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Autore: Io_me stessa    14/08/2014    1 recensioni
In un pallido pomeriggio d'autunno, un figlio si prese la vita di un padre. In un pallido pomeriggio d'autunno una nuova creatura mostrò il suo volto. In un pallido pomeriggio d'autunno...una macabra giustizia fu compiuta.
[Storia partecipante al contest "Ci rivedremo a Filippi" indetto da Chloe R Pendragon sul forum di EFP]
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Tom O. Riddle, Tom Riddle Sr.
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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La governante aveva l'espressione indifferente di chi ha imparato a non farsi troppe domande. Non poteva avere più di trent'anni, ma il volto stanco e consumato pareva rivelare un'età ben più avanzata. Se aveva trovato in qualche modo strana la comparsa di quel sedicenne pallido senza appuntamento, non lo aveva dato a vedere. Il suo aspetto, così simile a quello del padre, avrebbe riempito di stupore chiunque, ma, dopo una veloce alzata di sopracciglia, l'alta donna asiatica si era limitata a guidarlo attraverso sontuosi corridoi e magnifici salotti, i passi di entrambi che risuonavano attutiti sulla moquette. "Lo studio è questo, ma come le ho già detto potrebbe non gradire l'essere stato disturbato" annunciò la domestica, giunta di fronte a una porta di legno massiccio, sormontata da un'austera targa dorata che declamava l'altisonante nome del suo occupante. "Correrò il rischio, la ringrazio" rispose freddamente Tom Orvoloson Riddle. La giovane abbassò rispettosamente il capo e si allontanò, sempre con aria indolente. Tom attese che giungesse al termine del corridoio, dopodiché abbassò la fredda maniglia d'ottone, entrò e si richiuse la porta alle spalle.
La stanza era ampia e luminosa. Alte finestre a volta si aprivano su tutti i lati, permettendo ai raggi di un pallido sole autunnale di infrangersi contro il lampadario di cristallo, disperdendosi in ogni angolo. Alla destra dell'ingresso si trovava una costosa scrivania in mogano, liscia e lucente come se fosse appena uscita dalla fabbrica. Tutto quel lusso alimentò il furore di Tom come foglie secche su un incendio. Come osava lui, semplice e ottuso babbano, circondarsi di tanto sfarzo, mentre sua madre e suo nonno avevano vissuto la loro intera esistenza in una catapecchia dalle assi sconnesse? Lui, che aveva contaminato il puro sangue Salazar Serpeverde. Lui, che aveva ingannato sua madre e lo aveva lasciato a marcire in uno squallido orfanotrofio, circondato da sciocchi ragazzini senza una sola goccia di sangue magico. Ma oggi era il giorno di ripagare i torti, di rimettere il mondo nel giusto ordine. 
Tom Riddle Senior russava di fronte al fuoco, ignaro della nuova presenza. Gli occhi di suo figlio mandavano lampi rossi mentre si inginocchiava accanto alla poltrona. L'uno sembrava la copia più vecchia e grassa dell'altro. "Non hai il diritto di assomigliarmi" mormorò il ragazzo rabbiosamente "Tu non sei come me, nessuno è come me!".
Forse riscosso da quel sussurro, l'uomo si rigirò nel sonno, mormorando "Cecilia...". Tom non sapeva chi fosse Cecilia, e non voleva saperlo, eppure quel nome gli infiammò nuovamente i nervi. Puntò la bacchetta alla tempia di suo padre, che si svegliò di soprassalto. "Avada Kedavra" sussurrò. Gli occhi si spalancarono e divennero vuoti; la testa ricadde scompostamente sul cuscino. Tom Riddle Senior aveva avuto quel che si meritava. Lui lo aveva abbandonato. Adesso tutto quello che gli aveva fatto gli era stato restituito. Giustizia era stata fatta.

 

  
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