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Autore: _Lookingforpenguins___    17/08/2014    2 recensioni
Lei aveva sempre gli occhi lucidi, ma no, non piangeva. Forse per paura di ciò che la gente avesse potuto pensare; forse perchè, se qualcuno le avesse chiesto cosa aveva, lei non avrebbe voluto rispondere.
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Calum Hood, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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9 Domenica. Ore 16:00. Sarei andato a casa di Swan a prendere un thè, come le avevo promesso. Ero in crisi. Non sapevo cosa mettere e, soprattutto, non sapevo come comportarmi. Cosí chiamai l'unico che poteva darmi consiglio: Calum. 'Cal, ho bisogno di aiuto. Vieni a casa mia subito. -Mikexx'. Dieci minuti dopo Cal era a casa. "metti la maglia dell'Anarchy In The UK Tour, gli skinny jeans ee le vans. Per il comportamento, tranquillo. Andrà tutto bene". "Cal, ho-" ma mi bloccò. "Michael Clifford, non stai andando in guerra, Dio mio. Stai andando da Swan, non devi avere paura. Devi stare tranquillo. Lei è innamorata di te, tu sei innamorato di lei. Manca solo l'evento, cioé il tuo bacio. Vai Mike, falle capire che tu sei il ragazzo che vuole, che non si pentirà di stare con te. Falle capire che tu non sei come gli altri, che vuoi essere la sua felicitá, quindi sbrigati!" disse con un fuoco negli occhi. Allora anche i miei occhi si accesero, e annuii col capo. "allora io vado. In bocca al lupo Mike" mi diede una pacca sulla spalla, poi andó via. Ricevetti anche una specie di in bocca al lupo da parte di Melissa. 'mi raccomando, baciala idiota. -Melxx'. Fino alle 16:00 giocai a vari horror per PC, come Outlast, Slender, Penumbra... 'sono le 15:50. Mai arrivare in ritardo al primo appuntamento. -Melxx'. Io avrei ucciso quella ragazza un giorno. Se fosse stata un ragazzo si sarebbe fatta tutta la scuola. Presi un lungo respiro ed uscii. Corsi come un matto e arrivai alle 15:55, 5 minuti d'anticipo. 'sono fuori casa sua. Sii fiera di me. -Mikexx'. 'entra deficiente. -Melxx'. Una casa meravigliosa. Era una casa tipica del Giappone, e io amavo il Giappone. Così mi decisi a bussare. Venne ad aprire ed era carinissima. Aveva un vestito davvero"femminile"che scendeva fino alle ginocchia, nero, delle ballerine sempre nere, e si era tinta la frangetta di blu. Era stupenda. "ciao Swan" sorrisi nervoso. "ciao Mikey, togliti le scarpe" disse indicando queste ultime. Io ero leggermente eccitato. Facevo tutto come i giapponesi. Quando entrai mi guardai un po' intorno: era ufficiale, amavo quella casa. "D-Dio, amo la tua casa!" mi feci scappare. "sono contenta che ti piaccia" sorrise. Guardai i suoi atteggiamenti, erano diversi e più fluidi di quando era fuori. Solo allora mi accertai che le dava fastidio il mondo fuori, mentre nella sua casa si sentiva al sicuro, come un orso che in inverno rimane nella sua tana al caldo. "preparo il thè" sorrise e io annuii. Mi inginocchiai davanti al tavolino basso. "anche tu vivi da sola?" chiesi, forse, un po' troppo leggermente. Non ci fu risposta, solo un sospiro. "s-scusa, io non-" cercai di discolparmi. "tranquillo, non fa niente" disse dura come non mai. Stavo vedendo l'altra faccia di Swan Dawson, e non mi piaceva per niente. Aveva di nuovo quegli occhi vitrei e vuoti e compiva gesti meccanici, e la colpa era solo mia. Volevo impiccarmi in quel momento. "ecco il thè" sorrise poi e venne anche lei davanti al tavolino. Quella ragazza era sempre piú strana: ora era triste, ora sorrideva. Immaginai quanto potesse essere difficile la sua vita. Quante volte aveva nascosto il dolore dietro a quel sorriso; quante volte il suo cuscino aveva soffocato il pianto. Perchè lei era come una nuvola piena d'acqua: grigia, e non sai mai quanto possa far cadere quelle fredde gocce d'acqua. Io sarei stato il sole dopo la tempesta, e l'avrei fatta tornare una nuvola bianca e soffice che accompagna il sole nelle ore del giorno. Le presi la mano cosí, all'improvviso. Lei sbarrò gli occhi e la sentii rabbrividire. "Mikey?" chiese confusa. "basta" dissi alzando un po' la voce. "cos-" tentò di dire, ma io la tirai su e la strinsi a me. Lei tremante ricambió l'abbraccio. "basta soffrire per il passato!" urlai. Lei non disse niente, si limitò a strngermi - se possibile - ancora di più. "Ti amo, Mikey. Ti amo" disse ancora stretta a me. Io sbarrai gli occhi e pensai di sognare. Non ci potevo credere. Cosí presi un bel respiro: "ti amo anch'io Swan, come hai fatto a non capirlo?" chiesi. Lei non disse niente, non voleva staccarsi da me, ma io la allontanai un po', le presi il viso tra le mani e la baciai dolcemente. Me ne accorsi subito, era il suo primo. Io ero stato il suo primo bacio, e la cosa mi rendeva ancora piú felice. «Let me be your last, your last first kiss».
   
 
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