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Autore: Pedio Uichi    17/08/2014    0 recensioni
E me ne stavo lì, con i piedi sotterrati dalla sabbia e con la mente sommersa di pensieri, sotto svariati chilometri di cielo.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E me ne stavo lì, seduto con le gambe incrociate sulla riva di una spiaggia. Agli occhi di un passante potevo apparire solo ma c'era un mare davanti a me a tenermi compagnia. Il rumore delle onde che si infrangevano sulla battigia mi davano una sensazione di estrema tranquillità, come se quella tanto adorata spiaggia non lo fosse già. Solo, in solitaria. Non vi era nessuno intorno a me. Nessuno.
Ad un tratto arrivò un passante. Uno di quei corridori che si accingono a correre in spiaggia alla ricerca della fatica estrema. Sembrava già stanco e pensavo volesse fermarsi , ma tirò dritto.
Strano ma vero, cominciavo a riflettere sul fatto che non c'era abbastanza acqua. Per quanto potesse essere esteso, quel mare sembrava non essere abbastanza grande.
Ne delineavo i contorni. L'orizzonte sembrava essere più vicino del solito. Le distanze infinite, sembravano essersi accorciate, addirittura dimezzate.
Mi sentivo con i piedi a mollo, come se tutto ad un tratto fossi finito dentro il mare per colmare l'ulteriore distanza che mi separava dall'orizzonte.

Ero stato talmente tanto coccolato dal vento che i miei occhi si chiusero senza che me ne accorsi. In quell'istante , stavo vivendo momento composto da due stati:
Fisicamente ero immobile, anche perché stavo dormendo.
Mentalmente invece ero attivo. I pensieri correvano veloci come il vento che mi stava coccolando.
E me ne stavo lì, con i piedi sotterrati dalla sabbia e con la mente sommersa di pensieri, sotto svariati chilometri di cielo.
E pensavo.

Tutto ad un tratto, mi svegliai.
Provai ad alzarmi, ma qualcosa mi diceva che non era possibile. Forse mi ero addormentato nella solita posizione scomoda, o forse avevo preso troppo freddo, chissà. Ma quel mare, quella spiaggia era sempre lì di fronte a me. Era estate e mi chiedevo dove fosse la gente, dove fossero le persone.
E allora mi feci una domanda: "Forse sono io il proprietario di questo mare?".
Non riuscii a darmi una risposta.
Continuai a guardare il mare e ad apprezzare ciò che avevo intorno, come avevo sempre fatto. Nonostante questo momento di solitudine, mi sentivo sempre più contento nell'avere le cose a cui tengo vicino a me.

Tutto ad un tratto un poliziotto mi fissò e il suo sguardo stava lentamente frantumando l'incantesimo della tranquillità . Come se avessi fatto qualcosa di male. Venne verso di me e mi disse: "Sta bene signore? Non può stare qui. Deve spostarsi e andare da un'altra parte".
Allora mi alzai, feci la finta di andare altrove e ritornai indietro, nell'esatto posto in cui ero stato. Ormai si era formato un'alone con la forma del mio sedere, quel posto era mio. Non potevo permettere a nessuno di potermi sottrarre quel momento di gioia, non potevo.
E perciò...rimasi.


E me ne stavo lì, seduto con le gambe incrociate su di una panchina, davanti ad un poster di una spiaggia. Agli occhi di un passante potevo apparire solo, ma c'era un mare davanti a me a tenermi compagnia.
Ero un barbone. Ma quel mare e le cose a cui tenevo tanto, mi hanno reso in quel momento la persona più felice del mondo.




 
  
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