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Autore: _Riddle    15/08/2014    3 recensioni
Hellous, people!(?) { presenza di una paring poco calcolata e che ucciderà i vostri sogni{?} } { EndHiro everywhere💚}
Ambientata nel 1968, durante le rivoluzioni studentesche_
{}
" In un baleno, l’orda chiassosa penetrò nell’università. Gridavano, protestavano, urlavano a squarciagola. I pavimenti tremavano sotto a quei passi talmente veementi. Uno dei bidelli tentò invano di sbarrare loro la strada del corridoio, tramite un sudicio moccio. Inutile, nulla poteva fermare quella furia combattente di giovani inferociti.
[...]
- Tu…sei il mio tramonto -
[...]
- Hiroto, non è sbagliato. Non importa se c’è qualcosa di incredibilmente sbagliato in tutto ciò, se riesce a renderti felice, allora non sarà errato. Le felicità non è uno sbaglio – "
Genere: Azione, Fluff, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Mark/Mamoru, Un po' tutti, Xavier/Hiroto
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Non è sbagliato se ti rende felice.
Autore: a i k a
Lunghezza: 1.788 parole in tutto.
Rating: giallo
Paring: EndHiro con qualche accenno alla HiroMido
Note: alloura, questa fiction è ambientata nel 1968. Per chi non lo sapesse, questo è l’anno in cui ci furono le rivolte studentesche a causa di un sistema scolastico – soprattutto universitario – in cui i figli dei benestanti facevano carriera e si laureavano, mentre i ragazzi provenienti da famiglie “umili” , di solito, non si laureavano mai, relegandoli ai campi o alle fabbriche a fare la fame.
Non so se questi dati siano proprio esattissimi, poiché trattare una storia a sfondo storico non è un’impresa da poco ( e poi in storia non sono ancora arrivata al 900, ma dettagli uwu). Quindi, questi giovani senza futuro organizzavano delle vere e proprie rivolte per ribadire questo fatto, per far valere i propri diritti, i diritti di tutti. Tra le numerose scuole in Italia, ho scelto la “ Cattolica ” di Milano. Un altro dettaglio che mi urgeva dirvi sono i nomi. Anche se siamo in Italia, uso quelli giapponesi. Avevo pensato di cambiarli tutti in italiano, solo per questa fic, ma dopo ho optato per la prima proposta. Ehm…potreste per favole(?) chiudere un occhio? Grazie a tutti e buona lettura.

 
 
- Uhm… quanto ci mettono ad arrivare gli altri?! – digrignò esasperato un ragazzo, sbuffando rumorosamente tramite labbra sottili.
- Tu e la pazienza non vi siete mai incontrati, neh Haruya? – sibilò sarcastico quello che sembrava il più autoritario, mentre un biglietto dall’aspetto consunto si specchiava in un paio di iridi siderali.
- Cosa dice quel coso? - esclamò Midorikawa, con una vena di curiosità, rigirandosi tra le dita una ciocca di capelli color pistacchio.
- Da qua! – intervenne secco un fanciullo dai lineamenti nobili. Strappò bruscamente il pezzo di carta dalle mani del rosso e recitò con un tono di voce piuttosto alta:

 
 
Accettiamo l’invito! Ovvio che faremo capire loro che noi non siamo inferiori e che il diritto di proseguire gli studi e laurearsi non spetta solo ai figli di papà! Maledetti raccomandati. Allora ci vediamo alle 7.30 davanti alla Cattolica.
 
 
 
- La scrittura di Endou… - sussurrò pacatamente, posando un amorevole sguardo su quell’inchiostro nero onice.
Conosceva bene lo stile di scrittura del moro: avendo frequentato sia le medie che le superiori insieme, era abituato, quasi affezionato, a quelle lettere confuse e sbilenche e a quello stile così diretto d’espressione. Non utilizzava mezzi termini, mai. Tutto ciò che componeva risultava, nella sua infinità infantilità, profondo. Dettava le giuste parole che lasciavano il segno. Precise, seppur appartenenti a un bagaglio lessicale poco ampio. Hiroto le amava, da tempo incubate nei meandri del suo cuore. Lui, talmente abituato a inserire termini sofisticati e dallo sfondo aristocratico, girava intorno all’argomento per, come minimo, cinque o sei righe.
 
- Se non arrivano, giuro che …-
- La tua irascibilità mi disgusta - lo interruppe Suzuno, socchiudendo le palpebre per ritrovare un briciolo di contegno e inspirando rumorosamente, irritato.
- Ah, si? Sono io il disgustoso qui? Mi fai pena, Fuusuke –
- Attento a come parli – ringhiò torvo.
- Dai, ragazzi, non litighiamo proprio adesso – disse pacificamente il verde, contrapponendosi ai due.
- Guardate laggiù! - urlò Kiyama, indicando col dito un gruppo numeroso di giovani che impugnavano cartelloni di protesta. Li sventolavano nell’aria frizzantina, li esibivano orgogliosamente nel viale, deserto ancora per poco.
 
- Eccovi - ti -, finalmente – disse mellifluo Hiroto, dirigendosi verso il castano.
- Scusami tanto Kiyama-san, mi dispiace! Ci tenevo molto a essere puntuale, per una volta…– ammise dispiaciuto, convinto d’aver scocciato l’amico per il ritardo.
- Tranquillo, lo so quanto è importante anche per te…-.
Gli accarezzò dolcemente la guancia con le nocche delle lunghe dita. Non serbava timore nel farlo davanti a tutti. Non stava compiendo niente di sospetto, dopotutto.
Il minore aprì un sorriso smagliante, abituato a quei contatti talmente “strani” che gli riservava l’albino. Per lui segnalavano un modo per esprimere amicizia e alleanza, niente di più.
 
Al contrario, Midorikawa era al corrente dell’omosessualità dell’altro, e non osava confidarlo a nessuno: lo avrebbero escluso, sfottuto, emarginato per l’eternità, forse condannato giuridicamente - e sicuramente nei rapporti sociali - .
“ Vengono viste proprio male certe persone, in questi tempi ” rifletteva perennemente il verde.
Anche lui, per un ristretto periodo, aveva provato dei sentimenti poco consoni per Kiyama, abbandonati a fatica dopo le attenzioni che il rosso donava a Mamoru.
Soffriva nel contemplarli insieme, certo, ma per l’ormai “ amico ” voleva solo il  bene.
Era capace di reprimere i suoi stati d’animo affinché esso trovasse, negli occhi cioccolato, un motivo di felicità.
Ormai, l’albino rappresentava per lui un semplice amico. Non seguivano neppure più gli studi insieme, perché il padre, venuto a conoscenza dell’orientamento del figlio, gli proibì categoricamente di incontrarsi con l’altro, e per rafforzare il distacco lo dirottò in una nuova sezione di studi. In C, specificatamente.
 
- Come mai c’è anche Yuuto a questa manifestazione? Cos’è, paparino ti ha diseredato? – ululò arrogante il tulipano, in una ridicola imitazione del rasta.
- Non sono problemi tuoi, Haruya – ribatté algido, restando immobile come una statua di ghiaccio.
- Non sei costretto a partecipare, tu ti laureerai di sicuro, con i tuoi genitori che ti parano il fondoschiena –
- Kidou ha fatto strada contando esclusivamente sulle sue competenze, e anche se fosse raccomandato – cosa non vera – non sarebbe affari tuoi – intervenne un ragazzo dai capelli cobalto, raccolti in una coda di cavallo fluente e morbida.
- Per me è un atto di poco rispetto che uno come lui partecipi. Lui che può desiderare il mondo intero con uno schiocco di dita…tsk –
- Non si può decidere dove e come nascere, Haruya – gli ricordò gelido Suzuno, mentre lucidava l’obbiettivo della macchina fotografica.
 
- Stanno iniziando! Finalmente è giunto il nostro grande momento – disse eccitato Hiroto, appoggiando l’orecchio alla porta d’ingresso e pigiandolo contro il freddo legno.
- Alleluia! Entriamo al mio tre, se siete d’accordo –
- Ovvio che si – sospirò strascicante il rosso, osservando con estrema attenzione i lineamenti di Mamoru.
 
Il numeroso gruppo si appostò dinanzi al portone, pronto per irrompere all’interno dell’edificio.
- Uno…due… -
L’eccitazione era palpabile, soffocava e nello stesso tempo spronava i fanciulli.
- TRE! -
 
In un baleno, l’orda chiassosa penetrò nell’università. Gridavano, protestavano, urlavano a squarciagola. I pavimenti tremavano sotto a quei passi talmente veementi. Uno dei bidelli tentò invano di sbarrare loro la strada del corridoio, tramite un sudicio moccio. Inutile, nulla poteva fermare quella furia combattente di giovani inferociti.
- Ma che succed – ringhiò un professore, spalancando l’uscio di un’aula, prontamente occupata dai protestanti.
Gli alunni, prima seduti comodamente sui banchi, schizzarono fuori a una velocità impressionante, incitati dalle minacce del tulipano.
- Voi non potete interrompere le attività scolastiche! Questo è un reato! Vandali! -
Hiroto prese parola - Non crede che impedire la laurea a ragazzi non proprio agiati economicamente sia un reato? Impedire loro di costruirsi un futuro e rassegnarli alle fabbriche? Questo non è un reato?! -.
- Esatto! – esclamarono all’unisono la ventina di studenti, brandendo pericolosamente i cartelloni variopinti, sui quali spiccavano, per i caratteri maestosi, frasi dure ma reali.
Nel chaos generale accorsero, dalla folla di fanciulli provenienti dalle altre classi e diretta verso l’esterno, altri professori, in aiuto del primo.
Suzuno iniziò freneticamente a scattare fotografie per documentare la “ manifestazione ”: in alcune si scorgevano i volti sconvolti del corpo scolastico, in altre i protestanti che sorridevano alzando il proprio striscione. Le ultime, in particolare, ritraevano la classe deserta, priva d’ogni alunno o docente, conquistata dai rivoltanti.
 
- Non se lo aspettavano proprio, eh - ridacchiò divertito Endou, scaricando il proprio peso sulla spalla del rosso.
- Di sicuro no. L’attacco a sorpresa è il nostro forte – ghignò convinto.
- Adesso distruggiamo anche le altre aule! –suggerì tetro un giovane con il capo rasato. Solo un ciuffo ribelle, tinto per metà di bianco, eruttava dalla testa liscia e rosea.
- Ragazzi, è giunta l’ora di far valere i nostri diritti! –continuò gutturalmente il più grosso di tutti, dotato di una chioma silvestre.
- Chissà se in altre città ci imiteranno… sarebbe veramente efficace – sognò a occhi aperti l’unica signorina del gruppo, accarezzando le punte violette. Il suo timbro vocale risultava fresco come l’acqua di un ruscello, ma deciso e intriso di speranza scintillante.
- Certo Fuuyuka – rise di gusto il compagno, stringendole la mano per incoraggiarla.
- Una cosa è certa – concluse convinto Kiyama, prendendo le redini del discorso – dopo questo giorno, il sistema scolastico non sarà più lo stesso -.

 
 
 
 
 
 
3/5/1968
 
Gli uragani invadono università.
 
Nella mattina del 3/5/68’ un gruppo di ragazzi, dall’età compresa fra i venti e ventitré anni, sono irrotti nell’università “ Cattolica ” di Milano, interrompendo il regolare svolgimento delle lezioni. I professori testimoniano le ferocia e la determinazione con cui questi giovani si sono appropriati della varie aule, esibendo cartelloni ingiuriosi.
- In tutti questi anni di servizio, non avevo mai visto nulla del genere – ammette il S.Rossi, docente di italiano.
- Vogliamo riformare questo schifoso sistema scolastico, dove solo i ricchi proseguono e i poveri periscono -.
Frasi di questo genere sono state pronunciate più volte.
Signori e Signore, è un evidente segno di protesta contro il sistema scolastico.
 
 
 
 
- Abbiamo eseguito un ottimo lavoro, eh Hiroto…ma ci credi, la prima pagina di giornale! – esclamò elettrizzato Endou Mamoru, stringendo a sé quei fogli che profumavano di fiori. Poco prima se li era dimenticati appoggiati a una panchina giallo vivace, e subito un’ondata di polline, proveniente dalle corolle variopinte delle magnolie li aveva investiti, imprimendo nella candida carta un aroma delicato, dal retrogusto pungente.
- Già… - mugolò distratto il rosso.
Distratto da quel ciuffo buffo che non avrebbe mai potuto torturare dolcemente, ridendo e dimenticando tutto.
Distratto da quelle mani abbronzate che non avrebbe mai potuto stringere.
Distratto da quelle labbra che non sarebbero mai state sue.
- Hiroto, non sei felice anche tu? – domandò perplesso l’altro, grattandosi la nuca e inclinando il capo.
- No, cioè si…nel senso che…- una vampata improvvisa di calore lo pervase, imporporandogli le guance lattee.
Inspirò profondamente, riempiendo il petto di tutto il coraggio che gli mancava per proseguire.
-Endou, devo dirti una cosa importantissima –.
Il moro sgranò gli occhi.
- Sediamoci – iniziò.
 
Il prato circostante, rigoglioso come pochi, emanava una fragranza simile alla panna montata, stranamente.
- Sai, io amo i tramonti – disse piano, abbassando improvvisamente lo sguardo.
- Sono semplici, e belli. Non un evento unico, consono, ricorrente. Il tramonto c’è sempre quando lo vuoi vedere. Basta aspettare la sera e lui ti accontenta. Sempre. Un fenomeno che perde importanza dinanzi a spettacoli della natura rarissimi. Ma lui esiste, continuamente. Quei pochi e sfavillanti colori si fondono tra loro, creando sfumature anche banali. Però colpiscono come nessuno sa fare.  Entrano nel cuore, nell’anima.
Tu…sei il mio tramonto –
Il tempo pareva essersi fermato. Il vento non soffiava. I grilli non frinivano. Gli uccelli non canticchiavano. Tutto risultava acquietato.
In un battito d’ali di libellula, due labbra si incontrarono. Un bacio casto, piccolo, ma profondo come la fossa delle Marianne. Un varco tra l’eternità e l’amore vero.
Si staccarono: gli occhi del rosso erano colmi di lacrime represse. Non di gioia, nemmeno di dolore. Un emozione ignota ribolliva nel suo stomaco, nelle sue budella. Un fuoco incontenibile.
 
- Perché, perché tutto questo mi sembra dannatamente sbagliato? – pianse tremante, asciugandosi le gocce salate. Aveva paura del domani, di quel senso di colpa verso i suoi genitori omofobi.
- Hiroto, non è sbagliato. Non importa se c’è qualcosa di incredibilmente sbagliato in tutto ciò, ma se riesce a renderti felice, allora non sarà errato. Le felicità non è uno sbaglio –
Ecco. Una manciata di sillabe per sentirsi meglio. Questo era il grande potere di Endou: con poche e stupide parole, riusciva a restaurarti l’animo.
- Credo che sia la cosa più sensata che tu abbia mai detto in tutta la tua vita – sussurrò scherzando.
- Lo penso anche io – ridacchiò il moro, abbandonandosi alle labbra dell’altro.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
Riddle's Corner

Io nemmeno pensavo di arrivarci all’angolo autrice, ceh X””
Ok, ammazzatemi. Odiatemi. Linciatemi. Fatelo senza farmi provare dolore, neeeh{?}
Ho distrutto due paring veterane ( o come le chiamo io ), sono una LIKEABOSS.
Questa fic è un esperimento, e se non vi piace la paring e volete mettermi una bandierina poco auspicabile per questo, beh, vi consiglio vivamente di farvi un esame di coscienza, oki(?).
Uhuh, come avrete ben potuto notare(?) ho messo anche altri pg. C’è pure qualche accenno alla BanGaze sempre se si possa considerare come tale, litigano sempre e alla HiroMido. Povero il piccolo e pushioso pistacchietto, non corrisposto :/ Hahah ma tanto nella prossima fiction che scriverò Hiro-chan sarà tutto per te!(?).
Immagino Yuuto come un riccone, e quindi come uno che non doveva partecipare alla protesta. Ma lui è l’ometto coraggioshoH e amicone(?). LOL  Cioè, Kabeyama(?) ha fatto una comparsa, ceh… QUANTO MI SENTO REALIZZATA (?) * gongola gongola gongola *
Sempre con tanto love. {¿}
Ho reso un pochino tantino Hiroto OOC verso la fine, ceh, lui così sicuro di tutto che si mette a piangere. Il problema è che i dubbi lo assillano, ed è così felice che nemmeno se ne rende conto. Ma s tratta di una felicità diversa, della quale lui prova paura.
Ho finito, spero vi sia piaciuta e che abbia azzeccato qualcosa sul periodo storico.
Un abbraccio al Ribes.
 
aika
  
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