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Autore: SparklingLetters    16/08/2014    1 recensioni
[Stable Queen]
Regina non ha vita facile, tra il complicato rapporto con la madre e l’isolamento dal resto del mondo. Poi, un giorno, fa amicizia con un ragazzino di nome Daniel…
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cora, Daniel, Henry (Padre), Regina Mills
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Note dell’Autrice: Non riesco a credere che abbiamo veramente raggiunto questo punto. La trascrizione de “Lo stalliere” è stata la mia migliore amica per questo capitolo e i miei feels il mio peggior nemico – e forse anche un amico? Hanno offuscato il mio giudizio o mi hanno aiutato a scrivere? Non ne sono sicura. In ogni modo, questo capitolo fa male. Scusate.


Capitolo 20
Will and Won’t

Gli stivali da equitazione di Regina ticchettano rapidamente sul pavimento di pietra del corridoio.
Il tè le è sembrato interminabile ma meno odioso del solito. La sua mente è occasionalmente vagata verso Daniel, certo, anche se l’entusiastico chiacchiericcio della piccola Biancaneve l’ha tenuta ancorata al presente in modo abbastanza saldo. La bambina è chiaramente presa da Regina e sembra persino ammirarla – lei non ha mai sperimentato qualcosa di simile prima. Oggi Regina potrebbe essersi appena fatta una nuova amica.
Contorcendosi e girandosi, lei si controlla nello specchio.
Le parole di Daniel le echeggiano nella mente un’altra volta: dillo a tua madre. Lui gliel’ha detto in più di un’occasione, e le fa chiudere lo stomaco ogni singola volta. Nascondere il loro amore è fastidioso e in qualche modo degradante – non è forse vero, non è puro, non è prezioso? Daniel ha ragione, naturalmente, dovranno dirlo presto o tardi se pianificano un futuro insieme, cosa che ovviamente stanno facendo. Eppure solo la mera idea della reazione di sua madre ad una simile notizia è abbastanza per portare Regina sull’orlo delle lacrime.
Questa mattina, per esempio: era stato solo un piccolo divertimento, un po’ di tempo trascorso cavalcando, una risata col papà, e poi… Un tocco di magia, quella sua arma maledetta – ed ecco Regina, in aria, impotente, dolorante… Lei scaccia quel pensiero agghiacciante. Sì, ha provato e riprovato, ha desiderato ardentemente l’accettazione che crede di meritare da sua madre eppure non l’ha mai ricevuta.
È vero, sua madre sembrava decisamente allegra quando è fluttuata brevemente attraverso la stanza all’ora del tè, scegliendo la sua tazza abituale e – in una maniera nient’affatto da lei – scomparendo con essa immediatamente come se per intraprendere una missione della massima importanza. In effetti, sembrava essere talmente di buonumore che per un momento Regina considera veramente di dirglielo. Forse ormai potrebbe farlo. Dovrà essere fatto, presto o tardi.
Tardi suona meglio. Suona sempre meglio. Regina sospira: il suo dilemma finisce sempre esattamente così.
Comunque, non c’è stata abbastanza agitazione per un giorno? Adesso tutto ciò che vuole è tornare da lui.
Esamina con occhio critico la propria immagine nello specchio. La sua giacca ha bisogno di essere raddrizzata lì, e anche laggiù. Ecco, così va meglio.
Il sorriso è cancellato dal volto di Regina dall’arrivo di sua madre. C’è a malapena tempo per registrare la sensazione angosciante sul fondo del suo stomaco al brusco rifiuto dell’abbigliamento di Regina prima che una nuvola di magia la avvolga. Il fumo viola sa di frustrazione, l’abito da sera azzurro è un intruso contro la sua pelle ed un carceriere per il suo corpo. Un grido represso le riempie i polmoni e lo stomaco e il cuore davanti al sorriso estremamente compiaciuto di sua madre – lei vuole solo andare alla sua… “lezione di equitazione”. Cosa intende sua madre, comunque, cancellata? No, non può essere, si sono già persi la Collina delle Lucciole a causa delle impossibili norme dalle quali Regina è limitata, ed ora questo?
Non c’è modo che lei venga scusata con il Re in persona come loro ospite. Regina ammette la propria sconfitta.
Certamente questa non sarà più di una breve visita formale perché il Re presenti i propri ringraziamenti. Lei potrebbe ancora raggiungere le stalle come pianificato.

Il diamante brilla alla luce ma tutto ciò che lei vede è un’oscurità intralciante che le annebbia la vista.
Questo non può star succedendo. È assurdo. Non può essere vero.
Le ginocchia ossute del Re raschiano il freddo pavimento di pietra, eppure Regina non ha un solo pensiero per il suo malessere. Il corsetto minaccia di soffocarla, come se un paio di mani invisibili stesse tirando i lacci sempre più strettamente con forza bruta e crudeltà – potrebbe anche essere intrappolata di nuovo dall’incantesimo vincolante di sua madre. Effettivamente, il terreno sembra essere scomparso sotto i suoi piedi – sta galleggiando o sprofondando? Un brusco rantolo irrompe in superficie a sua completa insaputa. Non allieva il dolore, comunque. Un pugnale seghettato si contorce dentro al suo stomaco, accoltellandola, spingendosi più a fondo, facendo riversare le sue budella in un crudo disordine. Eppure, fortunatamente, non c’è niente da gettare fuori dal suo ventre – in un battito di ciglia le sue interiora si trasformano in serpenti che si contorcono, si sciolgono  in una sostanza nera ed appiccicosa, ed infine si dissolvono in fumo grigio piombo.
«Sì».
La testa le gira – questo non può essere. Cosa sta dicendo sua madre? Regina non vuole questo, non ha chiesto questo.
Tutto grida di no, il suo intero essere si rivolta contro quest’idea. Di certo loro possono sentire! Non le sue parole, poiché le parole la abbandonano. Ma il rimbombo sordo del sangue che le corre alla testa; la sua anima che grida di terrore; il suo cuore che inizia a palpitarle dolorosamente contro il petto dopo il grave silenzio durante il quale ha mancato un bel po’ di battiti. E se non possono sentire, di certo possono vedere: le lacrime che bruciano e spingono senza pietà contro le sue palpebre, che si raggruppano nei suoi occhi, che restano attaccate alle sue ciglia e minacciano di cadere; le sue mani, fredde come ghiaccio, che giocherellano con le pieghe del vestito; le ginocchia che sopportano a stento il suo peso.
«Sì».
Un brivido violento la scuote. Dita fredde ed ossute scavano dritte nel suo cuore. No. Madre, non puoi! No, no, no, no, no!
Ma sembra che possa, e lo fa. Nessuno la ferma; nessuno ferma questa… questa… follia. Non il papà, quel padre affettuoso ma impotente; non il Re, quell’uomo conosciuto per la sua gentilezza e rettitudine. Nessuno.
Lei è sola e, in quel momento, sconfitta.

Non è qualcosa che abbia pianificato eppure non le è nemmeno interamente nuovo. Pietre e fango e erba e cielo sono solo una sbavatura di colore di una sfumatura altrettanto pallida e priva di vita. Il mondo si allarga attorno a lei come un papavero consumato dall’essenza sbiadita. Non ha importanza finché i piedi possono portarla, e la portano, colpendo il terreno con negligenza selvaggia e facendo volare zolle d’erba. Respirare fa male ma lei continua a correre stringendosi il petto, con la vista puntata su quell’unico mezzo di salvezza.
Lui sarà lì, come è sempre stato, e affronteranno questo insieme, come hanno sempre fatto.
Cosa dirà? Cosa faranno? Cosa possono fare?
Lei non riesce a pensare chiaramente; non può pensare affatto, non ad un passo più lontano delle stalle. Una volta che sarà arrivata lì, da lui, il resto arriverà. Deve.
Ciò che giace dietro di lei non è un’opzione. Ciò che giace dietro di lei la distruggerebbe. Deve essere lasciato indietro.

Nel momento in cui fa irruzione attraverso la porta e non lo vede, il suo stomaco si contorce con improvvisa disperazione. Ma naturalmente lui è lì, naturalmente esce incespicando dal box al suono della sua voce che lo chiama; naturalmente i suoi occhi sono vigili e la sua voce tinta d’ansia –avverte immediatamente dei guai.
Cadere nelle sue braccia è un sollievo immediato, come se il peso che ha trasportato fosse già stato sollevato persino dalla sua mera presenza. Voglio questo, grida il suo cuore. Voglio questo, sempre. E le parole sgorgano dalla sua bocca pesanti per l’urgenza: sposami. Sorprende persino lei, eppure nell’istante in cui ha parlato sa di dire sul serio. Quindi anche se la norma sociale dice che è la lady che deve ricevere la proposta – che bene le ha mai fatto quella spazzatura?
Daniel aggrotta la fronte: non capisce, lotta per capire, mentre lei vuole solo allontanarsi da tutto – ed in fretta. Cerca di spiegare ma è quasi impossibile concentrarsi, superare il panico che sta tornando, e raccogliere un po’ di senno. Ma lei ci prova, in lacrime e rendendosene conto a stento, lamentandosi dell’ascendenza di Biancaneve e della reazione assurda del Re e della risposta oltraggiosamente inadeguata e presuntuosa dei suoi genitori.
Allora lui capisce. Il suo cipiglio si approfondisce e c’è qualcos’altro che si mostra velocemente attraverso i suoi occhi. Shock? Solidarietà? Rabbia?
Non lascerà che questo accada, non lascerà che loro la obblighino se lei non lo vuole – lui, e solo lui di tutti quelli che le sono cari e vicini, non lo tollererà. Se soltanto lui dicesse le parole che lei aspetta di sentire – o no, se si limitasse ad afferrarla per la mano, metterla sul dorso di un cavallo e precipitarsi via da qui mentre il sole che tramonta getta un benvenuto velo d’oscurità sulla loro fuga.
Sì, questo è ciò che devono fare, è l’unica via d’uscita: andarsene e non tornare mai più. Cosa sta aspettando?
Il suono del suo nome detto nel modo in cui solo lui lo pronuncia – come un caro tesoro, prezioso oltre ogni parola – la calma miracolosamente, e le nuvole della rovina e del caos travolgente sembrano dissolversi. Lei diviene consapevole delle sue braccia attorno a sé, della stretta gentile ma ferma che lui le dà mentre parla, con una voce che è calma e misurata.
Anche in momenti simili rimane fermo e ragionevole. Lei sa cosa significherebbe? Oh, Daniel, sempre così altruista, sempre così premuroso, superfluamente questa volta. Certo che lei lo sa. Certo che sa cosa significherebbe: possono avere la vita che hanno voluto per tanto tempo. O forse non proprio così; ma il punto è, saranno insieme. Questo è tutto ciò che importa.
Lei allunga le mani per carezzare quel volto prezioso, e una luce calda sembra ardere da qualche parte – se fuori o dentro di lei non lo sa esattamente né le importa – quando lui deposita un bacio delicato sul suo pollice.
La sposerà. Non importa quanto lei abbia sognato del loro futuro e gli abbia persino fatto una proposta di matrimonio solo un momento fa, la vera conferma la stordisce momentaneamente. Così come il movimento brusco di lui, che va ad armeggiare brevemente con la sella. Cosa sta facendo?
La semplice banda dorata scintilla nel crepuscolo e tutto ciò che lei vede sono le proprie lacrime – lacrime di felicità condivisa e promessa.
Nessun’altra domanda viene posta – è stato detto tutto. Daniel fa scivolare l’anello al suo dito. Calza perfettamente.
Per un momento, ci sono solo loro due. Gli eventi dei minuti passati da poco potrebbero non essere esistiti affatto: il Re, il suo anello, sua madre che ruba la sua volontà, sigillando il patto e il destino di Regina con esso sono tutti svaniti. Un momento di perfetta felicità cancella ogni altra cosa. Lei gli rivolge un sorriso radioso e lui ricambia il suo sguardo con uno suo, solenne ed amorevole. Quando si baciano, la forza e la speranza le fluiscono attraverso il corpo, guarendo tutti i lividi e le cicatrici nella loro strada.
La porta si spalanca. Loro si separano di scatto, anche se continuano ad aggrapparsi l’uno all’altra.
Per un folle momento, Regina vede se stessa bambina in piedi sulla soglia, dopo averla spalancata con una gioia gloriosa nel vedere il suo nuovo amico – il suo primo amico in assoluto, il giovane stalliere.
Quando la realtà le appare chiara, la colpisce duramente: questa è un’altra ragazzina, qualcuno il cui arrivo in un simile momento potrebbe facilmente portare tutto questo – il suo amico, il suo amore, il suo fidanzato – di nuovo via da lei. Questo non può succedere, mai. Lei deve fermare Biancaneve, spiegare, supplicare.
Regina corre fuori dietro alla ragazzina, il cuore in attività frenetica. Corre per la propria vita.












Note della traduttrice:
Okay, niente panico. Niente panico. (Non capisco se lo sto dicendo a voi o sto cercando di dirlo a me stessa.)
Il prossimo capitolo arriverà martedì 19, sempre se ce la faccio. Alla prossima!
  
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