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Autore: Angelauri    14/08/2014    8 recensioni
A Miami è una splendida giornata estiva. Fa molto caldo e il team Austin e Ally si deve riunire. Il programma sarebbe quello di andare in spiaggia dopo aver discusso del nuovo video di Austin. Ma purtroppo succede qualcosa di inaspettato che trasformerà una bella giornata di sole e divertimento in un incubo per Austin, Ally, Trish e Dez. Come reagiranno i nostri protagonisti?
Dal testo:
"Pensai che al mondo ci sono diversi tipi di persone.
I simili, che vivono cercandosi a vicenda.
Gli opposti, che si attraggono come calamite.
Le anime gemelle, che si trovano sempre, anche se lontane.
E, infine, le persone come me ed Ally, che si cercano, si attraggono e si trovano nello stesso momento. Che sono simili, ma che sono anche agli opposti.
Quelle persone che sono complementari, fondamentali, indispensabili l'uno per l'altra.
Che da sole sono forti, ma che insieme sono indistruttibili, eccezionali.
E non importava se Ally non mi amava come l'amavo io, perché noi due eravamo quell'ultimo genere di persone.
Ci appartenevamo e nessuno avrebbe mai potuto cambiare questo."
Spero di avervi incuriosito e che leggiate questa mia prima fanfiction :-D
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ally Dawson, Austin Moon, Dez, Trish
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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In ospedale

Trish

Erano circa le dieci e un quarto quando arrivai all'ospedale. Il sole brillava già alto nel cielo e illuminava quel grande edificio di tre piani che era il Grace Hospital.

Austin era seduto su una panchina nel grazioso giardino che circondava interamente la costruzione.

- Ciao Austin! - dissi con il tono di voce più sereno che avessi.

Lui mi saluto con un cenno della mano privo di energia. Sotto gli occhi aveva due profonde occhiaie, segno che, come me, non aveva chiuso occhio. Mi sedetti accanto a lui.

Aveva lo sguardo perso nel vuoto, non l'avevo mai visto così giù di morale.

Avevo sempre sospettato che tra Austin ed Ally ci fosse (ancora) qualcosa di più di una semplice amicizia. Lo si capiva da come si guardavano, dai sorrisi complici che si scambiavano, dal loro capirsi a vicenda senza bisogno di parole.

E se Austin stava così tanto male per lei, un po' dovevo avercela ragione, non è forse così?

- Come stai? - gli chiesi.

- Non tanto bene... - rispose lui abbassando lo sguardo - Ma non mi importa... -

Lo guardai un po' confusa. Lui lo notò e si spiegò meglio.

- Mi importa solo di come sta Ally... -

Poi spostò di nuovo lo sguardo a terra e rimanemmo così, in silenzio, per qualche minuto.

Per certi versi capivo Austin, perché anche io ero preoccupata per la nostra amica, ma deprimersi non avrebbe di sicuro migliorato le cose. Perciò cercai di essere ottimista.

- Sai... Mia mamma, quando succede qualcosa di brutto, mi dice sempre che alla fine andrà tutto bene e che, se non va bene, allora non è ancora la fine. - gli raccontai cercando il suo sguardo.

Lui finalmente mi guardò in viso e mi sorrise.

Un sorriso con un velo di tristezza, ma pur sempre un sorriso.

- Mi piace questa frase. - mi disse.

- Sì, anche a me... -

- Sai non mi sono ancora scusato per essere andato nel panico, ieri. Avrei dovuto aiutarti fin dal primo momento... -

- Non ti preoccupare... Può capitare a tutti. -

Ci sorridemmo a vicenda.

Qualche minuto dopo arrivò anche Dez.

- Ciao ragazzi! - urlò appena sceso dalla macchina.

Indossava dei pantaloni (ovviamente con le bretelle) a righe verticali gialle e verdi, una maglietta rossa con scritto in bianco a caratteri cubitali “SALVIAMO GLI UNICORNI!” e un paio di scarpe blu. I colori facevano a cazzotti, ma a lui non importava più di tanto.

Insomma, il solito vecchio Dez... Sarebbe mai cambiato? Molto probabilmente no.

Lo salutammo e insieme entrammo nell'ospedale.

Andammo a chiedere informazioni ad un'infermiera, ma lei, prima di schizzare verso un lungo corridoio, ci rispose che avremmo dovuto aspettare ancora dieci minuti per vedere Ally.

Così ci accomodammo in sala d'attesa.

Io ero seduta tra Dez, che studiava attentamente la caffetteria in fondo alla stanza, e Austin, che guardava in continuazione l'orologio appeso alla parete e che cercava di distrarsi con una rivista scientifica trovata lì per caso (ricordatevi di quella rivista nei prossimi capitoli).
Dopo qualche minuto Dez si alzò.

- Io vado a comprare qualcosa da mangiare, venite anche voi? -

Noi scuotemmo la testa e lui si allontanò.

Austin batteva ripetutamente il piede destro sul pavimento, come se così potesse far passare più velocemente il tempo.

- La smetti per favore? Mi stai facendo impazzire! - esclamai irritata.

- Mi dispiace... È che l'attesa mi sta uccidendo... - si scusò lui.

- Vedrai che Ally starà bene. - dissi cercando di tranquillizzarlo.

Anche se in realtà non ne ero sicurissima.

Lui notò la mia incertezza nello sguardo e, dopo aver posato la rivista, mise i gomiti sulle ginocchia, tenendosi la testa tra le mani.

- Trish, come mai ci accorgiamo di quanto teniamo a una persona solo quando la perdiamo o abbiamo paura di perderla? - chiese dopo un po', voltando la testa verso di me.

Io lo guardai, senza capire.

- Stai parlando di Ally? - sussurrai.

- Sì... - confermò a bassa voce - Ma non mi hai ancora risposto... -

Ci pensai un po' su : non era una domanda a cui volevo dare una risposta banale.

- Io penso che, a volte, siamo così sicuri di poter avere una persona accanto a noi, che ci dimentichiamo di apprezzarla a pieno, ci scordiamo che da un giorno all'altro potremmo non vederla più. Insomma, cominciamo a dare per scontata la sua presenza... - dissi infine.

Lui annuì, lentamente, come per metabolizzare la risposta e capirla in tutte le sue sfaccettature.

Per un attimo fissai il soffitto bianco, tempestato di luci molto forti del medesimo colore. Poi mi balenò per la mente un pensiero.

- Perché me lo hai chiesto? - domandai curiosa.

Lui inizialmente non mi rispose, ma poi prese fiato e si liberò di quel dubbio che sembrava opprimerlo così tanto.

- Quando Ally si è sentita male, ho provato una sensazione orribile, come se avessi una bolla nel petto che si gonfiava, ogni secondo sempre di più, e che alla fine avrebbe rischiato di farmi esplodere da dentro. Era come se stessi perdendo una parte di me, una parte del mio cuore, della mia anima, capisci? Secondo te cosa significa? - mi disse con la voce rotta e gli occhi lucidi.

Se avesse cominciato a piangere, anche io sarei scoppiata in lacrime, ne ero certa.

- Ecco... Io... Beh, io credo che significhi che quello che provi per lei sia molto profondo... Penso che possa essere amore. - gli risposi dolcemente.

- Già... - commentò lui, per poi tornare a fissare l'orologio.

Intanto Dez stava tornando da noi, con una merendina in mano.

- Potresti non dirlo ad Ally? - mi chiese Austin.

Annuii leggermente.
 

Ally

Quando mi risvegliai, mio padre era di nuovo seduto sul divano, intento a leggere un libro.

Poi si accorse di me.

- Buongiorno di nuovo dormigliona! - esclamò sorridendo.

- Hey! - dissi fingendomi offesa.

Papà rise.

- Mi dici che ore sono, per favore? - chiesi stropicciandomi gli occhi.

- Le dieci e venticinque. - mi rispose dopo aver guardato l'orologio da polso che gli avevo regalato a Natale. - Hai fame? -

Annuii. Lui si alzò e mi porse un vassoio con sopra un buon cappuccino fumante e una brioche alla marmellata.

- Li ho comprati cinque minuti fa. -

Lo ringraziai e, osservando il paesaggio oltre la finestra, mi gustai la colazione.

Mi sentivo leggermente meglio. Meno stanca e meno scombussolata. Doveva essere un buon segno.

- Hai, per caso, parlato con Austin, Trish e Dez? - chiesi.

Era dal giorno precedente che non li vedevo.

- No tesoro, ho il telefono scarico. -

- Quindi loro non sanno che mi sono svegliata? -

Lui scosse la testa. Mi dispiaceva che non potessero sapere che stavo meglio, non volevo farli preoccupare.

- Ally, posso chiederti una cosa? - mi domandò improvvisamente serio mio padre.

- Certo papà... -

Lui si alzò e chiuse la porta, poi mi si avvicinò.

- Ecco io ho parlato con tua mamma, qualche giorno fa, e lei mi ha parlato della storia tra te ed Austin... Che vi siete lasciati... Insomma, hai capito no? - cominciò imbarazzato - Sei ancora innamorata di lui? -

Sentii un forte calore accendermi le guance. Per quel che ne sapevo io, il mio papà era privo di romanticismo e non sapeva capire le emozioni altrui. Non perché avesse un cuore di pietra, ma solo perché era sempre stato impacciato in situazioni del genere. Perciò io credevo che non immaginasse nemmeno che tra me ed Austin ci potesse essere qualcosa che non fosse amicizia. Ma ovviamente se la mamma spifferava, anche papà cominciava a capirne qualcosa.

- Ehm... Cioè... Pff... Ovvio che nooo!!! - risposi con voce acuta.

Non sapevo proprio mentire!

Ma che stavo pensando!?!

In quel momento stavo dicendo la verità...

A me non piaceva più Austin.... O forse sì?

- Okay. - commentò lui, guardingo, interrompendo il mio flusso di pensieri.

Cercava di capire se gli stessi dicendo una bugia, con in volto la sua solita espressione da “detective”, ovvero con gli occhi sgranati e le sopracciglia alzate. Ma, fortunatamente, lui non conosceva i miei punti deboli.

Dopo un po' mi venne da ridere.

- Che è successo? Perchè ridi? - disse lui divertito.

- Dovresti vedere la tua faccia, papà! -

E poi ridemmo tutti e due.
 

Austin

Quando finalmente la lancetta dell'orologio, appeso al muro, segnò le dieci e mezzo, mi alzai di scatto. Seguito da Trish e Dez, interpellai la prima signora con il camice bianco che mi trovai davanti.

Era alta, snella, con i capelli biondi legati in uno chignon. Era girata di spalle.

- Mi scusi? - dissi picchiettando delicatamente sulla sua spalla.

Lei si girò.

- Sì? -

- Noi stiamo cercando una nostra amica, Ally Dawson. Siamo venuti per farle visita. Ci potrebbe dire dove si trova? - chiesi con tono gentile.

- Certo. Io sono la dottoressa Anderson e mi sto occupando personalmente di Ally. - rispose sorridendoci e stringendoci la mano.

- Ally come sta? - domandò Trish, levandomi le parole di bocca.

- Si è svegliata e sta meglio, non preoccupatevi. Ora, se mi seguite, vi porto da lei. -

Il grosso peso che mi pesava sul petto cominciò a dissolversi, lentamente, e tirai un sospiro di sollievo.

Ally stava bene.

Era la notizia più bella che potessero darmi.

Seguendo il medico, ci inoltrammo in un lungo corridoio, ovviamente bianco, con il soffitto alto e tantissime porte sulle pareti laterali. Svoltammo due volte a destra e una volta a sinistra, per poi andare dritto ancora per qualche metro in un altro corridoio simile ai precedenti (in effetti erano tutti uguali). Il Grace Hospital era immenso e, molto probabilmente, mi ci sarei perso se fossi stato da solo. Intorno a noi camminavano molte altre persone : alcune, quelle che stavano lavorando, vestite di azzurro, blu, verde o bianco e altre che, come noi, erano venuti per trovare i familiari. Alcune porte erano aperte, altre chiuse, ma da tutte proveniva una forte sensazione di dolore e sofferenza, che mi turbava. Alla fine ci fermammo davanti a un porta di legno, color avorio, austera ed elegante. Identica alle altre, ma allo stesso tempo diversa, perché dietro ad essa avrei trovato Ally.

Prima di girare la maniglia, la dottoressa si voltò verso di noi.

- Allora... Come vi ho già detto, la vostra amica sta bene. Ma sarebbe meglio se evitaste di fare rumori eccessivi e non le steste troppo attaccati : soffre ancora un po' a causa della nausea e del mal di testa. Io ora devo andare, ma ci vedremo dopo. - ci spiegò con sguardo serio.

Dopo che tutti e tre avemmo annuito, ci sorrise e bussò alla porta.

- Avanti. - ci invitò una voce flebile e delicata, tanto stupenda quanto angelica. L'avrei riconosciuta anche in mezzo alla confusione totale.

Così entrammo. Lei, la ragazza che mi aveva rubato il cuore, era stesa su un letto, sotto delle leggere lenzuola, bellissima come sempre.

- Ally! - esclamammo in coro io, Trish e Dez. Le corremmo incontro per abbracciarla.

Restammo abbracciati per un po', con qualche lacrima di gioia che ci bagnava il volto.

- Ragazzi, che ci fate qui? - disse lei, dopo esserci staccati, con un sorriso meraviglioso in viso.

- Non potevamo non venire a trovarti! - rispose la sua migliore amica abbracciandola di nuovo.

Poi, noi tre, ci sistemammo intorno al letto, ognuno su un lato.

- Come stai? - le chiesi.

Ero felice di poter vedere di nuovo Ally, ma non potevo non notare il colorito più bianco del solito, lo sguardo stanco e lo sforzo che le costava ogni movimento.

- Sto un pochino meglio. - disse guardandomi con un'espressione serena.

I nostri sguardi si incrociarono e fu come se l'elettricità nell'aria crescesse intorno a noi.

Tutte le preoccupazioni, la paura, il dolore e tutto il resto sembrarono scomparire.

Quei magnifici e profondi occhi color nocciola erano la linfa vitale del mio corpo, quel suo sorriso timido ma semplicemente eccezionale era il mio sostentamento.

Lei era il mio tutto.

Ma io cos'ero per lei?

I nostri occhi rimasero incastonati gli uni negli altri per alcuni secondi, pochi per me che avevo sofferto tanto per il fatto di non poterle stare accanto nel momento del bisogno, ma forse troppi per i nostri amici.

- Ehi! Ci siete? - ci richiamò Dez, agitando le mani tra i nostri visi.

Ally, leggermente rossa in viso, si voltò dalla parte opposta.

Trish tirò al "rosso" una gomitata nelle costole.

- Ahi! Ma che ti prende!? - si lamentò lui.

Lei lo guardò malissimo e Dez si ammutolì, guardandola offeso.

Poi scoppiammo tutti a ridere. Una risata vera, sincera, di quelle che ti scaldano il cuore.

Dopo qualche minuto, Ally cominciò a parlarci di quello che le aveva comunicato la dottoressa Anderson quella mattina. Non so perché, ma mi sembrava che ci stesse omettendo qualche particolare. In pratica, però, non si sapeva ancora cosa le fosse successo di preciso.

- E così tu sei asmatica? - disse il mio migliore amico.

Aveva la sensibilità di un rinoceronte (senza offesa ai rinoceronti).

- Sì, ma credevo di non esserlo più. - rispose lei, amareggiata.

- Tuo padre dov'è? - domandò Trish per cambiare argomento, dato che l'asma non sembrava portarle alla mente bei ricordi.

- È andato a casa pochi minuti fa per prendermi dei vestiti puliti. -

- Quindi ti dimettono? - chiesi speranzoso.

- Non lo so... - cominciò a dire Ally - Sto ancora aspettando i risultati degli ultimi esami che mi hanno fatto. Avrebbero già dovuto comunicarmeli. -

Guardai l'orologio : erano le undici e un quarto.

Continuammo a parlare, per ingannare l'attesa.

Io ero seduto su una sedia vicino al letto, mentre Trish e Dez erano appoggiati su un divano color ocra abbastanza piccolo.

Dieci minuti dopo bussarono alla porta ed entrarono nella stanza anche il signor Dawson, che ci salutò con un gesto della mano, e la dottoressa che si occupava di Ally.

- Scusatemi per il ritardo, ma ci sono stati delle complicazioni al reparto traumatologia e sono dovuta intervenire. Comunque ho qui i risultati degli esami e anche la diagnosi completa. - ci spiegò dopo essersi avvicinata.

Tutti la guardavamo attenti.

- Allora, Ally. Oltre alla alta carenza di ossigeno, è stata riscontrata anche una leggera quantità di anidride carbonica in più nel tuo sangue. Inoltre uno dei paramedici che ti ha soccorso, mi ha comunicato che, in ambulanza, sei stata collegata ad una macchina che ti ha aiutata a respirare artificialmente tramite la maschera per l'ossigeno. Infatti, quando sono arrivati, non riuscivi a respirare bene da sola. Quando la respirazione è tornata normale, eravate ormai arrivati qui e ti hanno staccato dalla macchina. - continuò la dottoressa Anderson - Perciò, sono giunta alla conclusione che tu, ieri pomeriggio, abbia avuto una grave insufficienza respiratoria, che è stata causata da quella che i medici chiamano ipossia o ipossiemia, ovvero l'anomala diminuzione della quantità d'ossigeno nel sangue. In pratica l'insufficienza respiratoria è l'incapacità del sistema respiratorio di assicurare un adeguato scambio gassoso, causata dalla caduta dei livelli di ossigeno nel sangue arterioso e\o dall'aumento dei valori di anidride carbonica. Per questo, non riuscivi a respirare normalmente.-

Quando terminò di parlare, la guardammo tutti un po' perplessi. Così lei ci chiarì ulteriormente la situazione.

- Ally, tu hai avuto un'insufficienza respiratoria di tipo acuta, la forma più grave, che in casi estremi può portare anche alla morte. Il tuo organismo però è riuscito a resistere, soprattutto grazie alla maschera dell'ossigeno. Una delle patologie in cui si mostra tale sindrome è l'asma, ed essendone tu affetta in forma piuttosto grave, è praticamente certo che sia stata ciò a provocarla. Comunque, non preoccuparti, gli ultimi esami hanno dimostrato che i livelli di ossigeno e anidride carbonica sono tornati normali e quindi dovresti stare meglio col passare del tempo. - concluse con sguardo rassicurante.

Restammo in silenzio per quasi un minuto, per metabolizzare tutte quelle nuove informazioni.

- Ma allora, come mai sono svenuta? - chiese a bassa voce Ally, visibilmente scossa.

- Ecco, una delle conseguenze che causa l'ipossia, oltre ad agitazione, confusione, ipotensione, battito cardiaco accelerato, mal di testa e vertigini, è lo svenimento. Non è raro che, alcuni pazienti che hanno un'insufficienza respiratoria, svengano. -

Ally annuì, con espressione leggermente confusa.

- E perché è rimasta addormentata per così tanto tempo? - domandò il signor Dawson, preoccupato.

- Beh, sinceramente non lo so. Non risulta nulla di anomalo dagli esami. La probabilità più accreditabile è quella che Ally sia rimasta incosciente più a lungo del normale a causa della stanchezza e delle molti notti insonni. -

Ecco cosa ci aveva nascosto... Ally non dormiva più da chissà quanti giorni.

Come mai? Perchè non ce ne aveva parlato?

- Non ci sono cure specifiche per casi del genere. L'unico consiglio che posso darti è l'assoluto riposo. - comunicò la dottoressa - In ogni caso, entro le quattro di oggi pomeriggio potrai tornare a casa. Se vuole signor Dawson la accompagno a firmare i documenti per la dimissione dall'ospedale. Cerca di riposare ancora un po' Ally, mi raccomando. -

Dopodiché ci salutò e, seguita dal proprietario del Sonic Boom, uscì dalla stanza.

Ally ci guardava. Nei suoi occhi scorgevo un misto tra paura e confusione. Aveva la bocca leggermente aperta, come se volesse dire qualcosa ma non ci riuscisse.

- Ragazzi, io... Io volevo ringraziarvi, di tutto... Se non ci foste stati voi, non so se sarei ancora qui... - bisbigliò infine, con gli occhi lucidi.

Non riuscii a trattenermi e l'abbracciai.

- Non pensarlo nemmeno... - le sussurrai all'orecchio.

Poco dopo anche Trish e Dez si unirono all'abbraccio.

Sentivo Ally piangere in silenzio e anche sui nostri visi scese qualche lacrima amara.

Non riuscivo a credere che avrei potuto perderla per sempre. Che forse non sarei più riuscito a vederla sorridere, a sentirla cantare, a provare di nuovo quelle sensazioni così forti ogni volta che le stavo vicino.

Quando ci staccammo, era ormai mezzogiorno meno venti.

Ogni visita non doveva durare più di un'ora e noi avevamo già oltrepassato il limite.

Guardai Ally. Era pallida, stanca ed emotivamente distrutta. Aveva bisogno di riposo.

Anche Trish lo notò.

- Mi dispiace doverlo dire, ma ora dobbiamo andare... - disse infatti - Ci vediamo appena esci dall'ospedale, te lo prometto Ally, però ora devi riposare. -

Lei annuì tristemente.

Trish e Dez, uno dopo l'altro, la salutarono e uscirono.

Rimanemmo solo io ed Ally nella stanza. La abbracciai di nuovo, cercando di farle capire con quel gesto quanto tenessi a lei. Al solo contatto tra i nostri corpi, un brivido piacevole mi percosse lungo la spina dorsale.

Ecco che effetto mi faceva Ally. Riusciva a stravolgere il mio mondo anche solamente con la sua presenza.

- Ti voglio tanto bene. - le confessai a bassa voce all'orecchio.

- Anche io Austin. - sussurrò lei.

Le diedi un leggero bacio sulla guancia, che la fece arrossire leggermente, e poi mi alzai.

Mi avvicinai alla porta, pronto ad uscire, ma alla fine mi voltai di nuovo verso di lei.

Mi sorrideva, debolmente, anche se aveva ancora il volto bagnato a causa delle lacrime.

- Come riesci a sorridere, nonostante tutto? - le chiesi dolcemente.

Lei ci penso un po' su, fissando per un attimo il sole, che oltre la finestra, illuminava Miami. Poi tornò a guardare me.

- Hai mai visto il sole spegnersi solo perché pioveva? - rispose con il suo inconfondibile e bellissimo sorriso.

Le sorrisi a mia volta e dopo averla salutata, oltrepassai la porta.

Ammiravo Ally.

Anzi, l'amavo.

E l'amavo anche per quello...

Per quel suo sguardo che mi aveva fatto innamorare perdutamente di lei.

Per quel suo sorriso meraviglioso, che non l'abbandonava mai.

E per la forza che riusciva a trovare per rialzarsi, ogni volta che cadeva.

 

Angolo Autrice

Ciao a tutti! Eccomi qui con il quinto capitolo di questa fan fiction.

Scusate per il ritardo, ma come potete vedere questo capitolo è leggermente più lungo dei precedenti e poi ho dovuto fare alcune ricerche per spiegare bene cosa è successo ad Ally. A proposito, mi scuso in anticipo se ho sbagliato qualcosa o se non mi sono spiegata bene, ma non sono un'esperta in medicina e ho fatto tutto il possibile :-).

Comunque, se avete dei dubbi o delle correzioni da farmi, me le potete scrivere attraverso le recensioni.

Vi ringrazio tantissimo per il vostro supporto, per aver letto e recensito i capitoli precedenti.

Senza di voi non sarebbe lo stesso, quindi grazie, grazie, grazie!!!

Un bacione :-D

   
 
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