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Autore: hook    16/08/2014    10 recensioni
La melodia di un pianoforte come colonna sonora di un viaggio che avrebbe dovuto essere all'insegna dei vizi e dello svago, un giovane ragazzo invaghito di una ragazza misteriosa, un diario come voce della coscienza. Ricchezza, povertà, segreti e menzogne.
Liam e Kimberley appartengono a due mondi diversi, lui è un ragazzo proveniente da una ricca famiglia di Londra mentre lei si procura da vivere suonando il pianoforte in un pub di Los Angeles, città in cui è letteralmente inchiodata.
I motivi per cui è lì ,però, sono più grandi di lei e Kim non ha mai provato ad affrontarli, per il suo bene e per il bene di quelli che le stanno intorno.
Lei non vuole che qualcuno si faccia male, ma ,si sa, un ragazzo viziato ottiene sempre quello che vuole, anche a costo di cambiare, anche a costo di iniziare a combattere.
Basteranno l'amore e un sogno a sconfiggere i demoni di Kimberley?
Ma soprattutto, riuscirà l'amore a sopravvivere ai segreti e ai dolori che essi provocheranno?
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 1
"The nameless pianist"


 

http://www.youtube.com/watch?v=hpGH1wvlSok

Solito orario, solito giorno, solito posto e solite persone.
Le sue piccole mani si muovevano velocemente su quello strumento così imponente, delicate.
Era una ragazzina, maggiorenne a malapena, lì dietro, ad allietare e ad alleggerire la mente di decine di persone, eppure, a giudicare dalle emozioni che trasmetteva, sembrava suonasse da più anni di quanti ne avesse.
Terribilmente delicata.
Elegantissima e decisamente troppo cresciuta, con quegli abiti prettamente neri che facevano forte contrasto con i suoi capelli dorati, raccolti con precisione in un alto chignon.
Suonava per gente elegante, di classe, che la ascoltava appena, troppo impegnata a parlare del più e del meno, troppo superficiale per capire l’animo in subbuglio di quella ragazza, che, solo chiudendo gli occhi e ascoltando il suono armonioso di quel pianoforte, riusciva a penetrarti dentro.
Era solo per lei che Liam si ritrovava lì, seduto all’ultima fila, ogni venerdì sera… per osservarla imperterrito.
Ogni melodia che ascoltava lo faceva emozionare, lo colpiva nel profondo e non lo abbandonava facilmente, se la portava dietro per una settimana intera, lo condizionava, lo faceva pensare.
Non riusciva a dimenticare quel viso pulito e grazioso segnato dalla passione, era per questo che, puntualmente, tornava.
Ma possibile che quella ragazza non si fosse mai accorta di lui?
Era chiarissimo che quel tipo sempre in ultima fila, fosse lì solo ed esclusivamente per lei, solo una stupida non lo avrebbe capito. E lei non aveva proprio l’aria da stupida.
Liam non avrebbe mai pensato che la colonna sonora del suo viaggio a Los Angeles, città di svago e lusso, sarebbe stata la dolce musica di un pianoforte e non avrebbe mai creduto che avrebbe vissuto con quella musica nel cuore anche dopo, tornato a Londra.

Come sempre, lo spettacolo si spense dopo un’oretta, con gli applausi leggeri e fiochi della poca gente che rimaneva fino all’ultimo, e Liam era uno di quelli.
Non si spostava se non dopo aver ascoltato l’ultima nota della serata e poi usciva fuori, in attesa che uscisse anche la ragazza e riuscisse a dirle qualcosa, invano.
Era talmente bella da fargli perdere la parola, dono di cui aveva sempre abbondato, bella da farlo imbambolare senza nemmeno guardarlo. Mai nessuna gli aveva fatto un effetto del genere.
Quella sera prese una decisione, uscì fuori ad aspettarla come sempre, ma stavolta, appena la ragazza solcò l’uscio e fece per incamminarsi per le strade illuminate di Los Angeles, prese un gran respiro ed esordì con un sentito e fiero: “complimenti”.
La ragazza si voltò e gli sorrise, e insieme a lei, anche la vita.
“Da quanti anni è che studi pianoforte?” gli chiese poi, sperando di sentire la sua voce.
“Scusa, devo proprio scappare, sono in ritardo. Magari ne riparliamo.”
‘Magari ne riparliamo’
Era chiarissimo che la ragazza fosse sicura che anche il prossimo venerdì, e il prossimo ancora, lo avrebbe trovato lì e a Liam venne una vampata di calore. Se ne era accorta.
Lei sorrise flebilmente, si sciolse i capelli con un colpo secco e si mise a correre per la strada, senza mai voltarsi indietro.
Faceva questa cosa tutti i venerdì, sembrava dovesse fare qualcosa di urgente, di irrinunciabile, che la tenesse impegnata ogni venerdì sera, o tutte le sere.
Il desiderio di seguirla si fece spazio nella mente di Liam, ma decise di starsene fermo, altrimenti sarebbe risultato troppo invadente.
Dopotutto non era stato poi un fallimento così totale.


***
“Ha un ragazzo! L’ho capito.” sbottò camminando avanti e indietro per la stanza.
“Ah ah..” acconsentì il ragazzo seduto sulla poltrona affianco a lui, continuando a leggere la rivista che aveva in mano.
“Mi ascolti? Ho un serio problema Louis, che razza di fratello sei?” continuò melodrammatico Liam.
“Senti caro, ti ricordo che siamo nati dallo stesso utero, ma per fortuna non seminato dallo stesso padre. Ti ho spiegato mille volte che non siamo veri e propri fratelli.” Sbruffò il maggiore, non alzando gli occhi dalla rivista.
“Abbiamo pur sempre lo stesso sangue” -Louis lo guardò con disapprovazione- “quindi devi aiutarmi.”
“Ricapitoliamo: ogni venerdì esci di casa alle 18:30 per andare a vedere una bionda che suona il pianoforte.      Dici di esserti innamorato di come suona, cosa mai sentita in vita mia . Non la conosci, ci vai da un mese e non ti ha mai rivolto la parola, tu le parli e lei dice di essere in ritardo, quindi sospetti che abbia un ragazzo e fra poco apri il balcone e ti butti di peso. Spiegami come devo aiutarti in questa storia paranormale, l’unica cosa che posso fare è portarti da un bravo psichiatra.” Disse Louis, con i suoi soliti modi schietti, alzando finalmente gli occhi da quella maledetta rivista.
Liam lo guardò spiazzato, poi si buttò sul divano.
“Forse hai ragione… forse sto esagerando.” Sbruffò.
“Puoi pure cacciare quel forse, bro.” Rispose il fratello, quasi felice di aver concluso quella conversazione.
“Ma io non mi arrendo!” esclamò Liam, rimettendosi in piedi.
Louis sbuffò un sonoro e scocciato: “Dovresti.”
“Senti Lou, devo farcela. Ho qualche possibilità?” iniziò ad atteggiarsi Liam, girovagando per la stanza.
Il fratello lo guardò incredulo. “Non illuder..”
“Rispondi.”
“Mmmh, si?!” Louis rispose di ‘si’ solo perché quella conversazione finisse al più presto.
“Allora ce la farò, anche se lei ha un ragazzo. Posso farcela. Grazie Louis.”
Gli scoccò un bacio sulla guancia e prese il cappotto.
“Liam, ricorda che illudersi non fa mai bene!” controbatté Louis, buttando la testa sul palmo della mano.
Ma Liam indossò il cappotto e uscì.

In realtà non sapeva dove stesse andando, né cosa stesse andando a fare.
In cuor suo sperava che, in mezzo a tutta quella gente che camminava spensierata per le vie di Los Angeles, avrebbe trovato la sua pianista.
Ma se non l’aveva mai vista al di fuori di quel pub, avrebbe potuto trovarla in quel momento?
Liam, tuttavia, non perse la speranza e vagò per oltre un’ora, facendo qualche sosta ,di tanto in tanto, in qualche bar, a chiacchierare con gente che, come lui, sembrava volesse apparire felice a tutti i costi.
‘Allora, la hai trovata bro?’ 
Chiuse il cellulare e lo mise in tasca, non voleva rispondere, non voleva esser considerato un imbecille anche da suo fratello.
Chi voleva prendere in giro? Non l’avrebbe trovata.
Si sedette su una panchina e prese ad osservarsi le punte delle scarpe, come non ci fosse niente di più interessante al di fuori, come era solito fare quando voleva stare un po’ solo con se stesso, quando voleva biasimarsi qualcosa.
Infilò la mano nella tasca destra del giaccone e prese la piccola agenda che portava dappertutto da quando era arrivato, una specie di diario che Niall gli aveva regalato prima che partisse, per annotare anche in pochi dettagli tutte le esperienze che avrebbe vissuto in America.
Liam naturalmente non lo aveva ancora mai aperto, Niall era sempre stato troppo sentimentale per i suoi gusti e questa storia del ‘diario’ non lo convinceva granché.

“Mi mancherai amico. Tieni questo, annota tutto quello che hai bisogno di raccontare a qualcuno quando sarai solo, attutirai il dolore per la mia mancanza.” Scherzò Niall in aeroporto, sorridendo e porgendogli un libriccino nero, chiuso con un elastico sul davanti.
“Sei una femminuccia Horan! Dimentichi che avrò un fedele compagno durante il mio viaggio, che saprà ascoltarmi ogni volta che ne avrò bisogno.” Disse Liam all’amico, prendendo l’agenda  e osservandola meglio.
“Non dirmi che stai parlando di Louis, Payne.” Rise Niall tirandogli una pacca sulla spalla.
“Ehi, non parlare male di mio fratello signorina Horan!” controbatté Liam.
“Considerando che ti riferivi a Louis credo proprio che di quell’agenda ne avrai bisogno.” Rispose il biondino guardando il diretto interessato che leggeva tranquillamente una rivista nonostante fosse in fila per il check-in.
“Mi mancherai anche tu Niall.”

Liam prese a rigirare quell’agenda fra le mani, scrutandone ogni minimo particolare e giocherellando con l’elastico che la teneva ben chiusa. Gli doleva ammetterlo, ma Niall aveva ragione, con Louis accanto non avrebbe risolto molto, aveva bisogno del biondino.
Si decise ad aprire l’agenda e dalla prima pagina cadde una foto di loro due, di qualche anno prima. Avevano i capelli più lunghi ed avevano entrambi un fisico talmente esile che Liam stentò a riconoscere se stesso, voltò la foto e non riuscì a trattenere un sorrisino non appena riconobbe la calligrafia di Niall.
‘Non so se aprirai mai questa agenda, considerando la tua indole da imbecille e la tua ostinazione a far finta di non aver bisogno di confidarti con nessuno. Se lo farai, non ti dimenticare di me, Liam Payne! Goditi quest’anno senza il “rompipalle di Horan” e portami qualche bella mora da Los Angeles!’
Prese la penna e iniziò a scrivere, vittima della collera del momento.

‘20 anni buttati nel cesso.  A quest’età dovrei avere un lavoro, dovrei essere indipendente, invece sono ancora attaccato al portafogli di mamma e papà.
Dovrei essere più realista, con i piedi per terra, invece mi interessa una ragazza di cui non so nemmeno il nome, che mi passa davanti ogni settimana e non mi rivolge la parola.
Dovrei essere a Londra, con il mio migliore amico, a studiare per il mio prossimo esame, invece ho convinto i miei a portarmi a Los Angeles per svagare, per divertirmi.
Ho sempre preferito la strada più semplice, non mi sono mai sforzato.
Irresponsabile. Immaturo ed irresponsabile. Acerbo come una mela.
E’ normale che a 20 anni non sia mai stato fidanzato ufficialmente, le ragazze preferiscono gli uomini ai bambini.
E io, io che razza di uomo sono?’

Sfogarsi era un bene, ma con le persone non c’era quasi mai riuscito, quell’agenda era stata un’ottima idea.
Rimise l’agenda in tasca, grato a Niall per avergliene fatto dono.  Poi si alzò, intenzionato a non tornare a casa.

una settimana dopo.
Venerdì sera. 18:30.
Liam era seduto, ma stavolta stava in prima fila, cercando più volte possibile di incrociare lo sguardo di quella ragazza.
La seguiva con gli occhi, la guardava impressionato, concentrato su cosa avrebbe dovuto dirle.
Dopo l’episodio della scorsa settimana, doveva riuscire a parlarle, per bene. Non poteva fallire anche in questo.
Louis era andato a riprenderlo il precedente venerdì, ubriaco fradicio, su una panchina. Era stato vergognoso.
Non poteva ridursi in quello stato, di sicuro non poteva farsi conciare in quel modo da una ragazza.
Quella sera la musica era più aggressiva, era furibonda, come una tempesta.
Ecco, quella sera a Liam sembrava di essere in mezzo ad una tempesta.
Era diverso dalle altre sere... le sue mani si muovevano più velocemente e il suo viso era contratto in una smorfia di dolore e tristezza. Come se stesse per piangere.
Era incredibile come ogni venerdì era come se lei suonasse solo ed esclusivamente per lui. Sembrava sapesse leggere i suoi sentimenti e li analizzasse per una settimana, per poi riprodurli armoniosamente su quei tasti, sentimenti silenziosi, senza voce.
Gli venne la pelle d’oca.

E come sempre lo spettacolo si concluse e lei se ne andò, Liam, però, stavolta non l’aspettò davanti alla porta…   stava aspettando che uscisse, in macchina.
Stavolta l’avrebbe seguita. Niente glielo avrebbe impedito.
La vide uscire di fretta e sciogliersi i capelli, poi togliersi il giubbotto, prendere delle chiavi ed entrare in un pianerottolo buio per poi uscirne con un vestito succinto a tal punto da far immaginare tutto, dopo la vide correre di nuovo, verso una strada buia, dove Liam non era mai stato.
La situazione non era delle migliori, il ragazzo si sentiva ancora più perplesso di prima, però prese un gran respiro e si avvicinò con la macchina al posto dove era ferma, sotto un lampione.
Abbassò il finestrino e la guardò esterrefatto. Era più bella che mai.
“Ciao..” biascicò lievemente.
“Ehi..” rispose lei imbarazzata.
“Aspetti qualcuno?” chiese Liam, osservando meglio come si era preparata bene in soli 5 minuti.
Doveva avere per forza un ragazzo, nessuna si sarebbe conciata in quel modo con tanta fretta per qualcuno che non fosse il fidanzato.
“In realtà si..” continuò la ragazza.
Ecco, avrebbe dovuto immaginarselo, una così bella ragazza non poteva essere sola. Cercò di nascondere il suo dispiacere voltandosi verso l’altro sedile, dove era posato il suo giubbotto.
“Si gela qui fuori, non è che vuoi qualcosa da mettere addosso?”
La ragazza arrossì.
“Non credo che quel qualcuno che aspetto voglia vedermi con indosso il giubbotto di un altro.” Rispose sorridendo per l’ingenuità del ragazzo.
Doveva essere qualche anno più grande di lei, ma le sembrava un bambino.
“Mmh, giusto.” Sospirò troppo distintamente Liam.
“Ma grazie lo stesso.” Sorrise lei.
Quando vide bene quel sorriso capì che da quella storia non ne sarebbe uscito facilmente, era il più bello che avesse mai visto e gli diede più coraggio di quanto ne avesse mai avuto.
“E se stasera questo qualcuno che aspetti venisse rimpiazzato da qualcun altro?” azzardò Liam.
“E questo qualcun altro saresti tu?” rise lei divertita, poi tossì: “Oh, scusa”
“Non pensavo di essere così male..” sbruffò Liam guardandola di sbieco.
“Non intendevo questo, tu non sei per niente male” rispose maliziosa “E’ solo che non sei il  tipo di ragazzo che sono solita conoscere.” 
“Ma se non sai nemmeno il mio nom..”
“Un ragazzo che viene puntualmente ogni venerdì al pub solo per vedermi suonare non è di certo uno dei soliti ragazzi che si vede in giro!” puntualizzò lei, come se lo conoscesse solo per questo.
Liam arrossì, la cosa non gli era mai sembrata così banale come in quel momento.
“Allora lo prendo come un complimento.” Ridacchiò lui nervoso.
“Naturalmente.” Gli sorrise di nuovo.
“Se la pensi così non puoi non salire in macchina con un ragazzo del genere.” Si atteggiò Liam, abbassando un altro poco il finestrino.
“Ma è un… cioè… un appuntamento?” balbettò la ragazza.
Ad un tratto sembrava fosse diventata un’altra persona.
“Cosa vuoi che sia scusa?” chiese perplesso Liam.
“Muoviti, fammi salire prima che qualcuno mi veda!” cambiò argomento la ragazza, aprendo lo sportello.
Poi si sedette vicino a Liam, guardandolo meglio.
“E’ solo un appuntamento, quindi?”
Non voleva rimanere delusa.
“Andiamo a prendere un caffè, qualcosa al bar.. non so come tu voglia chiamarlo.”
La ragazza sospirò e poi sorrise in modo strano. Sembrava fosse entusiasta, ma allo stesso tempo tanto, ma tanto preoccupata.
“Comunque mi chiamo Liam, tu?”
“Kimberley.” Rispose guardando fuori dal finestrino. “Ma puoi chiamarmi Kim.”




Angolo scrittrice:
Ciao a tutti, io sono Sara, e questa è la prima fanfiction che pubblico e scrivo interamente da sola yuhuuu(?)
Era da molto che avevo questo capitolo pronto ma non sono mai stata invogliata a continuare, quindi ne ho scritto solo un altro e poi mi son fermata.
Ho pensato che pubblicare la fanfiction ed avere qualche lettore forse mi avrebbe aiutato a scrivere ancora, anche perché a questa ff sono particolarmente legata c:
Ringrazio la mia migliore amica Giorgia che mi ha aiutato e mi ha sempre spronato a continuare a scrivere e ringrazio in anticipo chiunque leggerà o si mostrerà interessato a questa storia.
Io da parte mia ci metto tutto il cuore, spero che l'evoluzione della storia vi piacerà perché come al solito il primo capitolo è semplicemente un'introduzione al tutto:)
All'inizio ho messo il link delle melodie da pianoforte che ho usato per scrivere, mi piacerebbe che le ascoltaste leggendo (lo so che rompo ahahah)
Un grosso abbraccio a tutti♥

 

 


 
   
 
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