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Autore: SpreadYourWings98    17/08/2014    3 recensioni
Sarebbe sembrato un serial killer con i fiocchi, se l'immagine non fosse stata contrastata dai giovanili e morbidi tratti di Nicholas. 
Quest'ultimo pensò che la ragazza si fosse bevuta il cervello. 
Perché le parlava? Nessuno dei suoi ostaggi gli aveva mai rivolto la parola, a meno che non fosse stato costretto da lui. 
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C'è una distesa futuristica, sotto terra, nel nostro presente. Siete pronti a scoprirla?
Genere: Fantasy, Sentimentale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nick Jonas, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Insane

       


 
 















 
 

 

Capitolo 2.


 
Le bruciava la testa.
Si sentiva dondolare da un movimento costante, le braccia e le gambe erano rigide e legate,
probabilmente da una corda, alla sedia dov'era seduta. 
Starnutì sentendo ancora l'odore nauseante che aveva inalato prima di svenire. 
Non riuscì a capire perché fosse in quello stato fino a quando ricordò: la banda, il ladro, l'ostaggio, la mezza fuga. 
Aprì lentamente gli occhi e si accorse si essere immersa nell'oscurità, probabilmente dentro un veicolo in movimento e in solitudine. 
L'unica fonte di luce era una piccola finestra collocata su una parete del camion, in alto, in modo che non potesse vedere la zona.
Si divincolò, provando a slegarsi, ma niente.
Sta ferma.
La voce che aveva sentito, improvvisa, la fece bloccare e la mise allerta all'istante. 
L'unica figura in penombra che vide si avvicinò a lei in silenzio, a passo felino. 
Quando ci fù abbastanza luce da poter distinguerne i tratti ecco che lo riconosceva; era lui.
Quello che l'aveva rapita.
— Riportami a casa, bastardo!
Urlò agitandosi Sonny.
— Ti conviene stare zitta e fare quello che ti dico io d'ora in poi, zuccherino.
Il ragazzo si avvicinò in un battito di ciglia ed estrasse, nello stesso tempo, un coltello molto affilato che poggiò sulla pelle chiara della guancia della mora.
— Sonny, dico bene? Sarebbe un vero peccato rovinare questo faccino così bello, non credi?
Sorrise serafico mentre con una mano le accarezzava l'altra guancia.
La piccola Bronx combatté con tutta se stessa per non versare una sola lacrima e per trattenersi dallo sputargli addosso.
— Adesso ti farai slegare senza far storie e farai quello che ti dico io, intesi?
Si mise dritto, mettendo a posto il coltello e facendo vedere in bella mostra la pistola sulla cintura, come avvertimento.
Sonny la vide e non fiatò, sul volto le si dipinse il terrore allo stato puro.
Quel giovane sorrise, beandosi della sua paura.



Le stava stringendo un polso con forza, facendola gemere dal male e dimenare, come lui le aveva sconsigliato di fare.
— Ferma. 
Le aveva ordinato il ragazzo tenendola più saldamente.
Le tolse la benda che le fasciava la testa e gli occhi e la poggiò sul materasso presente nella stanza.
Sonny sbattè le palpebre più volte per riabituarsi alla luce e si guardò intorno. 
La stanza era una camera con un letto matrimoniale al centro, una finestra posta in alto, aperta.
Lo guardò con sfida e gli occhi iniettati di rabbia.
— Dove sono?
— Non risponderò, ragazzina.
Rispose sarcastico.
Lo studiò per qualche secondo; si accorse di essere probabilmente una sua coetanea, 
che avesse le spalle larghe e muscolose per la sua età, che fosse un ragazzo strano.
— Riportami a casa, stronzo.
Lui non rispose, estrasse solo un cellulare e digitò un numero a lei famigliare.
Sonny trattenne il respiro, aspettando la risposta al telefono.
Il ragazzo sorrise in modo molto inquietante e si avvicinò alla ragazza mettendo il vivavoce.



— Chiama ogni poliziotto disponibile, Jackson. È la mia bambina, porca puttana! 
Me l'hanno soffiata sotto il naso. No, non ne ho idea. Entro e faccio un'indagine generale, ciao.
Jason Bronx aveva sbattuto un pugno sul volante. 
Aveva sospirato, adirato più che mai, ed era sceso dalla macchina sbattendone lo sportello violentemente.
Entrò in casa senza il bisogno di prendere le chiavi, dato che la porta era stata lasciata aperta, e cominciò a perlustrarla da cima a fondo.
Saltò dallo spavento quando il cellulare in tasca prese a suonare.
Rispose senza guardare chi fosse.
— Pronto?
Silenzio.
— Pronto?
Ciao caro paparino, qui c'è qualcuno che vorrebbe sentirti.
Il moro si bloccò rendendosi conto di parlare con una voce famigliare. 
Sicuramente era un componente della banda che ricercava da due anni. Sapeva chi era, era a capo di essa e si chiamava Nicholas Jerry Jonas
— Nicholas, piccolo figlio di puttana..
— Calma capo, riusciamo a parlare civilmente? 
Dall'altro capo della cornetta, Nick aveva riso. Una risata tutto fuorché felice. 
La pelle che aveva preso ad accarezzare cominciò a tremare. Sonny lo fissò terrorizzata. 
Lo sguardo del moro veniva attraversato da un raggio di luce, proveniente dalla finestra e gli occhi color cioccolato, 
che brillavano di riflessi nocciola acceso, le intimarono di far silenzio.
— Arriviamo al punto, cosa vuoi Nick?
Aveva sputato rabbioso il poliziotto.
— Voglio i soldi del riscatto, ovviamente.
— Quanto?
— 500.000 dollari. 
— Prima...voglio accertarmi del fatto che Sonia stia bene.
— Sonia? Oh si, avete origini italiane, ricordo. Lei sta bene, signor Bronx, sa ha una figlia davvero graziosa.
Le dita affusolate del giovane sfiorarono Sonny facendola arretrare fino al muro. 
Venne raggiunta subito dal ragazzo. Jason strinse le palpebre, cercando di non far peso all'ultima affermazione da parte del criminale e si concentrò sul fatto che conoscesse le sue origini.
— Come lo sai?
— Mi stai dietro al culo da due anni, secondo te non so niente sui miei polli?
Jonas sorrise malefico, si sedette più vicino alla mora e interpose il telefono tra il suo orecchio e quello di Sonny.
Il gesto le fece capire che poteva parlare.
— Papà..!
— Piccola, ascoltami. Finirà presto vedrai. Devi fare quello che ti dice Nicholas, non ribellarti. Tornerai...tornerai presto a casa.
— Papà mi spiace di non averti salutato.
Piagnucolò la mora.
— Che scena da film.
Aveva commentato sarcastico il ragazzo affianco a lei.
— Ei ragazzone, ci teniamo aggiornati per i soldi. Un passo falso e tua figlia si ritroverà con un buco in testa. Tieni il telefono attaccato al culo.
Non gli aveva dato neanche la possibilità di rispondere, che Nick aveva chiuso la chiamata.
— Non importa se hai chiamato con lo sconosciuto, lui ti troverà.
— Ascolta zuccherino..
Il ragazzo la fissava negli occhi a distanza ravvicinata.
— Non sono un Hacker professionista per niente, sai? 
Le lanciò un'occhiata gelida e si alzò dal letto, avvicinandosi alla porta.
— Non muoverti di qui.
L'aveva avvertita con un'occhiata fugace e infuocata, poi era uscito e aveva chiuso a chiave la porta, andando chissà dove.
— Non che possa andare da alcuna parte.
Si lamentò Sonny.
Pazzo, pericoloso e strano.
Queste parole rimbombavano nella testa della ragazza.
Era troppo giovane per essere così esperto.
Nick. Sembrava il nome di un normale ragazzo americano. Evidentemente però, non era così.



Il dormiveglia di Sonny fù interrotto dal rumore di una porta sbattuta con violenza sul muro e da una mano che afferrava e strattonava il polso della mora.
— Svegliati e alzati, principessa.
Le aveva intimato Nicholas serio e sbrigativo. 
La alzò afferrandola alla meglio e cominciò a camminare a grandi falcate verso l'uscita della stanza.
— Ma dove mi stai portando?..
Il ragazzo si limitò a continuare a trascinarla. Lo sguardo della mora si accorse che portava uno zaino nero in pelle sulle spalle.
Uscirono dalla camera e, sorpassato un breve corridoio in pietra che puzzava di muffa, 
i due imboccarono una rampa di scale e aprirono una porta che li portò in una palestra sporca e scrostata. 
Sonny spalancò gli occhi al ricordo di lei qualche anno prima con i codini, con una palla in mano che stava per essere passata. 
Quella palestra era della scuola che frequentava alle medie, abbandonata poi dopo qualche tempo.
— Ma io conosco questo pos...
— Shh.
Nick ammutolì la ragazza con un gesto della mano, estrasse la pistola con l'altra e spostò la mora davanti a se.
— Solo tre cose: fai silenzio, se proprio devi parlare fallo a voce bassa e seguimi.
Le aveva detto con voce stizzita, appena udibile e stringendo la pistola maggiormente. 
Sonia se ne accorse e pensò che le convenisse proprio seguire il ragazzo.
Corsero accanto al muro per qualche secondo, poi imboccarono quella che Sonny ricordava fosse l'uscita principale della palestra,
e uscirono allo scoperto.
La luce abbagliante del sole gli accecò per qualche secondo.
— Mani in alto! 
Voci sconnesse, luci lampeggianti, armi da fuoco alzate.
Nicholas riconobbe subito le uniformi da poliziotto e alzò la pistola  verso i suoi inseguitori.
Jason Bronx spuntò dalla massa con  l'arma nelle mani e la con la voce tremante, che chiamava la figlia.
Fù l'istinto a spingere Sonia a far qualche passo verso la figura paterna, ma qualcosa non glielo permise.
Nicholas Jerry Jonas sorrideva in modo tutt'altro che allegro, un braccio a stringere la vita della ragazza a sè e una mano a stringere la pistola contro la tempia di Sonny.
Il suo respiro si fece pesante, la vista affannata e impegnò tutta se stessa per non mettersi a piangere dalla disperazione davanti a suo padre.
— Se vi avvicinate le sparo.
Aveva urlato il ragazzo.
Il suo respiro caldo e calmo riempiva l'orecchio destro della giovane.
Cominciarono a indietreggiare, sotto il comando di Nick.
Ritornarono dentro alla palestra e, prima di chiudere la porta, il ragazzo le sussurrò:
— Comincia a correre con me.
Porta chiusa di scatto, i due cominciarono una corsa per scappare. 
Uscirono dalla porta secondaria e si addentrarono nel bosco difronte a loro, 
Sonny quasi non si slogò una caviglia e Nick, che non si fidava delle reazioni della ragazza, le stava dietro e talvolta di fianco con la pistola salda in mano.
Si affidò a quella pistola per far si che Sonia Bronx non le scivolasse via dalle dita.  



Legni schiacciati, colpi di pistola alla cieca, scrosciare di foglie.
Sonny e Nick si ritrovarono dinanzi ad un fiume. Ormai il bosco dava spazio alla città urbana. 
Il suono si passi si fece più pesante, il cuore della mora correva furioso nel petto.
— Cosa facciamo?
Salta!
— C-che cosa?
— Ho detto salta!
Il moro aveva afferrato la vita della ragazza e si erano lanciati nel fiume.
Sonny tornò a galla quasi per miracolo, dato che non sapeva nuotare, e Nick,
che aveva vissuto per la millesima volta il "lancio salva chiappe", l'aveva aiutata tenendola a galla.
— Tu sei completamente fuori di te..
Shh.
Nicholas l'aveva zittita e trascinata sotto il marciapiede di pietra, che sporgeva sul fiume.
— Non ci sono, capo.
Un poliziotto aveva parlato, sconsolato e affannato dalla corsa.
Sonny e Nick si scambiarono due sguardi, molto diversi, e si attaccarono maggiormente alla pietra. 
Il primo apparteneva ad una ragazza spaventata, che non vedeva l'ora di tornare a casa, di riabbracciare il suo papà, 
di calmare il sicuro pianto di Kim, di ritornare alla normalità. 
Il secondo invece esprimeva disprezzo per quelle persone in divisa, 
un avvertimento silenzioso indirizzato alla mora che diceva chiaramente di far silenzio, e un briciolo di ansia. 
Mentre erano immersi nell'attesa, Sonny non poté non pensare che Nicholas Jonas non  esprimesse mai nulla. 
Sarebbe potuto essere stato torturato per ore e non avrebbe fiatato, pensò la ragazza. 
Capiva la situazione totalmente nuova per lei e probabilmente normale per lui, seppur terrificante, ma non riusciva a capire come un ragazzo così giovane si fosse abituato a ciò.
Passarono minuti, secondi, forse un'ora da quando sentirono l'ultima voce appartenete ad un poliziotto,
immersi nelle acque di quel fiume.
Nick studiò la ragazza e pensò che affrontare ciò che stava affrontando lei non fosse per niente facile,
eppure lei se la stava cavando molto bene. 
Non sembrava essere particolarmente spaventata da lui, se non con la pistola in mano e non aveva ancora pianto. 
Pensò persino che fosse strana, perché non aveva ancora avuto un attacco nervoso.
Se avesse una pistola, forse, beh forse avrebbe il coraggio di spararmi, pensò il ragazzo.



— Affermativo, Joe. Hanno localizzato la nostra posizione, ci siamo spostati verso ovest. Verso il fiume.
Perfetto, aggiornamenti tra 24 ore, chiuso.
Erano saliti sul marciapiede, avevano camminato per qualche minuto poi, 
quando Nicholas si era reso conto di essere troppo esposti, trovò un posto dove passare la notte.
Quando Sonny fù costretta a scendere nelle fogne per seguirlo, penso che sia stato rivoltante
Una prima classe da urlo, le avevano detto i suoi pensieri.
Si misero qualche metro più avanti all'entrata-tombino e si sedettero sulla superficie liscia e sporca.
Passarono minuti interminabili nei quali Nick scalfiva il suo coltello su un tubo di metallo e Sonia lo fissava annoiata e spaventata per la precedente esperienza.
Era così confusa, disorientata e affamata, che le risultò buona l'idea di fare conversazione...con il suo rapinatore.
— Da quanto fai...emh..hai questo stile di vita? 
La voce flebile di Sonny risultò più alta, grazie all'eco delle pareti, e fece girare lentamente il ragazzo con uno sguardo truce.
Sarebbe sembrato un serial killer con i fiocchi, se l'immagine non fosse stata contrastata dai giovanili e morbidi tratti di Nicholas
Quest'ultimo pensò che la ragazza si fosse bevuta il cervello
Perché le parlava? Nessuno dei suoi ostaggi gli aveva mai rivolto la parola, a meno che non fosse stato costretto da lui. 
Era rispettato da tutti nel gruppo, era il capo si certo, ma era il pupillo di una figura ancora più grande. 
La banda era semplicemente una pedina di un'associazione segreta più importante e meno conosciuta.
Era una tra tante, per farla breve.
Davvero ti aspetti che ti risponda?
Le aveva chiesto sarcastico e sgarbatamente Nick.
— Se ti riferisci al fatto che potrei dire qualcosa a mio padre, sta tranquillo, sa tutto di te. Si è ben informato sui suoi polli.
Gli rispose tranquilla Sonny, aggiungendo ironia sull'ultima frase.
Il moro lo colse ed esibì una smorfia schifata che però fece ridere la ragazza. 
Lui si chiese cos'avesse che non va.
— Sembravi un bimbo imbronciato.
Nicholas guardò la ragazza ridere di gusto, si era bevuta completamente il cervello?
Sonia capì cosa pensava e gli rispose in modo alquanto brillante.
— Io ti servo, non mi farai del male. Senza di me i soldi te li scordi, e sai bene che mio padre pagherà, troverà il modo. 
Quindi, apparte il fatto che ti odio immensamente per questo, perché non parliamo un pò?
Il sorriso vittorioso di Sonny so spense quando Nick si alzò da terra. 
Non interrompè mai il contatto visivo con la mora ed estrasse dallo zaino una coperta e due barattoli. 
Stai tremando.
Si avvicinò alla ragazza e le mise la coperta sulle spalle poi le lanciò uno dei barattoli di mais che aveva in mano. 
Lei rimase sbigottita dalla sua improvvisa e strana gentilezza che Jonas le stava riservando. 
— Grazie.
Rispose grata e, dopo che le sembrava aver visto l'ombra di un sorriso sul volto del ragazzo, 
aprì la scatola e pensò di non essere mai stata così felice di mangiare il mais. 



— Avevo tredici anni quando mi portarono via.
Lo sguardo della mora corse tempestivo sul viso di Nick, i tratti induriti del viso le fecero capire che l'argomento appena aperto non fosse dei più piacevoli, per lui. 
Gli si avvicinò leggermente cercando di far più silenzio possibile.
— In che senso?
Respirò profondamente prima di cominciare a parlare. Non sapeva neanche perché si stesse confidando con un suo ostaggio.
— Vivevo in una piccola città, dove tutti sapevano tutto di tutti, dove faceva costantemente caldo.
Le loro spalle si sfiorarono, Sonny era rimasta troppo attenta alle parole del moro per accorgersene e quest'ultimo pareva perso in esse.
— Avevo tredici anni..
Sorrise amaro al ricordo.
— Avevo tre fratelli, Kevin il maggiore, Joe e Frenkie il più piccolo. Giocavamo sempre nel giardino difronte a casa. 
Correvamo, ci rincorrevamo, eravamo solo dei bambini..
La ragazza si strofinò le mano.
— Ricordo ancora adesso l'odore dei fiori che mamma aveva piantato quella mattina. 
Ad un certo punto era uscita di casa tutta trafelata intimandoci di correre in casa e di nasconderci sotto i letti, tremava
Papà stava facendo le valigie in modo molto sbrigativo. Ero terrorizzato, non capivo. Poi fù un attimo. 
Spari, sangue, le mie grida quando mi strapparono da casa.
Uccisero tutti, risparmiarono solo me e Frenkie.
Mi tennero con loro per poco finché non riuscì a fuggire. 
Trovai Joe, una persona molto importante nella zona in cui mi ero ritrovato. 
Mi trattò con rispetto, si prese cura di me e mi promise che avremmo trovato Frenkie.
Sono anni che cerco quei bastardi e mio fratello.
Gli occhi nocciola di Nick si scontrarono con quelli scuri di Sonny.
La luna che passava dalle griglie le illuminavano gli occhi rendendogli splendenti.
Si fissarono per qualche secondo poi lo sguardo della ragazza cadde sulla pelle del collo scoperta del moro. 
Avvicinò le dita e, sotto lo sguardo indagatore di lui, spostò la stoffa e trovò una superficie di pelle tatuata, tre nomi. 
Kevin, Joe, Frenkie.
Nicholas si sentì a disagio, come ormai non succedeva da otto anni e afferrò il polso di Sonia. 
Il gesto gli avvicinò involontariamente e Sonny poté percepire il fiato del ragazzo sul suo viso. 
Lei cercò invano di leggere qualcosa dentro quei pozzi dorati dalla luna, ma non colse alcun segno di nessuna emozione.
Freddo come il ghiaccio.
Mentre il suo cuore martellava insistente nel petto, quello di Nick era regolare come un'orologio.
— Domani abbiamo da fare, dormi.
Quest'ultimo di staccò di scatto da lei e si allontanò posizionandosi a qualche metro, pronto a dormire.
Si diede dell'idiota per aver parlato della sua famiglia con una perfetta sconosciuta, un'ostaggio, la figlia di uno che la seguiva da due anni.
Che stupido, pensò, bella idea genio.
Però non poté fare a meno di pensare che le parole gli erano scivolate con estrema facilità e spontaneità dalla sua bocca, e che si sentì meglio dopo averlo fatto. 
Si addormentò anche lui, tra il rumore dell'acqua putrida che scorreva, il respiro leggero di Sonny e il suo viso colpito dalla luna come se fosse stata sua figlia.






Eilà!

Intanto, grazie mille per aver letto, un grazie immenso a tutti, da chi segue la storia, a chi l'ha letta per curiosità e basta, ai lettori silenziosi.
Un grazie a tutti.
Allora, come avrete notato le caratteristiche della storia sono cambiate...eh eh, vedrete nei prossimi capitoli, non vi anticipo nulla! *cattiva*
In questo capitolo conosciamo meglio un lato di Nick e quello a sangue freddo e coraggioso di Sonny. Chissà dove finiranno....
Per scoprirlo? Basta leggere i prossimi capitoli! Ci rivediamo con il prossimo capitolo, spero vi sia piaciuto!
Byeeee,
- Rea.
  
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