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Autore: VIVINENE813    15/08/2014    2 recensioni
Silente sosteneva che Tom Riddle non avesse mai conosciuto l'amore, io invece penso di sì e forse era proprio per questo che lo odiava, che credeva lo rendesse debole.
Scoprirete questa storia che parla con leggerezza di un sentimento più forte dell'amicizia che lega questi due ragazzini ormai diventati adulti.
Dal testo:
"Era stato debole come sua madre…si era innamorato di una babbana."
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom O. Riddle
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Era stata sempre accanto a lui, l’unica sua certezza se n’era andata.
-Hanna.- sussurrò prima di morire. Tom Riddle che cercava l’immortalità era morto. Si sbagliava Silente, lui l’aveva conosciuto l’amore e ne aveva sofferto, era stato talmente stupido da perderlo, da lasciare che se ne andasse. Era stato debole come sua madre…si era innamorato di una babbana.
Si ricordava in orfanotrofio, durante una giornata piovosa l’aveva trovata a piangere in un angolino. La bambina nuova, Hanna Middelton aveva 9 anni, esattamene come Tom, era già cosciente di essere diverso dagli altri bambini, ma lui l’aveva vista, era diversa come lui.
-Perché piangi?- domandò accigliato Tom. La bambina alzò la testa con le lacrime che le rigavano le guance arrossate.
-Ho paura del temporale.- rispose sincera raggomitolandosi.
-Ma sei in un posto chiuso, non ti può succedere nulla.- sbuffò Tom sedendosi accanto a lei.
Ad un tratto lo abbracciò affondando il suo viso nella sua spalla. Rimase fermo, nessuno gli aveva mai dato una dimostrazione d’affetto così grande.
Hanna era socievole, solare e con tutti i bambini dell’orfanotrofio aveva già fatto amicizia, lui aveva passato la sua intera vita lì dentro e non aveva mai avuto un amico. La vedeva nel parco dell’orfanotrofio giocare con le altre bambine, i suoi capelli lunghi biondi oscillavano mentre correva ridendo, quella risata, anche se per poco tempo, gli riscaldava il cuore; i suoi occhi verdi ridenti erano puri, non avevano segni di cattiveria.
A lui piaceva guardarla, sentiva che in quei momenti la rabbia che perennemente lo perseguitava non c’era più.
-Ehy Tom!- lo salutava ogni mattina con un sorriso.
-Ciao Hanna.- diceva freddo e controllato, ma ogni volta il suo saluto gli riempiva il cuore di felicità.
Quell’estate non poteva andare in vacanza, lo scorso anno un bambino stava per morire e tutti avevano puntato il dito contro lui, era vero e ne andava fiero. Doveva restare all’orfanotrofio. Il giorno dopo della partenza degli altri bambini la trovò seduta in un tavolino.
-Hanna come mai non sei con tutti gli altri?- le domandò gentilmente, quel tono melenso non era da lui, aveva lo stesso tono di tutti gli ordinari bambini.
-Non mi piace il mare- alzò le spalle sorridente la bambina –e tu perché non ci vai?- domandò, non aveva nulla di strano la sua curiosità ma per la prima volta riuscì a farlo sentire in colpa.
-Punizione…- borbottò.
-Ah.- si limitò a rispondere Hanna. Tom si sorprese, era una di poche parole, non aveva cattiveria e la sua curiosità non era petulante come le altre bambine che erano chiacchierone.
Si avviarono sotto la quercia del giardino e si sedettero, lei era luce, era come una stella.
-Cosa fai di solito Tom?- domandò la biondina.
-Sto qua a guardarti mentre giochi con gli altri.- disse Tom strappando l’erbetta che cresceva rada in quel giardino asfaltato.
-Vuoi che disegniamo qualcosa?- chiese Hanna tirando fuori dalle tasche del vestitino azzurro dei gessetti.
Si avviarono al centro del giardino per disegnare. Hanna disegnò fiorellini colorati, mentre Tom serpenti e, con grande sorpresa di Hanna, il suo ritratto.
-Mi hai disegnata benissimo!- disse a bocca  aperta.
-Grazie.- rispose Tom mentre le sue guance pallide si coloravano di rosa.
Dopo due settimane di vacanze mentre Tom e Hanna avevano instaurato una grande amicizia, per i bambini andati al mare era ora di ritornare a casa.
-Ti voglio bene Tom.- disse Hanna tutto d’un tratto mentre stavano leggendo un libro.
Tom rimase inebetito, quella bambina gli stava cambiando la vita.
Lui si limitò a sorriderle imbarazzato. Era la sua migliore amica e per sempre lo sarebbe stata, un grande legame si era creato, un legame che, secondo Tom, non sarebbe mai andato distrutto o dimenticato.
Con l’arrivo degli altri bambini Hanna gli veniva sempre sottratta dalle chiacchiere delle altre bambine, tutti desideravano giocare con lei. Era ovvio, lei agli occhi di Tom era la perfezione.
Gli anni passarono, ma l’amicizia tra i due bambini, ormai undicenni, continuava ad essere speciale.
Un giorno piovoso l’arrivo di un signore dalla barba grigia sconvolse la vita di Riddle. Hanna sapeva che qualcosa in quell’uomo era…diverso, come era diverso anche Tom.
-Andrò in una scuola per tutto l’anno ci pensi Hanna?- chiese Tom il 31 agosto, felice come non lo era mai stato.
-Mi mancherai Tom.- disse Hanna con le lacrime che minacciavano di uscire.
-Andiamo Hanna staremo insieme tutte le vacanze.- sbuffò Tom spazientito.
-Lo so, ma sarà sicuramente diverso.- disse la ragazzina, questa volta, con le lacrime che le rigavano il volto, come la prima volta che l’aveva vista, certamente era cresciuta da quel giorno, il suo volto si stava facendo meno paffuto.
-Tanto tu hai i tuoi amici qui!- rispose Tom con uno scatto d’ira. Perché non riusciva ad essere felice per lui? Era così superficiale, tanto lei non sarebbe mai stata come lui, lui era importante.
 Hanna se ne stava andando. L’aveva delusa, ma lei come poteva capire cosa frullava nella testa di quell’undicenne?
Quello fu il loro saluto, prima che, il giorno seguente, Tom partisse per Hogwarts.
Quello era il suo posto giusto, l’aveva capito, lui era l’erede, l’erede di Salazar Serpeverde.
Le vacanze estive gli mettevano tristezza, aveva perfino chiesto se poteva rimanere ad Hogwarts, ma non era possibile.
Ed eccola lì, 12 anni, com’era cambiata. La sua lunga capigliatura bionda era stata tagliata, ora i capelli le superavano a malapena le spalle. Gli occhi verdi brillavano come al loro solito di una luce gioiosa. Era cresciuta di diversi centimetri e il suo corpo si stava trasformando.
-Tom!- disse appena lo vide e gli corse incontro. Ma si fermò con una luce di tacito rimprovero.
-Mi dispiace Hanna.- disse Tom con gli occhi fissi a terra.
-Pensavo che saresti tornato almeno per Natale, ti avevo preso anche un regalo, poi ‘preso’ è una parola grande…- disse Hanna ridendo prendendolo per mano per portarlo alla sua stanza.
-Vuoi dire che mi hai fatto un regalo?- domandò Tom sorpreso, in quegli anni non si erano mai scambiati alcun regalo.
-Beh sì.- disse Hanna con le guance arrossate. Si piego per guardare sotto il letto e, con i capelli un po’ scompigliati si tirò su con in mano una scatola.
-Ecco qui!- disse sorridendo nervosa. Tom la aprì velocemente, nessuno prima di allora gli aveva mai fatto un regalo, nemmeno ad Hogwarts era riuscito a farsi qualche amico, tutti lo temevano…come al solito, ma Hanna era diversa, speciale.
Si trovò con in mano una sciarpa…verde!
-Sapevo che era il tuo colore preferito.- disse la ragazzina guardandosi le mani imbarazzata.
-G-grazie.- rispose Tom abbracciandola impacciato. Lei lo strinse, ed ecco la bambina che aveva paura del temporale.
-Andiamo che è ora di pranzo.- disse staccandosi dall’abbraccio Hanna.
-Ma dov’è che hai trovato i soldi?- domandò Tom con curiosità.
-Hem…- disse la biondina roteando gli occhi con fare vago.
-Non dirmi che li hai rubati.- disse Tom severo.
-Vedila più come se li avessi presi in prestito. – disse saltando all’ultimo scalino. Tom sorrise, anche lui non era innocente da quel punto di vista, aveva rubato più volte a quel bambino che odiava, Billy, tutti i giocattoli che gli lasciavano i suoi futuri genitori addottivi che puntualmente non lo andavano a prendere. L’aveva sempre odiato Billy, schifoso esibizionista. Anche a Billy piaceva Hanna, ma Tom sosteneva che era solamente sua.
-Com’è la tua nuova scuola?- chiese Hanna.
-Fantastica.- disse Tom in una sola parola.
-Anche matematica è fantastica?- chiese scettica la bionda.
-Anche matematica.- mentì Tom, non poteva dire a nessuno che frequentava Hogwarts, una scuola magica, nemmeno ad Hanna.
-Pff sei strano.- disse Hanna addentando un pezzo di pane.
-Qui com’è che va la vita?- domandò il moro.
-Terribilmente noiosa, poi Billy si sta montando la testa. Pensa che due settimane fa mi ha chiesto se volevo essere la sua fidanzata!- sospirò Hanna con una smorfia schifata.
-Bleah!- disse Tom, come osava Billy?!
-È molto noioso senza di te Tom- disse sinceramente la ragazza.
-Anche per me…- rispose Tom esitante, la verità? Non ci aveva pensato più di tanto perché ad Hogwarts era pieno di cose da fare.
 -Però non ti sei fatto sentire!- disse leggermente alterata, il suo umore stava cambiando rapidamente.
-Ma che ti succede Hanna?- chiese Tom senza capire, non era l’unico cambiato evidentemente.
-Ti sto spiegando, che io ti ho addirittura comprato un regalo e tu nemmeno un biglietto per augurarmi buone vacanze! Pensavo fossimo migliori amici, ma a quanto pare nella tua ‘FANTASTICA’ scuola te ne sei fatto di nuovi.- continuò in lacrime.
-Mi dispiace tantissimo                Hanna.- rispose Tom asciugandole le lacrime. Lei sospirò.
-Per questa volta ti perdono, ma la prossima non so se sarò così gentile!- disse ridendo con ancora le lacrime agli occhi.
-Ne sono onorato Middelton.- disse Tom con un ghigno.
-E togliti quel ghigno, da quando sei tornato continui a farlo!- esordì sorridendo Hanna per portarlo in giardino sotto la loro quercia.
-Nessuno ti ha adottata Hanna?- chiese Tom estremamente freddo.
-Ma io ti aspettavo e poi non voglio essere adottata, sto bene qui…- disse in risposta Hanna, non troppo convinta.
-Andiamo Hanna, come ti può piacere un posto così brutto e grigio.- sbuffò il moro osservandola con i suoi occhi neri.
-Ma chi vuoi che mi adotti Tom? Poi adesso con la guerra siamo nella povertà più nera.- sospirò guardandolo.
-Sai ti ci vedo con un vestito da principessa.- rise cristallino Tom, senza però far trapelare le sue emozioni. Hanna si mise a ridere divertita come non mai.
-Sarebbe scomodissimo.- disse calmandosi.
-Ma staresti benissimo…- disse Tom. Le guance della ragazzina si colorarono di rosso.
-Forza. Andiamo che ci richiamano per l’appello.- disse Tom alzandosi in piedi e porgendole una mano che lei accettò. Il tocco di Hanna fece venire al bel moro le farfalle nello stomaco, deglutì nervoso, nessuno gli aveva mai provocato una sensazione talmente forte.
Ma prima che potessero entrare nell’orfanotrofio Hanna venne presa da parte da una delle signore.
-Hanna sei stata adottata, fai le valigie.- disse fredda.
-Ma io voglio rimanere qui!- protestò la biondina. Tom non riuscì a non origliare, quello che sentì gli fece fare un infarto. Non avrebbe più visto Hanna.
-Muoviti Middelton!- ordinò la signora accompagnando Hanna nella sua stanza che, aveva reso colorata grazie ai numerosi disegni, che fu costretta a strappare.
Tom la vide, nell’uscio con le lacrime agli occhi.
La vide sussurrare ai suoi nuovi genitori, due facoltosi ricconi, qualcosa.
Corse verso Tom ad abbracciarlo.
-Non voglio che sia un addio questo Tom, ti voglio bene.- disse Hanna continuando a piangere, sapeva Riddle che tutto l’orfanotrofio li stava guardando ma in quel momento voleva solamente stringerla più forte, non voleva dirle addio. Ma come tutte le cose belle, anche quell’abbracciò finì e per  molto tempo non la rivide, ma riuscì ad appigliarsi ai suoi ricordi grazie alla sciarpa, che, nelle giornate fredde indossava malinconico. I suoi obbiettivi erano chiari, lui voleva il potere e avrebbe fatto di tutto pur di ottenerlo.
Il tempo passava e avevano intrapreso due strade parallele. Tom al suo quinto anno aveva già compiuto il suo primo assassinio risvegliando dalla camera dei segreti il Basilisco e aveva ucciso Mirtilla Malcontenta.
Hanna, Hanna viveva oramai nel lusso, feste tutti i giorni tra i grandi ricchi della città. A diciotto anni si sarebbe dovuta sposare, ma voleva solo scappare da quel mondo superficiale e inutile che chiamavano lusso.
-Forza andiamo.- ordinò Tom ai suoi seguaci i ‘mangiamorte’, lui, invece, era diventato Lord Voldemort. Odiava tutti i babbani, per questo si era cambiato il suo putrido nome che lo etichettava come mezzosangue. Ed ora era lì il bel diciottenne pieno di potere. Aveva già creato il suo primo Horcrux e ora era in procinto di crearne molti altri, la sua ascesa verso il potere e l’immortalità stava diventando realtà. Si era macchiato le mani dei crimini più brutali ma non aveva scrupoli, lui era il Signore Oscuro.
Eccola, una settimana e si sarebbe dovuta sposare. Si era ormai arresa, a volte aveva sperato di rivederlo, ma lui aveva progetti più grandi, era intelligente, aveva frequentato una scuola prestigiosa e sicuramente era diventato importante da qualche altra parte del mondo.
-Tom?- l’aveva visto di profilo mentre camminava per la Londra babbana, stava andando ad un concerto, era riuscita a convincere sua madre adottiva che ce la faceva da sola. Lui si girò, era cambiato tantissimo era diventato un uomo, aveva un accenno di barba, indossava uno strano mantello, gli occhi erano cambiati più di tutto.
-Hanna.- la salutò  senza un accenno di sorriso, era estremamente freddo.
-Sei cambiato tantissimo…- disse la diciottenne avvicinandosi, la superava di diversi centimetri.
-Non sono l’unico.- la osservò con i suoi occhi poco umani.
-Come va Tom?- disse Hanna sorridente, ma non era felice come una volta. L’aveva vista Tom, i capelli lunghi raccolti si erano oscurati, come la luce gioiosa che emanavano i suoi occhi, si era eclissata. Ma quando pronunciava il suo nome gli faceva fare un tuffo al cuore.
-Io bene, forse dovrei chiedere a te come va. Hanna.- sospirò il ragazzo. Appena l’aveva vista aveva pensato che la dovesse uccidere, ma come poteva anche solo lontanamente pensarci? Era l’unica persona alla quale aveva voluto bene.
-Sto male.- disse semplicemente lei, la stessa semplicità con la quale aveva detto di aver paura del temporale. Si sentiva terribilmente in colpa, ma lui amava il potere, aveva dei grandi progetti per sé.
-Sei molto cambiata, anche i tuoi occhi sono meno felici.- sussurrò Tom.
-Sono semplicemente cresciuta.- disse Hanna ed ecco le lacrime che cadevano nel suo viso perfetto.         Era diventata ancora più bella. Lui era l’unico con cui si apriva, infatti non aveva timore di piangere. ed ecco che lo abbracciava, come l’ondata di ricordi che lo investiva. Dio quanto gli era mancata, sì a Lord Voldemort era mancata un’insulsa babbana.
-Sono un assassino Hanna.- gli sussurrò all’orecchio Tom. Forse era l’unico modo per allontanarla da lui. Pensava che sarebbe scappata, che avrebbe visto nei suoi occhi quel tacito rimprovero. Tutto ma non quello. L’aveva baciato. Le lacrime si erano fermate. Aveva riacquistato tutto il tempo perduto con quel gesto…d’amore. Quando si erano divisi, lui si sentì svuotato, più di quando aveva creato il suo primo Hocrux. Il suo bacio era stato talmente leggero.
-Ti ho aspettato.- sussurrò Hanna mentre gli carezzava la guancia pallida.
-Non era un addio ricordi?- chiese Tom baciandola di nuovo, questa volta con più foga, aveva bisogno di lei, per una volta nella vita aveva bisogno di qualcuno.
-Mi devo sposare tra una settimana, non voglio!- disse Hanna staccandosi dal bacio. Tom sentiva la rabbia salire, gliene privavano nuovamente.
-Infatti non ti sposerai.- disse Tom indurendo la mascella.
-Tanto prima o poi tu te ne andrai.- sospirò Hanna. Lui le afferrò la mano e la trascinò in un vicolo vuoto.
-Hanna tu sei mia e le cose mie non me le toglie nessuno.- disse il moro togliendole una ciocca di capelli dal viso. Ed ecco il sorriso felice della ragazza che conosceva, era molto più bella quando sorrideva.
-Stai molto meglio così Hanna.- gli sorrise Tom togliendole il fermaglio dai capelli e farli fluire disordinati sulla schiena.
-Stasera dovevo andare ad un concerto.- rise Hanna, la risata cristallina di quando disegnavano nell’asfalto dell’orfanotrofio.
-Non cambieranno mai le cose tra di noi.- disse Hanna –Anche se non staremo insieme Tom. Devo andare.- sospirò Hanna. L’aveva persa e ora era stata lei a scappare.
-Ti amo Hanna…- disse Tom.
-Ti ho sempre amato.- lo guardò la ragazza per poi andarsene con le lacrime che le rigavano il viso. Non sarebbero mai potuti stare insieme, lui se n’era sempre andato via, quante volte si era sentita abbandonata. Tornava sempre quando era troppo tardi.
-Eh no Hanna Middelton non ti lascerò andare.- disse Tom ostinato rincorrendola.
-Quante volte mi hai abbandonata da 6 anni non so nulla di te, però ti ho sempre voluto bene, sei importante e so che la nostra amicizia non scomparirà mai, come del resto il nostro amore, ma sei arrivato troppo tardi Tom, mi devo sposare tra una settimana!- urlò Hanna con i capelli mossi dal vento di fine novembre.
-Lo so, ma questa volta non ti voglio perdere ti ho già persa troppe volte.- disse nervoso Riddle.
-Ma questa volta è una scelta mia. Sai quante volte ho sperato che mi portassi via da quello schifo che è stata la mia vita? Avrò tanti soldi ormai, ma dalla vita non volevo questo!- disse Hanna camminando veloce, mentre Tom la seguiva. La pioggia iniziava a cadere a terra, fredda.
-Hai ancora paura del temporale?- chiese Tom fermandosi. Hanna si girò.
-Te lo ricordi ancora?- chiese stupita.
-È stato il nostro primo incontro dopotutto, come scordarsi- disse il ragazzo intrecciando la sua mano con quella di Hanna. Erano nel bel mezzo di un temporale.
-Perché mi rendi così difficile andarmene?- chiese Hanna con le lacrime che si confondevano con la pioggia.
-Perché non voglio che te ne vai!- disse abbracciandola. Lei rispose stringendolo forte.
È così che a Tom piace ricordarla, abbracciata a lui. Ma come ho già detto tutte le cose belle finiscono. E Hanna se n’era andata come aveva detto e lui non era stato in grado di tenersela per sé, aveva giurato, sarebbe stata l’unica che avrebbe mai amato. Perché l’amore rende deboli, l’aveva fatto star male. Perché dopo 2 anni lei era morta, le avevano sparato. L’unica cosa che aveva potuto fare era lasciarle una rosa rossa nella tomba.
Ed ora era lì, morto, probabilmente neanche con l’eternità della morte si sarebbero potuti rincontrare, lui sarebbe stato all’inferno, perché la sua anima era spezzata lei sicuramente in paradiso perché era pura gioia che però aveva amato le tenebre che c’erano in lui.
  
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