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Autore: Lord Gyber    17/08/2014    2 recensioni
Citazione del personaggio: Il buio. Il buio ed il silenzio sono la prima cosa che ricordo....Il mio corpo. Il mio corpo aveva perso ogni genere di umanità.
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Passai una nottataccia, ma me lo aspettavo dopo ciò che avevo passato. Quando riaprì gli occhi vidi che 20 era già in piedi e stava mangiando del cibo dentro una casseruola di alluminio.

- Ben svegliato 100, ci hanno portato la colazione, te lo messa vicina al letto. -

Portai lo sguardo per terra, dove vi era un'altra casseruola contenete del pane e del latte. Presi il pane e gli diedi un morso. Disgustoso. Era proprio vero che al peggio non c'è mai fine. Mi ci volle un po' per finirlo, nonostante cercassi di diluirne il sapore con il latte, anche questo non proprio di ottima qualità. Quando ebbi finito, notai che 20 se ne stava seduta immobile e continuava a fissare il terreno. Beh, se dovevamo convivere insieme forse avremmo dovuto conoscerci meglio, quindi decisi di fargli alcune domande.

- Allora 20, tu da quanto tempo è che sei qui? -

Alla mia domanda lei alzò il capo, guardandomi con quei suoi occhi azzurri che traspiravano un profondo dolore.

- Circa 2 anni. -

Non ci potevo credere. Come diavolo aveva fatto a sopravvivere in queste condizioni per così tanto tempo? Probabilmente io mi sarei tolto la vita.

- Sono stata fortunata, non vengo usata come arma, solo come cavia. -

- Arma? Vuoi dire che ci addestrano. -

Annuì con la testa.

- Mettono alla prova le nostre capacità fisiche per portar avanti la ricerca. -

Quindi non solo quel bastardo si divertiva a trasformarci in mostri ma voleva anche che partecipassimo al suo teatrino. Cercai di calmarmi e decisi di portare l'attenzione su un nuovo argomento.

- Dimmi, tu hai qualche ricordo della tua vita precedente? Famiglia o altro? -

Lei tirò un sospiro.

- No, purtroppo. Il professore vede di cancellarci la memoria. Se avessimo ancora dei ricordi sulle nostre persone care cercheremmo di andarcene, ma togliendoci il loro ricordo ci costringe a rimanere qui. -

Sentì la rabbia salirmi in corpo a quelle parole, quel maledetto sapeva giocare le sue carte.

- E poi – aggiunse – dove mai potrebbero accettare un essere brutto come me? -

Vidi una lacrima scendergli sulla guancia.

- Tu per me non sei brutta. - dissi con un po' di imbarazzo alla mia compagna.

Alla mia affermazione anche lei divenne un po' rossa in volto. Non saprei dire se dissi quella frase solo per tirarla su o se per caso io lo credevo veramente. Non ebbi molto tempo per pensarci perché una guardia arrivò davanti alla nostra cella.

- 100 alla sala degli allenamenti. -

 

Non feci resistenza, da solo non sarei riuscito a scappare, senza contare che oltre a quella guardia ne erano poi venute altre per darle man forte, per evitare che facessi qualche mossa falsa. Mi condussero in una sala molto simile a quella operatoria, solo che questa era bianca.

- Possiamo iniziare i test. -

Portai l'attenzione ad un altoparlante posto fra le congiunzioni di due pareti, la voce era quella del Professore. Mi mandò in bestia, mi sembrava quasi di sentire quel suo orrido profumo.

- Cosa dovrei fare? -

- Vedi 100, oltre a darti le braccia ti abbiamo anche fornito la forza di un gorilla e di un drago...-

Bene, ora qua ci sono anche i draghi, di che mi sorprendo?

- Vogliamo testare la tua forza fisica. -

Da una pedana sotto il pavimento uscì fuori un bilanciere con vari pesi attaccati sopra.

- Questo pesa circa 200 chili. Prova a sollevarlo. -

Mi avvicinai all'attrezzo ginnico e lo presi con entrambe le mani. Con mia grande sorpresa non solo riuscì a sollevarlo, ma feci una presa tale da piegare la sbarra d'acciaio che teneva attaccati i pesi. Un forza sovrumana mi sarebbe tornata utile in futuro.

- Ottimo. Ora passiamo alla velocità. -

Da una seconda pedana uscì un tapis roulant lungo circa il doppio di uno normale. Posai il bilanciere, e midi diressi verso l'altro strumento. Una volta salito sopra, l'attrezzo si attivò da solo. Prima con un andamento lento, poi sempre più veloce. Non sentivo la fatica, anzi più correvo più le gambe venivano pervase da una nuova energia.

- La tua enorme velocità è dovuta invece ai muscoli propulsori di un leopardo, unita ad una grande flessibilità della spina dorsale. Prova a correre su quattro zampe. -

Anche se odiavo quando mi dava degli ordini, decisi di farlo, spinto dalla voglia di testare le mie nuove capacità. Mi misi in posizione e cominciai a correre utilizzando anche come sostegno le braccia. Cominciai ad andare sempre più veloce, tanto che il tapis roulant dovette aumentare il regime, altrimenti si sarebbe rotto.

Corsi ancora per qualche minuto poi mi fermarono.

- Velocità media su due zampe: 80 km/h. Velocità media su quattro zampe: 148 km/h. Impressionante. Continuiamo. -

Da una delle pareti uscì una piastra di metallo, collegata ad essa.

- Mordi la piastra. Con tutta la forza che hai. -

Anche se non capivo perché, feci come mi ordinarono. Mi avvicinai alla piastra, aprì la bocca e la morsi con tutta la forza che avevo. I denti non mi fecero male, sentì il metallo scheggiarsi. Quando mi dissero di mollare la presa, vidi che con i denti ero riuscito a lasciare dei solchi profondi nella piastra. Questo significava che avevano anche modificato la mia dentatura.

- Pressione del morso è di circa 72 chili. Andiamo avanti.-

Così per il resto della giornata fui costretto ad eseguire più e più test volti a capacitare le mie qualità fisiche ed i miei riflessi, dal centrare dei bersagli, fino ad evitare delle frecce che mi venivano lanciate.

Ero distrutto, ma fortunatamente i test finirono ed io fui riportato nella mia cella. Anche se odiavo la mia prigione, un po' mi confortava sapere che mi sarei potuto riposare. Mi sdraiai sul letto ed utilizzai le bracci come cuscini. Cercavo di rilassarmi un po', ma c'era qualcosa che non quadrava. Da quando ero entrato non sentì neanche un rumore, cosa alquanto strana, poi mi ricordai. 20 non mi aveva salutato come faceva di solito, ma era rimasta ferma senza dire una parola. Portai lo sguardo alla sua branda e la vidi. Vi era sdraiata sopra e mi dava le spalle. Forse non mi aveva salutato perché voleva che fossi io a farlo per primo e per questo non mi aveva ancora rivolto la parola, decisi di rimediare. Scesi dal letto e mi avvicinai a lei.

- Ciao 20, scusa se non ti ho salutato quando sono entrato ma ero così debole che me ne ero dimenticato. -

Non si voltò verso di me, anzi cercò di nascondere il volto nel cuscino. Capì subito che qualcosa non andava. Mi sedetti al suo fianco e le misi la mano sulla spalla.

- Ehi, c'è per caso qualcosa che non va? -

- Lasciami stare. - mi rispose in tono seccato.

Lei non voleva a che fare con me, ma volli insistere.

- Con me puoi parlare liberamente, infondo noi...siamo amici. -

Alle mie parole gli si drizzarono le orecchie.

- Noi...saremmo amici? -

- Certo, siamo tutti e due sulla stessa barca e dobbiamo aiutarci l'un l'altro. - dissi, accennando un sorriso.

20 si fece coraggio e mi fece vedere il suo volto....sfigurato. Un cicatrice le percorreva la guancia sinistra arrivando più o meno verso il collo....cosa diavolo era successo? Lei cominciò a piangere.

- Una guardia...sniff...mi ha fatto uscire dalla cella...sniff...pensavo di dover fare qualche esame...ma lui ha preso la sua lancia ed ha cominciato a picchiarmi...sniff..ho provato a difendermi, ma poi lui...ha usato la punta della sua arma e mi ha fatto questo...-

Le lacrime le avevano bagnato tutto il volto, come si poteva essere tanto crudeli? Non seppi spiegarmelo. L'unica cosa che mi limati a fare fu mettere le mie bracci intorno a lei, portare il suo viso al mio petto e darle un caldo abbraccio. Lei rimase un po' sconvolta.

- Non ti preoccupare – dissi cominciando ad accarezzarle la criniera – vedrai che andrà tutto bene.

Le lacrime ricominciarono a scorrere, bagnando il mio torace.

- Ora ci sono io qui. Sistemerò le cose. -

- Me..me lo prometti? - chiese fra un singhiozzo e l'altro.

- Te lo prometto. -

 

Passai le successive due settimane a compiere vari allenamenti di ogni genere e quando finivo mi perdevo in chiacchiere con 20, era come se sentissi un istinto di protezione nei suoi confronti, più passava il tempo più sentivo che il nostro rapporto di evolveva. E ne ebbi la conferma un giorno come tanti.

Come al solito ero stato portato alla sala dei test ma non vi erano ne attrezzi ne quant'altro. Fu l'altoparlante a chiarire i miei dubbi.

- Oggi 100 metteremo alla prova ciò che abbiamo appreso su di te in questi ultimi giorni. Ma prima lasci che ti presenti 58. -

Da una pedana uscì la chimera 58: la parte superiore era il corpo di un drago rosso, mente l'inferiore era quella di una murena gigante. Infine invece delle ali aveva due enormi zampe da ragno.

- Che il combattimento abbia inizio. -

Non ebbi neanche il tempo per capire che 58 mi avvolse nella sua coda cercando di soffocarmi. Non riuscivo più a muovere gambe e braccia, e sentivo l'ossigeno che cominciava a mancare. Poi mi ricordai. Utilizzando i denti morsicai la sua coda, lasciandogli un segno evidente. Lui si staccò da me ed io ne approfittai. Gli afferrai la coda e cominciai a ruotare su me stesso. Presa abbastanza velocità, mollai la presa lasciando che si schiantasse contro una delle pareti. Provò a rialzarsi ma fui più veloce. Gli saltai sul torace e gli puntai la mano da drago sulla gola. Era finita...o almeno così pensavo.

- Ottimo. - disse il professore – Ora eliminalo. -

La sua richiesta mi paralizzò, come potevo uccidere un essere che come aveva subito le mie stesse sofferenze. Mille pensieri mi passarono in mente, quando sentì qualcosa. 58 aveva afferrato il mio braccio, pensai che mi volesse ribaltare, invece...

- Ti prego...- disse, non sapevo neanche che potesse parlare -..ti prego uccidimi..-

- C-cosa? - fu l'unica cosa che riuscì a dire.

- Liberami da questa maledizione – si era messo a piangere – ti prego. -

Anche se non volevo farlo, mi rincuorò il fatto che almeno avrei reso uno dei miei simili libero. Distolsi lo sguardo mentre i miei artigli attraversavano la sua carne.

- Grazie...-

 

Quando mi rimisero in cella ebbi solo la forza di sedermi sul letto. 20 si sedette accanto a me.

- 100, c'è qualcosa che non va? -

Cominciai a piangere, ed anche molto. Alla mia reazione la mia compagna mi abbracciò.

- Ho..ho dovuto uccidere un'altra chimera...non volevo farlo...però poi lei mi ha implorato...per lui dev'essere stato terribile stare qui...ma almeno, ora è in posto migliore...-

20 mi asciugò le lacrime con lo zoccolo, poi mi prese per la faccia facendo in modo che i nostri sguardi si incrociassero.

- Sta tranquillo 100, vedrai, tutto si sistemerà. -

I suoi occhi dolci e le sue tenere parole mi fecero perdere la ragione, Presi il suo viso fra le mani e la baciai. Le sue labbra erano dolci come il miele e la sensazione che provai era quasi mistica. Quando mi staccai mi resi conto di ciò che avevo fatto.

- Accidenti! 20...io ecco..-

Non potei continuare poiché mi serrò le labbra con un altro bacio.

- Non dire niente, e godiamoci questo momento. -

E finalmente la trovai. Trovai la felicità.

  
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