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Autore: imcecy    15/08/2014    1 recensioni
Cece è una ragazza simpatica e solare, con tanti amici e un sogno nel cassetto, fare l'artista. Ma la nostra protagonista ha un passato oscuro che continua a tormentarla, almeno fino a quando non conosce Ian - Sì, proprio il famoso attore e modello Ian Somerhalder - fra di loro nasce qualcosa, qualcosa di intenso, passionale e travolgente, ma...
***
Le citofono e finalmente scende; intorno a noi è tutto buio, le uniche luci in tutta la strada sono i lampioni, le lampade di poche case e i suoi occhi…
(...)
- ehi- mi saluta lei incerta –Cosa c’è?
- Ciao… volevo vederti- rispondo io fermo- devo parlarti.
- Bene allora…- mi incoraggia lei curiosa
- tu che propositi hai fatto per quest’anno?
Lei mi guarda interrogativa per rispondermi:
- Bé vorrei che quest’anno nuovo mi porti un nuovo lavoro… un lavoro per cui sono portata e che mi piaccia davvero- mentre parla i suoi occhi brillano di speranza –sai, un lavoro che abbia a che fare con l’arte…. Perché?
- Perché io quest’anno e tutti gli anni a venire voglio solo una cosa- inizio io deciso- voglio stare con te… solo con te!- dico io tutto d’un fiato convinto.
é la mia prima FF, siate clementi!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Candice Accola, Ian Somerhalder, Joseph Morgan, Joseph Morgan, Nuovo personaggio, Paul Wesley
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cece’s Pov.
DRIIIIIIN Oh no la sveglia! La sveglia… la sveglia? Un momento io non ho impostato la sveglia ieri! E chi ha aperto la finestra?! Si muore di freddo… Di malavoglia mi metto a sedere sul letto; un ciuffo di capelli più gonfio del solito mi cade sull’occhio destro e il mio piede sinistro penzola dal letto prendendo freddo. Mi giro verso l’armadio e trovo mio fratello con un improbabile sorriso a trentadue denti: - mi sono persa qualcosa?- chiedo rabbrividendo per una folata di vento gelido. - alzati- fa lui fregandosene della mia domanda - Chiudi la finestra- ribatto io, cercando di arrivare a un compromesso. Lui sbuffa e finalmente con molta poca delicatezza sbarra le ante, poi si avvicina e mi fa un gesto con la mano per incitarmi a mettermi in piedi. Così facendo, abbandono il mio caldo, morbido e accogliente letto, posizionandomi dritta davanti a lui. Stefano prima mi gira un po’ intorno osservandomi: - so di essere ridicola e incoerente con i pantaloni di flanella bianchi e neri e la canotta viola scuro, ma ti prego arriva al punto- sbotto io, incrociando le braccia al petto spazientita. - ah bé, la consapevolezza di sé è importante nella vita…- mi sfotte lui,per poi proseguire ad un mio cenno del capo- abbracciami! A questa sua esclamazione, rimango sbigottita, ma lui sembra non essersene accorto e quindi dispiega le ali come un’aquila reale e mi soffoca fra i suoi muscoli. Io presa alla sprovvista apro le braccia per ricambiare ma rimango ferma. Stop. Feel like Rose De Witt Bukater in Titanic Alla fine ricambio l’abbraccio, iniziando a prenderlo in giro; come ho fatto a non pensarci prima: deve essere iniziata l’ultima fase del conflitto interiore di Stef, l’attaccamento morboso a tutto ciò che gli capita sotto tiro. Dopo questo periodo, dovrei riuscire a parlargli… Speriamo! La giornata passa velocemente: la mattina andiamo a prendere Leonard all’aeroporto e ci fermiamo al McDonald lì vicino a mangiare; nel pomeriggio scarico mio fratello e l’amico a casa di Becky e torno a casa per mettermi d’accordo con Larry sulle decorazioni per la festa – lui vuole fare a mo’ di Barbie Gay Pride, con fenicotteri fucsia e rose bianche per centrotavola… Ma la vigilia del mio compleanno non finisce qui, oh no, così è troppo poco stancante… Insomma ritorno all’ aeroporto – che ormai per me è una seconda casa – dato che l’aereo di April sarebbe atterrato di lì a poco, mentre vado a prenderla ho giusto il tempo di litigare con il proprietario del pub dove si terranno i festeggiamenti. Giuro, mi sta per venire una crisi di nervi! Meno male che arriva la dottoressa a calmarmi, altrimenti di sicuro avrei ucciso qualcuno… Inizio a cazzeggiare con April: torniamo a casa, le faccio fare un tour dell’appartamento, le presento Larry, le mostro il quartiere, le consiglio in quale ristornate andare (deve andare a cena con Chris e con la sua nuova-vecchia fidanzata), le illustro l’organizzazione del giorno seguente… e tutto senza smettere un attimo di ridere, sfotterci o canticchiare… che vi devo dire, la pazzia va condivisa! Comunque per quanto mi piaccia stare in sua compagnia, devo abbandonare April ad una noiosa cena con quella troia… ehm, volevo dire, quell’adorabile ragazza che Chris si ostina ad amare. “sei un po’ troppo stronza nei suoi confronti…” Ma lei è una… città greca del Peloponneso! “infondo Christopher non ha mai detto nulla su Ian.” Certo che no! L’avrà visto due o tre volte, mentre io ho dovuto sorbirmi i loro tira e molla per più di un anno. E poi Ian è fantastico! “Sarà… ma io starei attenta a non esternare i miei pensieri, se fossi in te.” Ma tu sei me: la versione stupida! “ah-ah-ah!” … Comunque stavo dicendo, prima di essere interrotta da una fastidiosa presenza, che non potrò stare con April stasera, perché Ian mi porta a cena fuori! Non so perché, sinceramente, contando che devo dormire da lui e che comunque domani sera ci sarà la festa… ma sono così felice da non preoccuparmene proprio! Così sia io, che April iniziamo a prepararci. Lei indossa un paio di shorts neri, con da sotto dei collant pesanti e da sopra un maglioncino beige della Burberry, ricevuto come regalo di Natale, abbinato alle sue inseparabili ballerine; inoltre mette degli orecchini pendenti, abbastanza piccoli, con il disegno di un omino di pan di zenzero e un cerchietto nero nei capelli, per tenere indietro la frangetta un po’ troppo cresciuta. Mette un po’ di fondotinta per nascondere l’aria cadaverica da specializzanda dell’ultimo anno, un velo di ombretto marrone e un bel rossetto rosso. Che carino che il mio tesssssoro! Io invece indosso un paio di pantaloni neri aderenti, con degli stivaletti dello stesso colore e da sopra una blusa color glicine e la giacca di pelle; metto un bracciale della Ops e un paio di punti luce, come orecchini. Lascio i capelli sciolti, che mi cadono sulle spalle e metto un lucidalabbra – che a detta di April è invisibile – e un filo di eye-liner sugli occhi. Appena finisco di sistemare la borsa (con cambio ecc.) bussano alla porta. Spero proprio che sia Ian: voglio presentarlo ad April e poi l’ultima volta che ho sentito Chris abbiamo litigato… “ecco appunto.” Sinceramente, non me ne preoccupo più di tanto, il mio rapporto con lui è sempre stato un po’… strano, ma mi capisce come solo un vero amico sa fare. Con April è tutta un’altra storia: non abbiamo mai litigato… almeno credo… non saprei, in genere mentre discutiamo ridiamo sempre o ci prendiamo in giro, quindi… “Vabbè, lascia stare. Voi siete un caso a parte!” E siamo fiere di esserlo!! Apro pimpante la porta e mi ritrovo davanti il mio attore preferito in tutta la sua magnificenza! “Credevo che il tuo attore preferito fosse Johnny Depp” Vocetta – stronzetta, rovinami la serata e non avrai più diritto di intervenire nella mia vita! “se, figuriamoci! Tu hai bisogno di me” Certo come un piede ha bisogno della sua irritante verruca… Io ti ho avvisato. … Comunque, tornando a noi, sono io o Ian è più bello del solito? Indossa un semplice jeans, una camicia bianca con i primi due bottoni sbottonati e una giacca sportiva nera. Appena mi vede, mi bacia assaporando a fondo le mie labbra: - Ciao anche a te- mormoro io staccandomi e sorridendo sorniona – Entra- concludo io invitandolo dentro. Nel frattempo April esce dall’oscurità del corridoio e dopo un attimo di incertezza si fa avanti: - Piacere April, sono la…- inizia lei allungando la mano gentilmente, ma viene interrotta da Ian che conclude la frase al posto suo: - La migliore amica di Cece, lo so!- esclama lui, baciandole la mano, da vero gentiluomo – Mi ha parlato tanto di te… e sappiamo entrambi che quando inizia a parlare nessuno la ferma!- fa lui guardandomi con aria divertita. Io in tutta risposta gli faccio la linguaccia, fingendomi offesa. April ride: - Però, Cece non scherzava: dal vivo sei MOLTO meglio!- dice lei, con un sorriso malizioso; le lancio uno sguardo tagliente, col risultato che il suo “ghigno malefico” si allarga ancora di più! - ah si?- chiede Ian – Ha detto proprio così?!- ridacchia lui sotto i baffi. - Può darsi- rispondo io vaga. - allora dove hai prenotato?- chiedo io, cambiando discorso. - in un ristorantino perfetto, ti piacerà di sicuro! Si chiama “The Forbidden Fruit”; è un posto davvero bello a mezz’ora da qui- fa lui entusiasta, per poi concludere, in direzione di April – perciò, spero mi scuserai April, ma è meglio che ci avviamo. - va bene, vi perdono. Buona serata!- ci saluta lei, lanciandomi un ultimo sguardo eloquente, prima che io mi chiuda la porta alle spalle. Passiamo piacevolmente il tragitto verso il ristorante, punzecchiandoci a vicenda. Quando sono con lui mi sento più serena, più vera! Arriviamo al ristorante e devo dire che Ian aveva davvero ragione: mi piace tantissimo! Ha un’aria costosa, ma non pretenziosa. È illuminato a giorno e tutti i tavoli hanno una delicata tovaglia bianco sporco, i mobili sono di uno strano giallo pallido che dona al locale un’ aria più antica, inoltre il muro della parte sinistra della sala è ricoperto da specchi, che la fanno sembrare molto più grande. Un giovane cameriere, con una bizzarra coda di cavallo bionda e due grandi occhi da cerbiatto, ci accompagna al nostro tavolo – quasi al centro della sala – e ci porta i menù. Devo dire che sta andando tutto per il meglio, eppure – nonostante non abbia ancora toccato cibo – sento come un peso alla bocca dello stomaco… vedremo.
Ian’s Pov.
Cece stasera è davvero bellissima, sembra emanare luce propria. Entriamo nel ristorante in cui ho prenotato e un cameriere – alto almeno due metri – dopo aver passato ai raggi-x la MIA Cece, ci accompagna ad un tavolino tondo. Io da vero gentleman, quale sono, scosto la sedia per far sedere Cece, che mi ringrazia con un bellissimo sorriso, e mi accomodo al mio posto. Dopo aver scelto le prime pietanze dal menù, iniziamo a parlare e – dato che non riesco a resistere fino alla fine della serata – decido di darle il regalo per il giorno dopo: - Ian, sul serio, non dovevi!- inizia lei, ma io la interrompo prontamente. - Invece si e spero che ti piacerà, ora tieni.- faccio io fermamente, passandole una scatoletta rettangolare di velluto nero. Lei la apre e i suoi occhi si illuminano, così io sbotto: - Ti piace?- non le do nemmeno il tempo di rispondere che continuo nervosamente –se non ti piace, scusami… ma appena l’ho visto ho pensato a te e ai tuoi occhi e…- non mi fa concludere la frase, anzi direi proprio che mi tappa la bocca con un bacio a stampo. - è bellissimo!- dice lei con un meraviglioso sorriso –è davvero… davvero… WOW! Quando sorride ha quell’aria da bambina che la fa sembrare ancora più dolce, non resisto e la bacio: - mi fai un brutto e forte effetto!- mormoro io sulle sue labbra, prima di baciarla di nuovo; lei si stacca e con un sorriso malizioso bisibiglia: - un effetto forte di sicuro, ma brutto… non credo proprio!- la bacio ancora, ma il cameriere, servendoci la prima portata, ci interrompe. Lei ignora completamente il piatto di antipasti di mare, che Mr. Muscolo gli ha posizionato davanti e si allaccia al polso sinistro il bracciale che le ho regalato. È un braccialetto della Pandora, collezione invernale; me lo ha consigliato mia sorella, ma l’avrei scelto comunque, perché al lato destro c’è un’acqua marina con mille sfaccettature diverse; giuro, appena l’ho vista mi sono venuti in mente i suoi occhi. Lei alza lo sguardo dal piatto ed incontra il mio… da quanto tempo è che la sto osservando?! “un bel po’ contando che hai quasi finito la prima portata!” Oh… cavolo ma che mi succede stasera? Non sembro io! Sono nervoso e suscettibile, eppure la serata sta andando a gonfie vele! - Hei, tutto bene?- chiede lei vedendomi sovrappensiero. - si scusa, stavo pensando… - a cosa? Se posso chiedere- fa lei innocentemente incuriosita - a stasera- le sorrido io, per rassicurarla. Parliamo piacevolmente del più e del meno e, tra baci rubati e risate, passa una splendida ora. Ma, arrivati al dessert, mi azzardo a chiedere: -allora il 7 arrivano i tuoi?- lei mi guarda in modo strano e risponde: -no, verranno verso la fine di gennaio, per fortuna! -perché per fortuna?- faccio io stranito. -Bé… posso essere sincera?- chiede lei con aria quasi colpevole; io annuisco – Non saprei cosa dirgli di noi.- conclude lei, abbassando lo sguardo. Io la guardo gelido: - Perfetto- mormoro tra i denti. - è la verità- sbotta lei – o volevi sentirti dire che non ho posto a casa?! Distolgo lo sguardo dai suoi occhi e sussurro: - vado a pagare il conto- so che non è finita qui… La strada verso la mia Volkswagen è accompagnata da un tesissimo silenzio che, sinceramente, trovo insopportabile! Cece sale in auto e sbatte la portiera con nervosismo: - Dì qualcosa… per favore!- mormora lei con voce rotta - che vuol dire? Che significa che non sai cosa dirgli di noi?- domando con voce alterata dalla rabbia e dalla confusione. Lei chiude gli occhi e sospira, poi mi guarda e risponde: - Ian io ti amo… tanto, ma… insomma- si interrompe spesso, per cercare le parole giuste – Non stiamo insieme da tanto, eppure… per tutti siamo la nuova coppia, siamo usciti su una rivista, i miei ti vogliono conoscere- abbassa lo sguardo e, non so perché, ma mi sento uno schifo –Voglio dire… sono sicura di ciò che provo per te, ma, se ci pensi,non ci conosciamo nemmeno così bene…- i suoi occhi sono lucidi, e la sua voce trema. Prendo la sua mano nella mia e la stringo: -Ehi! Hai ragione…- inizio io- ma abbiamo tutto il tempo per conoscerci e, sinceramente, non vedo l’ora- a quelle parole Cece mi dona un debole sorriso- i tuoi genitori mi ameranno, come d’altronde è inevitabile…- lei ridacchia, ma la sua risata si spegne nel momento esatto in cui io formulo la frase: -e per l’articolo non preoccuparti… ci pensa il mio agente.- detto questo, mi avvicino per darle una bacio sulla guancia, ma lei si allontana. La guardo confuso negli occhi e mi gela sul posto… E ora che ho detto?! Cece’s Pov. Che idiota! Se gli sguardi potessero uccidere, ora Ian non starebbe dicendo tutte queste cazzate! -Ma come ti permetti?!- faccio io allibita; lui sembra sempre più confuso, cosa che mi fa solo innervosire di più –è la mia vita! Tu sei un attore, capisco che ci sei abituato, ma io… anche io sono finita su quel giornale! - si è vero, ma… - ma nulla!- lo interrompo- smettila di comportarti come se questa cosa non mi riguardi…- lui mi interrompe, con voce stranita: - Si lo so, stavo solo cercando di non farti preoccupare di questo … -cioè mi stai trattando come una bambina di cinque anni?!- lo interrompo di nuovo io, lui alza gli occhi al cielo - No- tuona –non è vero! - E allora perché mi stai tenendo fuori da questa storia… non è propriamente carino nei miei confronti- ho iniziato a sbollire la rabbia, ma il mio tono di voce resta acido. -Perché non sarà l’ultima volta!- la sua voce è profonda, ma capisco che sta cercando di trattenersi dall’urlarmi contro, e sento che tutta la creme brulè, mi sta lentamente risalendo dallo stomaco- Capiterà ancora, e… per quanto i giornalisti non si sarebbero dovuti permettere di pubblicare quell’articolo, nel mio mondo succede così e…- continua lui senza staccare gli occhi dal cruscotto dell’auto –non te lo volevo far pesare, perché voglio che anche tu faccia parte di questo mondo… del mio mondo- balbetta lui. Non capisco come delle parole così dolci possono essere dette con una tale rabbia. Lui mi guarda e poi sospira: - Pensa quello che vuoi… io non ti ho mai trattato come una bambina.- quasi sussurra- so che ha ragione, ma allora perché è così difficile ammetterlo. Nel frattempo siamo arrivato a casa sua, mi apre la porta – da vero gentleman – ma non mi guarda negli occhi. Non è nemmeno mezzanotte, ma io mi sento stanchissima! Io ed Ian ci prepariamo per andare a letto, senza mai scambiarci una parola… mi sento così di merda! Non è così che avevo immaginato la nostra serata, uff! Devo rimediare: - Ian senti- inizio, per attirare la sua attenzione. Lui si gira verso di me, mostrandomi i suoi addominali da svenimento- mi dispiace, non volevo dire quelle cose, è solo che riguardo la storia del giornale… sei stato un po’ evasivo e, non ne immaginavo le motivazioni.- siamo entrambi a piedi del letto, a separarci c’è poco più di un metro –scusa, non voglio litigare con te! Contando poi le dolcissime cose che mi hai detto…- non so come esprimermi, le uniche parole che mi escono dalla bocca sono: -Io ti amo, ti amo tantissimo! Con un passo lui azzera le distanze fra di noi, dandomi un bacio spinto. - Quindi, mi perdoni?- sussurro sulle sue labbra. - mhm, dipende- sorride lui con sguardo malizioso. Mi mordicchia il labbro inferiore per poi riprendere a baciarmi con più foga. Ma, proprio mentre inizio a sbottonargli i primi bottoni della camicia, mi squilla il telefono. Emetto un verso di lamento, ma lui staccandosi da me mi incoraggia a rispondere. Storco il naso guardando la schermata, con prefisso +39… gli zii! Scendo in cucina per non dare fastidio e la squillante e italiana voce di mia cugina Daniela mi riempie le orecchie. Il cielo si fa sempre più buio, gli sbadigli sempre più lunghi e sonori e gli occhi sempre più rossi… ma niente il telefono di mia cugina fa il giro di tutti i parenti… ma che dico? Di tutto il paese! Cavolo è quasi l’una di notte, il mio cervello è sconnesso tanto che non riesco nemmeno più a distinguere quando la gente mi parla in italiano o in inglese… sto messa male! Dopo un saluto generale in vivavoce, dove mi sono lasciata sfuggire un buonanotte, mi lasciano libera di annegare nel mio sonno. Struscio pesantemente i piedi fino alla camera di Ian, mi metto a letto e affondo la testa nel cuscino. Solo quando Ian si muove alla mia sinistra, mi ricordo della sua esistenza: - Scusami, non volevo svegliarti- mi scuso io mortificata. - non mi hai svegliato- mente lui –non ti preoccupare- si rigira nel letto, mettendosi a pancia (si fa per dire!) all’in su. Decido di accoccolarmi su di lui che, stringendomi dolcemente, mi chiede di chi fosse la telefonata, permettendomi di raccontargli dei vari parenti italiani. Poco prima che io chiuda gli occhi, Ian mi dà un bacio sulla fronte e mi sussurra: - Buon compleanno e
buonanotte!- con queste ultime parole, mi abbandono finalmente tra le braccia di Morfeo.
 
***
Bitches I am back!
Scuuuuusaaaateeeee, so di aver fatto un ritardo madornale ma solo ieri sono riuscita a recuperare il computer... chiedo perdono!
Ad ogni modo... ecco il nuovo capitolo, spero vi piaccia e - come sempre - recensiteeeeee!
Alla prossima! :*
  
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