Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: arangirl    14/08/2014    2 recensioni
*ATTENZIONE SPOILER per chi non ha letto "La Danza dei Draghi"*
Un AU/What if? in cui Arya Stark ha passato la sua adolescenza allenandosi nelle arti dell'assassinio nella Casa del Bianco e del Nero, diventando una delle migliori assassine in tutta Essos. Ormai la ragazza è diventata una spietata macchina da guerra, senza sentimenti e con pochi ricordi del doloroso passato e della sua famiglia. Ma all'improvviso un nuovo e inaspettato incarico sconvolge il suo mondo, catapultandola di nuovo in un universo che aveva a lungo dimenticato, facendo nascere nel suo cuore di nuovo dei sentimenti, facendole desiderare di tornare indietro.
Premetto che questo è il mio primo tentativo di ff, perciò non so cosa ne uscirà. La storia mi ronza in testa da un po', e prevedo che ci saranno parecchi capitoli! Consigli e commenti sono assolutamente bene accetti!
Genere: Angst, Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Altri, Arya Stark, Brienne di Tarth, Daenerys Targaryen, Jaime Lannister
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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C'era qualcosa di rassicurante nel vento gelido che soffiava fuori dalla tenda quella notte, una sorta di preghiera silenziosa che gli spiriti del Nord levavano al cielo per implorare la pietà degli dei. Arya guardava l'oscurità del bosco davanti a lei, ascoltando ad occhi chiusi l'ululato lontano di Nymeria, a caccia nei boschi. Si erano riunite da appena un paio di mesi, eppure la ragazza sapeva che il loro legame non era mai stato così forte; in quel momento le sembrava quasi di sentire la terra accarezzarle le dita, come se fosse lei a correre nel mezzo della foresta. Candidi fiocchi di neve iniziarono a depositarsi sulle sue braccia nude, sciogliendosi a contatto con il calore della sua pelle. 



"Mia regina, dovreste coprirvi." la voce di Brienne giunse ovattata alle sue spalle, risvegliandola dalla leggera trans in cui era caduta, ma non si girò, tenendo lo sguardo fisso e cieco verso l'oscurità della notte "Solo un attimo Brienne, mi piace sentire la neve sulla pelle, mi fa sentire a casa." "Ma è gelida..." Arya si passò le mani sulle braccia, assaporando il contatto con le fredde gocce d'acqua "Non mi disturba, mi ero dimenticata quanto ti facesse sentire viva il vento del Nord. Ho passato così tanto tempo a non provare nulla" Brienne rimase silenziosa, come sempre le succedeva quando si parlava del passato di Arya; la giovane regina sapeva che l'amica moriva dal desiderio di farle delle domande, ma che era troppo leale e riservata per chiederle qualcosa. "Brienne, non devi farti probemi con me. Se c'è qualcosa che vuoi sapere, chiedimela."



Brienne prese un profondo respiro, ma si decise infine a farle la domanda che la tormentava dal momento in cui si erano conosciute "Dove siete stata per tutti questi anni? Come avete fatto a sopravvivere da sola in un continente sconosciuto?" Arya aprì gli occhi lentamente. Sapeva che prima o poi quel momento sarebbe arrivato, e non aveva intenzione di mentire, non su quello che era stata, su quello che l'aveva resa ciò che era. Si voltò per guardare Brienne negli occhi, sperando che quanto stava per dire non avrebbe spinto l'unica persona della quale si fidava ciecamente a lasciare il suo fianco. "Sono diventata un assassina." Il volto di Brienne rimase fisso per un momento, poi le labbra si aprirono in un sorriso canzonatorio, convinta che Arya si stesse facendo beffe di lei, ma vedendo il volto serio e detterminato della ragazza, il sorriso le morì in volto. "Voi... ma come... perché?" 



"Ero una ragazzina sola e assetata di vendetta... Volevo diventare forte, abbastanza forte da sopravvivere e tornare per uccidere gli uomini che avevano distrutto la mia famiglia. Mi sono unita agli assassini senza volto, e loro mi hanno dato la forza che volevo... Prendendosi in cambio la mia anima." Brienne ora si limitava a fissarla con gli occhi sgranati "Ho ucciso così tante persone Brienne, così tante da non ricordarle nemmeno tutte. E non so nemmeno se fossero innocenti o colpevoli, se si meritassero la fine che ho dato loro... Non mi importava. Ero un arma di morte che camminava sulla terra, un burattino senza volontà. Ma questa non è una scusa." Fece un passo verso Brienne, che però si tirò indietro, e Arya provò una fitta al cuore nel vedere l'espressione diffidente della donna. "Mi sono consegnata a loro perché volevo smettere di provare dolore, di ricordare, e loro hanno fatto in modo che dimenticassi la mia identità. Per anni Arya Stark è rimasta rinchiusa in un involucro di menzogne e inganni, ma non ho scuse. Non ho scuse per le vite che ho spezzato, per la fiducia che ho tradito. Ero tornata per un ultimo addio, ero pronta ad affrontare la punizione che mi spettava per i miei peccati, e quando torno cosa fanno? Mi nominano regina, come se fossi adatta, come se mi meritassi un premio... Sembra uno scherzo della sorte." 



Gli occhi di Brienne si erano velati di un silenzioso senso di colpa mentre fissavano il terreno "Cosa vi ha fatto tornare indietro? Perché avete cambiato vita?" Arya non potè evitare la piega amara che presero le sue labbra "Qualcuno mi ha ricordato cosa vuol dire avere un cuore, avere uno scopo per cui vivere." "E dov'è ora questo qualcuno?" Arya sorrise tristemente guardandola negli occhi "L'ho persa Brienne. L'ho persa per sempre. Ma un cuore anche se spezzato continua a battere, no?" "Eravate davvero innamorata di.. lei?" Arya notò una leggera esitazione nella sua voce, ma non se ne curò più di tanto, come poteva la confessione di amare un'altra donna essere peggiore di quella di essere un assassina? "Per quanto possa amare una persona come me. Avrei fatto qualsiasi cosa per proteggerla, persino rinnegare dieci anni della mia vita e andare contro il volere dei miei maestri." "Cos'è successo poi? Perché non siete con lei?" il tono quasi preoccupato di Brienne la portò sull'orlo delle lacrime, tanto le costava rivivere quei momenti dolorosi "Mi avevano mandata ad ucciderla, ma non ci sono riuscita. E mentre Arya Stark tornava a farsi sentire nel mio animo lei mi ridava uno scopo. Ero felice, felice davvero per la prima volta dal momento in cui ho lasciato Grande Inverno. Ma lei ha scoperto la mia identità prima che potessi dirle la verità e mi ha cacciato dalla sua corte." Prima ancora che Arya potesse pentirsi di quella scelta di parole il volto di Brienne si accigliò dallo stupore "Non starete parlando di... di Daenerys Targaryen?" 



Arya si limitò ad annuire, troppo scossa per proferire parola "Adesso capisco... Ecco perché avete fatto quel discorso alla vostra incoronazione." "Le devo tutto ciò che sono Brienne... Passerò la mia vita a servirla, anche se dovessi farlo nell'ombra." Il volto di Brienne si fece d'un tratto triste e tornò a guardarla negli occhi "Per me era la stessa cosa, con Renly. Lui era l'unico che mi avesse trattata con gentilezza, come una persona, senza disprezzarmi per il mio aspetto o le mie scelte. Lo avrei seguito in capo al mondo." Scivolarono tra loro parecchi minuti di silenzio prima che Brienne si facesse avanti, posando una mano sulla spalla della sua regina "Ho conosciuto un uomo, molto tempo fa" disse, guardando scendere i fiocchi di neve "Aveva fatto cose terribili nella sua vita, perdendo se stesso. Poi un giorno gli successe una disgrazia, e lui pensò che la sua vita fosse finita... Eppure quell'incidente fu la cosa migliore della sua vita. Diventò un uomo nuovo o per meglio dire, diventò davvero ciò che era nel profondo, un uomo d'onore. Credo che ognuno di noi alla fine diventi ciò che è destinato ad essere, se solo ne ha il coraggio. Voi eravate una bambina a cui sono successe cose orribili, e avete risposto con altrettanto orrore. Adesso siete una donna e avete portato speranza ad un popolo che non ne aveva più... Non sta a me, ne a nessuno dei nobili che vi seguono giudicarvi, e nemmeno a voi stessa." Arya la guardò negli occhi, sentendosi allo stesso tempo incredbilmente lontana e vicina da lei, come se Brienne potesse capirla ma, allo stesso tempo, potesse farlo solo fino ad un certo punto. Si sentiva gli occhi bruciare, e pensò con leggero disappunto a come avesse versato più lacrime in quell'ultimo anno della sua vita che nei dieci precedenti, ma prese coraggio e si avvicinò all'alta donna bionda, appoggiandole la testa sul petto "Grazie Brienne." Brienne sussultò leggermente a quel contatto, ma pochi secondi dopo le cinse le spalle in un abbraccio. In quel momento Arya capì che poteva fidarsi di lei completamente, per qualsiasi cosa, e sorrise tra se mentre si staccava da Brienne, ricomponendosi. "Meglio andare a dormire, domani sarà un grande giorno" guardò nella direzione opposta al bosco, dove Grande Inverno si stagliava maestosa, illuminata dai fuochi dell'assedio e dai riflessi ambrati delle lame degli uomini del Nord e dei soldati dei Bolton "E' ora di tornare a casa."




L'alba era arrivata prima di quanto si aspettasse, ma era pronta. L'armatura leggera le calzava a pennello, il grosso metalupo che mostrava le zanne sul suo petto, scintillante come la luna piena. Guardava Ago con seria preoccupazione, incerta sul da farsi. Aveva rinunciato ai suoi pugnali, portatori di morte ma appartenenti ad un epoca buia che desiderava dimenticare, ed Ago era la sua spada, lo era sempre stata. Però non era più una bambina, e la spada era decisamente troppo fragile per una vera battaglia. Vide Brienne entrare nella tenda con un sorriso fin troppo raggiante per essere legato all'inizio della battaglia conclusiva del loro assedio, e da un solo sguardo alla spada che aveva in mano, Arya capì che Brienne aveva individuato il problema, e il suo sorriso si fece ancora più marcato. "Ho un dono per voi mia signora" Arya la guardò con aria interrogativa e Brienne le mostrò una scatola nuova e lucente.



"Quando vi ho incontrata portavo una spada al mio fianco, che era simbolo del mio giuramento ad un uomo. Quel giuramento è stato rispettato, la spada deve tornare al suo legittimo propietario." Quando Arya aprì la scatola, trovandosi davanti due bellissime daghe a pianta larga, l'impugnatura dorata decorata e splendida, ma che Arya sapeva si sarebbe adattata perfettamente alle sue mani. La ragazza rimase senza parole "Pensavo che le avreste preferite ad uno spadone a due mani." "Brienne io... io non capisco. Perché dici mi appartengono? Non le ho mai viste prima..." "Queste lame provengono da Giuramento, la spada che fu di Jaime Lannister" Arya alzò lo sguardo costernata e confusa "Jaime l'aveva donata a me, affinché io la usassi per ritrovare le figlie di Ned Stark perché... perché a lui era appartenuto questo acciaio. Questi sono i resti di Ghiaccio, la spada di vostro padre." Ad Arya mancò il respiro a quell'affermazione; sapeva che Ghiaccio era scomparsa dopo la morte del padre e mai, mai aveva osato sperare di rivederla. "Mentre voi negoziavate con Asha Greyjoy io sono andata a Castel Granito a restituire il pegno ma Jaime ha insistito perché restasse al tuo fianco." "Jaime Lannister? Perchè mai avrebbe dovuto fare una cosa del genere?" "Ve l'ho detto, è diventato un uomo d'onore." Arya spalancò gli occhi realizzando la verità che si nascondeva dietro quelle parole, ma prese le lame senza esitazione, gratificando Brienne con un sorriso "Grazie Brienne."




Il braccio sinistro le lanciava fitte di dolore a intervalli regolari mentre si sforzava di muoverlo senza esitazione nonostante il grande taglio lasciato da una freccia. Non aveva perso molto sangue, ma stavano combattendo da ore e la stanchezza cominciava a farsi sentire. Combattevano nel cortile interno di Grande Inverno dopo essere riusciti ad oltrepassare le mura e ad eliminare il primo gruppo di difensori. Si sentiva la polvere negli occhi, il volto sporco di sudore e schizzi di sangue mentre danzava la sua danza della morte tra le truppe dei Bolton gridando a squarciagola incentivi ai suoi uomini che prendevano lentamente il controllo della fortezza. Erano in vantaggio rispetto agli vversari, ma ancora non erano scesi in campo i signori del castello. I lunghi capelli di Arya erano trattenuti in una treccia che si muoveva con lei mentre girava lo sguardo in ogni direzione, cercando spasmodicamente Roose Bolton in mezzo alla folla. "Bolton!" urlò sopra il boato delle armi che cozzavano tra loro, senza aspettarsi la risposta che arrivò "Stark!" urlò una voce dietro di lei, ma quando si girò non si trovò di fronte Lord Bolton, ma un giovane uomo dall'aspetto feroce. 



Nel volto spiritato gli occhi brillavano di cattiveria, il viso ricoperto di schizzi di sangue come l'armatura che portava "Ho chiamato la iena, non il suo cucciolo!" Gli urlò di rimando Arya, preparandosi allo scontro. Voleva uccidere Roose, ma non le sarebbe dispiaciuto nemmeno tagliare la gola di quel folle di Ramsay. L'uomo mulinò il grosso spadone in aria, avventandosi su di lei mentre si scansava di lato, cercando di colpirlo alle gambe. Era un uomo grande e grosso, sicuramente più forte di lei, e l'unica cosa su cui poteva contare era la poca velocità che le era rimasta dopo le ore di assedio. L'uomo brandiva la spada con una forza tale che Arya era sicura che un solo colpo gli sarebbe bastato per ucciderla: non poteva permettersi nessun errore. "La piccola Stark, chi l'avrebbe mai detto! Pensavo di averti sposata tanto tempo fa" un affondo andò vicinissimo ad aprire l'addome di Arya, ma lei riuscì ad evitarlo appiattendosi al suolo, riuscendo a lacerare il polpaccio di Ramsay, che però sembrò non sentirlo neppure. "E invece scopro che si tratta solo di una piccola bugiarda... Com'era il nome di quella cagna?" Un altro taglio sottile sul braccio, ma Arya sentiva la stanchezza crescerle addosso mentre i suoi movimenti si facevano più goffi e lenti "Ah si, Jeyne Poole." Quel nome ebbe su Arya lo stesso effetto di una doccia fredda e Ramsay ne approfittò per colpirla con l'elsa della spada in fronte, mandandola a terra con il volto ricoperto dal sangue che sgorgava da un taglio netto alla tempia.



"La conoscevi vero? Me lo disse una notte, mentre mi implorava di non picchiarla più... Povera stolta" Arya sentiva la testa girare mentre Ramsay si avvicinava "Vorrei poterti tenere in vita abbastanza a lungo da toglierti di dosso tutta quella tua bella pelle, ma se ti uccido subito poi potrò farlo con tutti i tuoi omini che si arrenderanno a noi." Arya si finse svenuta, cercando di raccimolare quel poco di energia che le restava. In lontananza poteva sentire l'ululato disperato di Nymeria, che cercava di raggiungerla tra i combattimenti. Ramsay era ormai sopra di lei, pronto a spappolarle la faccia con la punta accuminata della sua spada. Sapeva di avere solo un colpo a disposizione, o ci riusciva o era finita, e tutto quello che aveva fatto fino a quel momento non sarebbe servito a nulla. Il pensiero di Daenerys l'attraversò come un lampo, dandole la forza di stringere in mano il pugnale più saldamente; non poteva morire, non ancora, doveva rivederla almeno una volta, un ultima volta prima di poter morire. Il suo braccio scattò veloce e sicuro, andando a conficcarsi tra le maglie di ferro dell'armatura di Ramsay, penetrando in profondità nella coscia e lacerando un grande vaso sanguineo. Ramsay emise un gemito di dolore profondo e si accasciò sopra di lei, lasciandola senza fiato. Arya si lasciò andare, incapace di restare lucida ancora, mentre sentiva la voce di Brienne che cercava di riportarla alla realtà "Mia regina, Arya, abbiamo vinto! Non addormentatevi!" Ma Arya non riusciva più a sentirla mentre scivolava lentamente nell'oblio, l'ululato di Nymeria che le riempiva la mente.
  
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