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Autore: LightsTurnOff    17/08/2014    1 recensioni
Infilò il cellulare di nuovo in tasca e poi si affidò totalmente alla musica mettendo le cuffiette e premendo il tasto play senza neanche far caso a quale canzone fosse in riproduzione: qualunque essa fosse avrebbe fatto male in ogni caso.
Stava tornando a casa, tornava da Jimmy.
Love, love will tear us apart... again.
Ecco, quel brano faceva parte del mucchio di stronzate che Matt gli aveva infilato nel lettore portatile, lui e quella fottuta musica di merda.
Love, love will tear us apart... again. [...]
Il dolore della consapevolezza di essere fragile, di potersi rompere da un momento all'altro come una bottiglia di birra.
Tornava il dover dimostrare a se stesso che lui non si sarebbe infranto, voleva sentirsi invincibile e lo faceva così, distruggendosi; si distruggeva perché sapeva che qualcuno l'avrebbe salvato, che Jimmy non l'avrebbe lasciato affondare nel mare della disperazione, lui ci riusciva sempre a tirarlo su.
“Bri, forse dovresti fare una pausa, non per fare il guastafeste ma domani c'è l'anniversario di matrimonio dei tuoi, lo sai come ci tengono.”
“Oh fanculo Jimmy, lo sai che tanto andrà tutto bene.”
|Bratt|AU|Teenage!verse|
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Compromise
Capitolo Sei

 


Erano le dieci di sera quando Jimmy rincasò silenzioso; non voleva che Johnny lo sentisse arrivare, era sicuro che avrebbero ripreso a litigare senza più finire e lui non ne aveva voglia, non voleva litigare con lui più di quanto non avessero già fatto.
Ma, una volta entrato, si rese conto che la casa era silenziosa quanto Jimmy: la porta della stanza di Matt era chiusa e quella della stanza di Johnny invece ancora aperta, segno che lui non era in casa. Nel rendersene conto Jimmy si lasciò andare ad un sospiro liberatorio, trovando una nuova calma che gli permise di godere del profumo di basilico e cipolla soffritta che veniva dalla cucina, profumo così insolito per quella casa da fargli ipotizzare che la cena l'avesse preparata Matt, l'unico di cui ancora non conosceva a memoria le abitudini alimentari e le abilità culinarie.
Non era entrato in cucina per vedere cosa lo aspettava a cena per cui non vide il tavolo apparecchiato per quattro, ma ugualmente capì che un ospite era a casa sua, tutto grazie ad un rumore sordo e ad una successiva imprecazione.
“Vado a vedere se c'è qualcosa per ripararlo,” disse Matt uscendo dalla porta di camera sua e trovandosi in boxer davanti a Jimmy che lo guardava con un sopracciglio alzato. Il giovane dagli occhi verdi arrossì immediatamente e abbassò lo sguardo fino a fissarsi la punta dei piedi.
“Ho quasi paura di sapere cosa devi riparare,” disse Jimmy non appena si riprese dal suo fare due più due, facendo solo ulteriormente arrossire il coinquilino, che in quel momento si sentiva decisamente fuori posto. Non che fosse un segreto di stato che lui e Brian facevano sesso da un po' ma non era mai stato detto ad alta voce e il fatto che Jimmy stesse alludendo proprio a quella sua nuova abitudine non poteva non metterlo a disagio.
“Matt, non ce n'è bisogno, ho fatto!”
E spuntò anche Haner, completamente sudato e ancora arrossato. Quando vide Matt paonazzo e Jimmy davanti alla porta, scoppiò a ridere e non poté trattenersi dal mettere a disagio entrambi con un'unica frase.
“Oh, ciao Jim! Tranquillo che il tuo letto questa volta è stato risparmiato,” disse facendo l'occhiolino all'amico e lasciando un leggero bacio sulle labbra di Matt prima di scomparire nel bagno senza ascoltare i commenti che seguirono a quella sua sparata del cazzo, come l'aveva appena definita Matt.
Nel frattempo che Brian occupava il bagno, Matt si era rivestito ed era andato a fare compagnia a Jimmy che stava seduto in cucina, fra il balcone e la stanza, perchè diceva di aver caldo e in quel punto circolava aria, così forse non sarebbe morto schiacciato dal calore della serata californiana.
Ovviamente erano tutte storie.
“Si può sapere che combinate voi due? Un'ora fa mi chiami per dirmi che si comporta da stronzo e poi lo trovo che esce dalla tua stanza, fate schifo,” gli disse James sorridendo non appena Matt entrò nella sua visuale stringendo fra le labbra una delle sigarette del suo compagno. Non disse nulla del messaggio che aveva mandato al suo migliore amico, quelli erano segreti professionali, ma espresse la sua sorpresa nel ritrovarlo in quell'appartamento poiché pensava che, anche con quel messaggio, Brian non sarebbe tornato indietro. Brian non gliela raccontava giusta, doveva scoprire qualcosa di più. Doveva tirare fuori il suo spirito da portinaia per non pensare ai suoi problemi.
“Non me lo aspettavo neanche io che tornasse ma, be' non so bene cosa è successo Jimmy, è successo e basta,” rispose Matt arrossendo lievemente e guardando fuori, verso l'orizzonte, dove l'oscurità non permette di distinguere la sottile linea sbiadita che divide cielo e oceano, rendendoli un tutt'uno nella notte afosa di Huntington Beach.
“Voi due sarete la mia rovina,” borbottò sorridendo Jimmy, accendendosi anche lui una sigaretta e chiudendo gli occhi, lasciando che la testa ricadesse all'indietro, poggiata al muro, mentre pensava a tutto quello che voleva dimenticare. Non riuscì a trattenere una smorfia quando si rese conto che la prima cosa a cui pensò fu a Johnny e a dove si potesse essere cacciato, sapeva che il suo turno a lavoro era finito già da un paio di ore ma lui non era ancora rientrato. Il primo impulso fu quello di chiamarlo, ma poi rimise il cellulare in tasca: non toccava a lui chiamare quella volta.
“Hai notizie di Johnny, Matt? Io ho fame,” chiese il più alto dei due aprendo un occhio e richiudendolo subito dopo. Matt non potè non notare l'aria stanca del moro dagli occhi cristallini. Non lo aveva mai visto così fiacco, sembrava che avesse retto il peso del mondo per tutta la giornata.
“Nessuna, probabilmente farà tardi,” ribatté semplicemente e avrebbe continuato a parlare se Brian non fosse spuntato dal nulla occupandogli le labbra e la bocca.
“E che schifo Haner! Smettila di ficcargli la lingua in gola, sembra che me lo fai apposta!” sbuffò Jimmy non appena i due approfondirono il bacio lasciando la tenerezza a chi ne voleva far uso. Matt si staccò non appena Jimmy parlò e fece fatica a trattenere le risate mentre Brian abbracciò il suo migliore amico sussurrandogli un grazie all'orecchio. Lui avrebbe capito tutto.
“Ma io lo faccio apposta Jim, è divertente diventare il tuo incubo,” disse poi ad alta voce mantenendo l'abbraccio, facendo finta che quel sussurro non fosse mai stato detto. Perchè erano quelle cose, quelle lasciate al caso e che non tornano più, che erano importanti in quell'amicizia.
Tutti risero quando Brian si guadagnò un sonoro schiaffo sulla nuca e alla fine, quando le lacrime iniziavano a inumidire gli occhi e gli addominali a far male, decisero che era finalmente ora di cena e che essendo Johnny irraggiungibile, gli avrebbero lasciato la sua porzione in frigo. Quindi si misero a mangiare nel silenzio più assoluto, avevano tutti una fame tremenda, chi per un motivo chi per un altro; la mano di Brian ogni tanto si allungava sotto il tavolo ad accarezzare la coscia di Matt, Jimmy aveva la testa china sul piatto e mangiava frettolosamente la sua cena, ansioso di scappare via da quei due e chiudersi nel silenzio della sua camera.
Non appena finì si congedò con altrettanta fretta per sparire nel buio traditore della sua stanza, inciampando all'entrata nel suo tre piedi. Ecco, Brian si era fottuto di nuovo la sua chitarra!
Si stese poi sul letto e iniziò a fissare il soffitto e inevitabilmente la sua attenzione fu catturata dai freschi ricordi di quella discussione avuta con Johhny che, proprio come era successo con la madre, si era rifiutato di ascoltare, perchè sapeva che aveva ragione, che stavano arrivando al punto di non ritorno con Brian, sempre a bere e a fumare come se non ci fosse un domani. Sentiva sul suo stesso fisico il peso di quella vita: lo stomaco era sempre in subbuglio e spesso aveva acidità, la sua memoria a breve termine stava avendo dei decifit, ma a lui non importava molto... il suo primo pensiero era sempre e comunque il suo amico Brian. Aveva bisogno di lui e si era incazzato con Johnny perchè neanche lui lo aveva capito, pensava che almeno lui avesse finalmente imparato a leggere nella sua mente e nel suo cuore e invece aveva sbattuto di faccia sul muro della realtà: neanche lui lo aveva minimamente capito.
“Idiota,” borbottò il moro girandosi su un fianco e chiudendo gli occhi stanchi. I muscoli si rilassarono all'istante, lasciando che la stanchezza fisica prevalesse spudoratamente sulla sua voglia di pensare e ripensare, di trovare domande solo per non avere altre risposte.
Dopo neanche due minuti Jimmy stava dormendo con gli occhiali da vista ancora addosso.

Brian aveva finito la sua cena in una manciata di minuti e aveva così tanta fame che quel piatto di pasta scotta e incollata gli era sembrato il primo migliore che avesse mai mangiato. Matt lo guardò interrogativo, non riusciva a capacitarsi di come avesse potuto fare piazza pulita di quella roba in così poco tempo, soprattutto visto quanto era diventata gommosa nello stare a riposo tutto quel tempo.
“Solitamente è più buona, sai bisogna mangiarla sul momento o perde la cottura,” si giustificò mentre sparecchiava e lasciava cadere delicatamente i piatti nel lavello.
“A me è piaciuta,” ribattè il chitarrista in un largo sorriso mentre si puliva la bocca con un tovagliolo di carta per poi alzarsi e buttarlo nel cestino della carta. Ogni volta si chiedeva perchè Johnny si ostinava a voler fare a tutti i costi la differenziata, era solo una rottura di palle.
“Ma secondo te perchè Johnny ha deciso di non tornare a casa? Jimmy mi ha chiesto di lui almeno due volte e oggi pomeriggio hai visto come ha reagito quando gliel'ho chiesto io,” gli fece notare Matt mentre si grattava la parte laterale della testa cercando di capire cosa potesse essere successo in sua assenza fra i due.
La differenza fra lui e Brian stava nel tempo: Matt non ne aveva avuto abbastanza per conoscere quanto Brian i suoi due coinquilini, per cui quello che per il moro era evidente e alla luce del sole, per lui era scuro e sfocato. Più avanti probabilmente avrebbe rimpianto i momenti in cui non riusciva a capirli anche se aveva la risposta sotto il naso.
“Hanno litigato sicuramente, e Jimmy si starà sentendo in colpa ma non è il tipo da prendere di petto le situazioni. Chiariranno, capita spesso.”
“Se lo dici tu...”
Brian sorrise e aiutò Matt a lavare le stoviglie; restarono in silenzio e impassibili per tutto il tempo, l'unica cosa che mutava era il rossore che affiorava sugli zigomi di Brian ogni qualvolta Matt sfiorava accidentalmente la sua mano. Stringersi la mano era uno di quei piccoli gesti che a loro non erano concessi. Loro erano sesso occasionale, e che sesso, ma nulla di più. Brian doveva ancora decidere se gli andava bene o meno quella situazione. Per quanto odiasse ammetterlo, provava per Matt qualcosa che andava oltre quella routine: arrossiva, si emozionava, si calmava. Matt lo aiutava a stare bene, bastava averlo al suo fianco.
Una volta finito di sistemare tutto, Brian lasciò l'appartamento senza salutare James. Si era sporto a spiare nella stanza del migliore amico solo per vederlo steso sul letto, rannicchiato, senza capire se stesse dormendo o meno. Era un gigante indifeso in quella posizione e Brian sapeva bene che non avrebbe dovuto vederlo in quello stato, per cui si allontanò facendo finta di nulla, soffrendo dentro solo perché lui voleva soffrire insieme al suo migliore amico, come se questo potesse alleviare la sua pena.

*

La madre lo buttò letteralmente giù dal letto, urlando qualcosa di incomprensibile che dovette ripetere tre volte prima che la frase giungesse chiara alle orecchie ancora addormentate del figlio, come tutto il resto del corpo d'altro canto.
“Jo, c'è Brian di sotto! Alzati.”
“Sì, ma', adesso scendo.”
Si era messo una maglietta a caso ed era sceso così come si era svegliato -occhi gonfi e sapore di sonno compreso- trovandosi davanti il moro con un sorriso a trentadue denti e il volto allegro, che stonavano con la pigrizia fisico-mentale che ancora governava il povero Seward. Quest'ultimo infatti non aveva fatto in tempo a biascicare un che vuoi e ad aver messo a fuoco decentemente Brian che si ritrovò dei fogli sventolati ad un pollice e mezzo di distanza dalla sua faccia.
“Che diavolo è questa roba Bri?”
“La bolletta pagata, la manda Jimmy,” rispose continuando a sorridere soddisfatto e mettendola nelle mani del più basso con una particolare noncuranza, era evidente che non gli importava molto di quei fogli. Ma era d'umore allegro, cosa che ultimamente era rara da vedere.
“Davvero?”
Jonathan aveva sgranato gli occhi e si era svegliato di colpo al solo sentire le parole “bolletta”, “pagata” e “Jimmy”. Non che queste avessero ancora molto senso nel suo cervello e sicuramente non aveva ancora la forza né di porsi domande sufficienti a giustificare la presenza di quello che era ormai diventato il loro ospite abituale, né per pensare ad altro se non al fatto che per la prima volta forse Jimmy aveva fatto ammenda e si era dimostrato responsabile. Sorrise al solo pensiero, stringendo fra le mani i fogli che Brian gli aveva dato.
“Guardare per credere,” rispose allora il più alto che reputava di aver visto abbastanza. Salutò Johnny con la scusa che aveva da fare lezioni ad un ragazzino e scappò via letteralmente da casa Seward, lasciando Johnny ancora incredulo sull'uscio che guardava la bolletta timbrata.
“Tutto ok Jo'?”
Sua madre era spuntata silenziosa dalla cucina, ma fu subito sollevata dal sorriso del figlio che si distendeva sul suo volto. Johnny annuì e annunciò alla madre che sarebbe tornato a casa; l'abbracciò e poi salì su in camera a sistemare le poche cose che si sarebbe dovuto portare dietro.
Nel frattempo che lui si preparava e sistemava, Brian aveva fatto bruscamente inversione a U e si era precipitato a casa del suo migliore amico senza far caso ai semafori e alla segnaletica stradale.
Aveva parcheggiato alla cazzo sotto casa, si era fatto i gradini tre a tre e di corsa, era arrivato alla porta senza fiato e, non appena Jimmy lo aveva aperto, lui era scappato nella stanza del suo migliore amico.
Brian aveva i nervi a fior di pelle, la pelle era rossa e bruciava, dalla sua bocca usciva un fiume di parole senza senso, tutte sconnesse e di tono crescente, atteggiamento che Jimmy conosceva alla perfezione e che non sopportava ogni volta.
“Bri, perchè non ti calmi?”
Le parole di Jimmy, più che esasperato da quella situazione, non raggiunsero però minimamente le orecchie del moro chitarrista, che continuava a fare avanti e indietro per la stanza, imprecando e gesticolando. Era paonazzo, irascibile e avrebbe voluto schiaffeggiarsi da solo se avesse potuto, azione impedita dalla sua eccessiva autodifesa e dalla sua dignità.
“Calmarmi? Come cazzo faccio Jim eh? Ma l'hai visto?!”
Jimmy alzò gli occhi al cielo solo per poi guardare il punto che Brian si ostinava a fissare e che gli procurava tutto quel tilt di emozioni. Solo allora il batterista scoppiò a ridere a crepapelle, qualche lacrima uscì dagli occhi strizzati per il troppo ridere. Era davvero troppo, non l'aveva capito appena era entrato nella stanza, ma ora riusciva a fare due più due e non si poteva restare impassibili davanti ad una scena come quella.
“Sì che lo vedo Bri, lo vedo eccome!” rispose all'amico non appena la risata gli diede un attimo di tregua, per ritornare solo più forte non appena incrociò il suo sguardo con quello velenoso di Brian. Roba da non credere, era furioso e lui non sarebbe riuscito a calmarlo, non in quella situazione, non sapeva proprio come comportarsi.
“Vaffanculo Sullivan! E mo che devo fare? E' saltata fuori dal nulla!” sospirò alla fine decidendo finalmente di sedersi al bordo del suo letto, continuando a fissare il suo problema, il suo gravissimo problema.
“E che ne so Bri, pensa ai gattini morti, forse ti passa,” ribattè Jimmy cercando di fare il serio, con scarso risultato. Aveva appena finito di parlare che subito riprese a ridere. Quanto gli dispiaceva non poter registrare tutta la scena, era sicuro che avrebbe riso per altri mille anni se l'avesse riguardata in futuro. Poi vide l'amico chiudere gli occhi, il volto immerso nelle mani pallide, i muscoli tesi, forse per la concentrazione; sbuffò sonoramente dopo neanche cinque minuti, alzandosi di scatto e riprendendo il suo frenetico andirivieni ancora più rosso in volto di quanto non lo fosse prima. Jimmy scosse la testa e non appena vide Brian alzarsi strabuzzò gli occhi per la sorpresa, aveva finito le risate a disposizione e i muscoli delle guance e dell'addome gli facevano un male cane, se no avrebbe continuato, in quel momento più che mai.
“No. No, ti prego, non l'avrai fatto sul serio?!”
“Sì che l'ho fatto cretino!” urlò Brian fermandosi di scatto e fulminando per la seconda volta James, solo per poi continuare ad urlare, la voce sempre più alta fino a rasentare l'isteria: “Mi rifiuto di masturbarmi pensando a Matthew Sanders, è lui quello a cui si dovrebbe drizzare al solo pensarmi! Sembro una verginella, mi faccio schifo da solo.”
Quest'ultima frase fu più che altro un borbottio, che suonò per lo più come una verità imbarazzante. Non appena si era messo in macchina gli era tornata in mente la scena di Matt appena uscito dalla doccia ed era stato costretto a mordersi il labbro per non sospirare deluso da quella sessione mancata, perchè le goccioline che ancora scorrevano su quella pelle lucida erano troppo sensuali per lasciarle vivere, dovevano essere leccate via e lui invece era solo arrossito, immobile a guardare senza riuscire a toccare. Da qui l'erezione e il casino con la macchina.
Il quadretto degno di una sit-com fu però interrotto dal rumore della porta di casa che si apriva e Jimmy, dubbioso sul fatto che fosse Matt e speranzoso che fosse Johnny, fece capolino dalla stanza solo per vedere quest'ultimo che lo salutava e spariva nella sua stanza.
“Bri, continuiamo dopo il discorso su quanto tu sia checca!” urlò di fatto quando era già uscito dalla sua stanza per prendere le sigarette in cucina e ritrovarsi subito dopo seduto sul letto di Johnny, lasciando Brian imprecare contro il nulla. Gli era mancato quello gnomo e non riusciva proprio ad essere ulteriormente arrabbiato con lui quando si era presentato con quel sorriso in casa, come se nulla fra loro fosse mai successo.
“Non ti chiederò scusa per aver messo in mezzo Brian, lo sai,”sussurrò Jimmy senza neanche salutare il coinquilino, fissandosi i piedi. “Però potrei chiederti scusa per il mio comportamento.”
Johnny gli si sedette affianco e gli diede una pacca sulla spalla perchè non erano importanti per lui le scuse, erano importanti i gesti e la voglia di migliorare che lui sembrava, almeno per ora, dimostrare.
“Senti, abbiamo litigato tante volte e tu sei sempre rimasto dell'idea che avessi ragione, perchè sei fatto così. Questa volta invece hai capito l'errore, a me basta questo Jimmy, che tu sia un po' più responsabile!”
Johnny sorrise e gli diede la ricevuta che Brian gli aveva messo in mano si e no un'ora e mezza prima. Jimmy la osservò attentamente, leggendo le cifre e guardando il timbro di pagamento con la data di quel giorno.
“Perchè l'hai pagata a nome mio Jo'?” chiese Jimmy guardando interrogativo l'altro ragazzo che strabuzzò gli occhi incredulo.
“Non l'hai pagata tu?”
“No, perchè?”
Ecco, si era fatto infinocchiare da quel cretino di Haner. Anche Jimmy era arrivato alla stessa conclusione ad un esame più attento della grafia e gridarono entrambi contemporaneamente, un urlo così potente che avrebbe potuto tranquillamente far tremare la casa.
“BRIAN!”
Il ragazzo appena interpellato si precipitò subito dagli altri due; in cuor suo sapeva di essere stato scoperto ed era consapevole di cosa lo aspettava, ma intanto i suoi amici erano tornati a parlarsi ed era solo questo che importava, il resto lo avrebbe risolto pian piano.
“Che c'è?” chiese non appena entrò nella stanza, facendo finta di nulla.
“Smettila di prenderci per il culo!” esclamò Johnny parandosi subito davanti a Jimmy e trovandosi quindi ad un paio di passi da Brian. Era scuro in volto e il respiro sembrava quasi strozzarglisi in gola. “Non so cosa avessi intenzione di fare con i tuoi giochetti del cazzo, ma per quanto mi riguarda ti chiedo di andartene e di non tornare, non in questa casa almeno. Ci vivi più tu che io e ho le palle piene di tutto questo.” prese un respiro profondo, aveva parlato senza neanche pensare a quali parole stesse facendo uscire dalla bocca, era arrabbiato sia con Brian che con Jimmy e voleva solo restare solo. “Andatevene.” aggiunse, abbandonandosi sul letto e abbassando lo sguardo.
Gli altri due obbedirono in religioso silenzio, il batterista sorrideva perché adorava quando Johnny finalmente parlava smettendo di farsi mettere i piedi in testa.
“Dì a Matt che sono passato, quando lo vedi.” sussurrò Brian per poi avviarsi verso la porta d'ingresso. Non era arrabbiato o particolarmente triste, Johnny aveva bisogno di stare solo e non avendo nessuno intorno avrebbe prima o poi chiarito con Jimmy.
“Non diceva sul serio, Bri.”
“Per adesso è meglio così.” concluse mentre abbozzava un leggero sorriso.
L'altro ragazzo lo lasciò andare e poi rimase fermo lì nel bel mezzo del corridoio senza sapere bene cosa fare: di andare dal coinquilino non se ne parlava, gli attriti che c'erano tra di loro sarebbero solo peggiorati.

Matt infilò la divisa nello zaino e poi indossò i propri vestiti: sentiva le gambe stanche ed aveva una fame da lupi, la sua mente era già proiettata alla confezione di ramen precotto che aveva comprato un paio di giorni prima e che aveva riposto in dispensa sul piano di Johnny perché sul suo non c'era più spazio.
Controllò il cellulare che poi ripose anch'esso nello zaino e, infine, uscì dal negozio ed iniziò ad abbassare la serranda. Mentre era intento in quest'ultima operazione, udì un'auto arrivare alle sue spalle che si fermò con il motore ancora acceso; conosceva piuttosto bene quel rumore e sapeva già chi aspettarsi, alla guida.
“Che ci fai qui, Z?” chiese Matt mettendo a posto le chiavi, dopo essersi alzato in piedi.
“Dai sali, o ci fregano il posto migliore.”
Un'espressione interrogativa si dipinse sul volto dell'altro ma decise di non fare domande, almeno per il momento, ed eseguì gli ordini.
“Non so dove tu mi stia portando.” asserì dopo aver chiuso lo sportello. “Ma sappi che sto morendo di fame.”
Senza dire niente Zacky indicò i sedili posteriori e Matt vi trovò una busta del Mc Donald's ancora chiusa; il ragazzo si allungò subito per agguantare la sua porzione di patatine che divorò durante il tragitto in auto.
“Scusa,” sussurrò Matt non appena si rese conto del gesto che aveva appena compiuto, “non ce la facevo proprio ad aspettare.”
Il suo migliore amico sorrise facendo spallucce, poi finalmente si decise a parlare.
“Ho pensato che sarebbe stato carino passare una serata al Drive-In... per l'ultima volta.”
Zacky non lo guardò in viso anzi, non si mosse affatto. Entrarono con l'auto nel parcheggio e infine si posizionarono dove erano soliti fermarsi, dovevano solo aspettare l'inizio della proiezione.
Huntington Beach organizzava eventi come quello ogni estate e Matt e Zacky ci andavano almeno una volta all'anno, da quando avevano preso la patente. Per lo più ne avevano approfittato per vedere film horror, ma raramente discutevano o si confrontavano per scegliere durante quale pellicola partecipare. Di solito prendevano la macchina e basta, poco importava del film in sé, ciò che contava davvero era rispettare quella loro piccola tradizione personale.
“Hai fatto bene.” rispose Matt con un largo sorriso, anche se in realtà una voragine gli si era aperta nello stomaco tutta di colpo: ultima volta.
Sapeva bene che presto avrebbe lasciato la vita che aveva qui per una totalmente diversa e nuova, ma non aveva riflettuto bene sul peso che un anno di distanza portava con sé: Zacky avrebbe avuto nuovi amici, una ragazza, qualcuno che si prendesse cura di lui meglio di quanto fosse riuscito a fare egli stesso, Jimmy e Johnny magari avrebbero preso una casa più piccola per non avere troppe pressioni fiscali, Brian forse se ne sarebbe andato con la chitarra sulle spalle o forse avrebbe continuato a bere, fumare e scopare senza un ordine ed un senso preciso. Gli fece male pensare a loro, alle persone che indipendentemente dal tempo trascorso insieme, considerava la sua vera famiglia.
“Sei sicuro? Se no ti riporto a casa.”
“Ehi, basta.” lo tranquillizzò Matt per poi sistemarsi meglio sul sedile così da riuscire ad appoggiare la testa sulla spalla dell'altro. Zacky si mosse un po' per stare il più comodo possibile ma, per fortuna, riuscì a sistemarsi un attimo prima dell'inizio del film che risultò non essere affatto male, anzi.
Solo poco dopo la fine del primo tempo, Matt sentì il telefono nello zaino vibrare. Non si mosse ma allungò una mano per cercarlo e prenderlo, poi sbloccò la tastiera.

Sono stato bandito da casa tua, poi ti spiego, scendi giù? Ci fumiamo una sigaretta insieme.
SG

Aveva sempre trovato stupido che continuasse a firmare i suoi messaggi, soprattutto con Synyster Gates, anche dopo aver salvato il suo numero, ma evitava di dirgli qualcosa per paura di offenderlo.

Mi dispiace, ma non sono a casa. Ci vediamo domani?

Schiacciò il pulsante Invio con la consapevolezza che non avrebbe ricevuto risposta, qualcosa sul conto di Brian l'aveva d'altronde imparata.

“Ehi Jo ti va una tazza di caffè?” chiese Jimmy dopo aver bussato alla porta del suo migliore amico. “L'ho appena fatto, è bollente.”
Si avvertirono dei passi provenire dall'interno della stanza e poi la porta si aprì rivelando un viso che fece preoccupare il batterista.
Johnny aveva la faccia di una persona totalmente privata delle proprie forze, la pelle era pallida e le occhiaie ben evidenziate, le pupille sembravano essere reduci da una guerra nucleare e il respiro aveva tutta l'impressione di essere pesante: aveva pianto.
“Stai bene?” domandò e per fortuna ebbe l'impulso di bloccare la porta che altrimenti si sarebbe chiusa senza permettergli di ricevere risposta.
“Fingi che io non esista James, non interagire con me e non bussare alla mia porta.”
“Come puoi chiedermelo?”
“Non la voglio vedere la persona a cui più tengo al mondo morire davanti ai miei occhi.”
Jimmy si bloccò per un attimo, per la prima volta era davvero senza parole.
“Io n-non...”
“Non mentirti, non insultare la tua intelligenza così tanto.”
Il ragazzo tornò verso il suo letto dove era stato sdraiato per tutto quel tempo e Jimmy alla fine decise che forse quella strigliata un po' se la meritava quindi si limitò a chiudere la porta e a tornarsene in cucina, da solo.
Quando Matt tornò a casa, appena dopo la fine del film, si stupì del silenzio che regnava tra quelle pareti; la luce della camera di Jimmy era ancora accesa, così diede un colpetto sulla porta prima di entrare.
“Ehi, tutto bene?”
Trovò l'amico seduto sulla sedia in posizione ricurva, tutto preso e concentrato da qualcosa che stava scrivendo. Batteva velocemente i piedi sul pavimento, si stava dando il tempo, e quasi sembrava non essersi accorto della presenza del coinquilino.
“Ciao Matt...” mugugnò senza alzare lo sguardo. “Sì tutto bene, ho avuto solo un attimo d'ispirazione e quindi mi sono messo a scrivere.”
“Bene.” rispose quello in piedi, sempre più dubbioso. Gli occhiali da vista rendevano Jimmy un tipo quasi rispettabile, di quelli da cui ti aspetteresti un buon lavoro e parecchie responsabilità sulle spalle.“Johnny si è visto?”
Il batterista non rispose, per un attimo Matt ebbe l'impressione di aver parlato a voce troppo bassa e stava per ripetere, quando il suo amico gli rivolse un'occhiata veloce che chiarì qualsiasi dubbio: non aveva alcuna intenzione di parlarne.
“Senti ci conosciamo da poco, vi conosco da poco, però secondo me sarebbe molto importante che tu chiarissi con Jo. Vuole solo che tu stia bene.”
Matt si grattò la nuca con una mano, non sapeva neanche se si fosse espresso nel modo adeguato, ma in cuor suo sperò di aver usato le parole giuste.
“Domani tu chiarisci con Johnny e io con Brian, d'accordo?”
Anche questa volta Jimmy non disse niente, ma l'altro ragazzo lo vide sorridere e questo, almeno per il momento, poteva bastare.
Il mattino seguente, quando Johnny aprì gli occhi, notò subito una seconda presenza sotto il suo lenzuolo. Si voltò quel poco che bastava per intravedere i ciuffi di capelli scuri di Jimmy e la sua fronte alta, dormiva ancora respirando piano. Sorridendo si chiese quando il suo amico si fosse infilato nel suo letto, ma aveva il sonno così pesante che non riuscì minimamente a ricordare quando fosse successo.
“James.” lo chiamò, scuotendolo. “Alzati, nessuno ti ha dato il permesso di dormire qui.”
L'altro protestò mugugnando e subito dopo si stropicciò gli occhi, cercando infine di tirare su il busto.
“Quanta gentilezza, buongiorno anche a te Seward.”
“Dai sbrigati.”
In tutta risposta Jimmy gli cadde addosso a peso morto, bloccando l'altro tra le lenzuola.
“Non posso fingere che tu non esista, mi sento male al solo pensiero.” disse, con la voce ancora impastata dal sonno.
“Ne abbiamo già parlato, va' via.”
“Tu hai parlato, io non ho detto niente.”
“Perché, qualche volta lo fai? Ah sì, quando parli di Brian.”
“Dacci un taglio, Jo!”
Lo abbracciò forte, come se solo quei gesti potessero risolvere le cose.
“E toglimi le mani di dosso, cazzo. Sono incazzato, Jim, non è una cosa che passa così facilmente.”
A quel punto il batterista obbedì così vide l'amico alzarsi e cercare per la stanza i vestiti da indossare per quel giorno; camminava a piedi nudi ma a rilento, come se non avesse ancora messo bene a fuoco la propria camera.
“Non posso abbandonare Brian, lo sai, ma non voglio neanche che tu esca dalla mia vita. Come la mettiamo?”
“Non ti ho chiesto di abbandonare Brian.” blaterò Johnny mentre si infilava una t-shirt. “Aiutalo senza farti male.”
“I-Io...” iniziò il batterista, sospirano. “Non posso, Jo.”
“Ascoltami bene: sono stanco, ok? Così esausto da non riuscire più neanche a tenere gli occhi aperti, mi state facendo impazzire! Quindi adesso tu termini quello che stavi scrivendo ieri sera, lo dai a Brian e insieme ricomincerete a suonare.” Mentre parlava, gli stava puntando un dito contro. “Non accetto repliche, mettete su una cazzo di band e spaccate il culo al mondo, sono anche disposto da farvi da bassista basta che uscite da tutto questo schifo.”
Con un salto Jimmy fu in piedi, gli bastarono non più di due passi per raggiungere Johnny e abbracciarlo forte. Stava mettendo le cose apposto, ancora, nonostante tutto.
“E non infilarti mai più a sorpresa nel mio letto.” concluse il più basso, senza più riuscire a trattenere una risata.

La zona attorno al molo era piuttosto trafficata, soprattutto di mattina, i turisti facevano su e giù per gustare appieno le bellezze dell'oceano mentre gli abitanti preferivano recarsi nei loro luoghi d'interesse in bici, pattini o skate, così i marciapiedi era sempre affollatissimi.
Matt invece aveva deciso di andare a piedi, cuffie nelle orecchie e sole cocente sulla faccia; non aveva una meta precisa, si limitava a gironzolare su e giù con il telefono in mano: lui e Brian dovevano parlare, questa volta davvero, non potevano sempre risolvere tutto con il sesso, che poi le cose non dette aumentavano e diventava sempre più difficile guardarlo negli occhi.

Dove ti sei cacciato? Ti sto aspettando da mezz'ora.

Dopo aver inviato il messaggio decise di sedersi sul ciglio di un muretto e di aspettare lì, con le gambe che penzolavano, per al massimo altri dieci minuti; poi se ne sarebbe tornato a casa e fanculo Brian.
“Oh, eccoti.”
Matt fece appena in tempo a voltarsi verso quella voce che si ritrovò davanti l'oggetto dei suoi desideri, con tanto di capelli lunghi e disordinati ed espressione da stronzo.
“Finalmente.” commentò, facendogli capire di sedersi accanto a lui. “Tutto bene?”
“Io sì, e tu?”
Quel tono lasciava intendere tutto, gli faceva capire che Brian sapeva esattamente cosa stesse per succedere ma lo affrontava di petto come qualunque altra cosa, non si lasciava scalfire. O almeno non lo dava a vedere.
“Senti Brian, dobbiamo parlare.”
La voce di Matt era quasi spaventata e le mani avevano cominciato a sudare.
“Sono tutto orecchi.” rispose l'altro, accendendosi poi una sigaretta.
“V-Volevo solo dirti che...”
Che non siamo fidanzati, che sei sesso a scadenza, che voglio solo averti nel mio letto per sentirmi meno solo, che non provo niente.
Non riuscì a continuare, tutte le parole gli morirono in gola e lui rimase fermo a guardare Brian che lo fissava con aria di sufficienza. Perché forse non era del tutto vero, che non provasse niente.
“So che è solo sesso Matt, davvero, che tu devi partire e questa è solo un'avventura estiva.”
La risolutezza del chitarrista stupì del tutto l'altro, si stava facendo tutte quelle paranoie perché temeva di ferirlo, ma forse aveva frainteso tutto e a quanto sembrava anche per Brian quello che stavano vivendo non era nulla di serio. “Solo che mi piacerebbe che fossimo un'avventura a trecentosessanta gradi, ecco, non solo quando ne hai voglia tu.”
Alla fine proprio non ci riuscì, a tenersi tutto dentro, ed un po' di verità non poté fare a meno di rivelarla: voleva Matt, voleva stare con lui a qualunque costo, anche se questo significava allontanarsi da lui tra poco meno di un mese e soffrire come un cane.
“H-Hai ragione.” fu l'unica cosa che l'altro ragazzo disse, totalmente preso alla sprovvista. Lo pensava sul serio, Brian aveva ragione, e avrebbe cercato di non tagliarlo fuori così, senza motivazioni, sarebbe stato il suo compagno fino a quando non sarebbe partito. Si sporse e lo baciò delicatamente, come si aspettò fu travolto dal sapore forte delle Marlboro e questo gli fece approfondire il bacio: gli bastava un solo giorno lontano da Brian, per sentire la mancanza di tutti quegli odori e sapori che si portava dietro.
“Andiamo a stenderci sulla sabbia, ti va?” sussurrò quello dai capelli scuri a pochi centimetri dalle labbra dell'amante.
La felicità che guidava la sua mano verso quella di Matt e che gli diede la forza di stringerla però, era controbilanciata dalla consapevolezza di non essere importante, di essere sostituibile non appena fosse iniziato l'inverno.
“Certo che mi va.”
Si baciarono di nuovo, poi si diressero verso la spiaggia.

 






Corner:
Eccociiii, non siamo morte!
Scusate il ritardo ma questo capitolo è pronto da settimane e quella cretina -passate il termine- di Shizue si è completamente scordata di aggiornare! Comunque speriamo che il prossimo aggiornamento sia molto più veloce, anche perchè abbiamo in programma tante cose carine, credo xD
Un grazie come sempre a tutti voi che leggete, seguite, ricordate e preferita, ma in particolare a chi recensisce. E' importante avere un riscontro, soprattutto ora che siamo nella fase centrale!
See you soon!
xo Lights Turn Off
   
 
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