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Autore: _Hermy_    14/09/2008    2 recensioni
All'ultimo anno di scuola un segreto in comune unirà il Principe delle Serpi e una certa Grifondoro
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, Harry Potter, Nuovo personaggio, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Da VI libro alternativo
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Capitolo 1
A Lively Evening



Hermione Jane Granger era seduta sul suo piccolo balconcino a rimirare i bellissimi paesaggi che si estendevano sotto di lei. Adorava quella vista: i prati e i boschi si sviluppavano a perdita d’occhio. L’unica cosa brutta del vivere fuori Londra era che per vedere i suoi amici doveva prendere due autobus e, con il caldo che faceva, arrivare agli appuntamenti perfetta come quando usciva da casa era un po’ difficile...
Il suo sguardo si posò sulla villa della collina, a meno di cinquecento metri da casa sua: un immenso maniero a tre piani si appostava sul colle. Non aveva mai saputo a chi appartenesse: viveva lì da sei anni ma i loro “vicini” non si erano mai presentati; tutta la collina apparteneva a loro e a quanto ne sapeva lei non uscivano mai di casa. L’estate dopo il suo primo anno ad Hogwarts, e quindi subito dopo che i suoi avevano fatto il trasloco, lei e sua sorella erano salite fin sulla collina e avevano cercato di guardare nella casa: non avevano visto niente e sentendo un rumore sinistro erano scappate a gambe levate. Hermione pensò con nostalgia che quella era stata l’ultima cosa fatta con sua sorella: erano praticamente 5 anni che non si rivolgevano la parola, tranne per cose del tipo “mi passi il sale” o “puoi darmi un passaggio”. Anche ad Hogwarts era così. Già perché sua sorella, Pauline Selena Granger, era una strega proprio come lei. Ma questa era l’unica cosa, o almeno così pensavano loro, che avevano in comune. Pauline era una ragazza alta, dai lunghi capelli biondi e lisci, che le coprivano tutta la schiena, e aveva gli occhi blu scuro, esattamente come il cielo di notte; aveva un fisico snello, ma ben proporzionato e in più era una cheerlader; Hermione era alta, con i capelli lunghi che le arrivavano a metà schiena e che oramai non erano più crespi e indomabili, ma erano pieni di boccoli color del cioccolato, e aveva gli occhi dorati, belli da togliere il fiato, con un fisico formoso, ma sempre ben proporzionato. Un'altra cosa che avevano in comune, anche se Hermione non l’avrebbe mai ammesso, era la bellezza: forse era perché erano molto simili nei lineamenti, ma erano belle allo stesso modo; ma, mentre Pauline metteva in mostra la sua bellezza, Hermione faceva di tutto per nasconderla.
A vederle nessuno avrebbe pensato che erano sorelle: a scuola facevano sempre finta di non conoscersi e a casa si ignoravano totalmente; Jane era sempre rimasta esterrefatta dal comportamento delle sue figlie: da piccole erano sempre state inseparabili, ma da quando Hermione aveva ricevuto la lettera da Hogwarts erano diventate indifferenti l’una dell’altra. Mentre Hermione non conosceva il motivo di questo comportamento, Pauline invece sapeva esattamente qual era il problema: da bambine le due sorelle Granger erano sempre state inseparabili; ma poi Hermione ricevette la lettera da Hogwarts e Pauline, alla sua partenza, cominciò a sentirsi sempre più sola. Quando poi Hermione tornò non volle raccontarle nulla e cominciò ad escluderla dalla sua vita. La goccia che fece traboccare il vaso fu che quando Pauline arrivò ad Hogwarts due anni dopo la sorella, Hermione non assisté nemmeno al suo smistamento. Così, Pauline cominciò a trattare la sorella come un’estranea e lo stesso cominciò a fare Hermione. Ma quello che faceva incazzare di più Pauline era che Hermione a casa era una persona e a scuola ne era un’altra: ad Hogwarts, lei era la mezzosangue-sotuttoio-Grifondoro amica di Harry Potter; a casa, invece, era la bellissima Hermione Granger che nessuno era mai riuscito a conquistare. Anche il suo modo di vestire e comportarsi cambiavano: a scuola indossava maglioni larghi e jeans sformati e si comportava da secchiona; a casa indossava vestitini e minigonne e faceva la simpatica e la carina, soprattutto con i ragazzi. La doppia identità di Hermione aveva sempre dato fastidio a Pauline, che, anche per questo, a stento le rivolgeva la parola.
Hermione non sapeva nulla di tutto questo, ma d'altronde non le era mai interessato il perché del cambiamento di sua sorella nei suoi confronti.
Hermione spostò lo sguardo sulla valigia che si trovava ai piedi del letto; con un sospiro, tornò a guardare fuori. Domani lei e sua sorella sarebbero partite per la Tana, dato l’imminente matrimonio di Bill e Fleur: si sarebbero sposati tra 3 giorni a casa Weasley e Hermione e Pauline erano state invitate. Hermione sapeva che ci sarebbe stato anche Harry e anche per questo non vedeva l’ora di partire. Da casa Weasley, dopo il matrimonio, il 1 settembre, sarebbero partiti tutti insieme per Hogwarts. Sapeva che quell’anno sarebbe stato il loro anno finale: l’anno dei M.A.G.O. ma anche quello, ne era sicura, della battaglia finale tra bene e male.
Una strana musica cominciò a diffondersi nella stanza. Hermione si alzò, prese il suo cellulare dal comodino e vide il nome Ginny lampeggiare sul display. Schiacciò un tasto e se lo portò all’orecchio:
- Gin -
- Herm, ti prego aiutami, non le sopporto più! - rispose la voce esasperata di Ginevra Weasley dall’altra parte del telefono.
- Gin, che succede? - chiese Hermione preoccupata.
- Mia madre e Fleur continuano a litigare in continuazione! Una volta è il vestito, un'altra è la disposizione dei tavoli! Non ce la faccio più! -
Hermione tirò un sospiro di sollievo - Gin dai, da domani le sopporteremo insieme!E poi è normale che stiano così: il matrimonio è fra 3 giorni! - - Il problema non sono tanto loro, tanto agli strilli di mamma ci sono abituata, il problema è che... -
Ma Ginny non riuscì più a continuare, perché una voce altissima urlò “GINNY!!” tanto forte, che Hermione dovette scostare il telefono dall’orecchio.
- Eccola di nuovo! Qualunque cosa succeda mi deve perennemente mettere in mezzo! E quei 2 cretini dei tuoi amici passano tutto il loro tempo a fare finta di studiare!Vabbè, vorrà dire che ci vediamo domani. Verranno papà e Charlie a prendervi domani mattina verso le 12:30. Ci vediamo!Salutami Pauline! - e attaccò.
Hermione posò il telefono sulla scrivania pensando al vizio della sua migliore amica di attaccare bruscamente il telefono magico ogni qual volta lo utilizzava. Poi ripensò alla telefonata e scoppiò a ridere, pensando a tutto quello che stavano passando alla Tana: un matrimonio da preparare non è una cosa da tutti i giorni. Così, forse per evitare di pensare al lavoro che l’avrebbero costretta a fare una volta a casa dei Weasley, cominciò a leggere.

Pauline era nella sua stanza e stava finendo di preparare la valigia: trucco, vestitini, divisa per la scuola, tute da ginnastica, scarpe, divisa da cheerleader, biancheria intima... Quando ebbe finito, guardò tutta la camera: era spoglia, quasi completamente vuota. Pauline si buttò a pancia all’aria sul letto e sospirò. Finalmente si tornava ad Hogwarts! Quell’estate sembrava non voler finire mai! Finalmente avrebbe potuto mostrare a tutti le sue coreografie da Cheerleader e rivedere Lucy. Chissà chi avrebbero scelto quell’anno come professore di Difesa...
Un gatto rosso dal pelo molto folto, saltò sul letto di Pauline e le si mise sulla pancia. Pauline cominciò ad accarezzare Grattastichi, il gatto di sua sorella. Poi, con la coda dell’occhio, vide un gufo volare intorno alla sua finestra; si alzò, prendendo il gatto in braccio, e si avvicinò al gufo: era nero come la pece e abbastanza grosso. Gli tese la mano e il gufo si poggiò su di essa; Pauline lasciò Grattastinchi per terra e sciolse la lettera dalle zampe del gufo: vide che era indirizzata ad Hermione, ma non c’era scritto il mittente, solo un sigillo nero con una V in mezzo. Tentò di aprirla, ma doveva esserci un incantesimo sopra perché non ci riuscì. Così uscì dalla sua camera e entrò in quella di Hermione, rigorosamente senza bussare.
- Ei! Non si usa più bussare!? - urlò Hermione, scattando in piedi per lo spavento.
- E’ arrivata questa per te - disse Pauline, ignorandola e tendendole la lettera.
Hermione prese la lettera e la guardò, mentre sua sorella se ne tornava in camera sua: sigillo nero con un V nel centro.
“Non può che essere...”
Hermione aprì la lettera e cominciò a leggere e ad ogni parola il suo viso si rabbuiò sempre di più...

Quella sera la famiglia Granger cenò in totale silenzio: il signor Granger sembrava troppo affamato per dire qualcosa; la signora Granger, invece, sembrava troppo presa dai suoi pensieri per poter badare al cibo; la primogenita era il ritratto sputato di sua madre: pensava e a stento si accorgeva di quello che metteva in bocca; la secondogenita, invece, sembrava troppo stanca per poter parlare.
Lo squillo del telefono ruppe quel silenzio
- Pronto? - disse la signora Granger alzando la cornetta del telefono - Si, te la passo subito -
- Hermione è per te. E’ Emily - disse poi rivolta alla figlia.
Hermione si alzò dal tavolo e prese il telefono dalla mano della madre - Ciao Emily -
- Ciao Hermione, tutto bene? - chiese Emily dal telefono
- Si, a te? -
- Tutto bene. Senti noi stasera andiamo un po’ in giro per locali, ti va di venire? -
- Non lo so Emily...Dovrei chiedere a mio padre di accompagnarmi... - disse Hermione
- No, non ti preoccupare. Un amico di mio fratello che abita vicino a te è appena tornato dalle vacanze e stasera esce con noi; visto che avete entrambi lo stesso problema vi veniamo a prendere noi con la macchina di mia madre, tanto mio fratello ha la patente - la rassicurò Emily.
- Ehm...allora ok. A che ora venite? - le chiese Hermione
- Fatti trovare pronta per le 9 e mezza. Ti bussiamo e tu esci. - le spiegò Emily.
- Ok, ci vediamo stasera allora. -
- Si, si. Ciao - salutò Emily.
- Ciao e non fare tardi! -
Hermione abbassò la cornetta del telefono e si accorse che aveva gli occhi dei suoi genitori puntati su di sé.
- Che c’è? - chiese.
- Hermione, tuo padre deve lavorare domani e non ti può accompagnare in città. E di sicuro non puoi prendere l’autobus da sola... - le disse la madre.
- Mamma, togliendo il fatto che io potrei benissimo prendere l’autobus da sola visto che sono capace di difendermi, non c’è bisogno che mi accompagna papà, mi vengono a prendere. - spiegò Hermione.
- Non mi sembra che i tuoi amici abbiano la patente... - s’intromise il padre.
- Il fratello di Emily si, e lo sa anche la madre visto che vengono con la sua macchina. - disse Hermione.
- Hermione non mi sembra il caso che tu vada in macchina con quel ragazzo!E’ troppo rischioso!E se si ubriaca?Come tornerete? - le chiese il padre.
- Papà, è tutta l’estate che facciamo questo discorso, una sera si e una no. Tanto alla fine esco lo stesso. Quante volte ho preso il pullman per tornare? Ed erano le 2 di notte...Ora non posso più prenderlo alle 9 di sera? - chiese Hermione, che stava cominciando ad arrabbiarsi - Perché dobbiamo dire sempre le stesse cose? Credevo che la questione fosse chiarita: è inutile preoccuparsi così tanto, tanto non mi potrà mai accadere niente!!Almeno, niente di normale...E’ mai possibile che... -
- E’ mai possibile che in questa casa non si possa neanche mangiare in pace?? - la interruppe Pauline, che fine a quel momento aveva ascoltato la discussione con disinteresse.
- Fate sempre così!Tutti i santi giorni!!Tanto lo sappiamo benissimo che alla fine vincerà Hermione, quindi perché continuate?Io non vi sopporto più!Sapete benissimo che a me e Hermione non potrà mai succedere niente, eppure continuate a preoccuparvi e a litigare e a farmi scoppiare la testa! - E, sbattendo le posate nel piatto, Pauline uscì dalla stanza, lasciando tutti esterrefatti per le sue parole.

Jane Selena Smith in Granger bussò alla camera della sua seconda figlia, dalla quale proveniva una forte musica.
- Lasciatemi in pace! -
- Tesoro, apri. Sono io -
La porta si aprì e ne uscì Pauline, che guardò la madre di traverso.
- Cosa c’è? - chiese, più scontrosa di quanto avrebbe voluto.
- Ti ho portato qualcosa da mettere sotto i denti, visto che a cena non hai mangiato quasi niente - ripose Jane.
- Entra -
Jane entrò nella stanza: era completamente vuota. Tutte le mensole erano state svuotate, nell’armadio, perennemente aperto, erano rimaste pochissime cose e sulla scrivania era rimasta una sola cosa: una foto di Pauline, che aveva solo 4 anni, in braccio al padre che la stringeva forte; sorridevano entrambi.
- Perché non metti anche quella in valigia? - chiese Jane, riferendosi alla foto.
- Perché è solo una stupida montatura -
- Tesoro, quante volte devo ripeterti che tuo padre ti vuole bene? -
- Potrai ripetermelo fino alla morte, tanto io non ci crederò mai - disse Pauline, stendendosi sul letto - Tutte le volte che mi guarda negli occhi è come se mi odiasse. Mi guarda con rabbia e disprezzo - Jane abbracciò la figlia - Che cosa hanno i miei occhi che non va, mamma? -
- Tesoro, i tuoi occhi sono bellissimi. Ma guardandoli, tuo padre ricorda una persona che non gli stava molto simpatica, è per questo che a te pare che ti odi, solo perché a lui non piacciono i tuoi occhi. Ma non è così: tuo padre ti adora e ti vuole tanto bene! -
Jane la sentiva così piccola in quel momento: Pauline era la persona più forte che conoscesse, ma il modo in cui suo padre la trattava le aveva sempre fatto molto male...
- Odia quel ragazzo che è in foto con te? -
Jane si preoccupò: come diavolo aveva fatto Pauline a vedere quella foto?
- Quale foto? -
- Quella fatta in un parco, tu e un ragazzo. Avevate penso 17 anni, e stavate abbracciati. Lui aveva gli occhi uguali ai miei... -
- Ma come hai fatto a vederla? -
- L’ho vista da piccola. Stavo cercando una cosa per giocare con Hermione e ho trovato la foto in uno dei tuoi cassetti... -
Pauline doveva aver avvertito il tono preoccupato e un po’ arrabbiato di sua madre, perché mormorò quelle ultime frasi quasi scusandosi.
- Si, è quello. - Arrivati a questo punto, che senso ha mentire? - Era il mio ragazzo e tuo padre lo odiava. Tu hai gli occhi simili ai suoi e... -
- In realtà sono uguali -
Jane cominciava a preoccuparsi: che sua figlia avesse capito?
- Tesoro, tu hai gli occhi di tua nonna, te l’ho sempre detto... -
Pauline parve pensarci un po’ su: Jane sapeva che le avrebbe creduto, ma un po’ di dubbio le sarebbe rimasto.
- ORA BASTA! - urlò una voce dal piano di sotto. Dopo pochi secondi, in cui madre e figlia si sedettero un po’ più composte sul letto, la porta venne spalancata e Scott Maximilian Granger entrò come una furia nella stanza.
- CAVOLO PAULINE! VUOI ABBASSARE QUELLA MALEDETTA MUSICA? NON NE POSSO PIU’! - sbottò Scott.
- Scott, ti prego calmati! -disse Jane, andando verso suo marito.
- Già, ascolta la mamma, Scott: calmati! - disse Pauline, mettendosi in piedi a fronteggiare il padre. Pauline non chiamava Scott papà da quando aveva 7 anni; non le era mai piaciuto il fatto che mettesse Hermione sempre al primo posto e soprattutto non le piaceva come la guardava: era come se la disprezzasse...
- CALMARMI?QUI L’UNICA CHE DEVE CALMARSI SEI TU PAULINE!SONO TUO PADRE, DEVI FARE QUELLO CHE DICO IO! - continuò a urlare il signor Granger.
- Non ti sei mai comportato da padre con me, perché dovrei ritenerti tale? - rispose Pauline, senza scomporsi minimamente.
- NON MI SONO COMPORTATO DA PADRE?E CHI TI COMPRAVA TUTTO QUELLO CHE CHIEDEVI? CHI SPENDAVA SOLDI SU SOLDI PER I TUOI STUPIDI CAPRICCI? -
- Fare queste cose non ti ha mai reso mio padre... -
- E COSA MI RENDEREBBE TUO PADRE?COSA POTREI FARE PER FARTI ESSERE FELICE? -disse Scott, sarcastico.
- Sparire -
E dopo aver lanciato un occhiata di fuoco al padre, Pauline uscì di casa e cominciò a correre a perdifiato e senza quasi accorgersene si trasformò in quello che era veramente. E continuò a correre fino ad arrivare alla casa sulla collina per sfogarsi con lui: già, perché Pauline aveva scoperto chi abitava in quella casa e non avrebbe mai desiderato avere vicini migliori...

Hermione era in camera sua a prepararsi: alla fine vinceva lei, come sempre; per una volta dava ragione alla sorella: in quella casa si facevano troppi discorsi inutili.
Era così concentrata a truccarsi che quasi non sentì la porta aprirsi.
- Il verbo bussare non è nel tuo vocabolario? -chiese.
- Ho bussato, ma qualcuno era a troppo soprappensiero per potermi sentire...- rispose Pauline, sedendosi sul letto - Comunque ho bisogno di un favore: potreste accompagnarmi in città?Mi devo vedere con alcune amiche e mi scoccio di andare a piedi...
- Non credo ci siano problemi....- le rispose Hermione senza neanche guardarla.
- Ok, grazie - disse Pauline, alzandosi raggiante dal letto e dirigendosi fuori la porta.
- Comunque tu non eri uscita?-chiese Hermione.
- Si, ma per vostra sfortuna sono tornata.- rispose la sorella.
- Pronta per le 9 e mezza, non un secondo più tardi.- l’ammonì Hermione.
Pauline fece finta di non sentire.

Pe!Pe! Il rumore del clacson di una macchina echeggiò in casa Granger.
- Pauline, sbrigati! Sono arrivati! - urlò la sorella più grande.
- Eccomi, eccomi. - le rispose l’altra.
Sembravano due visioni: Hermione aveva messo un vestitino nero molto corto, che lasciava gran parte della schiena completamente nuda; si era truccata con colori sul grigio e aveva legato i capelli in una morbida mezza coda. Pauline, invece, aveva messo una minigonna di jeans chiaro e un top rosso, con uno scollo a V; si era truccata con colori abbastanza chiari e aveva lasciato che i suoi lunghi capelli biondi le ricadessero sulle spalle.
- Siete bellissime. - disse Jane.
- Grazie mamma! - dissero, alzando per un momento gli occhi dalle loro borse, dove stavano controllando che ci fosse tutto.
- Pauline, non credi di essere troppo scollata? -disse suo padre, guardandola di traverso.
- Mai quanto Hermione, Scott. - gli rispose Pauline, senza neanche alzare gli occhi dalla sua borsetta rossa.
Il padre decise di troncare lì, tanto sapeva che Pauline non gli avrebbe mai dato ascolto.
Così, dopo aver aspettato Pauline che si era dimenticata il cellulare in camera, le due sorelle salutarono i genitori con un vago gesto della mano e uscirono in fretta, per raggiungere i propri amici in macchina.
Hermione aprì trafelata la porta della Land Rover scura che era parcheggiata fuori il loro vialetto, ma non trovò la faccia Emily a guardarla, bensì quella di...
- Malfoy?!?! -dissero insieme le due sorelle.
- Granger...a quanto pare qualcuno deve avermi fatto una maledizione... -
Hermione guardò con rimprovero Malfoy, ma poi capì che non si riferiva a quel tipo di maledizione...
- E come mai? - chiese Pauline
- Cosa? -
- Come mai pensi che qualcuno ti abbia fatto addirittura una maledizione? - gli chiese Pauline, entrando e sedendosi nella macchina accanto a lui.
- Vi ho incontrate...questo basta e avanza. - rispose Draco.
- Bè, io credo più che altro che la maledizione fosse a fin di bene: ti sei ritrovato in macchina con due pupe da sballo! -
Hermione arrossì, guardandosi il vestito: “Ma perché diavolo me lo sono messo?”
Malfoy fece un ghigno, scrutando le due ragazze: in effetti Pauline aveva ragione. “Ma dove diavolo le tiene nascoste quelle gambe la Granger durante l’anno?”
- Hermione che ne dici di salire? - chiese Pauline alla sorella, con tono sarcastico
- Hem, si... -
- Ma, vi conoscete? -
Solo a quel punto i tre ragazzi si accorsero delle facce stupite di Emily, suo fratello e un altro amico che li guardavano: Hermione si fece ancora più rossa e Malfoy la guardò divertito, ma poi si accorse della sua schiena perfetta e sensuale...
- Andiamo a scuola insieme - disse Pauline, sperando vivamente che Draco non avesse raccontato nulla su un’ipotetica scuola...
- Ah...non lo sapevo...bè sono contento che vi conosciate già, così Draco si sentirà più a casa. -
“Certo, come no”pensò Draco “seduto in macchina con la migliore amica di Potter...sono proprio caduto in basso!!”
- Oh si...certo che si! -disse Pauline, guardando divertita Draco.
Hermione guardò sua sorella: come diavolo faceva a essere sempre così allegra?? Era seduta vicino Draco Malfoy!!! Ma poi il suo sguardo cadde sul Serpeverde: doveva ammettere che era un gran bel pezzo di ragazzo: alto, biondo e poi quegli occhi... Peccato per quel carattere da infida serpe che si ritrovava!
- Allora, Matthiew, vogliamo andare? - disse poi Hermione, cacciando indietro quei pensieri.
- Oh, sì certo -
Il resto del viaggio proseguì in completo silenzio, almeno da parte dei tre maghi: tutti e tre erano persi nei loro pensieri, quali buoni quali meno buoni; Hermione era sicuramente la più preoccupata...
Arrivarono fuori una discoteca, alla periferia di Londra. Ad aspettarli c’era un folto gruppo di amici di Hermione, che li salutò calorosamente. Poi Matthiew presentò Draco...
- Ragazzi questo è Draco Malfoy, è un mio vecchio amico che è appena tornato dalle vacanze. E’ anche un compagno di scuola di Hermione... -
- Wow, potessi starci io con Hermione tutto l’anno... - cominciarono a dire gli amici di Hermione.
- Dai, smettetela! - disse quest’ultima, diventando rossa e facendo finta di arrabbiarsi.
“E perché mai dovrebbe essere così esaltante passare l’anno con la Granger??”si chiese Draco; e, quasi come se l’avesse letto nel pensiero, Pauline gli sussurrò ad un orecchio: - Qui Hermione ha un sacco di ammiratori... - e poi si avviò verso il locale, squadrandolo quasi a volerlo invitare a seguirla...Ma poi, prima che Draco potesse fare qualunque cosa, si girò ed entrò nella discoteca, ridendo e divertendosi con le sue amiche.
- Malfoy, hai intenzione di rimanere qui tutta la serata a fissare l’entrata?? - gli chiese Hermione, interrompendo i suoi pensieri.
- E se anche fosse?? - le chiese il Serpeverde.
- Ti perderesti tutto il divertimento! - rispose la Grifoncina, con fare ammiccante. E poi, esattamente come aveva fatto sua sorella, lo guardò vogliosa e gli lanciò una sfida attraverso i suoi occhi dorati e poi entrò nel locale, senza neanche aspettare una sua risposta.
Ma questa volta, Draco la seguì, non perché gliel’aveva chiesto lei, ma semplicemente perché voleva scoprire cosa fossero queste famose discoteche...

Hermione non aveva una grande passione per la danza, ma le piaceva ascoltare la musica a quel volume. Normalmente passava la serata da sola seduta ad un tavolo con i suoi amici, che a turno tra un ballo e l’altro, le offrivano da bere; ma quella sera c’era qualcun altro che le avrebbe fatto compagnia...
- Non balli, Malfoy?? - chiese Hermione al ragazzo biondo e imbronciato che le sedeva davanti.
- Non amo particolarmente questo tipo di...danza... - rispose lui, continuando a guardare verso la pista da ballo.
- Questa non è danza!Questo è tutto uno scatenarsi e divertirsi. - si intromise Frank, uno degli amici (al parere di Malfoy, molto cretini) di Hermione.
- E allora? - chiese Draco fissando Frank dritto negli occhi.
- No, niente... - rispose Frank, rabbrividendo a quel contatto; poi, distogliendo lo sguardo da lui, chiese ad Hermione: - Ti va di ballare? -
- Frank, sai benissimo che non mi va...ci provate tutte le sere a farmi alzare, ma tanto lo sapete che non riuscireste mai a convincermi! - rispose Hermione, ridendo leggermente.
- Se lo dici tu...ma tanto stasera riuscirò a farti alzare da quella sedia, costi quel che costi! - le rispose Frank, dirigendosi verso la pista da ballo.
- Vedremo... - disse Hermione, più a se stessa che all’amico. Poi si ricordò di Draco e gli chiese: - E che cosa preferisce danzare il nostro principe delle serpi? - gli chiese sempre sorridendo.
- Qualcosa di più...calmo...non so se mi spiego... - rispose lui, tornando a guardare la pista.
- Bè, credo che dopo le parole di Frank avrai il tuo lento... -
- E perché? - le chiese, distogliendo finalmente lo sguardo dai ballerini e posandolo su Hermione.
- C’è un solo modo per farmi alzare da questa sedia... -
- Cioè? -
- Lo vedrai... - disse lei, interrompendo il contatto tra i loro occhi e arrossendo un poco.
Restarono in silenzio per un po’, poi Hermione disse:
- Come mai conosci Matthiew? -
- Mia nonna mi costringe tutte l’estati a frequentare i ragazzi babbani. Così l’anno scorso ho conosciuto Matthiew e lui stasera mi ha chiesto se mi andava di uscire. -
- Non sapevo che tua nonna ti volesse tra i babbani... - disse Hermione, stupita.
- Ci sono tante cose che non sai di me, Granger... -
A quel punto Hermione arrossì di nuovo e spostò lo sguardo a terra: era vero, lei non sapeva niente della vita di Malfoy, ma era comunque stupita.
- Mia nonna è molto diversa da mio padre e il resto dei Black...Lei non fa una distinzione di sangue - disse Malfoy, guardandola.
- E’ molto diversa anche da te allora... - disse Hermione, evitando quegli occhi grigi e gelidi che la guardavano sprezzanti.
- Perché mezzosangue, credi che ci sia qualcosa di sbagliato ad essere come me?? -
- Si, Malfoy - rispose Hermione, alzando lo sguardo e guardando Malfoy dritto negli occhi - Le persone non si giudicano in base al loro sangue ma in base al loro modo di essere! Io sono una strega quanto te, eppure tu ti credi di essere superiore solo perché i tuoi genitori provengono da una lunga stirpe di soli maghi! -
- Non ho bisogno di una lezione di vita, Granger - rispose lui, rimanendo indifferente alle sue parole - Io la penso come mi pare, non cambierò sicuramente idea per colpa di una Mezzosangue... -
- Ah, Malfoy, sei un caso perso! - disse una voce, precedendo Hermione.
Pauline era vicino a loro e guardava Malfoy con finto arrabbiamento, mentre cercava di trattenere una risata.
- E’ mai possibile che voi due non sappiate fare altro che litigare?? - gli chiese, con una nota di divertimento nella voce - Siete davvero incorreggibili!! -
Nessuno dei due le rispose, così Pauline ci rinunciò: - E va bene, fate pure finta che io non esista, ma guardarvi in cagnesco tutta la serata non risolverà i vostri problemi...-
- Guarda, Pauline, che sono anche i tuoi problemi, visto che offende anche te - le disse Hermione.
- Per quanto mi riguarda, può dire tutto quello che vuole su di me: dice la verità, cosa c’è di sbagliato? E poi lo sappiamo tutti benissimo che il signorino può fare il gradasso quanto gli pare, ma in fin dei conti non è neanche capace di prendere un boccino...-e prima che Malfoy potesse risponderle, Pauline si dileguò tra la folla e tornò in pista.
- Maledetta Grifondoro...- imprecò Malfoy - Si pavoneggia tanto, ma vorrei proprio vederla su un manico di scopa...-
- Ti stupiresti...è molto portata. - lo interruppe Hermione.
Malfoy non l’ascoltò neanche...
In quel preciso momento il dj prese il microfono e disse: - Ed ora quello che avete atteso per tutta la serata: abbiamo qui con noi la cantante dei Kills, che ci farà l’onore di cantare qualcosa per noi, non è vero Hermione?? -
“Hermione??”pensò Draco Malfoy, completamente stupito.
Si girò verso la Granger, ma al suo posto non c’era nessuno: Hermione infatti si era alzata e si stava dirigendo verso il palco; prese il microfono dalle mani del dj e gli sussurrò qualcosa nell’orecchio; poi si mise al centro del palco e aspettò la base musicale.
Draco si sedette comodo sulla sua sedia “Vediamo cosa sa fare...”pensò, accendendosi la prima delle tante sigarette della serata.
Hermione poteva sentire gli occhi di Draco su di lei: si promise di non guardarlo per tutta la durata della canzone; poi partì la base: Fly di Hilary Duff...Adorava quella canzone!Fece un bel respiro e cominciò a cantare:

In a moment, everything can change,
Feel the wind on your shoulder,
For a minute, all the world can wait,
Let go of your yesterday.

Can you hear it calling?
Can you feel it in your soul?
Can you trust this longing?
And take control,

Fly
Open up the part of you that wants to hide away
You can shine,
Forget about the reasons why you can't in life,
And start to try, cause it's your time,
Time to fly.

All your worries, leave them somewhere else,
Find a dream you can follow,
Reach for something, when there's nothing left,
And the world's feeling hollow.

Can you hear it calling?
Can you feel it in your soul?
Can you trust this longing?
And take control,

Fly
Open up the part of you that wants to hide away
You can shine,
Forget about the reasons why you can't in life,
And start to try, cause it's your time,
Time to fly.

And when you're down and feel alone,
Just want to run away,
Trust yourself and don't give up,
You know you better than anyone else,

In a moment, everything can change,
Feel the wind on your shoulder,
For a minute, all the world can wait,
Let go of yesterday,

Fly
Open up the part of you that wants to hide away
You can shine,
Forget about the reasons why you can't in life,
And start to try,
Fly
Forget about the reasons why you can't in life,
And start to try, cause it's your time,
Time to fly.

In a moment, everything can change.

Un boato di applausi si levò dal pubblico e Hermione guardò Draco: non l’aveva mai visto così sconvolto e stupito al tempo stesso. Scese dal palco e quando tornò al tavolo, lui si era già ricomposto.
- Il tuo amico è riuscito a farti alzare dal tavolo...- disse lui, senza guardarla.
- Era questo che intendeva: è l’unico modo per farmi alzare dalla sedia, in discoteca. - rispose lei - Adoro cantare: io ed alcuni miei amici abbiamo fondato un gruppo, i Kills, quelli di cui parlava prima Armand, il dj. Quest’estate abbiamo avuto un sacco di ingaggi: ormai conosco tutte le discoteche di Londra...- Hermione lo guardò - Ma naturalmente a te tutte queste cose non interessano vero?? -
- Infatti Granger -
- Lo immaginavo...- disse lei spostando lo sguardo da lui alla pista.
“Come fa ad essere sempre così freddo?”si chiese. Lo conosceva da 6 anni, eppure non aveva mai trovato una risposta a quella domanda...
Hermione guardò l’orologio: le 23:40. Sul suo volto apparve un ombra di preoccupazione: era in ritardo.
Si alzò velocemente dalla sedia, prese la sua roba e uscì dal locale; era così presa dai suoi pensieri che non si accorse che Draco l’aveva seguita, fino a quando lui non la costrinse a fermarsi, strattonandola per un braccio.
- Si può sapere che ti prende, Mezzosangue?? - le chiese
- Non sono affari tuoi, Malfoy! - disse lei, cercando di liberarsi da quella stretta
- E se io volessi saperlo comunque? - chiese lui, con un ghigno divertito dipinto sulla faccia
- Sto andando a casa va bene?? - rispose lei, calmandosi e guardandolo finalmente negli occhi
- Bene, allora vengo con te. - disse lui, lasciandola andare
- Un Malfoy che prende un autobus babbano??- chiese lei, scettica e un po’ preoccupata.
- C’è una prima volta per tutto...-
- Bè, comunque io devo fare una commissione prima di andare a casa...- ammise Hermione
- Ti accompagno -
- Da quando sei così disponibile?-
- Da quando voglio scoprire cosa hai in mente, Granger...-
- Mi dispiace Malfoy, so cavarmela da sola e quindi no, grazie, non accetterò il tuo invito di accompagnarmi...-cominciò lei.
- Ma il mio non è un invito, è un ordine...- la interruppe lui, ghignando.
Le 23:45. Sembrava che quella sera il tempo fosse contro Hermione Granger.
- Malfoy, una volta per tutte: non puoi venire con me, punto e basta!- detto questo, Hermione se ne andò con passo spedito, lasciandolo lì da solo.
Era troppo preoccupata per pensare che Draco Malfoy non si sarebbe mai arreso così facilmente...

Hermione prese a correre: se non si sbrigava sarebbe arrivata in ritardo e sarebbero stati guai!Guai seri, a giudicare da come correva... Arrivò al posto dell’incontro quando mancavano giusto pochi minuti alla mezzanotte.
“Ce l’ho fatta!!”pensò.
- Bù!-
- AAAAHHH!!- urlò Hermione.
- Ti ho spaventata, vero?!-
- O mio dio, Malfoy, che diavolo ci fai qui??-
- Volevo scoprire cosa dovevi fare di così importante...- rispose lui.
Le 23:59.
- Malfoy, mettiti subito questo addosso!- disse Hermione, passando a Malfoy un mantello dell’invisibilità che aveva preso dalla borsa - E chiudi la mente!!-
- Ma...-
- FALLO E BASTA!!!O moriremo tutti e due...-
Forse era stato il modo in cui l’aveva detto o forse la paura che era dipinta nei suoi occhi, fatto sta che Malfoy indossò il mantello senza più proferir parola.
Le 24:00.
Due forti “Crack!” si udirono nella notte e due uomini comparvero all’improvviso, due uomini che indossavano un cappuccio nero...
I Mangiamorte si avvicinarono ad Hermione e uno dei due disse: - Buonasera Hermione -
- Buonasera a te, Zabini - rispose lei. Sul suo volto non c’era più neanche una traccia della paura che aveva prima, ora Hermione esprimeva tutta la sicurezza di cui era dotata.
“La Granger che parla con dei Mangiamorte??”pensò Draco.
Zabini scrutò l’intero vicolo: era come se stesse cercando qualcosa...Malfoy, nascosto sotto il mantello, se ne accorse e fece quello che gli aveva detto Hermione: chiuse la mente...
- A quanto pare siamo davvero soli...- disse Zabini, posando nuovamente lo sguardo sulla ragazza.
- Ne dubitavi?- gli chiese Hermione.
- Sempre meglio controllare...Allora, come sono andate le tue vacanze?- chiese lui.
- Oh, molto bene, grazie. Mi ha sorpreso il vostro gufo, quest’oggi. Normalmente, il Signore Oscuro mi avverte sempre un paio di giorni prima di un appuntamento...-
- Stai criticando il Signore Oscuro?- disse la voce dell’altro Mangiamorte. - No, Macnair...se tu mi avessi ascoltato, avresti capito che non stavo dicendo questo - gli rispose Hermione, ma il suo tono non era né freddo né crudele, era semplicemente controllato, senza espressione o intonazione.
- Volevo solo una spiegazione - concluse, tornando a guardare Zabini.
- Non credo che tu debba chiedere spiegazioni, Mezzosangue che non sei altro. Tu devi semplicemente agire secondo quello che ti viene detto, non devi pensare!!- continuò Macnair, con odio e disgusto nella voce.
- Ah, davvero? E saresti tu ad impedirmelo?- gli chiese Hermione: la sua voce era rimasta calma, forse giusto un po’ alterata, ma i suoi occhi erano mutati: quei due mari dorati si erano trasformati in oceani pieni di odio, rabbia e disgusto - Solo il Signore Oscuro può comandarmi e io non ho intenzione di farmi mettermi i piedi in testa da nessun altro!!Non ho problemi a uccidere un Mangiamorte che mi ha inutilmente accusato e offeso...sono una dalla bacchetta facile, io...- quest’ultima frase Hermione la pronunciò con una nota di malizia.
“La Mezzosangue sa farsi valere...”pensò divertito Malfoy.
- Bene bene, Macnair, credo che tu sia stato messo a posto definitivamente...- disse con una nota di divertimento Zabini - Quindi, ora finiscila di dire stronzate!!- concluse, ammonendo Macnair.
- Allora Zabini? Come mai così poco preavviso?- chiese Hermione, tornando impassibile.
- E’ stata una cosa decisa all’ultimo minuto: il Signore Oscuro era indeciso se avvertirti ora o quando saresti già tornata ad Hogwarts -
- E di cosa doveva avvertirmi?- chiese Hermione: nella sua voce non sembrava esserci neanche una punta di curiosità...
- Quest’anno sarà molto particolare...- cominciò Zabini - Diciamo pure che quest’anno sarà, come ci divertiamo a chiamarlo noi Mangiamorte, l’Anno del Giudizio -
Hermione guardava Zabini con una faccia che fece quasi scoppiare a ridere Malfoy: lo stava di certo definendo un emerito cretino! Zabini dovette accorgersene, perché quando ricominciò a parlare la nota di suspense era scomparsa.
- Il Signore Oscuro ha deciso che non può più aspettare: è rimasto troppo tempo nell’ombra a causa di Potter e soprattutto ha visto troppi piani andare in fumo a causa sua...Deve ucciderlo, o non avrà pace...-
- Capisco: deve essere dura per lui rimanere nell’ombra quando potrebbe distruggere il mondo...-
Draco era sempre più esterrefatto: come faceva la Granger ad essere così naturale e calma quando parlava con quei Mangiamorte?? E soprattutto...come faceva a parlare in quel modo della vita di Potter e del Signore Oscuro??
- Zabini, fai in fretta! Abbiamo altro da fare...- s’intromise Macnair.
- E cosa devi fare, Macnair??Andare a uccidere qualche animale irrequieto per conto del Ministero??- gli disse Hermione, con una nota di sarcasmo nella voce.
- Non credo che questi siano affari tuoi, mezzosangue!- le rispose Macnair, pronunciando con disgusto la parola mezzosangue.
- Ok, ok, ragazzi, basta così!!- s’intromise Zabini, prima che Hermione potesse ribattere - Hermione, il Signore Oscuro ha deciso che quest’anno vuole liberarsi una volta per tutte di Potter: non può più sopportare di dover rimanere nell’ombra. Stiamo cercando un piano per poterlo cogliere di sorpresa; appena ci sarà qualche novità te lo faremo sapere. Mi raccomando: stai allerta e controlla che l’Ordine non capisca nessuno dei piani dell’Oscuro Signore, è una cosa molto importante!!E tieniti pronta in ogni momento...Severus ti terrà aggiornata. - disse ad Hermione.
- E’ tutto??- chiese quest’ultima.
- Si, non c’è altro - le rispose Zabini, rimettendosi il cappuccio sulla testa - Ciao Hermione -
- Arrivederci Zabini -
- Credo che ci vedremo prima di quanto immagini...- aggiunse il Mangiamorte.
- Lo spero! - rispose Hermione; poi si rivolse a Macnair: - Arrivederci, Macnair -
- Arrivederci mezzosangue - disse lui, un attimo prima di smaterializzarsi con un forte crack.
- Non dare retta a quello che dice, Hermione...lo sai che odia tutti tranne il Signore Oscuro - le disse Zabini.
- Non do peso a come mi chiamano...dopotutto non sono l’unica mezzosangue del gruppo...- gli rispose lei.
Un altro sonoro crack annunciò che anche Zabini se n’era andato...
Draco Malfoy si tolse il mantello dell’invisibilità e si parò davanti alla mezzosangue:- Ti spiacerebbe spiegarmi che cosa sta succedendo??-
Hermione guardò Draco: che diavolo doveva dirgli?? Non sapeva neanche lei che fare...
Passò qualche secondo, ma Hermione continuava a stare zitta. Poi, proprio mentre Draco si preparava a sbraitarle contro, Hermione cominciò: - Sono al servizio di Voldemort - disse con tutta la tranquillità di questo mondo - Sono una spia infiltrata nell’Ordine della Fenice - continuò, sempre più serena - E’ un anno che faccio il doppio gioco -
Draco rimase impalato: la mezzosangue che fa la mangiamorte??Impossibile!!
- Non ci credo - disse lui
- Ok - rispose lei, avviandosi verso la strada principale.
“Ok?Hermione Granger, la mezzosangue zannuta (ora non più tanto zannuta...) che rispondeva ok??”
- Ok??Questo è tutto quello che hai da dirmi??- disse lui, inseguendola.
- Si, perché che cosa volevi sentirti dire?- chiese lei, continuando a camminare.
“Già cosa volevi sentirti rispondere, Malfoy??”pensò Draco “Perché dovrebbe dare spiegazioni a uno come te??”
Hermione sogghignò: era riuscita a chiudere la bocca a Malfoy, anche se solo per qualche secondo...
- Voglio che tu mi spieghi come mai una stupida Grifondoro si è fermata a parlare con tutta calma con due mangiamorte!!-
- Te l’ho già detto Malfoy: sono una spia di Voldemort. Cosa altro c’è da spiegare?-
- Tutto!!Cavolo Granger, tu sei la migliore amica di Potter non puoi lavorare per il Signore Oscuro!!- Malfoy era completamente sbalordito: non poteva crederci!
- Oddio Malfoy, sembri Harry!!!Che palle!!-
- Appunto, sembro...Comunque voglio delle spiegazioni!!-
- Senti Malfoy, è così! Chiaro?! Se non ti sta bene sono problemi tuoi!!- Hermione si era fermata e aveva negli occhi uno strano lampo rosso - Non m’importa niente di quello che dici tu, uno stupido Serpeverde idiota!!E di sicuro non devo darti spiegazioni sul perché e il percome!!- le guance di Hermione si stavano colorando in fretta... - Mi sono scocciata di dovermi sempre giustificare con tutti, soprattutto con te!!Ti credi più importante solo perché sei un purosangue!!Bè, colui da cui il tuo caro paparino prende ordini è un mezzosangue come me!!-
La rabbia di Hermione cominciò ad affievolirsi: le sue guance tornarono rosa, il suo respiro regolare e i suoi occhi cominciarono a brillare, forse un po’ troppo...
Draco se ne accorse: era strano vedere la mezzosangue piangere, dato che era abituato al fatto che lei rispondesse a tono a tutte le sue provocazioni.
“Non posso piangere”si disse Hermione “Cavolo Herm, trattieniti!”
Draco vide la Granger abbassare gli occhi e dirigersi verso una di quelle che i babbani chiamavano “fermate dell’autobus”. Continuò a guardarla mentre si sedeva: doveva ammettere che era proprio carina...
“Draco ma che cazzo vai a pensare?!” si disse prendendo una sigaretta dalla tasca: l’accese e tornò con lo sguardo sulla Mezzosangue.
Hermione si sentì gli occhi di Draco addosso: sembrava la stesse controllando, come a voler osservarla per capire cosa avrebbe fatto.
Ad un certo punto Hermione sentì il rumore di una macchina in lontananza; spostò lo sguardo alla sua sinistra e la vide: una decappottabile rossa fiammante, che trasportava quattro ragazzi sui diciannove anni, che se la spassavano ridendo con la musica a palla.
Poi si accorsero di Hermione e fermarono la macchina: un tipo dai capelli rossicci, che sedeva accanto al guidatore, le disse: - Ehi bellezza, hai bisogno di un passaggio?-
- No, grazie. Preferisco prendere il pullman - rispose Hermione, evitando lo sguardo del ragazzo, che la stava spogliando con gli occhi.
- Come, preferisci prendere il pullman invece di un comodo passaggio in auto?-
Il ragazzo dai capelli rossi scese dalla macchina, senza neanche aprire la portiera e si avvicinò di poco ad Hermione - Così mi offendi!- aggiunse.
- Bè, mi dispiace, ma la mia risposta non cambia - rispose Hermione, spostando lo sguardo sul ragazzo. Stava giocando col fuoco e lo sapeva: li aveva visti qualche volta quest’estate e non erano di certo affidabili; ne ebbe la conferma quando un ghigno perfido si sostituì al finto sorriso sul volto del ragazzo.
- Ah davvero?- chiese il ragazzo, avvicinandosi pericolosamente a lei - E se per caso volessi dartelo per forza questo passaggio?-
- Bè, a quel punto dovresti vedertela con me...-
Draco aveva guardato la scena curioso di sapere come si sarebbe comportata la mezzosangue: ma ora era arrivato il momento di intervenire...
- E tu chi sei?Il suo ragazzo?- chiese il rossino con scherno, facendo ridere i suoi amici ancora in macchina.
- Diciamo piuttosto che sarò il tuo peggiore incubo se non ti levi subito di torno...- rispose Draco, con un finto sorriso sulle labbra.
- Ah, si?E perchè? Cosa vorresti farmi?- continuò il rossino, sempre ridendo, anche se un po’ istericamente.
- Sei sicuro di volerlo sapere?-
Nella voce di Draco non c’era più scherno: solo sfida. Quella faccia avrebbe fatto incazzare chiunque, compreso il rosso. I suoi amici scesero dalla macchina e lo affiancarono rendendo il rosso più sicuro, ma quest’ultimo fece un grosso errore: guardò Draco negli occhi e li vide...quel ghiaccio irreale...La paura si fece strada in lui; così fece un piccolo movimento con la testa e gli altri tre ragazzi si avventarono addosso al biondo. Draco non aspettava altro: un ghigno malefico si insinuò sulle sue labbra e attaccò i tre ragazzi con tutta la forza che aveva.
Hermione guardava la scena immobile, senza il coraggio di intromettersi: voleva che la smettessero, non voleva che Draco le prendesse a causa sua! Ma, come si accorse poco dopo, Draco non era uno che si faceva atterrare facilmente. A quanto pareva le numerose risse con Harry erano servite a qualcosa: il Serpeverde si difendeva e attaccava velocissimo, incassando pochissimi colpi. In meno di 5 minuti riuscì a buttare a terra i primi tre, ma ora rimaneva il rosso.
Draco si avventò su di lui molto lentamente, era più svelto e più furbo dei suoi amici: gli mollò un pugno sulla spalla destra e uno dritto in faccia. Draco sentì il sangue colargli giù dal sopracciglio: era arrivato il momento di attaccare. Evitato un pugno ai reni, Draco mollò un pugno dritto sulle costole del ragazzo e un altro sul suo labbro, spaccandoglielo. Il rosso però fece una finta a destra, egli mollò un pugno dritto in pancia. Draco si piegò in due dal dolore, ma rimase giù un secondo di troppo: il ragazzo lo prese alla gola e sollevò per poi poggiarlo sul cofano anteriore della macchina. E fu a quel punto che Hermione sbiancò: il ragazzo con una mano bloccava Draco e con l’altra prese un coltellino dalla tasca e lo puntò alla gola del biondino.
- E ora chi è che ride?- disse, col sangue che ancora gli colava dal labbro spaccato.
- Sempre io - rispose Draco. Gli mollò un calcio dritto in pancia e dopo essersi liberato lo tempestò di calci, finché il rosso non cadde a terra, svenuto.
Draco si asciugò il sangue dalla bocca: si sentiva un po’ indolenzito; si appoggiò all’auto e si accese una sigaretta. Fu a quel punto che, alzando lo sguardo, incrociò gli occhi con quelli della Grifondoro: lei era lì, ancora mezza nascosta, che si stringeva in quel vestitino nero troppo corto; aveva paura, si vedeva, forse di lui, di come aveva reagito.
La vide avvicinarsi; la vide guardare i quattro ragazzi a terra; la vide ancora un po’ impaurita, anche se il pericolo era scampato; la vide farsi più vicina; sentì la sua mano che gli sfiorava con dolcezza lo zigomo, dove lo avevano colpito; sentì il suo respiro sul collo; vide i suoi occhi dorati inumidirsi; vide una lacrima scenderle sulle guance; sentì il suo corpo che premeva contro il suo; sentì le sue braccia che lo stringevano, da sotto il giubbotto; sentì la sua testa affondargli nel petto; sentì il suo corpo tremare abbracciato al suo.
Hermione era lì, che tremava e singhiozzava contro il petto del suo più gran nemico: ma ora niente aveva più importanza. Lo sentì irrigidirsi, quando lei lo abbracciò; vide la sua sigaretta cadere per terra; sentì le braccia di Draco che l’avvolgevano; si sentì stringere contro il suo corpo.
Rimasero così per un po’. Poi si staccarono di colpo, come se avessero appena realizzato chi fossero: erano tornati alla realtà...
Draco si accese un'altra sigaretta e si girò, incamminandosi verso chi sa dove.
- Che fai mi lasci qui da sola?- chiese la Grifondoro.
- Non credi che per oggi abbia già fatto abbastanza per te, mezzosangue?- rispose Draco, continuando a camminare.
- Bè, io però ho una macchina...-
Draco si fermò e si girò: Hermione si era messa al volante della decappottabile e lo guardava.
- Lo vuoi un passaggio?- gli chiese
- Lo sai che rubare è un reato, mezzosangue?-
- Lo sai che fare a botte è un reato, purosangue?- lo imitò lei - E poi io non rubo, prendo in prestito...-
Draco la guardò: aveva una specie di sorrisino innocente e divertito stampato in faccia. Quante volte aveva visto quel sorrisino stampato sulla faccia di un’altra persona...
Draco si avvicinò alla macchina.
- Guido io - disse, facendo segno alla Grifoncina di spostarsi
- Tu sai guidare?- chiese lei, scettica.
- Se ti ho detto che guido io, significa che so guidare, che dici mezzosangue??- disse lui, scocciato.
- Con te è sempre meglio chiedere, non si sa mai...-
Draco salì in macchina e prese il posto della Grifoncina, che si sedette accanto al lui.
Durante il viaggio non parlarono, esattamente come all’andata: l’unico rumore era quello della radio in sottofondo.
- Perché l’hai fatto?-
Hermione pensava a questa cosa da quando erano saliti in macchina.
- Fatto cosa, Granger?-chiese Draco, continuando a guardare la strada.
- Difendermi - rispose lei - Perché mi hai difeso?-
Draco ci pensò un attimo: perché l’aveva fatto?Se lo chiedeva anche lui...Ma poi gli venne in mente una cosa da poter utilizzare come scusa...
- Bè, se sei una mangiamorte come dici, allora di sicuro il Signore Oscuro non vorrebbe una sua spia nei guai con il Ministero per uso di magia davanti ai babbani; o addirittura una spia stuprata-
Hermione rimase in silenzio: si era aspettata una risposta diversa...“Cosa diavolo credevi Herm?Pensa piuttosto che ci ha creduto...”si disse.
- Ei Granger,siamo arrivati -
La voce di Draco la risvegliò dai suoi pensieri: si girò e vide che erano davvero davanti casa sua. Aprì la portiera dell’auto e scese rimanendo però vicina alla macchina: doveva dirgli qualcosa, era stato ridotto in uno stato pietoso per colpa sua...
- Allora Granger, te ne vai o no?- disse Malfoy - Oppure speri anche nel bacio della buonanotte??- chiese, malizioso.
- Vaffanculo Malfoy!- rispose lei, arrossendo e dirigendosi verso la porta di casa. Tempo qualche secondo e sentì il rombo della macchina che spariva in lontananza. E lei che stava per dirgli grazie...
Hermione entrò in casa e si diresse in camera sua, ancora sconvolta per la serata. Poi si buttò sul letto e si addormentò ancora vestita.

Pauline richiuse le tende velocemente, prima che sua sorella potesse vederla.
“Ma che diavolo ci faceva in macchina con Draco?E soprattutto perché lui era conciato in quel modo?”
Pauline sentì la porta della camera di Hermione chiudersi: era andata a dormire.
Pauline guardò l’orologio: le 2:37. L’ora di andare a dormire per alcuni, l’ora in cui uscire per altri; inutile dire che Pauline era tra i secondi.
La strega cominciò a rovistare nelle valige fatte da poco: prese un paio di pantaloni verdi militare e una canotta bianca a giro maniche. Le indossò; poi legò i capelli biondi in una coda alta. Andò in bagno e rovistò nel mobiletto dei medicinali, finché non trovò una cassetta del pronto soccorso comprata a Diagon Alley che, premendo un bottone, diventò così piccola da poterla mettere in tasca. Tornò in camera sua e prese un paio di chiavi appese ad un chiodino sulla scrivania; dopo aver messo anche quelle in tasca, prese le sue scarpe da ginnastica e uscì dalla camera, facendo attenzione a fare piano. Scese le scale con passo felino e prese il suo giubbino di jeans. Uscì poi dalla porta sul retro e indossò le scarpe. Si alzò e parve concentrarsi un attimo, poi una luce azzurra si levò intorno a lei, e quando si dissolse Pauline non c’era più...al suo posto si ergeva un elegante ghepardo. Poteva sembrare uguale a tutti gli altri felini, ma lui era GB: il Ghepardo dagli occhi Blu...
Pauline cominciò a correre: adorava farlo quando era trasformata, era come volare!
L’animale si diresse verso la collina alla velocità della luce, correndo sempre più forte. Arrivò alla base della collina in meno di 5 minuti. Salì fino in cima, finché non vide una grande casa ergersi davanti a lei. Si diresse verso il giardino sul retro, cominciando a rallentare; lì le luci erano accese e c’era un ragazzo fuori, appoggiato al muro: fumava, come sempre del resto. Ora Pauline camminava con il fiatone e sembrò osservare bene quel ragazzo: biondo, occhi grigio intenso, alto, portamento regale; portava un paio di lunghi pantaloni neri, in tinta con le scarpe; era a torso nudo e sul suo petto si potevano notare i lividi e i graffi che ancora sanguinavano.
Pauline si avvicinò a Draco Malfoy lentamente, continuando a respirare forte. Quando il respiro le tornò regolare, la luce azzurra la avvolse ancora e quando si diradò Pauline era tornata normale: si appoggiò al muro accanto a Draco e alzò lo sguardo verso il cielo.
- Ci sono un sacco di stelle, stanotte-
- Sei venuta fin qui per parlare delle stelle, Pauline?- le chiese Draco, guardandola.
- No - rispose Pauline, ricambiando il suo sguardo - Ma quando hai qualcosa è sempre meglio evitare l’approccio diretto!-
Draco continuò a guardarla, senza rispondere: era l’unica che reggesse il suo sguardo, l’unica che non l’aveva mai giudicato...Pauline aveva sempre visto oltre la barriera che Draco si era creato intorno: aveva sempre visto oltre quegli occhi di ghiaccio, aveva sempre visto oltre i suoi modi di fare altezzosi. Gli aveva dato una possibilità e lui le voleva bene per questo...
- Dai, fatti medicare quei tagli - disse la Grifondoro
- Mi stai chiedendo di giocare al dottore, Pauline? - le chiese Draco.
- Forse dopo...- rispose la bionda, maliziosa - Ma per ora faccio sul serio!-
Così prese dalla tasca dei pantaloni la cassetta del pronto soccorso che, dopo aver premuto il bottone, tornò di dimensione normale.
Visto che Draco non accennava a muoversi, Pauline si inginocchiò e lo tirò a terra, strappandogli una pesante imprecazione. La ragazza aprì poi la cassetta del pronto soccorso e prese delle garze imbevute di medicinale magico; così fece sedere Draco con la schiena poggiata al muro e, dopo essersi messa a cavalcioni su di lui, cominciò a medicargli il viso con dolcezza.
- Posizione equivoca, non credi Granger?”
- No - rispose secca lei: odiava essere chiamata Granger...
- Ahi!Mi fai male!-
- E’ normale se tu continui a muoverti!-
- Come posso stare fermo se tu continui a farmi bruciare la faccia?-
Pauline lo guardò e scoppiò a ridere - Draco, sei peggio di un bambino!-
“Dio, come è bella!”pensò Draco, guardandola: quando rideva, gli occhi di Pauline si accendevano completamente e tutto il suo viso brillava.
- Dai Pauline, finiscila o mi farai ancora più male!-
Pauline continuò il suo lavoro senza badare alle imprecazioni di Draco. Quando ebbe finito con il viso passò al petto e alle braccia, poi lo fece girare sulla schiena e si rimise a cavalcioni su di lui, continuando a spalmargli le pomate e a medicarlo. La biondina era preoccupata, ma non lo diede a vedere: chi diavolo lo aveva ridotto così??
A lavoro concluso, Pauline fece alzare Draco e si sedette contro il muro, mentre il biondino andava a prendere una maglietta dentro casa.
Quando tornò si sedette accanto a lei e Pauline si stese per terra, poggiando la testa sulle gambe di Draco, che, tanto per cambiare, si accese un'altra sigaretta.
- Tua sorella è una Mangiamorte -
- COSA?!?!- Pauline si mise a sedere di scatto, con la faccia più stralunata che Draco le avesse mai visto.
- Si è incontrata con due mangiamorte, Macnair e il padre di Blaise, Zabini senior -
Pauline fregò una sigaretta dal pacchetto di Draco e l’accese, continuando ad ascoltarlo: non poteva crederci...
- Hanno parlato di un piano che Voldemort vorrebbe attuare quest’anno, ma non sono riuscito a capire bene di cosa si trattasse...
- Ne sei sicuro?- gli chiese Pauline.
- L’ho visto con i miei occhi - le rispose Draco - In pratica sta facendo il doppio gioco tra Ordine della Fenice e Mangiamorte -
- Porca puttana!- esclamò Pauline, poggiando schiena e testa contro il muro - Mia sorella che fa la spia...non è possibile!-
- Anch’io all’inizio non volevo crederci, ma poi...- disse Draco, guardandola negli occhi.
- Harry è il suo migliore amico, come ha potuto fargli questo??- chiese Pauline, più a se stessa che a Draco - E’ come se io condannassi te a morte!-
Pauline si morse un labbro: senza volerlo aveva appena definito Draco il suo migliore amico...
- Sbaglio o mi hai appena definito il tuo migliore amico, mezzosangue?- chiese Draco, ghignando.
- Perché, non è così?- Pauline tornò a guardare il biondino negli occhi, battagliera.
- Bè...contando il fatto che nessuno sa che ci frequentiamo da quando stavo in terza...non so cosa risponderti... - rispose Draco, un po’ impacciato.
- Dio Draco, sembri Harry!- disse Pauline, scoppiando a ridere.
- E’ la seconda volta che me lo dicono in meno di una notte...- disse Draco tornando a fissare il vuoto.
- Davvero?Perchè, mentre accompagnavi a casa Hermione lei ti ha detto che assomigli a Harry?- chiese la biondina, con uno strano tono.
- Ci hai visti...- sussurrò Draco, abbassando un po’ lo sguardo.
- Si...-
Rimasero così per un po’, lei che lo guardava e lui che sembrava interessato alle begonie del giardino.
- Allora?- chiese Pauline, spezzando il silenzio.
- Allora cosa?-
- Cosa hai da dire riguardo a Hermione-Nuova-Spia-Granger?-
- Dico solo che voglio sapere cosa le ha fatto cambiare idea...-
- E come?-
- Diventando un Mangiamorte -
- CHE COSA?!?!-
Draco buttò via quello che restava della sua sigaretta e tornò a guardare Pauline: sapeva che non l’avrebbe presa bene...
- Senti Pauline, lo sai che io non la penso affatto come i Mangiamorte e che l’unica cosa che ha fermato mio padre dal farmi diventare uno di loro è stata mia madre, che si è inventata un paio di stronzate sul fatto che devo prima prendere un diploma!-
Pauline inspirò a fondo: sapeva quello che Draco aveva passato per colpa di Voldemort.
- Ma tra un po’ diventerò maggiorenne Pauline e non basterà mia madre per fermare Lucius! Se propongo a mio padre di aiutare la Granger stando con lei io potrei capire i motivi che li spingono a lavorare per quello schifoso e se c’è un modo per odiare di meno mio padre, bè...sinceramente mi ci fiondo sopra!-
Pauline non disse nulla: accettava la decisione di Draco, ma allo stesso tempo aveva paura di poter perdere il suo migliore amico.
- Lo sai questo a cosa potrebbe portarti, vero?- chiese la Grifondoro, tenendo gli occhi bassi - Potresti davvero convincerti che quello che dice tuo padre è vero e a quel punto vorrai diventare un mangiamorte vero e proprio -
Draco non rispose: aveva pensato a quella possibilità, decidendo che dopotutto non avrebbe corso questo rischio, ma ora che la sentiva uscire dalla bocca di Pauline, gli sembrava una possibilità da dover prendere assolutamente in considerazione...
- Io non so come finirà questa storia Draco, né cosa deciderai di fare - ora Pauline stava guardando Draco dritto negli occhi - Sappi solo che se anche dovessi prendere il posto di Voldemort in persona, io ti vorrò bene, sempre!-
- Sei sicura di quello che dici?-
- Bè, di certo non mi unirò a te né la smetterei di combattere contro Voldemort, però di sicuro non ti farei mai del male.-
Draco le sorrise: sapeva che quello che diceva, semmai fosse accaduto, le sarebbe costato tanto.
- In ogni caso si può sapere chi ti ha ridotto così?- chiese Pauline.
- Così come?-
- Draco...-
- Dei ragazzi volevano per forza riaccompagnare tua sorella a casa, lei non voleva e io l’ho difesa -
- Hai difeso mia sorella?- gli chiese Pauline, scettica.
- Si...-
- E perché?-
“Già, perché?”Aveva sempre odiato la Granger eppure l’aveva aiutata.
- Non lo so - rispose, guardando il cielo.
- L’hai fatto senza pensarci?- gli chiese Pauline, guardandolo.
- Si...non mi piace quando i ragazzi abusano delle ragazze. Non lo sopporto...-
- Sicuro che sia solo per questo??-
- E che altro motivo ci dovrebbe essere??-
Pauline guardò Draco: quelle parole non la convincevano affatto. Così provò ad entrare nella mente del suo amico...
- E smettila di usare quella telepatia del cazzo, mi fai venire mal di testa...-
Pauline tornò nella sua mente, un po’ imbronciata: aveva poteri telepatici eppure non era ancora molto brava nella Legilimanzia. La telepatia le permetteva di guardare a suo piacimento nei pensieri e nei ricordi della gente senza farsi minimamente scoprire e di mandare messaggi nelle menti altrui. Ma, non avendo un vero e proprio insegnante, non era ancora molto brava.
- Allora Pauline - disse Draco, distogliendola dai suoi pensieri - Tornando al discordo Draco Malfoy sembra uno stupido Grifondoro sfregiato, cosa mi faresti se fossi Potter?- chiese, alzandosi in piedi.
- Sei sicuro di volerlo sapere?- gli chiese Pauline, maliziosa.
- Credo proprio di si -
Pauline buttò a terra quello che rimaneva della sua sigaretta e si mise davanti a Draco, restando in ginocchio: cominciò a baciargli gli stinchi e poi salì fino alle cosce, passando vicino alla sua erezione. Lo stava eccitando e lo sapeva, ma non le importava: dopotutto per loro era solo un piccolo gioco.
Continuò a baciarlo arrivando finalmente al suo collo e poi alle sue orecchie. Sentì le mani di Draco che le cingevano dolcemente la vita e fece salire anche le sue, carezzandolo.
Finalmente la bocca di Pauline arrivò a incastrarsi con la sua: prima un bacio lento, poi la sua lingua chiese il permesso di poter entrare nella bocca della ragazza, cosa che non gli fu negata. Draco sentì le mani di Pauline tra i suoi capelli e la strinse ancora un po’ a sé: ora erano praticamente incollati l’uno all’altro. Draco si staccò un attimo da Pauline e cominciò a baciarle il collo; la sentì sorridere divertita, così sorrise anche lui, tornando a baciarle la bocca. Non pensò neanche per un attimo di toccarla o di andare più a fondo: loro non avevano mai fatto sul serio, si erano sempre divertiti, né erano mai andati a letto insieme. Pauline era l’unica ragazza della scuola, a parte sua sorella e qualche altra Grifondoro, con cui Draco non aveva mai fatto nulla, ma era di sicuro l’unica che a solo guardarla ti veniva voglia di portarla a letto; ma con Pauline non ci aveva mai neanche provato: erano solo amici e non erano mai stati altro.
Continuarono a baciarsi per un bel po’, almeno finché le luci del giardino non si accesero completamente e una voce femminile disse - Hem, hem -
Pauline non fece in tempo a fare nulla, se non a staccarsi da Draco e guardare verso la signora che aveva parlato; una donna avvolta in una vestaglia di seta scura li guardava divertita: aveva i capelli ricci, biondi e fitti e non poteva dimostrare più di quarantacinque anni. Ma quando lo sguardo di Pauline si posò sugli occhi della donna, capì finalmente con chi aveva a che fare: occhi color metallo fuso, esattamente uguali a quelli di...
- Draco!Non credevo fossi ancora sveglio a quest’ora!- disse la signora, divertita - Allora vuoi presentarmi la tua ehm...amica...-
- Nonna, questa è Pauline Granger; Pauline questa è mia nonna Clarissa Betthsburg in Black - disse Draco, per niente imbarazzato della situazione in cui sua nonna li aveva trovati.
- Piacere di conoscerla - disse Pauline
- Il piacere è tutto mio - disse Clarissa, squadrando Pauline dalla testa ai piedi e soffermandosi specialmente sui suoi occhi - E così tu sei la secondogenita Granger...Sei identica a...Quanti anni hai, cara?-
- 15 - rispose Pauline, ricambiando lo sguardo della signora Black.
- Ah...Quindi sei allo stesso anno di...-
- SI - rispose Draco, interrompendo sua nonna.
Pauline ora abbassò gli occhi, sapendo di cosa parlavano e sentendosi molto imbarazzata: a Draco quell’argomento non era mai piaciuto...
- Bene ragazzi, io torno a dormire. Buonanotte signorina Granger -
- Arrivederci, signora Black -
Quando Clarissa se ne andò, Draco riprese Pauline tra le braccia - Dove eravamo rimasti?-
- Draco, ma sei impazzito?- sbottò Pauline, cercando invano di staccarsi dal biondino - Immaginati se al posto di tua nonna ci fosse stata tua madre, o peggio ancora tuo padre!-
- A quel punto saremmo morti entrambi - rispose Draco, facendo sorridere Pauline - Comunque sarà meglio che torni a casa...- disse, senza però lasciarla.
- Draco...- cominciò Pauline, timidamente.
- Si?-
- Quando tua nonna stava per chiedere quella cosa si riferiva a Tom?-
Draco la lasciò andare e si rabbuiò all’istante.
- Si - rispose, senza guardare Pauline.
- E fu lei che non permise a tuo padre di ucciderlo?-
- Si -
- Quando avrai intenzione di affrontare la cosa?-
- Non sono affari che ti riguardano Pauline!-
- E invece si: Tom è mio amico e lo conosco bene; ha tutto il diritto di venire a sapere che è tuo fratello!!Me ne frego di tuo padre, me ne frego di tutto: devi dirglielo e basta!!-
Draco afferrò Pauline per il polso e la spinse di malomodo contro il muro: - Ti ho detto di non immischiarti Pauline!Quante volte te lo devo ripetere?- il tono di Draco era minaccioso - Tu credi che sia tutto facile, vero? Non pensi che forse ci andremmo di mezzo tutti quanti?? So benissimo che in questo modo sto tenendo il gioco a mio padre, ma non voglio altre complicazioni!-
- E se invece lui volesse sapere?Non credi che avrebbe il diritto di sapere chi sono i suoi veri genitori?- Pauline non era per niente intimorita: continuava a guardare negli occhi di fuoco di Draco - Tuo padre l’ha rinnegato solo perchè a otto anni non aveva ancora mostrato i suoi poteri, voleva ucciderlo per questo!! Tua nonna si è messa in mezzo e non gliel’ha permesso: se l’è cavata con un oblivion!E’ stato spedito in un orfanotrofio babbano dove tutti hanno pensato che fosse il figlio di qualche vittima di un incidente d’auto e che avesse sbattuto la testa! Tuo padre ha raccontato in giro che fosse morto per una strana ragione!! E poi guarda caso: lui viene a Hogwarts con me!A quanto pare i poteri ce li aveva, aveva solo bisogno di un po’ più di tempo per mostrarli! Ma naturalmente nessuno si prende la briga di dirgli che lui è il secondogenito dei Malfoy, che è tuo fratello, solo per salvare la faccia a tuo padre!!! Ti piace come storia, Draco? Ti piace?- urlò Pauline, costringendo Draco ad abbassare gli occhi - Bè, questa è la storia di tuo fratello, Draco, cerca di capirlo!!- e con uno strattone Pauline si liberò dalla presa del suo migliore amico.
- Se io gli dicessi tutta la verità, come credi che la prenderebbe??Amerebbe i miei genitori??Mi vorrebbe bene?- sussurrò Draco - No...E non mi va di vedere i suoi occhi che mi guardano con odio -
- Saresti sorpreso di sapere come Tom possa essere ragionevole...- disse Pauline, avvicinandosi a Draco e carezzandogli una guancia - Devi solo trovare il momento giusto -
- Ci penserò...-
Rimasero per un po’ zitti, poi Pauline si accorse di come era tardi; cercò Draco con la mente, ma si scontrò contro un muro d’acciaio. Così si avvicinò lentamente a lui e lo abbracciò.
Per la seconda volta in una serata, Draco si ritrovò ad essere abbracciato da una mezzosangue; questa volta però ricambiò subito l’affetto.
- Parti domani per andare a quello stupido matrimonio?- le chiese.
- Si -
- Quindi non mi devo aspettare nessuna sorpresa per il mio compleanno?-
- Il regalo ti arriva per posta, vedi di fartelo bastare -
Dopo un altro po’, Pauline si staccò da lui e, alzandosi in punta di piedi, gli diede un castissimo ma dolcissimo bacio sulle labbra.
- Buona notte, Principe delle Serpi -
- Buona notte, Principessa dei Grifoni -
Pauline sorrise e si girò per trasformarsi, ma Draco le prese il braccio e la costrinse a rigirarsi: la guardò negli occhi e lei capì che le stava mandando un piccolo messaggio silenzioso, qualcosa che aveva a che fare con...Ti Voglio Bene.


My Space
Ho scritto questo capitolo un po' di tempo fa e ora ho deciso di pubblicarlo e vedere cosa ne pensate. Per tutti coloro che seguono l'altra mia fic, non preoccupatevi: aggiornerò a breve, ho già scritto il capitolo devo solo controllarlo.
Non so quando posterò il prossimo capitolo dato che ora è ricominciata la scuola, ma spero di non metterci molto. Un saluto a tutti quanti.
_Hermy_
  
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