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Autore: Clary F    15/08/2014    12 recensioni
Clary si trova a dover affrontare un piccolo (enorme) problema. Con uno stick tra le mani e una propensione per gli attacchi di panico, probabilmente riuscirà a incasinare la sua (già abbastanza incasinata) vita.
Genere: Comico, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Clarissa, Jace Lightwood, Magnus Bane, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Fairytale'
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CHAPTER 8
WHAT THE HELL!
 
 
È più di un mese che osservo e studio cartelle, dati, fotografie, beni immobili e non, di famiglie Shadowhunters. Ma nessuna di loro sembra adatta a crescere il mio bambino. Jace non mi è di alcun aiuto nella ricerca, ogni volta che tiro fuori quei documenti, diventa incredibilmente musone e smette di parlare.
 
«I Nightshade sembrano a posto.» Dice mia madre, seduta al tavolo della cucina, osservando la fotografia di due consorti castani e sorridenti.
 
«Troppo sorridenti.» Affermo, con una smorfia.
 
La mamma mi lancia un'occhiata esasperata e Luke ride sotto i baffi, mentre prepara il caffè.
 
«Vuoi far crescere il bambino in una famiglia che non sorride mai?» Mi rimprovera lei, scuotendo la testa.
 
«No, ma neanche in una famiglia dal riso facile. Insomma, finirebbe per non prendere mai sul serio le situazioni … serie.» Ribatto, come se il mio discorso avesse una logica profonda, sotto lo sguardo scettico dei miei genitori.
 
«Allora i Midwinter.»
 
Mamma mi passa la cartella della famiglia Midwinter. Do un'occhiata alla loro scheda, soffermandomi sulla residenza: Alicante. Da un lato vorrei che mio figlio crescesse a Idris, in un ambiente protetto e con un panorama in stile cartolina. Ma dall'altro vorrei averlo vicino, qui, a New York. «Oh, andiamo. La moglie ha un naso terribile.» Esclamo, con veemenza.
 
«Il bambino non prenderà di certo i geni dai suoi genitori adottivi. Quelli rimarranno i tuoi. Per sempre.»
 
«Questa è un'assurdità, mamma. Allora che mi dici di quei cani che assomigliano ai padroni? Non credo che condividano lo stesso DNA. Eppure succede. Spesso, molto più spesso di quanto vogliamo ammettere.» Ribadisco, ferrea.
 
Lei mi guarda scioccata. «Trovi difetti dove non esistono, Clary. Mi chiedo se tu voglia realmente dare in adozione il bambino.»
 
Questa supposizione non ha nulla di fondato.
 
Luke mi versa del caffè, osservando dall'alto la foto della famiglia Midwinter. «In effetti il suo naso è davvero strano.» Asserisce il mio caro, dolce Luke.
 
Inutile dire che mia madre lo fulmina con lo sguardo. «Lo sai che non sei costretta a fare tutto questo. Se ciò che vuoi è tenerlo e crescerlo, io e Luke ti daremo una mano. Potremmo aiutarti.»
 
«Lo so,» mormoro, abbassando gli occhi al pavimento. In realtà non so proprio niente. Non so cosa voglio o non voglio e temo di non riuscire a scoprirlo in tempo. Sono alla fine dell'ottavo mese, dovrei darmi una mossa.
 
Mia madre si alza dal tavolo con un sospiro e inizia a riordinare la baraonda di cartelle sparse in giro. «Ne parleremo più tardi, adesso devi andare a prepararti. Fra un'ora si parte e le tue valige sono ancora nell'armadio. Vuote.» Dice, in tono definitivo e io mi alzo, trascinandomi verso la mia camera.
 
Stasera partiremo per Idris. Il Console Penhallow ci ha mandato un messaggio di fuoco, dicendo che la nostra presenza è gradita e richiesta ad Alicante, in occasione della cerimonia di riapertura dell'Accademia per Cacciatori. Sinceramente avrei fatto a meno di questo viaggetto, ma pare sia un traguardo importante per la comunità e io non mi tiro certo indietro quando si tratta di essere fissati e giudicati da una marea di Shadowhunters. Oppure non sarà così, loro sono abituati a procreare in età precoce. Mia madre non era molto più vecchia di me, quando mi ha partorito.
 
Quando arriviamo ad Alicante, la sera è già calata sui tetti rosso e oro. La mia famiglia e io ci ritiriamo nella casa di Amatis, insieme a Simon; mentre Izzy, Alec e Jace raggiungono la tenuta dell'Inquisitore, insieme a Maryse. Anche Tessa, Jem, Magnus e Catarina hanno viaggiato con noi, ma sinceramente non ho la minima idea di dove alloggeranno. Catarina è diventata la mia, come dire, ostetrica prét-a-porter. Mi segue ovunque e, sotto l'assillante supervisione di Tessa e mia madre, mi obbliga a fare stupidi esercizi di respirazione ogni giorno.
 
L'indomani il sole splende su Alicante, i Nephilim sono in fermento per le strade strette fiancheggiate dai canali, in attesa dell'inizio della cerimonia. Cerimonia che comprende un breve discorso del Console, il taglio di un nastro e così via. In queste cose Shadowhunters e mondani non sono poi così diversi. I giardini attorno all'Accademia sono splendidi, rigogliosi di fiori bianchi e addobbati a festa. Jace mi viene incontro e mi posa un delicato bacio sulla guancia, mentre anche Izzy, Simon e Alec si radunano accanto a noi.
 
Io mi agito, spostando il peso da un piede all'altro e assumendo un'espressione contrita. Izzy alza gli occhi al cielo, esasperata. «Clary, non dirmi che devi di nuovo fare pipì!» Mi sibila all'orecchio, scocciata.
 
Ma che ci posso fare se sono incinta di otto mesi?
 
Jace, Alec e Simon praticamente mi stanno ridendo in faccia. Dopo la fatidica festa devo dire che sembrano molto più affiatati di prima. Come se il rendersi ridicoli insieme possa creare una sorta di ridicolo legame.
 
«Vorrei vedere voi, con una pancia di due chili che preme sulla vostra vescica.» Borbotto, contrariata, mentre la folla di Cacciatori si raduna attorno al Console, in piedi di fronte al grande portone dell'Accademia.
 
Jia inizia il suo discorso sull'Angelo, sulla lealtà, sulla missione di noi Nephilim e su quanto sia importante un'adeguata istruzione per i nostri ragazzi. Una noia mortale, in sostanza. «Izzy,» tiro la manica della sua giacca per attirare la sua attenzione.
 
«Che c'è?» Sussurra lei, a mezza voce.
 
«Ho le caviglie gonfie. Devo sedermi.» Rispondo, con voce lamentosa.
 
Izzy mi prende per mano e mi guida verso una panchina di pietra, immersa nella vegetazione. Sembra un posto tranquillo e appartato, proprio ciò di cui ora ho bisogno. Mi siedo, sospirando. Oggi c'è troppo caldo e sembra quasi che la gravità sia più forte del solito. «Stai bene?» Mi chiede Iz, assumendo un cipiglio preoccupato. Io grugnisco un sì, proprio quando due figure femminili entrano nel nostro campo visivo. Sono Aline e Maia. Non sapevo che Maia fosse qui e soprattutto non sapevo che quelle due si frequentassero. Aline mi rivolge un piccolo cenno col capo, probabilmente mi teme ancora dall'ultima volta in cui ha spiattellato al mondo intero che sono incinta. Maia invece sorride radiosa e si avvicina a me e a Izzy.
 
«Ciao, Isabelle. Clary, sei -» inizia, ma io non le do il tempo di continuare.
 
«Enorme? Grassa? Incinta? Sì, lo so già. Grazie.» Dico acidamente e subito mi sento in colpa.
 
Il sorriso di Maia svanisce dal suo volto, aggrottando la fronte. «In realtà non stavo per dire niente del genere.» Risponde, punta sul vivo.
 
«Devi scusarla, è un po’ isterica, ultimamente.» Mi giustifica Izzy, lanciandomi un'occhiata assassina.
 
Lo so, dovrei scusarmi con Maia. Lei non mi ha fatto niente, anzi, è una delle poche persone che mi piace. È solo che fa troppo caldo qui e c'è troppa forza di gravità. Ne sono certa. Ho anche dei piccoli dolori alla schiena, probabilmente dovuti alla mole di peso che porto sul davanti. «Maia, mi dispiace.»
 
Lei scrolla le spalle. «Non preoccuparti, non deve essere facile, tutta questa storia della gravidanza.»
 
Ahi.
 
«No. No, infatti. Non è per niente facile. Non è facile camminare quando pesi un quintale. Non è facile dover fare pipì ogni minuto, né essere nauseata continuamente. Non è neanche facile scegliere la famiglia giusta per mio figlio. Gli Shadowhunters sono gente strana … troppo sorridenti, troppo nasoni, troppo … Ahi
 
Aline e Maia mi guardano scioccate, mentre Izzy piomba su di me come una mantide apprensiva. «Che succede?» Chiede, vagamente in preda al panico.
 
«Non lo so.» Rispondo, vagamente in preda al panico. Che cos'era? «Credo che il bambino stia scalciando. Credo sia arrabbiato.» Come sua mamma, del resto. Oh, per l'Angelo. Forse il bambino percepisce tutti i miei sentimenti negativi, forse sente tutto quello che dico e questo non è un bene; ho detto più parolacce in questi ultimi otto mesi, che in tutta la mia vita.
 
«Oh, che cosa tenera!» Esclama Aline, in brodo di giuggiole. «Posso sentire?»
 
Ora sono diventata un fenomeno da baraccone.
 
«Fai pure.»
 
Ho detto 'fai pure'? Volevo dire 'no'!
 
Aline posa la mano sulla mia enorme pancia. Ma non accade nulla. Fino a quando non percepisco un'altra dolorosa contrazione.
 
Contrazione è il termine più adatto per definire il dolore che sto provando.
 
Oh, no. No, no, no. È troppo presto, mancano ancora tre settimane prima della data prevista.
 
«Izzy,» mugolo con aria funerea e terrorizzata al tempo stesso. Lei mi guarda, con gli occhi grandi e allarmati. «Izzy, credo che ci siamo.»
 
«Ci siamo?» Ripete, spaesata.
 
Annuisco, stringendomi la pancia. Inizio a iperventilare. Credo di essere sull'orlo di un attacco di panico. Izzy rimane pietrificata per lunghi attimi, poi sembra risvegliarsi dalla sua momentanea trance e inizia a impartire ordini. «Aline, vai a chiamare Jace.» Dice, autoritaria, mentre io tento di alzarmi dalla panchina. «E Jocelyn. E Catarina. E Luke, Alec, Magnus -»
 
«Izzy!» Urlo, in preda al panico. Non è il momento di fare l'elenco di tutte le persone che conosciamo.
 
Lei scuote la testa, come per schiarirsi le idee. «Sì, giusto. Aline, vai a chiamare qualcuno. Maia, io e te porteremo Clary alla Basiliade.» Continua, prendendomi sotto braccio e scambiandosi un'occhiata di intesa con Maia.
 
«Basiliade?» Ripeto, con voce smarrita. «Non voglio andare in nessuna Basiliade, voglio un ospedale vero! Con medici, infermieri veri e senza inquietanti Fratelli Silenti!»
 
«Non essere ridicola. Siamo a Idris.» Ribatte Izzy, afferrandomi e spingendomi in avanti. Maia mi prende per l'altro braccio e, tutte e tre insieme, ci avviamo verso la Piazza dell'Angelo. Cerco di mantenere il conto dei minuti tra una contrazione e l'altra, come mi ha insegnato Catarina, ma tra lo stress e tutto il resto non riesco nemmeno a pensare.
 
«Izzy, è troppo presto. Non posso.» Mugolo, mentre mi faccio trascinare dalle due amiche. «Non ho ancora scelto una famiglia che se ne occupi. Non posso farlo.» Dico, tra un respiro e l'altro.
 
«Non c'è bisogno che cerchi una famiglia. Ne ha già una. Tu, Jace e tutti noi.» Risponde Izzy, risoluta, senza incontrare il mio sguardo.
 
Le sue parole mi spiazzano e mi rendo conto che ha ragione. Non voglio dare il mio bambino in adozione. La sua famiglia siamo io e Jace. E, anche se siamo un disastro, sono sicura che saremo adatti per lui.
 
Quando arrivo all'interno della Basiliade, due Fratelli Silenti mi fanno sdraiare su un lettino e presto vedo il rassicurante viso blu di Catarina. Non sono mai stata così felice di vederla. Le spiego i sintomi, cercando di essere il più precisa possibile. Lei mi passa le mani su tutto il corpo, soffermandosi sulla pancia e mormorando cose che non riesco a sentire. A quel punto sento un gran fracasso al di fuori della stanza. Jace sta urlando contro i Fratelli Silenti e dopo un attimo lo ritrovo accanto al mio letto. Gli occhi dorati sono fuori dalle orbite. «Clary, cosa succede? È troppo presto.» Esclama, fuori di sé e con il fiatone.
 
«Lo so!» Mugolo in risposta, mentre Catarina continua a toccarmi con le sue mani blu.
 
«Stai calmo, bel faccino. E anche tu,» dice la strega, rivolgendosi verso di me. «Avete entrambi ragione. È troppo presto e tu non stai per partorire.»
 
«Ma … le contrazioni … tu hai detto …» Mi accorgo solo in quell'istante, che le presunte contrazioni non si fanno più sentire già da circa venti minuti. Sono semplicemente … scomparse.
 
«Sono state delle false doglie. Non sei ancora pronta per partorire. E smettila di guardarmi con quegli occhi spiritati. È piuttosto comune per le madri giovani, non è niente di preoccupante.»
 
Avrei dovuto scegliere una ostetrica meno rude.
 
Catarina mi ha rispedita a casa, con le raccomandazioni di non sforzarmi e di dedicarmi all'assoluto riposo. Passo le giornate stesa sul divano, nella casa di Amatis, sotto improponibili strati di coperte e un tè caldo tra le mani.
 
«Ecco qui.» Fa Jace, rimboccandomi una coperta sulle spalle. «Hai bisogno di altro? Posso portarti un libro, o una rivista. Shadowhunters Weekly va bene?» Aggiunge con un sorrisetto sghembo. Mentre eravamo nella Basiliade l'ho informato della mia epifania. Ovvero, che voglio tenere il nostro bambino e crescerlo insieme a lui. Da quel momento è diventato di umore incredibilmente ottimo.
 
«Solo se ci sei tu in copertina.» Ribatto, nascondendo un sorriso dietro la tazza fumante.
 
«Purtroppo il mio servizio fotografico sarà nell'edizione di marzo. Dovrai aspettare il prossimo numero per vedermi nudo.» Risponde, attorcigliandosi una ciocca dei miei capelli intorno a un dito e tirando piano.
 
«Quello dove tieni la spada angelica in punti strategici?» Mi informo, con voce ironica.
 
Lui annuisce con finta aria solenne, poi si alza dal divano, aggiustandosi la giacca stropicciata. «Io devo andare. Tessa arriverà a momenti.»
 
«Non ho bisogno della babysitter.» Dico, esasperata. È da quando sono tornata dalla Basiliade che non mi lasciano un momento da sola. Nell'ultimo giorno ho ricevuto le visite di Magnus, Jem, Izzy, Simon e ora Jace … senza contare mia madre e Luke.
 
«Sì, invece.»
 
«No, invece. E poi dove devi andare?» Chiedo, socchiudendo gli occhi con fare sospettoso.
 
Jace si passa una mano fra i capelli biondi, tirando su la zip della giacca ed evitando il mio sguardo. «Niente di interessante. Un giro per negozi.» Bofonchia, avviandosi alla porta.
 
«Stai mentendo.» Sibilo, come una vipera.
 
«Sei paranoica, Fray. A più tardi.»
 
Il mio ragazzo mi sbatte la porta in faccia, metaforicamente, visto che sono incollata a questo stupido divano, e se ne va. Dopo neanche un secondo, Tessa appare sulla soglia di casa.
 
«Come stai, Clary?» Mi chiede, sorridente.
 
«Sto esattamente come stavo tre ore fa. Stanca, arrabbiata e infastidita dalle vostre continue incursioni.» Borbotto, incrociando le braccia al petto.
 
Tessa mi guarda con accondiscendenza. «È normale che tu ti senta così. Si sta avvicinando il momento e questo può fare paura.»
 
«Io non ho paura. Sono solo stufa.» In realtà ho una paura assurda. Ho paura di non essere all'altezza e di essere una madre pessima. Temo che lui, o lei, finirà per odiarmi.
 
Tessa sembra leggermi nel pensiero, perché dice: «Tu e Jace ve la caverete benissimo.»
 
«Non ne sono sicura. Questa cosa è troppo grande. Non ho idea di come ci si debba comportare con un neonato. E ho paura,» ammetto infine. «Ho paura di non piacergli.»
 
«Sei sua madre, gli piacerai sicuramente.» Afferma Tessa, con aria calma e materna.
 
«Tessa,» dico piano e lei annuisce, spronandomi a continuare. «Fa tanto male? Il parto, intendo.»
 
Lei distoglie lo sguardo e questo non è sicuramente un buon segno. «Diciamo che è abbastanza doloroso, ma non appena sarà nato, dimenticherai il dolore in un istante.»
 
«Fantastico.»
 
Dopo un'ora circa, Tessa se ne va, lasciando il posto ad Alec. Lo guardo in cagnesco. «Così sei tu la mia nuova babysitter.»
 
«Credimi, avrei preferito fare dell’altro.» Risponde lui, irritato.
 
«Tipo intraprendere una lunga sessione di baci con Magnus?» Lo punzecchio. In fondo non ho di meglio da fare.
 
Lui si siede su una delle poltrone, visibilmente a disagio. Lo vedo che vorrebbe controbattere con qualcosa di cattivo, ma evidentemente gli hanno riferito che non devo essere sottoposta a stress. Dopo interminabili minuti di imbarazzante silenzio, decido che è giunta l’ora per una passeggiata al bagno. Mi alzo a fatica dal divano e Alec scatta in avanti, con sguardo folle, ributtandomi giù, contro i cuscini.
 
«Ma che -»
 
«Dove diavolo pensi di andare? Catarina ha ordinato che devi stare a riposo.» Sbotta, furioso.
 
«Stai cercando di uccidere la mammina? Ha detto un’altra delle sue cattiverie?»
 
Ma quando diamine è arrivato Magnus?
 
Lo stregone si avvicina a noi, baldanzoso, osservandoci con aria divertita.
 
«Dovrei fare pipì, ma Alec evidentemente pensa che io me la debba fare addosso.» Ringhio, lanciando un’occhiataccia al ragazzo. Evito accuratamente di riferire che questa notte mi è praticamente successo. La mia vescica è sottoposta ad un tale stress, non posso certo biasimarla se non ce la fa più a trattenere!
 
Lui diventa incredibilmente rosso e distoglie lo sguardo. «Potevi dirlo che dovevi andare in bagno.» Borbotta, imbarazzato, mentre Magnus sghignazza.
 
Quando torno in salotto, sento Magnus canticchiare dalla cucina, mentre Alec è fermo immobile sulla poltrona. Deve aver preso seriamente la sua missione di sorveglianza. «Magnus sta preparando un tè.» Mi informa, mentre io torno sul divano. Questo sarebbe il mio quarto tè della giornata. Ci credo, poi, che passo la vita al bagno.
 
«Senti, Alec, tu sai dove è andato Jace?»
 
Lui mi guarda a lungo, vedo lo sforzo dei suoi muscoli facciali per mantenersi inespressivi. «No.»
 
«Perché tutti mi mentono!» Esclamo sull’orlo delle lacrime. Mi rendo conto di essere volubile, un attimo prima rido, quello dopo sprofondo nella depressione più nera.
 
«Clary, devi stare calma! E non maltrattare il mio tesoro, dopotutto non lo rivedrai per un po’.» Magnus appare in salotto, con due tazze tra le mani.
 
Il pianto facile passa all’istante. «Cosa significa?»
 
Alec si rabbuia, poi mi guarda negli occhi. «Credevo che Izzy te lo avesse detto.»
 
«Detto cosa?» L’ansia inizia a montarmi nel petto.
 
«Io sono maggiorenne e Izzy sta per compiere diciotto anni. Nostro padre vuole che concludiamo la nostra istruzione negli Istituti esteri. Come da tradizione.»
 
Oh, no. «Per questo Izzy è così scontrosa ultimamente? Non che in generale non lo sia, intendo, solo più scontrosa del solito.»
 
Alec annuisce.
 
«Ma è una cosa bella, insomma, anche io avrei voluto viaggiare e conoscere gli altri Istituti, le altre culture.» Dico, convinta, anche se sento già la mancanza di Izzy e della sua scontrosaggine.
 
«È quello che le ho detto anche io. Ma non vuole lasciare te e Jace, ora che tu stai per … quello.» Indica la mia pancia con un cenno del mento.
 
Magnus posa le due tazze di tè su un tavolino accanto alla poltrona. «Anche io non voglio che tu parta, Alexander. Ma l’ausilio dei Portali renderà la nostra relazione a distanza più sopportabile. E poi sarà solo per pochi mesi.»
 
Sinceramente non voglio immaginare la mia vita senza Izzy e Alec, neppure per pochi mesi. So che è giusto per loro, ma sento ugualmente una dolorosa morsa di nostalgia allo stomaco, che mi lascia senza fiato. In realtà, è da quando mi sono alzata questa mattina, che ho i crampi allo stomaco. Ma ormai sono abituata alla loro costante presenza.
 
Magnus si siede con grazia sulle ginocchia di Alec, che mi lancia occhiate imbarazzate, anche se non sembra disprezzare le attenzioni dello stregone, mentre gli sussurra paroline dolci all'orecchio. Dio, che scena mielosamente disgustosa.
 
Dopo circa dieci minuti, avverto nuovamente la morsa di malinconia allo stomaco. Un’altra morsa allo stomaco, ancora più forte e ravvicinata … E’ solo in quel momento che realizzo che non sono morse di nostalgia. Ma contrazioni.
 
«Magnus.» Prendo un bel respiro. So che è presto, mancano ancora dieci giorni alla data prevista, ma da una parte sono felice che tutto stia per finire e soprattutto sono sicura che questa volta non si tratti di false contrazioni. Sento che è diverso. «Sta per nascere.» Sussurro, con calma glaciale, anche se dentro di me sento un vortice di emozioni contrastanti.
 
Un dolore lancinante mi attraversa il ventre e io mi piego in avanti, emettendo un lamento. Alzo lo sguardo verso i due che dovrebbero controllarmi. Si stanno scambiando dolci effusioni e sembrano non essersi minimamente accorti dell’imminente tragedia. «MAGNUS!?» Strillo e Alec si alza di scatto, facendo rotolare lo stregone giù dalle sue gambe e facendolo finire dritto a terra. Nel frattempo le tazze di tè vanno in frantumi e vedo Magnus agitarsi come un’anguilla tra i cocci di vetro. «Che succede?» Chiede Alec, senza fiato.
 
«CI SIAMO!» Urlo, mentre un’altra contrazione mi assale dolorosamente.
 
«Oh, per l’Angelo. Oh, per l’Angelo. Oh -» Alec inizia a girare in tondo su sé stesso, sembra un automa inceppato, fino a quando Magnus non lo prende per le spalle e gli urla contro: «E’ tutto sotto controllo! Calmiamoci!» Anche se il suo sguardo da folle mi fa credere che non ci sia niente sotto controllo.
 
«Dobbiamo tirarla su e portarla alla Basiliade!» Esclama lo stregone, bianco come un fantasma.
 
«Ma come facciamo a tirarla su?» Urla Alec, di rimando. «Pesa una tonnellata, nemmeno Jace riuscirebbe a sollevarla!»
 
Lo guardo con puro odio. «Guarda che sono incinta, mica sorda!»
 
Alec sta iperventilando. «Piccolo, calmati. Inspira … espira. Ecco, così! Bravo. Possiamo farcela.» Dice Magnus, guardando il suo ragazzo con trasporto.
 
Stanno scherzando?
 
«Scusate? Quando avete finito, sto per avere un maledetto bambino!»
 
«Perché diavolo non ci hai detto che ti si sono rotte le acque!?» Mi urla contro Magnus, passandosi le mani fra i capelli e sparandoseli in tutte le direzione.
 
«Io, non …» Poi ricordo di questa notte. Credevo di essermela fatta addosso. E invece … Oh, Dio, sono una madre pessima. «Ecco, potrebbe essere che sia successo stanotte …» dico con una vocina.
 
«Potrebbe?!» Urla lo stregone, poi agita le dita in aria, sprizzando fiammelle azzurre e tracciando la sagoma di un Portale.
 
«N-non è controindicato trasportare una donna in travaglio tramite Portale?» Sussulta Alec, ma non ho né il tempo, né la voglia di stare qui ad argomentare. Li afferro entrambi e ci catapultiamo nel Portale.
 
Appena arrivati all'interno della Basiliade, ci accolgono i soliti due Fratelli Silenti dell'altro giorno. Magnus mi regge per un braccio e urla ai due poveri malcapitati: «BAMBINO IN ARRIVO!» So che i Fratelli non hanno espressione, ma sono sicura di aver visto i loro volti contrarsi in stato di shock. Mi conducono in una saletta, sopra un piccolo lettino, mentre maledico tutte le volte che sono andata a letto con Jace.
 
Jace!
 
«Magnus qualcuno deve avvertire Jace!» Mi ricordo improvvisamente. Tutta questa faccenda mi sta dando alla testa. Alec si ricompone e grida: «Vado io!» Sgusciando fuori dalla porta. Dopo poco arriva Catarina, mi visita e dice che tutto ciò che dobbiamo fare è aspettare che le contrazioni aumentino di frequenza.
 
Aspettare … magnifico.
 
La sala della Basiliade si riempi di visitatori in poco tempo. Luke e mia madre sono arrivati correndo, così come Isabelle, Aline, Maia, Tessa, Jem e Simon.
 
«Stai per avere un bambino.» Esclama Simon, con enfasi. Non ditemi che se ne è accorto solo adesso.
 
Circa due ore dopo le contrazioni sono aumentate, oltre ad essere divenute estremamente dolorose. Non credevo potesse esistere un dolore simile. Nemmeno all'Inferno la gente soffre così.
 
«Mamma fa male! Cazzo! Scusa!» Grido con le lacrime agli occhi, mentre lei mi stringe la mano guardandomi con apprensione. Vedo il mio dolore riflesso nei suoi occhi, come se lo stesse condividendo con me. «Dove cavolo è Jace?!»
 
«Non preoccuparti, sarà qui a momenti, Alec è andato a cercarlo.» Mi tranquillizza Luke, anche se ha lo sguardo terrorizzato.
 
Ogni contrazione è un dolore lancinante. Una punizione divina per essere andata a letto con Jace, suppongo, e per aver disobbedito a mia madre.
 
«Izzy dammi il tuo stilo.» Dico, tra i denti, utilizzando il mio miglior tono ragionevole. Lei mi guarda confusa e me lo porge, incerta.
 
«A cosa ti serve?»
 
«Ho intenzione di tracciarmi una runa di Apertura sulla pancia.»
 
Catarina entra proprio in quell'istante a controllarmi e mi trova con lo stilo fra le mani. «Clary, da brava, dammi lo stilo.» Dice la strega, con voce suadente, approcciandomi come se fossi una belva feroce.
 
«NO!» Urlo, istericamente. Sono sopraffatta dal dolore. Chi avrebbe mai pensato che un dolore del genere potesse esistere? «Izzy!» Urlo, voltandomi verso la mia amica. «Traccia una runa di Apertura sulla mia pancia. Il bambino verrà semplicemente fuori!»
 
«Ehm, non credo funzioni esattamente così.» Borbotta lei, guardandomi terrorizzata.
 
Catarina riesce a privarmi subdolamente delle mia arma, dopodiché mi visita per l'ennesima volta e ordina a tutti di aspettare fuori, ad eccezione di mia madre. «Sei pronta, Clary. Devi iniziare a spingere.»
 
Mi sento completamente persa e in preda al panico. «Non posso, non c'è … Jace!» Soffoco un urlo, nel vederlo apparire accanto a me proprio in quel momento. Ha la fronte completamente imperlata di sudore e lo sguardo vitreo.
 
«Clary. Sono qui.» Sussurra affannosamente e mia madre si fa da parte, lasciando che sia lui a tenermi la mano.
 
Ogni volta che il mio corpo e quello di Jace sono entrati in contatto, ho sentito una scarica elettrica attraversarmi i nervi. Una sorta di energia, di eccitazione. Questa volta, però, mentre lui intreccia le sue dita alle mie, percepisco solo un senso di calma e di pace. Ora so che posso iniziare a spingere.
 
Credo di aver passato le ore più brutte della mia vita. Tra sudore, lacrime e dolori lancinanti credevo che il tempo si fosse fermato, dilatandosi in un eterno limbo infernale. O almeno fino a quando il pianto di un neonato non ha riempito l'intera sala della Basiliade. Ho chiuso gli occhi, sentendomi completamente sfinita e ho sentito le labbra di mia mamma posarsi sopra la mia testa. Il respiro brusco di Jace, e poi la voce di Catarina.
 
«Congratulazioni. È una femmina!»
   
 
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