Serie TV > Agents of S.H.I.E.L.D.
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Autore: skyewardlover    16/08/2014    3 recensioni
È passato un anno dalla sconfitta dell’Hydra e dalla morte di Garrett.
Il team di Coulson, nascosto in una delle basi segrete dello SHIELD, è stato rimesso in sesto e anche Fitz incomincia, finalmente, a stare bene.
I problemi, però, sembrano non essere ancora finiti. Molti traditori sono fuggiti e tocca proprio ai nostri agenti catturarli.
Ward è prigioniero nel carcere di massima sicurezza dello SHIELD e, Coulson, incarica Skye di fargli visita per proporgli un accordo.
La giovane ragazza si ritroverà ad affrontare le sue più grandi paure e a combattere contro i sentimenti che ancora la legano al suo ex A.S.
Questa storia racconta di come sia cambiata la vita del team e di come Ward cercherà la propria via per la redenzione.
Ma la squadra riuscirà a perdonarlo, dopo tutto quello che ha fatto? Ci riuscirà Skye?
In fin dei conti, resta pur sempre un assassino.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Grant Ward, Skye, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5

“La differenza tra lui e l’Hydra”
 
 

 
“Liberati del passato nel modo più semplice:
smettendo di credere che
ciò che sia successo altre volte
sia destinato a ripetersi.”

 
 
Coulson non aveva proferito parola, da quando era uscito dalla cella di Ward, insieme a Skye.
O meglio, da quando aveva quasi trascinato fuori la ragazza, con la forza.
 
Skye l’aveva seguito, restando buona e in silenzio, lungo i corridori della base.
Avevano incrociato numerosi agenti sul loro cammino e tutti, nel vedere il direttore, si erano fermati per rivolgergli il solito saluto militare. Ma l’uomo non aveva badato a loro, gli aveva concesso solo un lieve cenno di assenso con la testa e niente di più.
Skye sperava solo di non averlo fatto arrabbiare troppo. Aveva perso il controllo prima, con Ward, ma non si era aspettata di ritrovarsi in una situazione simile.
Da qualche tempo a quella parte, la ragazza cominciava a nutrire dei sospetti nei confronti di Coulson.
Non sembrava più lo stesso. Non faceva più le battutine di una volta, era cambiato nei modi di fare e di pensare. All’inizio, aveva attribuito la cosa al tradimento di Ward e alla scoperta del risorgere dell’Hydra, ora però non ne era più così certa.
Coulson e Skye salirono su un ascensore e la ragazza capì subito dove fossero diretti.
Quando le porte si riaprirono, i due agenti entrarono nella “sala di controllo”.
Non era la vera e propria sala di controllo della base, ma il team la chiamava così. Al loro arrivo a Nowhere, Coulson aveva richiesto una stanza in cui tutti i membri del suo team potessero lavorare insieme, senza essere intralciati da altri agenti.
Erano a Nowhere da un anno, ma nessuno di loro era riuscito a stringere legami con le altre persone che vivevano lì. Nemmeno Skye, la più estroversa del gruppo, aveva voluto saperne di stringere nuovi rapporti.
Quando Skye e Coulson uscirono dall’ascensore, quattro persone si voltarono e gli sguardi di May, Fitz, Simmons e Tripp si posarono immediatamente su di loro.
Skye, sbirciò da dietro la spalla di Melinda, e capì cosa i suo colleghi avessero guardato, fino al loro arrivo. Uno schermo piatto proiettava l’immagine di Grant Ward, che camminava in cerchio, all’interno della sua cella.
 
-Avete sentito tutti?- chiese Couslon, alludendo alla chiacchierata che lui e Skye si erano fatti con Ward, poco prima.
 
-Sì, signore.- risposero prontamente i quattro agenti, allontanandosi dallo schermo.
 
May e Tripp rimasero in piedi, mentre Jemma si apprestò a spostare Fitz, seduto sulla sedia a rotelle, all’angolo del tavolo.
Fitz sospirò irritato, capiva le preoccupazioni dell’amica, ma odiava essere trattato come un bambino.
 
Negli ultimi tempi, Fitz aveva fatto enormi progressi, ma la mancanza di ossigeno aveva reso debole sia la mente che il corpo. Faticava a rimanere in piedi troppo a lungo e, nonostante fosse in grado di riparare qualsiasi macchinario, nel giro di pochi minuti, il cervello aveva cancellato anni e anni di studi. Sapeva fare le cose, ma non sapeva spiegare né come né perché funzionassero.
 
-Bene. Vorrei spiegarvi come procederanno le cose in futuro. – annunciò Couslon, spostandosi dall’altro capo del tavolo.
-Skye, vorrei assegnarti il compito di vigilare su Ward. Sei la persona che ha avuto più impatto su di lui, se c’è qualcuno a cui dirà tutta la verità, quella sei tu.-
 
Già. Chissà perché, la cosa non sorprese minimamente la ragazza.
 
-Cosa dovrei fare, signore?- chiese Skye, sapendo di non potersi opporre agli ordini del direttore dello SHIELD.
 
-Interrogarlo o fingere di avere una conversazione onesta e aperta con lui. A te la scelta.-
 
-Vuole che finga di essere disposta a perdonarlo, se mi dice tutto quello che sa?-
Domandò ancora Skye, senza preoccuparsi di nascondere lo scetticismo che continuava a pervaderla, da quando Coulson le aveva chiesto di portare Grant Ward alla base.
 
-Esattamente.- confermò il direttore dello SHIELD, ignorando di proposito il tono della ragazza.
-Chissà, magari ci riusciremo tutti davvero, un giorno.-
 
Quelle parole, su Skye, ebbero l’effetto di dieci pugnalate allo stomaco. La ragazza boccheggiò un paio di volte, poi cercò di ricomporsi e, con un filo di voce, obbiettò:
-Sta scherzando, vero? È un traditore e un assassino, pensa davvero di perdonarlo?-
 
May fulminò Skye con lo sguardo.
Skye le aveva accennato, una volta, al fatto che iniziasse ad avere dei dubbi su Coulson e sulla sua lucidità nel prendere decisioni tattiche, ma Melinda May l’aveva zittita. Come suo nuovo e non ufficiale agente supervisore, aveva il dovere di insegnare a Skye a non mettere mai in dubbio le capacità di Couslon.
 
Coulson, però, non si fece problemi, ignorò come sempre le frecciatine di Skye e proseguì imperterrito, proteggendo le sue idee.
-Posso provare a dargli una possibilità, forse dovresti farlo anche tu.-
 
-Dopo tutte le persone che ha ucciso e tutto il male che ha fatto?- scoppiò Skye, le emozioni completamente fuori controllo.
Era stata una giornata davvero terribile, per lei.
Era riuscita, dopo un anno di inteso lavoro, a chiudere l’argomento Ward in un cassetto, del quale aveva buttato via la chiave e sperava di non doverci pensare mai più. E, in un solo maledettissimo giorno, Coulson l’aveva obbligata a riaprire, con la forza, quel cassetto, ma Skye non era minimamente preparata a gestire tutto quello che le stava accadendo.
Voleva solo svegliarsi e accorgersi che era stato un bruttissimo incubo.
 
-Non è un soldato dell’Hydra, Skye. Non gli avrei mai dato una possibilità se fosse stato uno di loro, ma ora le cose cambiano.- le fece notare il direttore dello SHIELD che, per la prima volta da mesi, cominciava a perdere la pazienza.
 
-Vorrebbe riammetterlo nel team?- chiese Skye, in tono di sfida, ma allo stesso tempo disgustata.
 
Perché, diavolo, sono l’unica ad oppormi? Perché stanno tutti in silenzio?
Si chiese Skye, sorpresa che Fitz, Simmons e Tripp non proferissero parola.
Sapeva di non poter contare su May, lei avrebbe sempre spalleggiato Coulson.
 
-Non tornerà mai ad essere un agente, sarà sempre sorvegliato ma, se dimostrerà di poter ancora essere degno di fiducia, potrei pensare di reintrodurlo, in qualche modo, nella squadra.-
Ammise, infine, Coulson, guardandola negli occhi.
 
-Ragazzi, ditemi che anche voi non la pensate così!- esclamò Skye, guardando uno ad uno i suoi colleghi.
Tripp, Simmons e Fitz non la stavano guardando, solo May aveva gli occhi fissi sui suoi, ma Skye non vi lesse alcuna traccia di supporto.
-Ragazzi!- urlò, per la seconda volta.
 
-Io...io non sono felice del suo ritorno.- provò a dire Simmons, la voce flebile. E Skye ringraziò il cielo, grata perché l’amica non l’avesse abbandonata.
-Ma potrebbe esserci utile, ora che lo SHIELD è così debole. Le cose non torneranno mai come prima, ma se è davvero pentito, forse dovremmo concedergli il beneficio del dubbio.-
 
Come non detto.
Skye si sentì crollare il mondo sotto i piedi. Il suo sguardo doveva essere colmo di risentimento, perché Jemma si affrettò subito ad aggiungere:
-L’hai sentito anche tu, ha fatto quello che ha fatto perché voleva salvare Garrett.-
 
-Ma ti senti, Simmons?- rispose, Skye, ancora più adirata.
-Ward ha cercato di ucciderti e con Fitz c’era quasi riuscito. Vi ha scaraventati nell’oceano, guardandovi in faccia!-
 
-Non parlare come se ci fossi stata, Skye! So benissimo cosa ha fatto, Ward. Non lo perdonerò mai, ma sto pensando a cosa sia meglio per lo SHIELD. Non abbiamo risorse, né uomini per affrontare l’Hydra e se, le informazioni che ha Ward, sono la nostra unica possibilità, non rifiuterò un’alleanza con lui.- la rimproverò Simmons, mettendosi subito sulla difensiva, come faceva tutte le volte che i ricord,i di quella terribile esperienza, tornavano a galla.
Non era mai riuscita a parlarne con nessuno, non voleva ricordare i momenti passati con Fitz nella capsula, di come se l’era trascinato fino in superficie, sapendo che solo un miracolo avrebbe salvato il suo migliore amico.
-Coulson ha ragione. Ward non è un agente dell’Hydra,  ha commesso degli errori per l’affetto che provava nei confronti di Garrett. Voleva salvare una persona alla quale voleva bene, anche se poi si è dimostrata il male in persona. Questo lo posso capire.-
E mentre parlava, guardò Fitz, con gli occhi di una che, sembrava davvero capire il perché delle azioni di Ward.
 
-Ha ucciso non so quante persone e tu cerchi di giustificarlo?- la incolpò Skye, incapace di credere che, in quella battaglia, fosse davvero sola.
 
-Non cerco di giustificarlo.- tuonò Jemma, offesa.
-Sto soltando dicendo che, per salvare una persona cara, probabilmente, sarei disposta a fare qualunque cosa. Probabilmente, per salvare la vita a Fitz, avrei fatto cose anche peggiori di Ward.- e con un gesto impercettibile agli altri, Simmons allungò una mano sotto il tavolo, per stringere quella di Fitz.
-Come le farei per chiunque presente in questa stanza.-
 
Skye provò a ribattere, ma si accorse di non sapere cosa dire.
Lei e Jemma non avevano mai litigato, erano sempre andate d’accordo, anche se non avevano nulla in comune. Da quando si conoscevano, quelle differenze tra loro non erano mai state un problema. Quel giorno, però, le stavano dividendo più che mai.
 
-Smettetela, ora.- disse Coulson, riuscendo a sembrare calmo anche mentre alzava la voce.
-Ward verrà con noi, parteciperà alle nostre missioni e non accetterò altre discussioni a riguardo. Se a qualcuno la cosa non sta bene è pregato di dirlo subito, così potrò reindirizzarlo a qualche altro compito, qui alla base. Allora, chi si fa avanti?-
 
Coulson guardò Melinda e la risposta non si fece attendere.
-Qualsiasi cosa decida, andrà bene per me.- disse, prontamente, May.
 
-Come Simmons, non sono entusiasta del ritorno di Ward, ma mi fido di lei, Coulson. So che ha un piano.- ammise Tripp, quando fu il suo turno.
 
E nemmeno Fitz protestò, quando gli occhi del direttore dello SHIELD, si posarono su di lui. L’ingegnere annuì debolmente, senza proferire parola.
 
A quel punto, Coulson guardò Skye con aria di sfida.
Per la prima volta, da quando era entrata nello SHIELD, Skye si sentì più sola che mai. Nessuno l’aveva spalleggiata, mentre lei credeva che tutti stessero soffrendo il tradimento di Ward, quanto lei.
Si sbagliava, invece. Erano tutti pronti a dargli una seconda possibilità.
Tutti, tranne lei.
La famiglia perdona sempre e concede sempre nuove occasioni, ma quel sempre comprendeva anche l’omicidio e il tradimento? Forse il suo team non aveva ricevuto così tante delusioni, ma Skye ne aveva ricevute una dietro l’altra, dalle persone a cui teneva ed era stanca di concedere seconde occasioni.
La verità era che, temeva di fidarsi ancora di Ward, perché aveva paura che lui la tradisse di nuovo. Non sarebbe stata in grado di superare la cosa.
 
-Bene.- sentenziò Coulson, senza aspettare la conferma di Skye, per poi iniziare ad impartire gli ordini.
-Dunque, Simmons dovresti dare un’occhiata a Ward, ha la mascella rotta. Devi curarlo in modo che sia in grado di parlare, senza problemi e il prima possibile. Tripp, và con lei. Dubito che Ward tenterà di scappare, ma è meglio non rischiare.
May và a preparare il Bus, da domani lo voglio pronto a decollare in qualsiasi momento.
Fitz, voglio l’inventario di tutta l’attrezzatura che può essere caricata sull’aereo e Skye...-
Il direttore dello SHIEDL ci pensò un attimo, probabilmente, non riuscì a trovare un compito utile da assegnare a Skye, ma sapeva di non poterla lasciare senza far niente, a rimuginare su cosa stesse accadendo.
-Pensa a come far parlare Ward. Ti concedo un giorno per riuscire a estrargli informazioni, poi voglio delle coordinate che mi portino diritto da tutti i bastardi che sono rimasti dell’Hydra.-
 
Nel giro di un secondo, la sala di controllo si svuotò e vi rimasero solo Skye e Fitz, circondati da uno scomodo e imbarazzane silenzio.
Skye si lasciò cadere sulla sedia più vicina allo schermo, che proiettava le immagini di Ward, rinchiuso nella sua cella. L’uomo ora non camminava più avanti e indietro per la stanza. Si era seduto sulla branda, la schiena appoggiata al muro e il viso tra le mani.
 
-Ma cosa diavolo prende a Coulson?- domandò Skye ad alta voce, forse più a se stessa che a Fitz.
 
-Sta cercando di risolvere tutto.- provò ad ipotizzare il ragazzo, mentre, con la sedia a rotelle, si spostava per tutta la stanza, alla ricerca di carta e penna per fare una lista delle cose che servivano per trasferirsi di nuovo sul Bus.
-Lo SHIELD è a pezzi e non sa come venire fuori da questa situazione.-
 
-E crede davvero che, fidarsi di Ward, sia la soluzione? Non ci ha già fatto abbastanza male?-
Ribatté Skye, aprendo il cassetto alle sue spalle, per poi passare a Fitz un block-notes e una matita.
 
Fitz sospirò, un po’ a disagio per non essersi ricordato dove li avesse messi, l’ultima volta.
Si avvicinò, facendo muovere le ruote della sedia a rotelle, fermandosi al fianco di Skye.
 
-I casi disperati sono i preferiti di Coulson.- affermò Fitz.
 
-Fitz...- provò a dire la ragazza, ma la voce le si spezzò in gola.
-Sei d’accordo con lui?-
 
Fitz non riuscì a rispondere subito, si prese un po’ di tempo, prima di parlare.
-Io non lo so, Skye. Ward ha cercato di uccidermi eppure non riesco ad odiarlo, provo solo una gran pena per lui. - ammise, infine, senza trovare il coraggio di guardarla negli occhi.
 
Skye aveva il problema opposto.
Non riusciva a provare nemmeno un briciolo di pena per Ward.
Aveva fatto tutte quelle cose orribili, in piena coscienza, nessuno l’aveva obbligato o minacciato. Aveva scelto di ferire tutti loro.
 
-Non combatti una battaglia solo perché lo fa la persona che ami. Questo non fa di te una persona giusta.-
 
-E, secondo te, Ward sa cosa sia giusto e cosa sbagliato?- le chiese Fitz, gli occhi fissi sull’immagine di Grant, nello schermo davanti a loro.
 
-Fitz...- provò a ribattere Skye, ma lui non la lasciò parlare.
 
-Ward mi ha quasi ucciso, l’ha fatto guardandomi negli occhi, e sai cosa mi ha detto? Ha detto che l’affetto verso le persone è una debolezza. Garrett l’ha cresciuto con questo insegnamento.-
Fece una pausa, perché parlare troppo a lungo lo affaticava molto e Skye si impose di non interromperlo, per non farlo sentire ancora peggio.
-Non odio Ward, odio Garrett.-
 
-Anche io ho avuto un’infanzia difficile, ma non sono diventata un’assassina. So riconoscere il bene dal male.- gli fece notare Skye.
E, forse, era questa la cosa che la disturbava di più. Lei e Ward avevano storie diverse ma, allo stesso tempo, così dannatamente simili.
Nessuno dei due aveva potuto contare sulla famiglia, avevano sofferto molto e perso tanto. Eppure, erano due persone completamente differenti.
 
-Allora, prova a pensare a come sarebbero andate le cose se, al suo posto, ci fossi stata tu.- provò a spiegarle Fitz, cercando di farle capire perché, i membri del team, la pensassero diversamente da lei.
-Sei cresciuta in un orfanotrofio, Skye, è vero. Ma hai sempre avuto qualcuno ad insegnarti cosa fosse giusto e cosa no. Ward aveva dei mostri come genitori, un fratello violento ed è stato cresciuto da un uomo che gli ha insegnato ad essere un assassino.-
Per la prima volta, da quando avevano iniziato a parlare, Fitz alzò lo sguardo dallo schermo e guardò Skye negli occhi.
-Se Garrett, al posto di andare a prendere Ward, fosse arrivato nel tuo orfanotrofio per portarti via. Che tipo di persona pensi che saresti, oggi?-
 
Quella domanda risuonò nella testa di Skye come una cantilena. Se la ripeté decine di volte, mentre, insieme a Fitz, tornava ad osservare le immagini di Grant Ward, prigioniero nella sua cella.
 
Sarei esattamente uguale a lui.
Fu la risposta.
 
 
 
Un’ora dopo, Skye uscì dalla “sala di controllo”, per dirigersi nella sua stanza.
Aveva passato tutto il tempo a dare una mano a Fitz, con l’inventario, aiutandolo nel ricordare i nomi di tutti i vari tipi di attrezzature, che gli sarebbero serviti, una volta tornati a vivere sul Bus.
La cosa si era risolta più facilmente di come se l’era immaginata.
La memoria di Fitz stava facendo progressi spettacolari e i dottori dicevano che presto, sarebbe tornato quello di un tempo. Il fisico, invece, era tutta un’altra storia. Essendo privo di muscolatura e abbastanza gracile di natura, avrebbe potuto non riprendersi mai del tutto. Forse, sarebbe finito per avere sempre bisogno di una sedia a rotelle, perché le gambe non erano in grado di reggerlo per un’intera giornata.
 
“Quella capsula era stata progettata per galleggiare, Ward lo sapeva. Non riesco ancora a spiegarmi per quale motivo sia affondata.”
Continuava a ripeterle Fitz, ogni volta che Skye cercava di incolpare Ward.
Galleggiante o meno, Fitz e Simmons non avrebbero dovuto trovarsi là dentro. Poteva esserci stato un errore nella progettazione della capsula di espulsione, ma niente di tutto quello che aveva passato Fitz sarebbe accaduto, se Ward non l’avesse gettato nel bel mezzo dell’oceano.
Forse, Skye aveva un motivo in meno per odiare Grant, dopo quello che le aveva detto Fitz, ma faticava ancora a pensare lucidamente, sgombrando la sua menta e il suo cuore da tutto il risentimento.
 
Con questi pensieri che le attanagliavano il cervello, Skye finì per abbassare le difese, andando a sbattere contro qualcosa che non aveva visto arrivare. O meglio, qualcuno.
 
-Agente Romanoff!- esclamò, la ragazza, tornando bruscamente alla realtà.
 
-Cercavi di scappare?- scherzò Natasha Romanoff, divertita dalla sbadataggine della sua allieva.
Doveva essere particolarmente di buon umore o terribilmente preoccupata per qualcosa che non riguardava la sua protetta, altrimenti, Skye si sarebbe beccata una strigliata coi fiocchi.
 
-Io, no...avevo solo bisogno di stare sola.- rispose Skye, ancora sorpresa.
 
-Quello che ti hanno detto i membri della squadra, ti ha turbata?- le chiese la rossa, con le labbra distese in un sorriso furbo.
 
Skye la guardò disorientata.
Come diavolo fa a sapere?
Ah, giusto. Lei era Natasha Romanoff.
 
-Non avrebbe dovuto?- domandò Skye, anche se, dopo tutte le opinioni che aveva ascoltato, dall’inizio della giornata, cominciava a stufarsi.
 
-Risulta sempre difficile perdonare qualcuno, soprattutto se, quel qualcuno, è una persona che amiamo.- rispose sibillina, la Romanoff, riprendendo il solito tono di voce distaccato.
 
-Io non lo amo.- chiarì di getto, Skye.
 
E Natasha non sembrò nemmeno averla sentita.
-Ho fatto molti sbagli, anche io, prima di diventare un’agente dello SHIELD. Sbagli peggiori di quelli di Grant Ward.-
 
-E con questo? Dovrei perdonarlo solo perché dice di essersi pentito?-
Okay, non era proprio tutta colpa di Ward, se aveva fatto tutte quelle cose orribili. Ma come potevano tutti accettare di concedergli una seconda occasione, senza battere ciglio? Per quale dannatissimo motivo solo Skye era così sconvolta?
-Se anche fosse vero, non cambiano le cose. Lui resta sempre un assassino.-
 
-E quale membro dello SHIELD non lo è?- la rimproverò la Romanoff, con l’intento di far aprire gli occhi a quella ragazza, così dannatamente cocciuta.
-Pensi che Coulson, May o Tripplet non abbiano mai ucciso nessuno? Siamo tutti degli assassini, qui dentro. Abbiamo tutti ucciso qualcuno, che sia stato buono o cattivo non fa differenza. Una vita presa resta tale.-
 
Skye rimase attonita, incapace di dire o fare qualunque cosa.
Non l’aveva mai vista sotto quel punto di vista, era troppo occupata a pensare al suo dolore, al suo sentirsi tradita, per analizzare le cose razionalmente.
 
Natasha Romanoff aveva ragione.
Skye era circondata da assassini.
Coulson, May e anche Tripp avevano ucciso delle persone, lei li aveva visti. Ma non aveva mai preso in considerazione la cosa, perché le uccisioni erano sempre avvenute in momenti di estremo pericolo e i morti erano sempre stati i nemici.
Eppure, volendo seguire il ragionamento di Skye, secondo il quale un assassino resta tale e non può cambiare, non era giusto distinguere tra chi uccide i buoni e chi i malvagi.
 
 -Credo che tu non abbia ancora capito una cosa, Agente Skye: uccidere fa parte del lavoro di una spia e, mi dispiace fartelo notare, ma anche tu lo sei. Questo lavoro implica avere la freddezza di convivere con il fatto di avere ucciso delle persone e di essere disposti a fare dei propri nemici degli amici, quando è necessario.-
 
Natasha Romanoff aveva ragione.
Skye era circondata da assassini e non se ne era mai accorta.
 
-Ward è un traditore, senza dubbio. Ma, come agente dello SHIELD, dovresti vedere la differenza che c’è tra lui e un soldato dell’Hydra. Il secondo è un nostro nemico. Se Ward rinnega i principi dell’Hydra, se l’unica cosa, ovvero Garrett, che lo teneva legato a quell’organizzazione non esiste più. Allora, dovresti capire perché c’è ancora possibilità per uno come lui.-
 
Detto questo, La Vedova Nera si congedò, lasciando Skye sola con i propri pensieri.
La ragazza rimase immobile per qualche minuto, lo sguardo fisso nel vuoto di quel corridoio deserto.
Skye era circondata da assassini e lei stessa, si stava preparando per diventare come loro.
Le provocava un dolore immenso, dover ammettere che Ward, aveva proprio ragione.
Non aveva mai dimenticato uno degli insegnamenti che le aveva impartito, durante le loro prime lezioni.
 
“C’è differenza tra tenere in mano una pistola e premere il grilletto.”
Le aveva detto, quando la stava preparando per entrare, sotto copertura, nella tenuta di Quinn, a Malta.
 
Presto o tardi, sarebbe arrivato il giorno in cui, Skye, avrebbe dovuto scegliere se premere quel grilletto. Scegliere se diventare un’assassina.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
UFFICIO DEL DIRETTORE COULSON – NOWHERE – ore 01:12 a.m.

 
 
L’ufficio era completamente al buio, solo la flebile luce della lampada, posta sulla scrivania, proiettava piccole ombre sui volti dei presenti.
 
-È sicuro di quello che fa, Coulson?- chiese l’agente May, in piedi davanti al suo superiore.
 
-Non sono più sicuro di niente, da un anno a questa parte. Ma, Fury si fida del mio istinto, forse dovrei iniziare a fare altrettanto.- rispose Coulson, seduto dietro la scrivania.
 
-E, il suo istinto, le dice di fidarsi di Ward?- insistette La Cavalleria, le braccia incrociate e un’espressione che non faceva trapelare alcuna emozione, come sempre.
 
-Il Ward che abbiamo conosciuto, non esiste. Il mio istinto mi dice di concedergli l’occasione di mostrarmi che è davvero.-
 
-Dubito che lui stesso lo sappia.- intervenne Natasha Romanoff, appoggiata al muro in penombra.
 
Coulson annuì, pensieroso.
-E c’è un’unica persona della quale si fida, alla quale rivelerebbe ogni cosa, ora che Garrett è morto...-
 
-Skye.- completò Melinda May, senza indugi.
 
-Il problema, però, resta la ragazza. Lei non si fida di lui, prova ancora qualcosa per Ward, ma questo non cambia niente.- fece notare Natasha, dubbiosa.
Non conosceva bene i trascorsi di Skye e Ward, ma non ci voleva certo un Chiaroveggente per capire che, i loro rapporti, erano andati ben oltre il semplice legame che unisce i colleghi.
 
- Tutto il team la pensa così, hanno bisogno di tempo per elaborare la cosa.- le garantì Coulson, spingendosi più indietro con la sedia, in modo da nascondere completamente il viso, nel buio.
 
-Tutti ne abbiamo bisogno.- sottolineò May, in modo che Coulson non si estraniasse dal dolore che, tutti, sapevano di stare provando.
 
-Credete che, Skye sarà in grado di affrontarlo?- domandò Coulson, cercando di cambiare discorso. -Ho saputo che domani si allenerà con lui.-
 
-Se la caverà. È l’unico modo che ha per combattere le sue paure. – gli assicurò la Romanoff, nella sua voce non c’era la minima traccia di preoccupazione.
 
Il direttore dello SHIELD, invece, era tutto meno che tranquillo.
Aveva imparato a conoscere bene Skye e sapeva che, quando il personale si intrecciava con il lavoro, non era in grado di essere razionale. Secondo il rapporto di Tripplet, c’era riuscita, quando era andata a recuperare Ward, nella prigione di massima sicurezza dello SHIEDL. Ma, quel pomeriggio, non era stata capace di controllarsi.
Non poteva aspettarsi molto di più da Skye. L’arte di separare la professione dalle faccende personali si apprendeva con gli anni e non tutti gli agenti, alla fine, se ne dimostravano capaci. Ogni tanto, persino Coulson, si accorgeva di non essere costantemente lucido ed imparziale.
Iniziava a chiedersi se non stessero forzando troppo la mano.
Skye faceva parte dello SHIELD da due anni e, nel giro di pochi mesi, era passata dal livello uno al livello sei, un’impresa tutt’altro che facile.
Per non parlare di tutti gli interrogativi sul suo passato, che non avevano ancora trovato risposte.
 
-Beh, siete voi le esperte nell’addestramento, qui. Vi lascio carta bianca.-
Concluse, infine, il direttore dello SHIELD, che, a quanto pareva, aveva gatte più grosse da pelare.
 
-Non ha parlato, a Skye, del piano che ha in mente, vero?- chiese May.
 
Coulson scosse la testa.
-Per il momento è meglio che non sappia nulla e anche Ward deve rimanerne all’oscuro. Perché il piano funzioni, Skye deve tornare a fidarsi di lui. È la nostra ultima possibilità.-
 
-È solo una ragazza...- disse la donna, lasciando trapelare la sua preoccupazione.
 
-Da quando sei diventata così sentimentale, Melinda?- rise la Romanoff, con una punta di malizia, avvicinandosi ai due agenti.
 
-Da quando abbiamo deciso di mettere, nella mani di una ragazzina inesperta, l’intero futuro dello SHIELD!- sbottò La Cavalleria, mettendo a tacere La Vedova Nera.
 
-Skye è speciale, credo in lei.- disse Coulson, cercando di calmare le sue agenti migliori.
 
-E in Ward?- lo punzecchiò May, tornando sullo stesso discorso, con il quale avevano iniziato l’incontro.
 
-Staremo a vedere...-
 
-Dunque ha intenzione di aiutare Ward? Lo rivuole indietro?- domandò Melinda, per l’ennesima volta.
 
E, stavolta, Coulson non poté salvarsi con le solite frasi da sibillo, che dicono tutto e niente.
Era diventato il direttore dello SHIELD, ma i trucchi di Melinda May continuavano a funzionare alla perfezione.
Quindi non gli restò altra scelta, se non dire la verità.
 
-Non so quali sorprese ci riservi il vero Grant Ward, ma sì, cercheremo di salvarlo. Dopotutto, è questo il compito dello SHIEDL.-
 
E Phil Coulson sperò che, anche quella volta, il suo istinto avesse ragione. Perché, in caso di fallimento, non avrebbe saputo spiegare a Fury, per quale insano motivo, avesse deciso di mettere, il futuro dello SHIELD, nelle mani di uno specialista traditore e di un hacker dalla testa dura.




Angolo Autrice: Ciao a tutti!
Immagino alcuni di voi abbiano avuto parecchi istinti omicidi nei miei confronti, perciò comincio con chiedere umilmente perdono per lunghissima attesa.
Ho delle giustificazioni valide per questo mio ritardo.
1. Questo capitolo è stato davvero difficilissimo da scrivere per me. Dover pensare alle reazioni di tutti i mebri del team al ritorno di Ward, farle sembrare realistiche e iniziare a cercare dei punti per impostare la redenzione di Ward è stato un lavoro tutt'altro che facile!
1.1. Inoltre, mi è venuta un'idea che ha rivoluzionato tutta questa storia, perciò ho dovuto ripensarla da capo e aggiustare le cose che non potevano andare bene con il progetto originale (il che spiega il colpo di scena finale di questo capitolo)!
2.Sono stata via da casa per tre settimane e spesso rinunciavo a scrivere per passare più tempo al mare, perdonatemi!
3.Sono stata molto presa dell'esame di ammissione all'università che finalmente ho passato!!!
4. La pagina ufficiale italiana di Agents Of Shield mi ha reclutata nel gruppo di admin per occuparmi delle ship Skyeward e FitzSimmons e anche loro mi hanno tenuta molto occupata! :D
Quindi, ora che le vacanze sono finite e non sono più preoccupata per l'università, sono di nuovo tutta vostra!
Prometto di tornare aggiornare come al solito e,se riesco, anche più velocemente.
Spero vi sia piaciuto questo capitolo, nel prossimo arriverà finalmente lo scontro tra Skye e Ward e chissà come ne usciranno i nostri amati...

Un bacio,
la vostra Skyewardlover.
   
 
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