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Autore: Follow The Sun    15/08/2014    1 recensioni
Sono sopraffatta... Il corpo ridotto al limite, la mente vuota e le mie emozioni sparse al vento. Allunga una mano dietro di sé, toglie l'umido lenzuolo dal fondo del letto e me lo avvolge intorno al corpo. 
La stoffa fredda ed estranea mi fa rabbrividire.
Lui mi circonda con le braccia, tenendomi stretta, cullandomi possessivamente avanti ed indietro.
«Perdonami» mormora vicino al mio orecchio, la voce sciolta e desolata.
Mi bacia i capelli, un bacio, e un altro.
«Scusa, davvero»
Gli affondo la faccia nel collo e continuo a piangere, uno sfogo liberatorio.
Uso un angolo del lenzuolo per asciugarmi la punta del naso e a poco a poco mi rendo conto che quella visione non è poi tanto male.
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Questo è il remake della storia "she's a good girl", quella vecchia è stata cancellata, dati gli scarsi progressi.
Spero che questa versione sia meglio di quella vecchia :)
Se vi va fatemi sapere come vi sembra.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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"She's a good girl." Capitolo 2.

"Clifford"

Misi nel cassetto della mia nuova scrivania tutte e due le buste, aprii l'armadio e scelsi i vestiti.
Essendo Agosto, optai per dei jeans attillati e una felpa nera con la scritta dei Nirvana.
Era strano il cambiamento di temperatura che avevo passato, prima il caldo di Milano, poi il freddo di Sidney.
Infatti, in Australia, solo verso Novembre ci sarebbe stato il vero caldo.

Uscii di casa velocemente per evitare le lamentele di mia madre come "siamo qui da poco, stai attenta, già esci?" e mi strinsi nella felpa per scaldarmi il più possibile.

Il venticello freddo trapassava ogni pezzo di stoffa possibile rendendo ogni mio singolo passo una piccola tortura da sopportare.

Mi inoltrai nel centro di Sidney.

Ogni persona sembrava avesse un compito preciso da svolgere, sembrava programmata per uno scopo singolo, erano tutti così indaffarati, così tanto che non prestavano attenzione agli altri, ognuno pensava a se' stesso, all'appuntamento dal dentista, alla riunione con il capo, al funerale del prozio, al battesimo del nipote, insomma, ognuno se ne stava per i fatti suoi.

I bar erano poco affollati, si intravedeva  ogni piccolo dettaglio al suo interno, gente che ordinava un cappuccino, altra che beveva del the', altri pronti a pagare con i soldi in mano, si vedeva di tutto.

Camminando, mi ritrovai davanti ad un locale con una scritta gialla, non feci tempo a leggere il nome che un ragazzo mi si scaraventò addosso facendomi finire a terra.

-merda, c'è altra gente, andiamocene, sarà per la prossima volta, Clifford- disse un ragazzo che era uscito dal locale dopo quel cadavere che avevo addosso.

-cosa cazz...- sussurrai in italiano.

"Clifford", o come lo avevano chiamato, si scansò da me molto goffamente.

-scusami, sai, quelli non mi danno tregua da un po'- disse indicando nella direzione in cui erano scappati quei ragazzi.
-certo che sei pesante, batti pure mio padre- dissi alzandomi da terra.
-scusa, davvero- rispose massaggiandosi il fondoschiena.
-sei messo abbastanza male- dissi aiutandolo ad alzarsi.
-lo so, ma sai, quelli non mi lasciano stare, in più, la band in cui suono vorrebbe esibirsi qui, ero venuto per chiedere, ma quelli, appena mi hanno visto uscire di qui, mi hanno preso a calci nel culo- 

Mi misi a ridere data la strana storia di quel Clifford e mi fermai a guardarlo.

-ti va di accompagnarmi a casa?- si tolse il cappello che aveva in testa -non vorrei che quelli della banda "pop" mi prenda ancora di mira- disse scompigliandosi nervosamente i capelli.
Annuii e ci incamminammo verso le vie deserte del centro di Sidney.

-italiana?- domandò d'un tratto.
Annuii con la testa.
-il gatto ti ha mangiato la lingua?- chiese ironico.
-no, macché- risposi.

Restammo zitti per un po', casa sua doveva essere molto distante, dato che intorno a noi c'erano solo grandi edifici blu.

-so che ti sembrerò strano a causa dei miei capelli biondi tinti, ma sono un ragazzo normale, solo mi piace cambiare, ogni tanto- disse guardando in avanti.
Io non risposi, non dissi nulla, mi limitai ad osservare il nuovo mondo in cui ero capitata, un nuovo mondo da scoprire.

Clifford si fermò di colpo.

-le prove!- urlò mettendosi le mani nei capelli.
Lo vidi cercare qualcosa nella tasca destra dei pantaloni.
Prese in mano il suo cellulare e spalancò gli occhi.

-è tardissimo, scusa, devo andare- disse quasi pregando.
-certo- dissi abbastanza confusa.

-hai un telefono fisso?- si fermò a sbloccare il cellulare -così ti chiamo per scusarmi e magari offrirti qualcosa- disse guardandomi negli occhi.

Solo allora notai i suoi occhi di ghiaccio.
Erano un misto tra azzurro cielo ed un verdino strano.

-non ce n'è bisogno, davvero, comunque puoi trovarmi al nome di Evans- dissi sorridendo.

-bene, allora ti chiamo- disse allontanandosi di corsa e salutandomi con la mano.
Ricambiai il gesto e me ne andai, di nuovo sola.

Penso di averci impiegato più di un'ora per tornare a casa, Sidney, girata da sola, sembrava ancora più grande e affollata.

Mi persi circa due o tre volte, però alla fine, tornai a casa sana e salva.

-sono a casa- urlai appena entrata in casa.
-ce ne hai messo di tempo, iniziavo a preoccuparmi- rispose mia madre dalla cucina.

Mia madre che cucina? Strano.

-sempre la solita esagerata tu- dissi salendo il primo gradino per andare nella mia stanza.
-ah, a proposito, Michael Siffords ha chiamato, ti cercava, è un tuo amico?- domandò.

Michael Siffords?
No, mia madre era fumata, sicuramente.

-sicura non abbia detto Clifford?- domandai ridendo.
-forse, ma è lo stesso- rispose.

Scossi la testa e andai in camera mia.

Avevo dimenticato il cellulare a casa, e avevo due chiamate perse, di un numero sconosciuto.
Ci avrei scommesso tutto l'oro del mondo che era Clifford.

Salvai il suo numero in rubrica al nome di "Clifford :P".

Probabilmente lo avrei cambiato non appena avrei imparato a conoscerlo meglio.

Ero stanca, come prima settimana in Australia, non era male, molta tranquillità, ma anche un pizzico di movimento e divertimento.

Sbloccai il mio iPhone andando a controllare la mia home di Twitter.
Era strapiena di messaggi da parte di alcuni amici italiani e inglesi, dicevano tutti che la mia non-presenza si faceva sentire e che mancavo molto a tutti quanti.
Che carini.

Bloccai di nuovo il cellulare, notando che era già mezzanotte.

Decisi di non pensarci troppo e di andare a dormire definitivamente.
Non mi piaceva dormire con troppo buio, mi metteva l'ansia, come se fossi sempre osservata, proprio per questo, prima di andare a dormire, aprivo di poco le persiane, appunto per far trasparire un po' di luce e sconfiggere il troppo buio che campeggiava in quella stanza vuota.


Everyone else in the room can see it...
Everyone else but yo-ou...
Baby you light up my world like nobody else...
The way that you flip your hair gets me overwhelmed...



-pronto- dissi prendendo in mano il cellulare.
-amoree- quasi urlò la voce dall'altra parte.
-Lucas ma il fuso orario dove lo hai messo? In padella con le zucchine?- domandai sedendomi sul letto.
-ah, scusa, me lo ero dimenticato- disse lui abbassando la voce.
-che ore sono da te?- domandai.
-beh, qui a Milano sono le otto di sera- disse lui dopo un po'.
-grazie al cazzo, qua è notte fonda- 
-dai amore, scusa, ti richiamo stanotte, okay?- disse dolce.
-non disturberei per niente al mondo il tuo sonnellino- dissi ironicamente.
-ha ha ha, mi conosci- 
-bene, io ritorno a dormire, domani vado a vedere quella cosa chiamata college- 
-buona fortuna e buona notte- 
-grazie, anche a te-
-ciao amore- disse lui.

Riattaccai a mi distesi sul letto.





Ciao bellezze!

Allora, prima cosa, mi ha fatto piacere vedere che 3 persone hanno già messo la storia tra le seguite e 1 persona tra le preferite, davvero, grazie, mi rendete felicemente felice :3

Allora, entrata di scena del nostro Clifford, o come direbbe la signora Evans, Siffords :')

Premetto che Evans è il cognome della protagonista, il padre, Mark, è inglese, mentre la madre, Eleonora, è italiana.

Bene, non so cosa aggiungere, vorrei sapere cosa ne pensate, dato che il primo capitolo era più silenzioso del deserto del Sahara.

Baci bacissimi,

-ValeLoka00


  
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