Cap
7
-
Sei sicuro che sia una buona idea? –
Peter
alzò lo sguardo dal piatto di arrosto e patate che aveva
davanti, volgendosi
verso la figlia di Ullr. Per quanto passassero il tempo a punzecchiarsi
e
provocarsi doveva ammettere che si fidava del giudizio di Nives.
-
Se penso che riunire tutti questi semidei in un solo posto per
collaborare sia
una buona idea? Cazzo, certo che no … è pessima,
tremenda, e probabilmente
finirà con il degenerare. –
-
Non so cosa abbia in mente Manto. Sembra quasi che sia convinta che
possiamo
collaborare pacificamente, ma tu ce lo vedi Caleb che prende ordini da
una
ragazza o quello spaventapasseri che accetta un ordine da qualcuno che
non sia
romano? – borbottò la ragazza, posando lo sguardo
prima sul compagno di Campo e
poi sull’Augure romano, che era intento a piluccare
svogliatamente la sua
bistecca al sangue.
Peter
scosse la testa. – Caleb farà bene a darsi una
regolata, o interverrò io, e lo
spaventapasseri … bè, deve avere una lingua da
serpente ma credo di poterlo
gestire. –
Nives
sorseggiò lentamente la sua Diet Coke, assorta.
Solitamente
non si faceva problemi nell’affrontare casini e caos, ma
quando si trattava di
qualcosa di serio preferiva affrontare le cose a modo suo.
-
Bè, se dovesse servirti una mano fai un fischio e
verrò a salvarti. – ironizzò.
Il
figlio di Ra ammiccò, divertito. – Probabilmente
mi farei sventrare piuttosto
che chiedere il tuo aiuto. –
-
Non farti sentire dallo spaventapasseri oppure potrebbe passargli per
la testa
di usarti come uno di quei suoi peluches. –
Risero
insieme, ritrovando uno di quei momenti in cui la complicità
tra di loro
scattava come un fulmine a ciel sereno.
-
Ehy, che mi sono perso? – domandò Jack, scivolando
accanto all’amico e
riempiendosi il piatto con una generosa porzione di pasticcio di carne.
-
Solo Nives che mi paragonava a un peluches. –
-
Cioè stava dicendo che sei peloso? –
domandò, inarcando un sopracciglio.
-
No, che sono adorabile e coccoloso. –
Jack
si mordicchiò il labbro inferiore con aria fintamente
pensierosa. – No, sono
abbastanza sicuro che la mia ipotesi sia quella giusta. –
-
Jack? –
-
Sì, Peter caro? – domandò, sbattendo
gli occhioni turchesi con aria innocente.
-
Ti odio. –
-
Naaah, quello è amore non odio. –
-
No, sono assolutamente certo che sia istinto omicida. –
insistè l’Ulfric.
Il
figlio di Thor si portò una mano all’altezza del
cuore. – Ehy, così mi ferisci,
io credevo che tra di noi ci fosse qualcosa di profondo. –
-
Mai profondo come la fossa in cui ti seppellirò un giorno di
questi. –
Il
sorriso sul volto di Jack si allargò, divertito, ma il suo
sguardo venne
catturato da qualcos’altro e distolse l’attenzione
da Peter.
-
Che guardi? – domandò, piccato. Lui era abituato a
essere al centro
dell’attenzione, ad avere un mucchio di gente che pendeva
dalle sue labbra, e
un disinteresse così repentino lo infastidiva
incredibilmente.
-
Nulla. –
Seguì
il suo sguardo, notando come Hellen fosse impegnata in una
conversazione con
uno dei barbaros greci che aveva tutto
l’aspetto di un surfista
californiano: capelli biondi che sembravano baciati dal Sole, fisico
asciutto e
muscoloso, occhi blu e un sorriso capace di illuminare
l’intera stanza. I due
chiacchieravano fittamente, le teste vicine, e intervallavano le loro
battute
con risatine divertite.
-
Stai iniziando a mandare scintille. – lo informò,
con il tono pacato di chi non
ci vedeva nulla di strano nel fatto che il proprio migliore amico
sembrasse un
fulmine vivente.
-
Non mi piace. – decretò per tutta risposta.
-
Hellen? Eppure non mi sembrava. –
-
Non Hellen, il barbaros. –
Ah,
ora si che era tutto più chiaro.
-
E pensi di dirglielo? –
Jack
aggrottò la fronte. – Certo, vado lì e
gli dico “Ehy, lo sai che non mi piaci?”
–
-
Ma no, idiota. Volevo sapere se pensavi di dire a Hellen che ti piace.
–
sbottò. Possibile che dovesse sempre spiegare tutto a tutti
quanti?
Le
guance di Jack si tinsero di una strana sfumatura e il ragazzo dovette
impiegare
un paio di secondi per realizzare che l’amico era arrossito.
Non credeva di
averlo mai visto in quello stato.
-
Ehm … Non lo so. –
-
Dovresti dirglielo, almeno la pianti di comportarti da idiota geloso
senza un
motivo. – intervenne Nives, della cui presenza sembravano
essersi completamente
dimenticati.
-
Ci penserò … ma tu non le dirai nulla, vero?
–
La
ragazza scrollò le spalle. – Figurati se io ho
tempo da perdere con queste
dichiarazioni d’amore da ragazzini imbranati. –
-
Sì, ecco … bene. Che dici, se lo fulmino
è una mancanza di cortesia nei
confronti degli ospiti? – domandò poi.
Peter
sentì le labbra stirarsi in un sorriso sghembo. –
Sì, credo che Manto potrebbe
vederla così. –
*
-
Quindi sei stato tu a costruire quella nave? –
domandò Zephyr, incredulo.
Lui
era abituato a volare con il suo elicottero e il volo non aveva alcun
segreto
per lui, ma l’idea di una nave da guerra volante lo
lasciava
letteralmente senza fiato.
-
Già, non è stato poi così complicato.
– si schermì Leo.
Il
figlio di Efesto trovava simpatico il figlio di Amon; era una sua
versione
egizia dai capelli rossi e il suo stesso umorismo onnipresente.
-
Bè, è comunque una figata pazzesca. –
-
Oh, quante storie per un aggeggio volante. –
borbottò Ria.
Zephyr
scrollò le spalle, come a dire che doveva scusarla per la
sua mancanza di
interesse e ammirazione.
-
Non farci caso; è sexy ma ha un pessimo carattere e odia il
volo. – mormorò
all’orecchio del ragazzo.
Ria,
sentendo le sue parole, gli assestò uno scappellotto dietro
al collo ma non
riuscì a nascondere del tutto un sorrisetto compiaciuto.
-
Uffa, ma non sai neanche accettare un complimento. –
-
Sta zitto, folletto, oppure te ne do un altro. –
Zephyr
lasciò saggiamente cadere il discorso. Conosceva abbastanza
bene la figlia di
Onuris da sapere che non faceva mai minacce a vuoto.
Proprio
in quel momento il rumore di una sedia che veniva spostata
all’indietro attirò
l’attenzione generale e annunciò che Peter era
pronto per dare inizio alla
riunione del Consiglio.
Uscirono
dalla mensa chiacchierando sottovoce, dirigendosi verso
l’Arena, e lì si
separarono. L’Ala Sud venne occupata dagli abitanti del Campo
mentre quella Est
veniva presa dal Campo Mezzosangue e quella Ovest dal Campo Giove.
Nell’Ala Nord,
infine, era stato allestito un piccolo palchetto rialzato per i leader
dei vari
Campi.
Peter
si accomodò sullo scranno centrale e a nessuno
sfuggì la simbologia di quel
gesto. Era un po’ come affermare che lui fosse il
“Capo tra i Capi”. Un gesto
avventato e arrogante, ma che rispecchiava in pieno la sua natura;
anzi,
sarebbe stato strano il contrario.
Intercettò
lo sguardo piccato del figlio di Giove, che lo guardava come se si
stesse
sforzando di ingoiare qualcosa di particolarmente disgustoso e
fastidioso.
-
Problemi? – domandò, inarcando un sopracciglio in
aria di sfida.
Jason
fece per rispondere, tagliente, ma la mano di Reyna sul suo avambraccio
lo
convinse a trattenersi. Non era il momento di discutere su a chi
spettasse il
comando, ci sarebbe stato tempo in abbondanza più tardi.
Percy,
dall’altro lato del figlio di Ra, non sembrava ugualmente
contento della
posizione marginale in cui era stato relegato ma lo sguardo severo di
Annabeth
bastava a farlo desistere da qualsiasi presa di posizione per la
contesa della
leadership. Senza contare che i semidei locali erano la maggioranza ed
era
ovvio pensare che un’eventuale votazione sarebbe stata di
certo a favore dell’
Ulfric.
-
Nessun problema, dai pure inizio alla seduta. –
replicò Annabeth.
Peter
annuì brevemente, rivolgendosi alla platea. Non aveva mai
avuto problemi a
parlare in pubblico e se la presenza di quel gruppo di estranei lo
innervosiva
non lo diede a vedere.
-
Tutti voi siete a conoscenza delle profezie che i nostri Oracoli hanno
declamato,
quindi è superfluo tornare sull’argomento.
Ciò che dobbiamo stabilire è se una
collaborazione tra i Campi è effettivamente possibile o se
ognuno possa gestire
la cosa in solitaria. Quanti sono contrari al lavoro di squadra alzino
le mani.
–
Si
alzarono parecchie mani, quasi la metà, e tra tutte
svettavano chiaramente
quelle di Clarisse, Octavian e Caleb.
-
Quanti sono a favore? –
Questa
volta le mani alzate furono ancora di più.
-
Sembrerebbe che questa alleanza si
debba
fare. – concluse Annabeth con tono pratico.
-
Così sembrerebbe. – convenne freddamente. In
realtà neanche lui sapeva se fosse
contento o meno del risultato ottenuto.
-
Chi dovrebbe prendere il comando di questa alleanza? –
domandò allora la voce
dell’Augure.
-
Peter, non è ovvio? – fu la pronta replica di
Caleb.
Un
mormorio contrariato si levò dalle file dei greci e dei
romani.
-
Non è ovvio proprio per niente. I romani non prendono ordini
da degli
stranieri. –
-
Né noi diamo retta ai barbaros.
– replicò duramente.
Nella
confusione che generò da quelle parole, si
stagliò in aria il braccio solitario
di Hannah.
Peter,
alzatosi in piedi per richiamare all’ordine i suoi compagni e
imitato da Reyna
e Annabeth, rivolse l’attenzione su di lei.
-
Hannah, volevi dire qualcosa? –
La
ragazza provò ad aprire bocca, ma il vociare la sovrastava.
-
Piantatela tutti. – ordinò, riuscendo finalmente a
placare quel casino.
-
C’è un modo per stabilire chi sarà a
comandare, qualcosa che andrà bene a
tutti: un confronto di volontà. –
decretò la figlia di Bastet.
Le
sue parole questa volta vennero accolte da un mormorio di approvazione.
Il
confronto di volontà non era altro che una sfida tra capi,
uno scontro al primo
sangue che non avrebbe fatto
altro se
non affermare il predominio di uno di loro.
-
Peter, Percy e Jason si affronteranno e chi vincerà
prenderà il comando
dell’impresa. – confermò Reyna, mentre
Annabeth annuiva e il resto dei semidei
dei vari schieramenti si dicevano d’accordo.
Un
leader doveva dimostrarsi il più abile tra tutti loro e il
combattimento era
senza ombra di dubbio la scelta più saggia.
Le
ragazze lasciarono libero il centro dell’Arena e i tre
semidei misero mano alle
rispettive spade.
-
Primo sangue. Niente ferite mortali né colpi volti a
menomare gli avversari. È
uno scontro tranquillo ragazzi, cerchiamo di non farci scappare il
morto. –
decretò Jack, soffermandosi un istante più del
dovuto sugli occhi grigi
dell’amico. Lo conosceva bene e sapeva
quanto si facesse prendere dai combattimenti, specialmente
quando la sua
supremazia veniva messa in dubbio.
Annuirono
tutti e tre, attendendo il via.
-
Okay, allora cominciate. –
Peter
fu il primo a colpire, muovendosi rapido e agile come un serpente.
Tentò un
allungo in direzione di Percy, ma il figlio di Poseidone era
più veloce di quanto
si aspettasse e deviò il colpo con la sua lama di bronzo
celeste. Venne poi il
turno di Jason, che partì all’attacco del figlio
di Ra malgrado Percy avesse il
fianco scoperto e fosse più vicino a lui.
Era
evidente quello che stavano cercando di fare. Si stavano coalizzando
per
eliminarlo dai giochi e vedersela tra loro. Bè, avevano
fatto male i conti.
Era
più esperto, più forte, più veloce e
più cattivo di loro due messi insieme.
Parò il colpo del figlio di Giove, costringendolo a
sbilanciarsi e facendolo
finire a terra con un calcio preciso dietro al ginocchio.
Affondò la lama nello
spazio tra il braccio e il busto, trovando un brandello di pelle
morbida pochi
centimetri sopra l’ascella.
Sorrise
quando vide la lama macchiarsi del sangue del ragazzo.
Udì
gli incitamenti dall’Ala Sud; erano carburante per il suo ego
e il suo
desiderio di vittoria.
Si
volse verso Percy, deviando all’ultimo secondo un fendente
del greco che mirava
al suo avambraccio.
Fintò
un affondo al fianco destro e quando la guardia del semidio si
abbassò colpì di
striscio la spalla sinistra. Il gemito di Percy fu musica per le sue
orecchie.
-
Peter vince, è l’Ulfric ad assumere il comando
dell’impresa. – decretò Jack, la
voce condita da un pizzico di soddisfazione e orgoglio.
La
decisione venne accompagnata da un borbottio contrariato della parte
romana,
che sembrava proprio non volerne sapere di farsi guidare da uno
straniero.
-
Non sei stato leale. – borbottò Jason, alzandosi
in piedi e folgorandolo con un’occhiataccia.
Peter
gli rivolse un sorriso di scherno. – Ti aspetti che i tuoi
nemici siano leali,
figlio di Giove? Se è così mi stupisco che tu sia
rimasto in vita tanto a
lungo. Se vuoi qualcosa te la prendi, non ti fai tanti problemi
né scrupoli …
volevo il comando e l’ho preso. Questa è la
lezione di oggi, ragazzino. –
Rinfoderò
la lama, tornando a sedersi sullo scranno a testa alta, incurante delle
proteste dei barbaros.
Volse
gli occhi grigi verso Lars, facendogli segno di avvicinarsi.
L’Ur
Mau si allontanò controvoglia da Skyler, raggiungendo
l’Ulfric.
-
Che sensazione hai a proposito della costituzione di tre gruppi di
semidei? –
lo interpellò.
Aveva
un’idea che gli girava nella mente, ma voleva prima essere
sicuro di avere il
favore degli Dei.
Lars
aggrottò leggermente la fronte, concentrandosi su
quell’ipotetico scenario.
-
Non vedo alcun problema, anzi, probabilmente placherà un
po’ gli animi. –
-
Ho deciso di inviare tre squadre. La prima verrà guidata da
me e sarà formata
da Jack, Nives, Hellen, Ria, Zephyr, Clarisse, Chris e Will. La seconda
sarà
guidata da Percy e sarà composta da Annabeth, Jason, Piper,
Nico, Leo, Hannah
Eva, Skyler e Lars. La terza, infine, sarà sotto la guida di
Reyna e i semidei
che andranno con lei saranno Simon, Angel, Annalisa, Austin, Caleb,
Frank,
Hazel ed Eric. – decretò, prima di aggiungere:
– La partenza avverrà domani
mattina, ora sparite dalla mia vista. –
Spazio
autrice:
Eccoci
con l’aggiornamento. Dal prossimo capitolo
inizierà finalmente l’azione vera e
propria … ed era anche ora direte voi xD. Credo che
dividerò i capitoli a
squadre, nel senso che il prossimo sarà dedicato alla prima,
quello successivo
alla seconda e quello dopo ancora alla terza in modo da poter dare il
giusto
spazio a tutti gli OC. Spero che il capitolo vi sia piaciuto e non sia
risultato noioso nonché vi piacciano gli abbinamenti delle
squadre. Infine, vi
anticipo che nel prossimo capitolo ci sarà una sorpresa.
Alla prossima.
Baci
baci,
Fiamma Erin Gaunt