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Autore: Apatya    17/08/2014    7 recensioni
In quel momento tutto mi era chiaro… ecco da cosa fuggivo, dai demoni che avevano distrutto la vita delle persone.
Genere: Drammatico, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Correvo. Non ricordavo per quale motivo, ma volevo fuggire da tutto e da tutti. Mi guardai più volte alle spalle ma nessuno mi stava inseguendo. E allora perché scappare? Qual’era il motivo?
La pioggia pizzicava il mio volto come piccoli aghi appuntiti e le guance erano arrossate a causa della troppa corsa. Non volevo fermarmi, ormai le gambe non le sentivo più, ma niente mi avrebbe fatto cambiare idea.
Le macchine sfrecciavano come saette sulla strada e per poco una non mi venne addosso. Il cuore mi palpitava così forte nel petto che per poco non esplodeva. Ero affaticata, l’aria mi sembrava quasi irrespirabile.
Il mio cappotto grigio era bagnato fradicio e alcune ciocche marroni dei miei capelli, si attaccarono alla fronte a causa della pioggia.
Gli occhi si fecero lentamente lucidi e gonfi di lacrime. Che cosa mi spingeva a correre? Cosa mi avevano fatto?
Quelle domande mi rimbombavano nella testa come martelli pneumatici, non mi lasciavano stare in pace neanche per un minuto.
D’un tratto inciampai. Caddi a terra stremata, non so se per il troppo sforzo o solo perché non avevo visto una crepa nel suolo.
Rimasi inginocchiata per molto tempo, le lacrime sgorgavano come fiumi in piena mescolandosi con le gocce di pioggia che si infrangevano sui miei zigomi.
Le mani appoggiate a terra mi facevano male e quando le riportai in alto per vedere cosa mi procurava quel dolore, vidi che piccole pellicine si staccavano dai miei palmi e in alcune usciva del sangue, sporcando il mio cappotto.
Sapevo che non dovevo fermarmi, ma non riuscivo a capire quale fosse la causa di questo mio istinto.
Dovevo correre, fuggire… ma non ne avevo la forza. Ero stanca.
Se fossi rimasta lì mi avrebbero presa…ma chi?...
Mi guardai intorno, vidi che ero sopra ad un ponte. Il fiume scorreva impetuoso sotto di me. Trasportava tronchi di alberi fradici, spogli…morti.
Il fango aveva colorato quell’acqua di un colore marrone scuro… forse potevo buttarmi e finalmente ero salva, nessuno mi avrebbe più trovata.
Ad un tratto, i miei occhi si fissarono a guardare il cielo. Nuvole nere coprivano quell’azzurro che io amavo tanto. Quelle gocce bagnavano le mie iridi di diverso colore, una marrone e l’altra azzurra. Si, proprio come il cielo in estate.
Mia madre diceva che avevo un dono, ma non ho mai scoperto quale.
Forse, l’unica via d’uscita era volare, ma nessun umano poteva riuscirci e nemmeno io.
Rabbia e paura si impossessarono del mio corpo, le mie mani ritornarono a toccare il suolo e le unghie volevano penetrare nell’asfalto, ma senza successo.
Improvvisamente, il tempo si fermò… le macchine si immobilizzarono e le gocce di pioggia rimasero sospese in aria per alcuni ed interminabili minuti. Un dolore dietro la schiena mi fece urlare, ma poi come d’incanto… spiccai il volo.
Due ali bianche sostenevano il mio corpo e in una frazione di secondo ero già fuori dalla tempesta. Il tempo ritornò a scorrere e da quell’altezza si poteva vedere il mondo. I miei capelli non erano più bagnati e il mio cappotto non c’era più… al suo posto era rimasto solo il mio vestito rosso bordeaux. Quella brezza scompigliava le mie folte ciocche castane. Amavo la velocità e in quel momento mi sentii libera, felice…viva.
Guardai in basso e l’unica cosa che riuscii a percepire era l’odio. Quella rabbia interiore che ti fa impazzire, facendoti diventare un malato di mente. Fuoco e dolore riempirono i miei occhi.
In quel momento tutto mi era chiaro… ecco da cosa fuggivo, dai demoni che avevano distrutto la vita delle persone. 
   
 
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