Non riusciva in alcun modo ad integrarsi in un qualsiasi contesto sociale.
In realtà,Audrey non amava farlo.
Si auto-emarginava ogni qualvolta veniva a trovarsi in mezzo ad un gruppo,fosse esso composto anche solo di due singole persone. Quella che considera l’uomo un animale di indole socievole,era una filosofia tanto assurda quanto illogica. Gli uomini si associano tra loro per interessi personali,nascosti sotto irritanti maschere d’ipocrisia e  perbenismo.
Questo,con i suoi occhi neri e lucidi come pece,Audrey riusciva a vederlo.
Homo homini lupus.
Questa era la dialettica in cui si muoveva società. Per questo veniva indicata dalla gente,quella gente che cammina con le etichette in mano,”quella ragazza con un che di strano”.
Silenziosa. Riflessiva. Poco gliene importava,del giudizio altrui. Le facevano addirittura un favore a starle lontana. La società era un virus,doveva starne alla larga.
Da sempre provava un sentimento d’indifferenza verso le tendenze ludiche dei suoi coetanei,adolescenti come lei. Si teneva a debita distanza dalle disco,dalla musica a palla,droga,alcol e tutte le robe infernali che riteneva nient’altro che l’ennesima piaga sociale.
Preferiva invece che il mondo non si accorgesse di lei,riempiva le giornate con il benessere della propria solitudine. Non aveva chiesto di nascere,ma riteneva un diritto naturale quello di vivere a modo suo.