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Autore: Rainbows_Butterflies    14/08/2014    7 recensioni
[Storia ad OC]
Dieci coraggiosi semidei, un antico potere fino ad allora ignorato, decine di ragazzi sfuggiti al controllo dei due Campi ed una profezia che promette sangue.
Quando William Harper viene convocato dal centauro Chirone, stenta quasi a crederci: Caos, il vuoto primordiale, ha deciso che, anche per lui, è giunto il momento di uscire dall'ombra ed agire.
Ma destarsi dalla sua eterna inerzia richiede il dispendio di parecchie energie, che solo una cosa può dargli.
Dal testo:
«Ares ha fatto il tuo nome. Ti vuole schierato in prima linea, per questa battaglia».
[...]«È per questo che sono qui, dunque? Perché mio padre vuole mandarmi a combattere una divinità contro cui non sarei mai in grado di vincere, neanche con settant'anni di addestramento?» chiese allora, con quanta più calma riuscì a mantenere, incrociando le braccia al petto «assurdo. Gli altri penseranno che sono un raccomandato».
Genere: Avventura, Azione, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gli Dèi, Nuova generazione di Semidei, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 6


Il resto della giornata proseguì in maniera pressoché tranquilla, se si esclude la parte in cui il parabrezza venne ridotto in frantumi.
Appena Nathan ed Elle avevano riferito di quanto scoperto dalla televisione, i ragazzi erano subito saltati a bordo della jeep e da allora non erano più scesi.
Stavano viaggiando ormai da ore, la notte era calata e non potevano di certo dire che i sedili della jeep fossero la cosa più comoda sulla quale si fossero mai seduti.
Almeno, possedevano ventitré chili esatti di panini e patatine fritte, cosa di cui Susan sembrava particolarmente felice.
William aveva ceduto con una certa riluttanza il suo posto di guida ad Altair, e si era accomodato al suo posto vuoto, di fianco a Rose, che sembrava un po' a disagio.
Fortunatamente, il figlio di Ares si era addormentato quasi subito, così Rose non aveva dovuto combattere – non troppo, almeno – con il desiderio di mollargli uno schiaffo e di domandargli per quale assurdo motivo lui avesse deciso di assegnare un compito tanto importante a un idiota cronico come Ferdinand Bristil.
Susan, invece, era ancora seduta al posto del copilota e teneva una piccola mappa in una mano, mentre con l'altra si tamburellava le dita sulle ginocchia.
Sem era andato ad accoccolarsi su un sedile singolo, ancora arrabbiato per aver dovuto rubare un sacco di cose. Come se ciò non bastasse, gli facevano male i piedi, aveva sonno e non riusciva a dormire su quella jeep che lo sballottava di qua e di là.
Elle lo aveva imitato, tenendosi ben alla larga dagli altri, mentre Nathan stava giocherellando con uno strano nastro verde, simile alle strisce filanti che venivano utilizzate per Carnevale, sdraiato per occupare entrambi i posti centrali.
Jonathan, James e Skylar, invece, si erano accomodati negli ultimi sedili e tutti e tre stavano consultando alcuni dei libri di Jonathan per ingannare il tempo.
James era il più nervoso, tra loro. Continuava a sbirciare dal finestrino, tormentandosi le dita e corrucciando le sopracciglia, come se si aspettasse che la polizia comparisse da un momento all'altro e lo acciuffasse.
Skylar, alla fine, gli mollò un colpetto con il gomito.
«Tutto bene?», domandò.
«Sì», rispose lui, accennando un sorriso «non ti preoccupare».
Skylar e Jonathan si scambiarono un'occhiata incerta, ma decisero di lasciare perdere.
Se avesse voluto parlare, l'avrebbe fatto.


Nell'auto aleggiava un silenzio quasi irreale, interrotto solo, di tanto in tanto, dai mormorii del motore e da qualche chiacchiera.
Certo, così fu fino a quando William non saltò quasi fuori dal finestrino gridando: «DI IMMORTALES!».
I ragazzi sobbalzarono, Altair quasi sbandò dalla sorpresa, e gli altri si voltarono verso il ragazzo per fulminarlo con lo sguardo: Will aveva un modo tremendo di svegliarsi.
«Buongiorno anche a te, principessa», lo salutò Rose, in un brontolio.
William la guardò con una certa confusione nello sguardo e sbatté le palpebre.
“Un baccalà”, pensò Elle, scuotendo il capo.
«Era un sogno», osservò lui.
«Perspicace, Harper», ribatté Nathan, meritandosi l'occhiataccia che l'altro gli riservò.
Susan si voltò indietro, cercando di impedire la lite.
«Che cos'hai sognato?», chiese, curiosa.
Il figlio di Ares arricciò il naso.
«Ho fatto l'incubo sulle capre più strano del mondo», disse.
«Devi essere l'unico che fa incubi sulle capre, Will», commentò Altair, in un sorrisetto, senza però staccare gli occhi dalla strada.
«Capre proprio capre?», volle sapere Sem, riscuotendosi improvvisamente dal suo torpore «o capre tipo Satiri?».
«No, era proprio una capra», insistette William, poi corrucciò le sopracciglia «cioè, io ero la capra».
Elle inarcò le sopracciglia in un gesto di scherno.
William si mise meglio a sedere, scrutando i suoi compagni in silenzio e con sospetto.
«Non sono una capra, vero?», chiese, alla fine.
La domanda era talmente stupida che persino Skylar, nonostante la buona educazione le imponesse di rimanere seria, non poté trattenersi dallo scoppiare a ridere.
Jonathan sbatté le palpebre un paio di volte, fissando l'amico come se avesse appena detto che aveva intenzione d'invitare Caos al suo prossimo compleanno.
«No, avresti un aspetto migliore», lo rassicurò Nathan.
«Hai bisogno di una cura, Harper», decise Susan, tornando a guardare la sua mappa, ed Altair rise.
«Era un sogno serio», disse William, adesso un po' accigliato «c'era qualcosa che m'inseguiva... cioè, non me. La capra, voglio dire».
I ragazzi rimasero in silenzio, ma non smisero di guardarlo come se davvero si fosse appena trasformato in una capra sotto i loro occhi.
«Oh, andatevene ai corvi», bofonchiò lui, incrociando le braccia e affondando nel suo sedile.
I ragazzi ridacchiarono, e anche, vicina a lui, Rose si rasserenò un po'.
D'accordo, William era figlio di Ares e questo non volgeva molto a suo favore, ma – quando non era assolutamente spaventoso – era quasi... buffo.

Stavano davvero per cominciare a rilassarsi, quando qualcosa saltò sul cofano della jeep e mandò il vetro del parabrezza in frantumi.
Altair inchiodò con tanta forza che i freni fischiarono e la macchina piroettò un paio di volte su se stessa.
«Erre... es... korakas...», imprecò Elle, in un ringhio, appena la jeep smise di girare.
«Oh, dei, l'abbiamo uccisa?!», gridò James, saltando su ad occhi sgranati. Aveva i capelli neri ritti in testa, come se avesse preso la scossa.
«Davvero ti preoccupi per quel... coso?», domandò Nathan, incredulo, tastandosi il petto come a volersi assicurare di essere ancora tutto intero.
Skylar si portò una mano all'altezza del cuore.
«Di Immortales...», le sfuggì.
Susan saltò subito fuori dalla jeep, talmente rapidamente che per poco non si storse la caviglia.
William cominciò subito a raspare dentro il suo zaino, borbottando imprecazioni ed un sacco di altre parole molto poco carine.
«Non salirò mai più su un'auto insieme a voi!», dichiarò Rose, seguendo Susan e quasi inciampando in una radice.
Non erano più in città, notò.
«Ma che cos'era?», sbottò Sem, fiondandosi giù dalla jeep.
«Non ne ho idea!», replicò Jonathan, preoccupato «la macchina funziona ancora?».
Altair, con il viso graffiato dalle schegge di vetro che l'avevano colpito, girò la chiave e la macchina ruggì di protesta, per poi tornare in moto.
«È viva!», annunciò il figlio di Giove, in un gran sorriso.
«E tu? Sei tutto intero?», domandò Rose.
William porse al ragazzo un quadratino di ambrosia e lui se lo mise in bocca. I tagli sul viso e sulle mani si rimarginarono immediatamente ed Altair fece cenno a Rose di stare bene.
«Era la capra», sentenziò William, mentre allungava un altro po' di ambrosia anche a Susan.
«Dov'è andata?», chiese Nathan, in uno sbuffo arrabbiato «voglio farle saltare tutti i denti».
«È sopravvissuta?», domandò Sem, scivolando anche lui fuori dalla jeep.
«Penso di sì», rispose Altair «è saltata sul cofano e poi è schizzata via».
«Sì», sentenziò Susan, afferrando la sua falce come se avesse intenzione di trovare l'animale e strappargli l'anima dal corpo in quell'esatto istante. Nathan parve apprezzare l'idea.
«Come fai ad esserne così sicura?», chiese Elle, inarcando un sopracciglio.
Susan la guardò come se fosse la domanda più insensata che avesse mai sentito.
«Sono figlia del dio dei morti», le ricordò «queste cose le sento».
Elle alzò le mani con i palmi rivolti verso la figlia di Ade.
«È da brivido», disse.
Susan arrossì. Più dal nervosismo che dall'imbarazzo, supposero gli altri.
«Ragazze», intervenne William «tregua, okay?».
«Okay», borbottò Susan, voltandosi dalla parte opposta e infilandosi le mani nelle tasche della felpa.
Elle si limitò a fare spallucce.
«Che si fa, adesso?», domandò allora Sem «si rimonta in...».
Una freccia fischiò sopra la sua testa e per poco non gli trafisse un orecchio.
I ragazzi schizzarono sull'attenti.
«Che succede?», domandò James, preoccupato.
«Stiamo per morire?», volle sapere Jonathan, scattando indietro di un paio di passi.
Un gruppo di ragazze armate di archi argentei, circa una ventina, fece capolino dal fondo della strada.
La ragazza a capo doveva avere circa quindici o sedici anni, ed aveva i capelli neri dritti sulla testa, come quelli di James dopo l'incidente. Portava una specie di diadema da principessa che stonava terribilmente con il resto degli abiti: pantaloni militari, maglia borchiata con la scritta “ti troverò e ti farò secco”, anfibi ed un paio di orecchini con i teschi.
«Sono le Cacciatrici di Artemide!», esclamò Skylar, in un sorriso emblematico «oh, Rosaline le odierebbe».
«Chi?», fece Altair, confuso «cosa?».
«Le Cacciatrici», rispose Rose, storcendo il naso «un branco di ragazzine limitatamente immortali che hanno prestato giuramento alla dea Artemide di rinunciare agli uomini».
«Li odiano, gli uomini», precisò Elle, lanciando un'occhiata inquietante a tutti i ragazzi.
«Io credo di odiare il vostro mondo greco», commentò Altair «mi fa sentire piuttosto stupido».
«Questo perché, probabilmente, sei stupido davvero», dichiarò una delle ragazze armate d'arco, mentre il gruppo di Cacciatrici si avvicinava a loro.
«Brianne, ti prego», fece la ragazza con il diadema, per poi rivolgere un sorriso frettoloso ai semidei «siete mezzosangue, se non sbaglio».
Loro annuirono, mentre quella li scandagliava uno ad uno con i suoi inquietanti occhi blu elettrico.
«William, ciao», disse poi, quando lo riconobbe «qual buon vento?».
«Nessun buon vento, Talia», rispose lui, rigido «è più come un'apocalisse, direi».
Talia storse il naso, ma poi porse una mano in direzione dei ragazzi.
«Mi chiamo Talia Grace», si presentò «sono la luogotenente delle Cacciatrici di Artemide».
I ragazzi si presentarono a turno – eccetto William, che già sembrava conoscerle e non ne sembrava troppo entusiasta -, finché tutti non conobbero i nomi degli altri presenti e, ovviamente, non se ne ricordarono neanche uno.
Sem rimase un po' indietro rispetto agli altri, perché le occhiate assassine che gli scoccavano alcune delle ragazze erano decisamente più terrorizzanti dello sguardo vacuo delle cavalle di Diomede. Cavalle di cui, tra l'altro, stranamente non era riuscito a cogliere i pensieri.
Quelle ragazze, invece, stavano chiaramente pensando che lo avrebbero volentieri fatto a pezzettini.
«Avete visto passare di qui un tizio strano coi capelli scuri, per caso?», domandò Talia, alla fine, scrutando l'orizzonte con circospezione.
«Inseguiva una cerva sacra alla nostra dea», spiegò Brianne, stizzita. Poi vide la jeep.
«Che cos'è successo alla vostra macchina?», domandò, assottigliando le palpebre.
Jonathan seguì la direzione del suo sguardo. Pensò che Brianne sarebbe stata una ragazza carina, se solo non avesse avuto quel cipiglio arrabbiato. Era chiaramente della loro epoca – al contrario di parecchie altre sue compagne –, perché indossava una maglia colorata di Hello Kitty e un paio di calzoncini di cotone. Aveva i capelli biondo cenere, più chiari di quelli di Skylar, intrecciati con delle perline colorate, e i suoi occhi color argento liquido scintillavano di diffidenza.
«Il vostro animale sacro, a quanto pare, ci ha sfondato il parabrezza», rispose William, inarcando un sopracciglio.
Si sentiva un po' in imbarazzo per aver scambiato una cerva per una capra, ma sperò che non si notasse troppo. Insomma, probabilmente era una grave offesa nei confronti di Artemide o della divinità delle capre. Qualunque essa fosse.
«Oh, dei», commentò Talia, battendosi una mano contro la fronte «dobbiamo trovare Eracle e salvare la nostra cerva prima che distruggano il parabrezza di qualche altro eroe».
«Se non ci fossimo fermati a parlare con... questi, forse adesso avremmo già piantato una freccia nel sedere di Eracle», osservò Brianne, acida.
Disse “questi” come avrebbe potuto dire “sterco nelle scarpe” o “mutande di Diomede”. E, fidatevi, nessuno avrebbe detto “mutande di Diomede” in tono sognante e felice.
Qualcuna delle altre Cacciatrici annuì in segno di assenso.
«Si chiama educazione», sbuffò invece Talia, alzando gli occhi al cielo «se non ci fossimo fermate a parlare con loro, avrebbero pensato che la divina Artemide non ci avesse educate a dovere. O che l'immortalità ci avesse dato alla testa».
«Non c'era bisogno, davvero», bofonchiò Jonathan, a voce talmente bassa che però nessuno, a parte James, lo sentì. Il figlio di Nyx gli diede un colpetto con il gomito, abbozzando un sorrisetto.
«Eracle?», domandò timidamente Skylar, sbattendo le palpebre «credevo che lui fosse confinato in mezzo allo Stretto di Gibilterra, alle Colonne d'Ercole, a fare da guardia al Mare Nostrum».
Brianne storse il naso.
«Ma magari», disse.
«Mio padre, Zeus, l'ha punito per un suo... ehm, capriccio. L'ha costretto a replicare tutte le fatiche che aveva compiuto per suo cugino per altre quindici volte e senza poteri divini», spiegò Talia, in un sospiro «solo che la divina Artemide, questa volta, non è intenzionata a lasciare che lui rompa le scatole a uno dei suoi animali sacri... così, be', siamo in guerra».
«Oh», fu la risposta molto intelligente di William.
Talia gli rivolse un sorrisetto, poi estrasse quattro biglietti d'argento e ne porse uno ad ogni ragazza del gruppo.
«È il nostro biglietto da visita», spiegò, facendo un occhiolino a Rose «nel caso vogliate unirvi a noi, siete le benvenute».
Rose afferrò il biglietto come se scottasse.
«Oh, grazie», disse «non credo ma... grazie».
Altair abbozzò un buffo sorrisetto nella sua direzione, e Rose alzò gli occhi al cielo, mormorando quello che suonò come un esasperato “romani...”.
Skylar lo prese di buon grado, ma le bastò pensare alla sua amica Rosaline – e anche, diciamolo, lanciare un'occhiatina a James – per decidere che non valeva la pena di vivere per sempre, se l'amore non poteva far parte della tua vita.
Elle, invece, sembrò sinceramente tentata di accettare lì su due piedi. Aveva sempre considerato gli uomini degli stupidi omuncoli privi di cervello o autonomia che lei poteva manipolare come preferiva. Ma era anche figlia della dea dell'amore. Conquistare e scaricare era il suo mestiere, e questo le impediva di accettare al volo l'offerta di Talia e di scaricare i suoi compagni lì, a metà strada dalla destinazione.
Susan afferrò il suo e se lo infilò svelta in una tasca delle felpa, sotto lo sguardo indagatore di William.
«Bene», disse il figlio di Ares, indicando qualcosa oltre la strada «credo che la cerva sia andata da quella parte».
«Non vedi l'ora di liberarti di noi, eh, eroe?», incalzò Brianne, in tono di sfida «maschi».
Le sopracciglia di William ebbero un guizzo verso l'alto.
Ora, ci sono un paio di cose che dovete sapere sui figli di Ares prima di usare certi toni con loro e sperare che se ne stiano zitti ad incassare.
La prima è che, come il loro genitore divino, amano le sfide. La seconda è che le prendono davvero troppo sul serio.
«Oh, no», bisbigliò Sem, quando il ragazzo mosse un paio di passi in direzione della Cacciatrice.
«Guai?», suppose James, in un sussurro, piegandosi verso Skylar.
«Guai», rispose lei, annuendo.
Susan si limitò a nascondersi gli occhi dietro una mano, e Jonathan, non sapendo cosa fare, le batté una pacchetta sulla spalla, come per incoraggiarla.
«Piantala di parlare come una vecchia zitella acida che ha appena sbattuto il mignolo di un piede contro lo spigolo di un mobile, Brianne», ringhiò William.
Brianne trattenne il fiato, arrossendo fino alla radice dei capelli.
«Non osare parlarmi in questa maniera, maschio», ruggì lei.
Talia sbuffò, ed Elle ridacchiò.
«Sempre la stessa storia», brontolò una delle Cacciatrici, calciando un sassolino.
Nathan non riusciva bene a capire che cosa stesse succedendo, e guardava ora William e ora Brianne come per una partita di ping-pong troppo combattuta.
«Troveremo quella cerva e vi porteremo Eracle legato come un salame», giurò William, ma adesso sembrava aver recuperato un briciolo di calma.
Rose e Altair si scambiarono un'occhiata preoccupata.
«Non abbiamo bisogno del vostro aiuto», sibilò Brianne.
«Okay, adesso basta», sbottò Talia, infilandosi tra i due «noi dobbiamo andare. Un aiuto ci farebbe comodo, lo ammetto. È di Eracle che stiamo parlando, non di un telchino o qualche mostro di scarso livello. Ma, se ci aiutate, vi dovremo un favore».
Skylar prese la palla al balzo, come si suol dire. Guardò William così intensamente che il ragazzo si voltò a guardarla. E capì.
«Pensiamo che ci sarà un attacco al Campo Mezzosangue, da parte dell'esercito del Caos», disse il ragazzo, nella maniera più amichevole che riuscì a trovare «se riusciamo a prendere Eracle... ehm, vi dispiacerebbe darci una mano?».
Talia non sembrò sorpresa.
«Artemide ci ha detto che ci sono dei semidei che si stanno alleando con i mostri, da qualche parte. E ho visto gli spiriti della tempesta agitarsi parecchio, negli ultimi giorni», rispose, pensierosa «sono creature del caos, quindi, forse...», si accigliò «Ecate è di pessimo umore, e Nyx è passata dalla parte del nemico insieme a Morfeo. Sì, succederà qualcosa di spiacevole».
Sembrava così sicura che un brivido gelido percorse l'intera schiena di Elle, dal basso verso l'alto, e poi tornò indietro.
«Quindi ci aiuterete o no?», chiese Nathan.
«Sì, vi aiuteremo», promise Talia «non avrebbe senso salvare la cerva da Eracle se tanto, poi, il mondo finirebbe».
«Il mondo finirebbe...?», ripeté Sem, con voce strozzata.
«È probabile», commentò Altair, posandogli una mano su una spalla. Il ragazzino se la scrollò di dosso.
«Almeno per come lo conosciamo noi», intuì Rose, preoccupata.
Talia annuì.
«Ho già combattuto un paio di fini del mondo», disse poi, tranquilla come se avesse detto che aveva appena portato il bucato in lavanderia «non sono divertenti. L'esercito di Caos vorrà distruggerci dal primo all'ultimo. Probabilmente, però, non punterà al Campo Mezzosangue, e nemmeno al Campo Giove».
«No?», chiese William, aggrottando le sopracciglia.
«Punterà direttamente all'Olimpo, come ha fatto Crono», proseguì Talia «i Campi sono troppo protetti. I mezzosangue potrebbero entrare, ma i mostri no, e allora non avrebbero alcuna possibilità».
«L'Olimpo...», sussurrò Susan «oh, ma è così ovvio! Perché non ci abbiamo mai pensato?».
«Perché siete circondate da maschi. E i maschi annebbiano il cervello», rispose Brianne, regalando una smorfia a William.
William ribatté fulminandola con lo sguardo.
«Chirone si sbagliava, quindi», mormorò Altair, poi fece una smorfia, ricordando la lettera che Ottaviano l'aveva costretto a recapitare al centauro e la reazione di quest'ultimo «vuoi vedere che...».
Lo fissarono tutti.
«Ottaviano deve aver visto qualcosa nei suoi pelu... ehm, negli auguri», spiegò «se mi trovavo al Campo Mezzosangue era perché lui mi aveva chiesto di consegnare una lettera a Chirone. Sono pronto a scommettere che la lettera riguardasse la battaglia. Forse, i romani raggiungeranno l'Olimpo e combatteremo insieme contro Caos».
I ragazzi trattennero il respiro per un istante, assimilando l'idea.
Se Ottaviano aveva ritenuto che fosse necessario inviare dei rinforzi, significava che, con ogni probabilità, non sarebbero riusciti a fermare la resurrezione di Caos sul monte Elbert.
Magnifico.



Angolo di Butterflies:
Ciao, ragazzi ç.ç
perdonatemi il capitolo penoso, ma sono davvero in coma. Due dei miei più grandi idoli sono schiattati in meno di una settimana, ed ora sono in totale depressione. Ma non mi ucciderò, io, tranquilli (?).
Perdonatemi, davvero, la voglia di scrivere mi era venuta un pochino meno e, come si noterà, questo capitolo ha delle piccole note drammatiche ç.ç
Adesso... esigo un Happy Meal.
...
*Sparisce nell'ombra insieme a Nico di Angelo*
  
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