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Autore: LenK    17/08/2014    3 recensioni
Quando il Decreto Didattico numero Ventiquattro scioglie tutte le associazioni di studenti, Haven Mitchell, Eddie Carmichael e Harold Dingle si ritrovano con un grosso problema: non possono più tenere in piedi lo Spaccio, il piccolo mercato nero di prodotti vietati a Hogwarts che ha consolidato la loro amicizia per buona parte delle loro carriere scolastiche. Nel clima di repressione creato dagli interventi del Ministero della Magia nella Scuola, la piccola rappresaglia di tre studenti fuori dalle righe verrà a contatto involontariamente con la ribellione dell'Esercito di Silente.
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Eddie e Harold erano diventati colleghi e amici preziosi. Lo Spaccio non era solo la mia principale fonte di reddito o il motivo dei nove Eccezionale ottenuti da Eddie ai G.U.F.O. dello scorso anno: era il mio gruppo, la combriccola a cui sentivo di appartenere. Non potevo rinunciare a tutto questo per colpa di una megera che si era messa in testa di poter fare il bello e il cattivo tempo a Hogwarts solo perché era sponsorizzata dal Ministro della Magia. E fu così che mi venne un'idea meravigliosa.
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Genere: Avventura, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Corvonero, Esercito di Silente, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Unwilling Heroes chapter 1
Unwilling Heroes


Me l'ero sempre cavata molto bene in Pozioni, ma quella Bevanda della Pace proprio non mi riusciva. Ero arrivata al punto in cui dal mio calderone avrebbero dovuto sprigionarsi fumi argentati, ma l'unica cosa che si alzava dalla superficie erano preoccupanti bollicine grigie. Una goccia di sudore cadde dalla mia fronte e andò a finire nella pozione, da cui subito sprizzò una scintilla.
«Mitchell! Cos'era quel lampo?» berciò il professor Piton, che si fiondò nella mia direzione come un avvoltoio sulla preda. Quello aveva sempre una parola cattiva per me. «Non mi stupisce, signorina Mitchell, che lei non riesca a seguire le istruzioni con quei capelli davanti alla faccia». Eccolo che ricominciava con i miei capelli. Non so che cosa avesse Piton contro di loro, ma era dal mio primo anno che se la prendeva con la mia zazzera castano-rossiccia e disordinata. Per farlo contento, l'anno prima li avevo tagliati corti fino a metà collo, ma avevo ottenuto solo il risultato opposto a quello desiderato. Mentre prima, quando erano appesantiti dalla lunghezza, riuscivo a domarli stringendoli in approssimati chignon, erano diventati restii a qualsiasi elastico o molletta, facendo somigliare la mia testa a un casco color foglia morta.
Non volendo dargliela vinta, replicai all'insegnante: «Ad essere sincera, professore, è il nebbione nero del calderone di Hewitt che mi ostruisce la visuale». E in effetti era vero. Il povero Samuel Hewitt se la stava passando peggio di me: la sua Bevanda della Pace era densa e scura, e l'unico modo in cui si sarebbe virtualmente potuto placare le velleità combattive di qualcuno con essa sarebbe stato versargliela nei piedi e aspettare che cementificasse.
Piton squadrò la melma che il malcapitato stava inutilmente rimestando nel calderone. «Hewitt, cinque punti in meno a Tassorosso per impedimento visivo nella mia aula».
Tirai un sospiro di sollievo, convinta di essermela scampata; di solito con Piton era sufficiente spostare l'attenzione su qualche intruglio che facesse molto più schifo del mio. Dalla postazione alla mia destra, Eddie mi fece un quasi impercettibile segno di vittoria.
Eddie Carmichael, innocenti occhi azzurri e ordinatissima chioma castana, era minuto e magrolino per i suoi sedici anni; aveva però un cervello grosso come un uovo di drago. Passare al suo fianco un buon ottanta per cento della propria vita scolastica a Hogwarts avrebbe fatto calare pericolosamente i livelli di autostima di chiunque fosse un po' meno sicuro di sé di quanto lo ero io. Ma anche io ero una Corvonero, e anche io ero piuttosto intelligente; quindi essere la migliore amica di Eddie costituiva per me un vero arricchimento, in tutti i sensi della parola.
Quando Piton ci ordinò di posare i mestoli e portare una fiala del proprio tentativo di pozione alla cattedra, ero sicura che la mia sarebbe stata abbastanza buona da meritarsi un Accettabile; ma dopo aver allungato il contenuto della mia provetta con un dito della pozione perfettamente argentata decotta da Eddie, come convenuto, mi allontanai tronfia certa di essermi guadagnata un Oltre Ogni Previsione. Mi ricordai all'ultimo minuto di far Evanescere il contenuto del mio calderone per cancellare le prove del misfatto.
All'uscita dell'aula di Pozioni, alto e slanciato, con qualche ciuffo di capelli biondi dritto sulla testa, c'era Harold Dingle, il mio secondo migliore amico. Nonostante non fosse strano vederlo gironzolare per i Sotterranei, in quanto fiero Serpeverde, non frequentava più quell'aula da diverso tempo. Non era riuscito a ottenere che un modesto Accettabile al suo G.U.F.O. in Pozioni, per cui due anni prima il professor Piton l'aveva diffidato dal continuare a seguire il proprio corso per i M.A.G.O.; mi stupii quindi nel vederlo appoggiato allo stipite della porta, in silenziosa attesa.
«Ehi Harry» lo salutai tuttavia con un ampio sorriso.
Harold parve risvegliarsi al suono della mia voce, perciò immaginai che stesse aspettando proprio me o Eddie. «Hai visto l'annuncio nella bacheca di Corvonero?» mi aggredì, saltandomi praticamente addosso. Mi irrigidii, colta di sorpresa da tutta quella veemenza.
«No, non ho fatto in tempo: io ed Eddie eravamo in ritardo per Pozioni» mi giustificai con un filo di voce. Poi domandai sospettosa «Cosa ne sai tu della bacheca di Corvonero?».
Harold parve afflosciarsi. «Riunione straordinaria dopo pranzo in biblioteca» mi soffiò all'orecchio.
«Ho Divinazione dopo pranzo!» protestai.
«E Haven non può proprio saltare Divinazione!» mi canzonò una voce alle mie spalle. Mi girai a guardare, anche se sapevo già chi avrei visto: Eddie ci aveva raggiunto fuori dall'aula, camminando tracotante.
Un gruppetto di studenti di Grifondoro ci passò accanto e stranamente Harold cambiò tono all'istante. «Un altro Eccezionale, Carmichael?» lo prese in giro Harold, per poi affibbiargli un'amichevole pacca sulla spalla.
«Bevanda della Pace» sorrise malandrino Eddie, facendo balenare per un attimo fuori dalla tasca del mantello la fiala in più che aveva riempito nel suo calderone.
«Troveremo sicuramente un utilizzo per quella» Harold gli fece l'occhiolino. «Durante la riunione di oggi dopo pranzo in biblioteca» ripeté, scandendo bene le parole a mio beneficio.
Non era assolutamente possibile; per quanto non mi piacesse saltare le lezioni, avrei acconsentito a rinunciare a qualunque ora eccetto Divinazione con la professoressa Cooman. Ero l'orgoglio di quella donna, e si sarebbe potuto dire che il talento per inventare predizioni tanto catastrofiche quanto false fosse una cosa di famiglia. Mia madre, Bridget Mitchell, scriveva gli oroscopi per la Gazzetta del Profeta: non ci azzeccava quasi mai, ma era la sua specialità far credere alle casalinghe del segno del Toro di stare attente alle pentole a pressione e agli stilisti nati sotto la costellazione dell'Acquario che quell'anno il viola sarebbe stato di gran moda.
E questo era anche il mio talento.
Cominciavo a credere che la professoressa Cooman avrebbe insistito per pubblicare il mio diario dei sogni per quanto appassionatamente lo leggeva tutte le settimane in classe, il che avrebbe notevolmente incrementato la mia già di per sé non indifferente autostima.
«Mi dispiace, ho bisogno della mia dose giornaliera di complimenti» esclamai in un finto tono altezzoso in risposta ad Harold.
«Posso procurartela io» si offrì lui, iniziando a declamare in tono teatrale «Oh, Haven Mitchell, sei la donna con il miglior senso degli affari su cui io abbia avuto l'onore di posare i miei immeritevoli occhi. Prima di mettermi in società con te allungavo ancora le mie Pozioni Aguzzaingegno con il Whiskey Incendiario...».
«Piantala!» scoppiai a ridere e gli rifilai uno spintone scherzoso. «Molto carino, Harry» continuai «Ma non mi convincerai a saltare la Cooman. Vado a mangiare, tanti saluti. Vieni con me, Eddie?».
Mentre Eddie si affrettava a seguirmi, sentii Harold che mi gridava dietro: «Ma ti giuro che stavolta la riunione straordinaria è importante! Quando la facciamo?».
«Questa sera prima del coprifuoco!» decisi.
Harold si avviò tristemente nella direzione opposta, mugugnando un «Vedrai» scocciato.
 
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E come avevo insistito per fare, andai alla doppia ora di Divinazione. Mi sedetti appositamente vicino a Peter Cadwallader di Tassorosso, un Cacciatore della squadra di Quidditch che, nonostante fosse grande e grosso, sembrava essere terrorizzato da me. Quel giorno la lezione verteva sulla cristallomanzia ed era per lo più un ripasso degli argomenti dell'anno passato; non dovetti quindi sforzarmi più di tanto a seguire e mi ritrovai diverse volte - complice forse il forte odore di incenso - a fissare incantata la professoressa Cooman.
Non sapevo se possedesse davvero la tanto decantata Vista o no: fatto stava che l'insegnante mi piaceva. Spinta da mia madre, avevo indicato Divinazione come una delle materie opzionali al terzo anno e sin dalla prima lezione avevo capito esattamente cosa dovessi fare per soddisfarla ed ero presto entrata nelle sue grazie. All'inizio del quarto anno aveva letto nelle mie foglie di tè che sarei diventata Ministro della Magia e la donna più ricca d'Inghilterra e, per quanto avessi preso la predizione con le pinze, da quel momento mi impegnavo a essere la sua alunna modello, per renderla felice almeno la metà di quanto lei aveva reso felice me in quel momento.
Vagando tra i tavolini sottili e i treppiedi reggenti lampade velate, la Cooman stava rivolgendo domande alla classe, ma Cormac McLaggen di Grifondoro stava facendo davvero una pessima figura: non sembrava capace di vedere nella sfera di cristallo che condivideva con Katie Bell altro che un cerchio.
«Suvvia, caro ragazzo, prova a sforzarti un po' di più» lo incoraggiò l'insegnante. «È un cerchio grande? Un cerchio piccolo?» gli suggerì in tono mistico.
«È piccolo... Magari un anello... Tu che dici, Katie?» disse McLaggen, cercando disperato l'aiuto della sua compagna di Casa.
«McLaggen vorrebbe farti la proposta, Bell!» se ne uscì Vaisey di Serpeverde, suscitando l'ilarità dei pochi elementi della classe. La professoressa Cooman provò ad agitare un po' le braccia in aria come un pipistrello impazzito per calmare gli studenti, poi si girò verso di me. «Signorina Mitchell, vuole illuminare i suoi compagni?» tubò.
«Uhm, sì» annuii e mi schiarii la voce prima di declamare «È chiaro. Perderai qualcosa che ti è molto caro. La forma è allungata... È probabilmente un dito» mi corressi, assumendo un'espressione inquietante e sollevando gli occhi spiritati dalla sfera di cristallo fino a incontrare lo sguardo atterrito di Cadwallader.
La Cooman emise un gridolino eccitato e caracollò fino al nostro tavolino in un tintinnare di collanine. «Assolutamente! Dieci punti a Corvonero!» affermò, per poi spostare lo sguardo sul mio partner e intimargli «Adesso prova a predire tu qualcosa sulla signorina Mitchell».
Vidi il povero ragazzo strizzare gli occhi nel vano tentativo di individuare qualcosa nella sfera di cristallo. La gente non è proprio capace di inventare, per le mutande di Merlino.
«Ehm... Forse... Morirai molto presto?».
La Cooman strabuzzò gli occhi. Immaginai che quel disperato tentativo fosse esagerato anche per i suoi standard, poiché la vidi scuotere la testa rassegnata.
Dopodiché sospirò e batté leggermente le mani. «La lezione è terminata, miei cari ragazzi. Per martedì vi ricordo di scrivere i due fogli di pergamena sulla decodificazione dell'incubo di cui abbiamo parlato. È tutto».
Mi alzai dalla poltroncina imbottita mentre Cadwallader strisciava la sua sul pavimento di pietra producendo un rumorino fastidioso.
«Qual è la tua prossima lezione?» gli domandai con nonchalance.
Colto di sorpresa, lui rispose in tono quasi soldatesco: «Erbologia».
«Stai attento alle cesoie, allora» lo ammonii in tono maligno, facendo scattare in alto le sopracciglia con fare allusivo. Non riuscivo ancora a mandare giù il fatto che avesse predetto la mia morte prematura con tanta leggerezza. L'energumeno rabbrividì e uscì a passo svelto dall'aula con i pugni serrati affondati nelle tasche del mantello. Io lo seguii velocemente.
Notai con grande sorpresa che ai piedi della stretta scalinata d'argento che conduceva alla torre Nord mi stava aspettando l'esile figura di Eddie; appena mi vide, mi corse incontro con aria febbrile. Tra le mani stringeva un foglio stropicciato.
«Pessime notizie! Ho fatto un salto in Sala Comune e... guarda cosa c'era affisso sulla bacheca!» mi sussurrò agitato appena fui a portata d'orecchio.
La pergamena che mi agitava davanti alla faccia recava un sigillo ministeriale ed era sottoscritta dalla firma a svolazzo che avevo imparato a identificare come quella della professoressa Dolores Umbridge.
«Decreto Didattico numero Ventiquattro. L’Inquisitore Supremo di Hogwarts ha il potere di sciogliere tutte le organizzazioni, società, squadre, gruppi e circoli di studenti in qualsiasi momento. Per organizzazione, società, squadra, gruppo o circolo si intende l’incontro regolare di tre o più studenti. L’autorizzazione alla ricostituzione può essere richiesta all’Inquisitore Supremo (professoressa Umbridge). Nessuna organizzazione, società, squadra, gruppo o circolo può esistere senza previa conoscenza e approvazione dell’Inquisitore Supremo. Qualsiasi studente che costituisca, o appartenga, a un’organizzazione, società, squadra, gruppo o circolo che non siano stati approvati dall’Inquisitore Supremo sarà espulso
Sgranai gli occhi e non riuscii a trattenere un gemito. Quella proprio non ci voleva.
«Io l'avevo detto che stavolta era importante» mugugnò Harold, sbucato da chissà dove al mio fianco. Mi posò una mano sulla spalla in segno di conforto. «Riunione straordinaria?».
Annuii tristemente.
Quando arrivammo in biblioteca ci sistemammo nel tavolo isolato vicino al corridoio della Sezione Proibita che occupavamo spesso, in quanto si trovava in una delle posizioni più discrete. Buttai sconsolata la borsa dei libri su una panca e mi sedetti, mentre Eddie e Harold si accomodavano su quella di fronte.
Eddie scorse di nuovo velocemente il testo. «Non c'è dubbio. Il nostro Spaccio rientra sicuramente in una delle categorie citate. Siamo costretti a richiedere l'autorizzazione» commentò poi.
«C'è anche da dire che quegli studenti che sono a conoscenza della nostra attività non saranno così scemi da parlarne in giro» disse Harold.
«Ok, Harry, ma questo discorso vale solo per quelli che acquistano i prodotti di contrabbando per gli esami o il tuo alcool. Invece tutti sanno del resto delle nostre vendite» replicai stizzita.
«E dici che avremo problemi se cerchiamo di farci approvare lo Spaccio dalla Umbridge facendolo passare per un'innocente attività di commercio?».
Tamburellai le dita sul tavolo prima di rispondere. «Il fatto è questo, Ed. Metti che noi proviamo e la megera ci nega il permesso... se poi venissimo beccati sarebbe ancora peggio».
A questo punto Harold scoppiò a ridere fragorosamente, tanto da coprire quasi il «Silenzio là in fondo!» sibilato da Madama Pince.
«Cos'è che ti fa ridere?» lo rimbeccai con un'occhiataccia.
«Il fatto che tu abbia dato per scontato il fatto che avremmo continuato con lo Spaccio anche ad autorizzazione negata» rispose allegramente; non riuscii a nascondere un sorriso compiaciuto.
Lo Spaccio era un'attività fruttifera e longeva.
Io ed Eddie avevamo iniziato a vendere agli studenti roba come Caccabombe e Pallottole Puzzole durante il nostro terzo anno, quando erano iniziate per noi le visite a Hogsmeade e potevamo rifornirci una volta al mese dalla filiale di Zonko presente nel villaggio. Avevamo poi attraversato un periodo di crisi durante il nostro quarto anno, quando il criminale Sirius Black era scappato dalla prigione di Azkaban e le misure di sicurezza e i controlli a Hogwarts erano stati intensificati alla massima potenza.
Era stato in quell'occasione che avevamo conosciuto Harold: per la precisione ci eravamo scontrati al buio del passaggio segreto della Strega Orba. Noi entravamo nel passaggio e Harold ne usciva carico di bottiglie di Ogden Stravecchio, e nell'urto Eddie si era rotto il naso picchiandolo forte contro il gomito del Serpeverde.
Durante il tragitto dal terzo piano all'Infermeria avevamo già consolidato una nuova amicizia e, insieme, una nuova alleanza: era nato lo Spaccio.
Eddie e Harold erano diventati colleghi e amici preziosi. Lo Spaccio non era solo la mia principale fonte di reddito o il motivo dei nove Eccezionale ottenuti da Eddie ai G.U.F.O. dello scorso anno: era il mio gruppo, la combriccola a cui sentivo di appartenere. Non potevo rinunciare a tutto questo per colpa di una megera che si era messa in testa di poter fare il bello e il cattivo tempo a Hogwarts solo perché era sponsorizzata dal Ministro della Magia. E fu così che mi venne un'idea meravigliosa.
«Ascoltatemi. Abbiamo una possibilità di ottenere un'autorizzazione ufficiale dalla Umbridge... Ma dobbiamo giocarcela bene».
 
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Quando, dopo aver salutato Eddie al piano di sotto della Sala Comune, arrivai sulla soglia del dormitorio femminile che condividevo con le altre ragazze del sesto anno, mi accorsi subito che qualcosa non andava. Felicity Eastchurch non c'era, ringraziando Morgana. L'avevo già beccata di sotto a giocare a Spara Schiocco con Belby, e conoscendo i due non avrebbero fatto ritorno ai rispettivi dormitori per un bel po'. Cho Chang e Marietta Edgecombe chiacchieravano sommessamente tra loro, ma non c'era traccia dell'atmosfera ilare e un po' sciocca che di solito contraddistingueva le loro conversazioni.
Mi fermai un attimo prima che mi notassero e mi ritrassi dietro alla mezza colonna con il capitello a forma di aquila che recava nel becco la targa "Sesto anno".
«Quindi vuoi farlo lo stesso?» stava balbettando Marietta con voce tremolante.
«Se Harry dice che non c'è pericolo, io mi fido» sibilò in risposta Cho.
Aggrottai la fronte, incuriosita dal fatto di sentire il nome di Harry uscire dalla bocca della Chang, ma poi realizzai che non poteva riferirsi al mio amico Serpeverde; stava sicuramente parlando di Potter. Ultimamente la vedevo chiacchierare spesso con il Ragazzo Sopravvissuto, anche se sempre meno frequentemente di quanto la sentissi piangere per Cedric Diggory.
«Ma il nuovo Decreto Didattico...» piagnucolò Marietta.
Un campanello di allarme iniziò a suonare nella mia mente.
«Troveremo un posto sicuro per le riunioni! Questo gruppo è una cosa importante, Harry è convinto che...» stava continuando Cho, ma poi vidi Marietta zittirla e spostare lo sguardo sulla porta: ero stata individuata. Finsi di essere arrivata in quel momento e feci il mio ingresso nella stanza.
«Buonasera!» salutai con un mezzo sorriso. Nel frattempo la mia mente lavorava senza sosta: Cho Chang faceva parte di un gruppo che non sottostava al Decreto? Potevo facilmente comprendere che c'entrasse Potter. Infrangeva abitualmente le regole della scuola sin dal primo anno che era arrivato, ma lo faceva con poco stile, a dire il vero. Sebbene venisse regolarmente beccato, però, il Preside trovava sempre un cavillo o due per salvarlo dall'espulsione.
«Ciao, Haven» mi salutò Cho, incapace di nascondere il tono d'allarme nella voce.
«Stavamo parlando di Harry Potter» spiegò Marietta. Anche alla luce delle candele mi accorsi del rossore incontrollabile che le invadeva la guance.
Anni e anni di smercio di prodotti illegali all'interno della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts mi avevano resa una bugiarda di discreta abilità. Non osavo definirmi ottima solo per non peccare di eccessiva immodestia, ma probabilmente ero davvero ottima. Per cui non potei fare a meno di osservare che il comportamento di Cho Chang e Marietta Edgecombe in quella situazione era estremamente sospetto e violava almeno una decina di punti del Manuale del Mago Menzognero di Edward Palmisudati detto il Mendace risalente al 1583. Ma siccome io l'avevo divorato in pochi giorni, seppi perfettamente come agire.
«Oh sì, ho sentito!» sorrisi con aria complice sedendomi sul letto della Chang, mostrando una confidenza degna di un'amica del cuore. «Allora Cho... Lui ti piace, vero?» domandai, portandomi le mani alla bocca come una preadolescente affamata di gossip.
La mia compagna avvampò. «Ah.. io...».
Marietta Edgecombe parve rilassarsi e si concesse una risatina. «Certo che sì! E si stanno frequentando!».
Cho Chang la fulminò con lo sguardo e per poco non lo feci anche io, infastidita dalla leggerezza con cui aveva vuotato il sacco sui segreti dell'amica. Ma in quel momento la mia priorità era proprio incoraggiare quello scambio di confidenze, perciò la incalzai con un sorriso ancora più largo: «Dai Cho, puoi fidarti di me, siamo compagne di dormitorio da anni!».
«Immagino di sì» si rilassò lei. «Beh, direi che mi piace. E Marietta è convinta che lui ricambi!».
«L'anno scorso ti ha invitata al Ballo del Ceppo, Cho! È praticamente una certezza» affermò convinta l'altra.
Pensai che fosse il momento di intervenire nella conversazione e aggiunsi: «E come mai non ci sei andata con lui?».
«Ero già stata invitata... Da Cedric, sai...» spiegò la ragazza, con gli occhi che stavano diventando lucidi. Mi accorsi che era pericolosamente vicina alle lacrime e decisi di smettere di insistere. Per quella sera poteva essere sufficiente: non dovevo strafare. Finsi uno sbadiglio vistoso, mi infilai il pigiama e augurai alle due la buonanotte. «E buona fortuna con Potter allora!» conclusi, da brava amica.
Potter...
Quell'estate era venuto fuori che, a quanto pareva, era ufficialmente matto da legare. Mia madre era stata convinta dai suoi colleghi della Gazzetta che le rotelle del cervello di Harry Potter non funzionavano come avrebbero dovuto. In cinque anni di scuola insieme a me non era mai sembrato granché svitato: poco furbo, sì, ma non malato mentale. Per cui non sapevo cosa pensare.
Ma c'era una cosa che improvvisamente l'aveva reso interessante ai miei occhi: Harry Potter stava nascondendo qualcosa che violava il Decreto Didattico numero Ventiquattro, e io avevo intenzione di scoprire cosa fosse.


 

È la mia prima long nel fandom di Harry Potter e sono emozionata *w*
Vorrei precisare che Haven è un personaggio totalmente nuovo, mentre Eddie Carmichael e Harold Dingle sono stati "reinterpretati" da me. Ad ogni modo, in Harry Potter e l'Ordine della Fenice sono i due studenti citati da Hermione quando in qualità di Prefetto sequestra materiali illegali tra gli studenti che cercano di barare agli esami. 
Spero che questo mio tentativo risulti originale e di non essermi lasciata sfuggire troppi errori ^^
Gli aggiornamenti non saranno velocissimi, purtroppo, ma spero di riuscire a mantenerli entro tempi ragionevoli. Grazie in anticipo a tutti i lettori!


  
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