ocra che richiama i pigmenti degli occhi, i Jeans neri aderivano perfettamente al suo corpo.

In quel momento i dieci anni di differenza smisero di esistere nella mente di Lily Luna e non c’erano genitori iperprotettivi, fratelli gelosi e interventi del suo buon senso che potessero fermarla dall’alzarsi in punta di piedi e baciare le labbra di Ted che, al contrario di ciò che la ragazza pensava, sembrava non stesse aspettando altro che quell’iniziativa. Se ne accorse quando infilò le dita nei passanti dei suoi pantaloni per tirarla verso di sé, calando il capo per baciarla meglio – ma neanche i centimetri di distanza potevano rovinare quel bacio, bramato e aspettato come la pace durante la Seconda Guerra Magica – con la mano di lui che saliva verso il capo della ragazza per insinuarsi fra i capelli rosso fuoco della ragazza che si appoggiava a lui, mettendo le mani sul suo petto, abbandonandosi a quel bacio intriso di amore e calore.

E mentre fuori nevicava, il calore di quel bacio scaldava i cuori di quei due innamorati.

«Lily» sussurrò Ted controvoglia, smettendo di baciarla e respirando con affanno, esattamente come stava facendo lei. Il respiro di Lily gli accarezzava le labbra come il vento fresco d’estate e mai avrebbe voluto negarsi quel piacere. Ma, per quanto gli dolesse pensarlo, fra i due quello grande era lui. E doveva comportarsi da uomo. «Non possiamo.»

«Perché?» chiese Lily in un sussurro, la voce atona di chi fa una domanda pur conoscendone già la risposta. «Tu sai cosa provo e io so cosa provi. Che male c’è nell’essere ...»

«... innamorati? Tutto, se pensi che ti ho visto nascere e che io stesso ho aiutato tua madre quando aveva due bambini pestiferi di cui occuparsi e una neonata in casa. Tutto, se pensi che ho dieci anni in più di te e che i tuoi genitori mi crucerebbero senza un domani, se sapessero.»

«Ted, non vedere solo il lato negativo della situazione.» disse Lily, allontanandosi dal suo viso ma lasciando le mani sul suo petto.

«Non c’è un altro lato della situazione. Non potrà esserci mai nulla se non una bella amicizia.» nel pronunciare quelle parole Ted sentì un gusto amaro in bocca e abbassò lo sguardo, ferito dalle sue stesse parole.

«Dieci anni non sono tanti. Anche i tuoi genitori avevano molti anni di differenza ma mamma e papà non hanno mai criticato la cosa.»

«Perché mia madre non era loro figlia.» disse semplicemente Ted. Lily non disse più nulla e si allontanò completamente, tornando verso il suo letto e aprendo una valigia.

«Okay. Non posso costringerti, se non mi vuoi.» disse con voce flebile mentre piegava i propri indumenti e li metteva nei cassetti.

«Lily, io ti voglio. È questo il problema.»

«Anche io ti voglio, quindi smettiamola di volerci.»

«Non si decide così! Non è una cosa che ti passa con delle lezioni su Tutubo1 chiamate: “Come smettere di volere la figlia del tuo padrino dieci anni più giovane prima parte”, capisci? Non posso smettere di volerti e togliti quel sorrisino fiero dal viso, è una situazione tragica!»

«Senti, per quanto mi riguarda, non me ne frega niente degli anni di differenza e ancor meno dei miei genitori. Farei i salti mortali per stare con te ma per te non è, evidentemente, lo stesso. Forse è meglio così, fingi che non ci sia stato nessun bacio.» la voce di Lily era ferma ma indecisa, mentre non trovava nemmeno il coraggio per guardare Ted negli occhi e si teneva occupata con il disfacimento delle sue valige. Sentì i passi di lui che si avvicinava, ma non la sfiorava nemmeno per sbaglio.

«Tu devi uscire con gli amici, prendere delle T nelle materie troppo difficili per essere studiate, usare la Metropolvere di nascosto ai tuoi genitori, andare alle feste, vivere i tuoi quindici anni. Con me non potresti.» disse e la ragazza si voltò verso di lui, gli occhi accesi per la rabbia.

«Mi ritieni così frivola?» domandò a denti serrati: era un cattivo segno. Se Ted aveva paura di Ginevra Weasley e delle sue scenate di rabbia, allora con Lily avrebbe dovuto già iniziare a correre dato che aveva preso in eredità da lei quel piccolo difetto su come controllare il nervosismo.

«Ti ritengo una ragazza di quindici anni che deve vivere quest’età come meglio crede. Pensi che io non abbia fatto qualche errore alla tua età? Scappavo da casa dei miei nonni senza nemmeno avere un appuntamento, solo per il gusto di fare qualcosa di altamente trasgressivo.»

«Non ti crederei nemmeno se lo vedessi, sei sempre stato così schifosamente responsabile! La cosa più trasgressiva che hai fatto è stata baciare me.»

«La ritieni una cosa da poco?»

Il botta e risposta finì e Lily scrollò le spalle, lasciando la valigia semivuota sul letto e l’altra completamente piena al suo fianco e si diresse verso la porta. «Sono stanca, fa’ come meglio credi.»

Ted sospirò, appoggiandosi al muro e si passò la lingua sul labbro inferiore, sperando di sentire il sapore delle labbra di Lily ma rimase deluso quando non lo trovò. Lily non poteva capire: era così testarda e decisa a voler stare con lui che non si rendeva conto del danno che poteva fare agli altri e si stava comportando come una bambina capricciosa e offesa, ma Ted continuava ad amarla nonostante tutto, perché era pur sempre Lily.

***

Per tutto il resto della giornata i due non osarono sfiorarsi nemmeno con lo sguardo, se non per cose come “Passami il succo di zucca, se non ti dispiace” quand’erano a tavola e, verso sera, Ted andò via scusandosi e dicendo che il giorno dopo non sarebbe potuto venire a farli visita per stare al passo con il lavoro, stoppato solo per quella giornata. Lily moriva dalla voglia di dirgli che tutto quello stress gli faceva male e che doveva rilassarsi, ma arrabbiata e orgogliosa com’era doveva fargli intendere che non le importava cosa lui facesse della sua salute.

Per non destare sospetti lo salutò normalmente con un abbraccio, ma gli lanciò un’occhiata gelida prima di vederlo uscire e tornò in camera sua, giustificandosi dicendo di avere sonno.

Spostò le valige sul pavimento e si buttò sul letto a peso morto, soffocando un urlo nel cuscino con le lacrime di rabbia che le rigavano il viso, quando qualcosa di freddo e sottile le sfiorò la guancia. Era un foglio di carta.

Lo prese delicatamente e lo aprì: il suo cuore ebbe un sussulto quando riconobbe la calligrafia del suo amato e si chiese quando l’avesse scritta – probabilmente dopo che era uscita dalla camera – e la lesse:

Buonasera Lily,

so che sei arrabbiata come non mai e che mai come in questo momento vorresti che le Maledizioni Senza Perdono fossero legali – almeno, sotto questo punto di vista, sono fortunato – ma ho bisogno comunque di dirti cose che forse non sono riuscito a farti intendere mentre parlavamo faccia a faccia: so che vuoi stare con me e anche io voglio stare con te, ma non possiamo. Tu forse non riesci a capire, perché hai tutta la tua adolescenza davanti e adesso pensi di voler stare con me tutta la vita, anche se probabilmente non la penserai sempre così. Io ho venticinque anni, a modo mio sono un uomo maturo, e so per certo di voler passare la mia intera vita con te. Non è un gioco: Lily, io ti amo. Mi sono innamorato di te tramite quelle lettere che ci scrivevamo ogni sera che, nonostante tutto, mi facevano sentire come se ci fosse ancora qualcuno, là fuori, che aspettava mie notizie. Riesci a vedere il problema? Se dovessimo stare insieme, tutto il nostro sentimento crescerebbe e finiremo per amarci più del dovuto, più di quanto già facciamo e una volta capito che l’idea è malsana e folle, sarà ancora più  difficile dimenticarci.

Tu non immagini quanto ti vorrei qui adesso, per baciarti come un qualunque uomo dovrebbe fare con la donna che ama. Ma a causa di forze maggiori, non è possibile.

Questa è l’ultima lettera che ti scrivo, perché da oggi in poi ci sentiremo solo durante le vacanze. Mi dispiace.

Ti auguro una buonanotte, mio amore platonico.

Se prima il viso di Lily era rigato da lacrime di rabbia, adesso era nel bel mezzo di un pianto di pura tristezza e il suo cervello capì il messaggio della lettera: io ti amerò per sempre, ma chi mi assicura che lo farai anche tu? Perché portare tanto dolore ai nostri cari, se finirà? Ma il suo cuore la pensava in un altro modo: l’amore che provava per Ted era tutto, tranne che un amore infantile.

Angolo della matta;

Bene, questa storia è nata come esperimento. Avevo bisogno di capire se potevo scrivere su personaggi che non avevo mai preso in considerazione, su coppie che non avevo mai nemmeno immaginato. Così, ho scelto la relazione - inesistente, *sigh* - fra Ted Lupin e Lily Luna Potter. Il risultato? Adesso, la Tedly è fra le mie OTP e lo resterà per ancora molto tempo. Credo scriverò una mini-long su di loro, ma è ancora tutto da vedere. Per il momento, mi basta sapere cosa ne pensate. Spero vi sia piaciuta e che non sia proprio da buttare! A me, personalmente, piace. Non ho mai scritto così tanto, penso sia l'OS migliore che abbia mai sfornato, quindi... spero lo pensiate anche voi!

  
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